Un
diamante per ogni lacrima
IV
Al mattino Gaston era
tornato ad essere lo stesso arrogante spaccone di sempre.
Il sorgere del sole aveva
cancellato la paura e lui era pronto per un'altra battuta di caccia,
che per quanto fosse alla lepre o al faggiano, era comunque
sufficiente a risvegliare il suo istinto da predatore.
Le Fou evitò di
fargli troppe raccomandazioni circa il non farsi vedere, gli disse
solo "Attento a non sparare a nessun paesano per errore e
attento a non farti sparare".
Lui aveva un compito ben più
importante: procurarsi del pane.
Aveva deciso che sarebbe
andato fino a Villefort, un paese che non era sulla strada
principale, per non essere riconosciuto.
Il cammino era lungo ma
decise di andare ugualmente a piedi, perché un uomo che ha
abbastanza denaro da permettersi un cavallo e lascia la strada
principale solo per comprare del pane avrebbe generato sospetti;
oltretutto il cavallo di Gaston, un magnifico stallone nero come la
notte, non avrebbe potuto in nessun modo passare inosservato.
Partì di mattina
presto e tornò due ore dopo con una pagnotta grande che
avrebbe potuto bastare per un paio di giorni.
Non si aspettava di trovare
Gaston già a casa, che arrostiva pezzi di carne di fagiano sul
fuoco e che parlava con... Agatha?
Non appena Le Fou la vide
lanciò un grido di spavento.
Era convinto che Gaston
sarebbe presto stato tramutato in qualche bestia, e lui poteva solo
sperare che l'Incantatrice fosse clemente e lo trasormasse in
qualcosa di piccolo che si potesse portare in giro facilmente.
Anche se, taglia ridotta o
meno, la sua vita sarebbe stata comunque ben misera, se avesse dovuto
andare in giro per il resto dei suoi giorni con il suo migliore amico
nonché quasi amante sotto forma di ratto, lucertola o rospo.
O magari, conoscendo Gaston,
sotto forma di asino.
-Le Fou! Eccoti qui
finalmente! Abbiamo ospiti-
Gaston era ovviamente ignaro
del pericolo che correva, e mentre Le Fou cercava un modo per
avvertirlo senza sembrare più folle di Maurice quando parlava
della bestia, Agatha si fece sentire.
Dentro la sua testa.
-Non dire niente. Voglio
metterlo alla prova. Non una parola o vi trasformo tutti e due-
Le Fou chiuse la bocca.
Forse, se l'Incantatrice
voleva metterlo alla prova, c'era una piccola speranza che Gaston
restasse umano.
-Agatha! Che... che
sorpresa! Non mi aspettavo di trovare nessuno-
-Nemmeno io mi aspettavo di
trovare un gentiluomo che mi aiutasse, quando stamattina mi sono
inoltrata nel bosco per raccogliere fascine di legna-
Oh. Quella sì che era
una sorpresa.
Le Fou posò il pane
sul tavolo e mentre lo tagliava cercava di non fissare troppo
insistentemente il duo più improbabile di Villeneuve.
Gaston aveva aiutato quella
che credeva essere una povera, vecchia mendicante?
-Le Fou, bada tu alla carne.
Io vado a gettare via le interiora-
Gaston uscì dalla
capanna con il suo solito passo marziale e con la massa molliccia
delle viscere della cacciaggione tra le mani.
Un po' di sangue gocciolò
sul pavimento ma lui non vi badò; del resto Le Fou sapeva che,
se Gaston era tanto svelto a liberarsi degli scarti, non lo faceva né
per essere schizzinoso né perché ci teneva troppo alla
pulizia; semplicemente, come ogni bravo cacciatore, Gaston sapeva
perfettamente che le interiora delle prede attirano altri animali,
per questo doveva liberarsene prima possibile gettandole nel vicino
torrente.
Le Fou sperava tanto che
Gaston facesse un minimo sforzo in più e, una volta raggiunto
il corso d'acqua, si lavasse anche le mani.
-Non è migliorato di
un pollice, lo sai?-
Gli disse Agatha.
-Come?-
-Il tuo amico. È
ancora superbo, arrogante ed egocentrico-
-Ma ti ha aiutato. Cioè...
ha aiutato quella che crede essere la mendicante del villaggio-
-Lo ha fatto perché
il suo ego non riceve complimenti da troppo tempo. Pur di ricevere
attenzione è andato contro il buon senso di non farsi notare e
si accontenta di dividere con me i suoi avanzi come farebbe con un
cane accucciato sotto la sua sedia-
L'Incantatrice sputava ogni
parola con il più assoluto disprezzo, e Le Fou ricominciava a
vedere all'orizzonte la minaccia di un Gaston somaro da condurre per
la cavezza.
-Può migliorare, ne
sono sicuro. Dagli un altro po' di tempo-
-Ha tutta la vita e tutta la
tua pazienza. Forse gli basteranno. Piuttosto, tu quando hai
intenzione di dirglielo?-
-Cosa?-
-Che hai pianto d'amore per
lui. Non hai visto quei diamanti? Erano puri, perfetti. Solo un amore
perfetto avrebbe potuto crearli-
Le Fou scosse la testa.
In un certo senso gli dava
fastidio che qualcuno leggesse i suoi sentimenti più intimi,
ma d'altra parte era stato quello a salvare Gaston.
-Non posso dirglielo. Se lui
ne fosse disgustato mi lascerebbe, ed in questo momento non deve
succedere. Non ora che può contare solo su di me-
L'Incantatrice gli sorrise,
stavolta benevola.
-Sì. Per un amore
come questo vale la pena tentare-
Le Fou arrossì e per
tutto il resto del tempo non osò più rivolgerle la
parola, anche perché aveva paura che Gaston rientrasse e
cogliesse brandelli di conversazione inappropriati.
***
Gaston si chiedeva ancora
che gli fosse preso.
Normalmente la mendicante
suscitava il lui un misto di repulsione e divertimento; le girava
alla larga come se le rughe e la miseria fossero contagiose, e si
limitava a gettarle uno sguardo, fare una smorfia e pensare "meglio
a te che a me".
Invece quella mattina,
mentre tornava dalla caccia soddisfatto per aver abbattuto due begli
esemplari di fagiano, l'aveva vista sul sentiero e per la prima volta
si era fermato a guardarla davvero.
Era curva a terra per
raccogliere rami secchi e sottili che poi avrebbe rivenduto in paese
per pochi soldi.
Sembrava stanca, come se la
gerla sulle sue spalle fosse già carica di macigni.
Gaston stava per voltarle le
spalle quando Agatha era caduta.
Il suono delle sue ginocchia
che cozzavano sulla pietra e delle fascine che si spargevano e terra
gli aveva ricordato lo schianto del camminamento dove era stato lui,
e poi il rumore delle sue ossa che si spezzavano.
Era rimasto sconvolto
dall'orrore.
Era corso verso di lei per
autarla ad alzarsi e l'aveva vista pallida e tremante.
-Ho fame- gli aveva detto
lei.
E Gaston conosceva bene la
fame. Ne aveva presa tanta quando era una leva dell'esercito, prima
di diventare Capitano e di imparare a cacciare.
-Vieni con me. Puoi mangiare
con noi-
Aveva preso la gerla sulle
sue spalle e l'aveva accompagnata al capanno di caccia.
Anche mentre si lavava le
mani nel ruscello, ripensando a quei momenti non riusciva a capire
bene cosa avesse provato.
La zitella gli suscitava un
senso di repulsione, un qualcosa che non capiva e che lo spingeva
allo stesso tempo ad evitarla come la peste e a fare qualcosa per
renderla più umana.
Non poteva sopportarla in
quelle condizioni.
Il Capitano Gaston si era
ridotto da idolo delle damigelle a fare la carità alla più
misera donna del villaggio.
Sperava di ricevere da lei
un barlume di apprezzamento per quello che stava facendo, e invece
lei era stata appena appena cortese.
Gaston si sarebbe aspettato
un po' più di gratitudine, non che quasi lo ignorasse;
diamine, lui si stava mostrando generoso con una donna che non poteva
offrire nemmeno un bel sorriso in cambio!
Ma tant'era, ormai l'aveva
invitata a pranzo e non gli restava altro da fare che tenersela in
casa, sperando che non prendesse l'abitudine come i cani di tornare
dove una volta gli era stato dato da mangiare.
Tornò in fretta al
capanno dopo essersi sciacquato in fretta le mani nell'acqua fredda
del ruscello, e tutti e tre si sedettero a mangiare.
La carne dei fagiani era
bianca e tenera, ed il pane riempiva lo stomaco a dovere. Non ci
sarebbe stato molto di cui lamentarsi se solo Agatha non fosse stata
chiusa nel mutismo.
Dannazione, che avrebbe
dovuto fare per strappare un grazie a quella donna? Trovarle anche
del vino, magari?
Guardandosi attorno notò
in un angolo la gerla di Agatha che era ancora vuota, ad eccezione di
pochi sterpi sul fondo.
Allora gli venne un'idea.
Certo, lui non se ne sarebbe
mai andato in giro per il bosco con una gerla sulle spalle come una
donna, ma con le sue braccia poteva raccogliere abbastanza legna.
-Torno tra poco. E tu non
andare via, aspettami-
Si alzò da tavola e
uscì di casa.
***
-Incredibile cosa sia
disposto a fare quell'uomo pur di appagare la sua vanità-
disse Agatha.
-Non capisco. Perchè
è uscito così?-
-Ci è rimasto male
perché non mi sono prostrata ai suoi piedi per ringraziarlo. E
adesso tornerà carico come un mulo pur di costringermi a
notare quanto è generoso. Voglio proprio vedere a che
punto arriverà-
Le Fou non sapeva se ridere
o essere preoccupato.
-Dimmi, tu prevedi il
futuro?-
-No, ma conosco Gaston
abbastanza bene-
E difatti un'ora dopo Gaston
era di ritorno con i capelli in disordine, un graffio sulla guancia e
le braccia cariche di legna, abbastanza da riempire la gerla di
Agatha ed in meno della metà del tempo che ci avrebbe messo
lei.
Le Fou osservò
preoccupato le loro reazioni.
Agatha, invece di
ringraziarlo, gli chiese -Perché lo hai fatto?-
-Perché volevo
aiutarti- rispose Gaston pronto.
Era falso. Le Fou riusciva a
capire quando il suo amico mentiva, ed in quel momento aveva la
stessa espressione di quando aveva finto di credere a Maurice.
Tutto ciò poteva
finire molto male.
-Bene, mi hai aiutata. Una
buona azione è giusta ricompensa a sé stessa-
Evidentemente non era ciò
che Gaston si aspettava.
Fece un sorriso che
somigliava più alla smorfia di una colica e riuscì a
rispondere -Hai perfettamente ragione-
-Adesso, se permettete,
tolgo il disturbo. Vi ringrazio per il cibo che avete diviso con me-
Agatha stava per prendere
uno degli spallacci della gerla per caricarsela sulle spalle ma
Gaston la precedette.
-Aspetta. Adesso pesa. Ti
accompagnerò io fino al limitare del bosco-
Le Fou si era già
alzato in piedi per seguirli ma di nuovo l'Incantatrice lo inchiodò
al suo posto.
-Fermo. Voglio vedere
dove può arrivare-
Uscirono entrambi.
Le Fou rimase da solo nella
capanna vuota con la testa tra le mani ed i gomiti tristemente
appoggiati al tavolo.
Ormai era praticamente certo
che l'Incantatrice gli avrebbe riconsegnato una bestiola.
***
Gaston marciava a denti
stretti attraverso il bosco.
Quel diavolo di una donna
non gli aveva nemmeno rivolto la parola!
Non vedeva l'ora di
liberarsene, punto.
-La tua generosità mi
sorprende. Nessuno mi aveva mai aiutata tanto, tantomeno tu-
"Ah, allora sa
parlare!" pensò lui.
-Sai, Capitano, non avrei
mai sperato in un aiuto proprio da te. Non so come sdebitarmi-
-Non devi sdebitarti. È
dovere di ogni gentiluomo aiutare una donna in difficoltà-
-Anche se è una
megera?-
-Oh, andiamo, Agatha, era
solo uno scherzo. Non ce l'avrai con me per quello, spero!-
-No, non preoccuparti-
"Meno male! Ci mancava
pure che si fosse offesa!"
-Piuttosto, il tuo amico,
anche lui ti sta aiutando molto. Ha lasciato tutto per te. Lo hai
capito, non è vero?-
Gaston si fermò per
guardarla attentamente. Quella donna era pazza. Presto gli
inservienti dell'ospedale sarebbero venuti a prendere lei invece che
Maurice.
Scosse la testa e si rimise
in marcia.
-Le Fou ha fatto la cosa
giusta. Che farebbe in quel villaggio dimenticato da Dio senza di
me?-
-Oh, quindi tu credi di
essere indispensabile per dare un senso alla sua esistenza?-
-Che domande! Certo che sì!-
-Sai qual'è il guaio?
Che hai ragione-
Gaston si fermò di
nuovo e si girò a guardarla.
-Come, scusa?-
-Ho detto che, purtroppo per
quel povero ragazzo, tu sei davvero tutto il suo mondo. Potrei
offrirgli oro, terre o diamanti, e lui sceglierebbe te.
Potrebbe tornare al villaggio e vivere come tutti gli altri, dicendo
che è stato trascinato nella rivolta per giustificarsi, e
invece è rimasto con te. Pensaci, Capitano-
Gaston non riusciva a
parlare.
Come faceva quella vecchia
strega impicciona a sapere tutte quelle cose? E soprattutto come si
permetteva di parlargli così!
-Non sono affari tuoi!-
esclamò brusco.
-Non lo sono, ma tu chiedi a
te stesso...-
-Non chiederò un bel
niente!-
Agatha lo guardò in
un modo che gli fece correre dei brividi lungo la schiena.
Non era paura, era come se
qualcuno stesse spiando i suoi segreti più intimi e questo non
gli piaceva per niente.
Per fortuna durò solo
un attimo.
Agatha lo guardò, ma
stavolta con un sorriso.
-Straordinario. Tu non
capisci-
-Non capisco? Cosa non
capisco?-
Lei scosse la testa.
-Non importa. Non dare
troppo credito alle parole di una vecchia impicciona. Sei stato buono
con me ed io non ti sto ripagando nel modo giusto. Accetta le mie
scuse, per favore-
Finalmente diceva qualcosa
di sensato!
Gaston si rilassò un
po', ora che il mondo era tornato al suo ordine naturale.
-Non importa, Agatha. Ora
andiamo. Villeneuve non è lontana ed io voglio tornare prima
che faccia buio.
Per tutto il resto della
strada non parlarono, e Gaston la lasciò poco prima della fine
del bosco, perché nessuno lo notasse.
Lei lo salutò e lo
ringraziò di nuovo, regalandogli finalmente il sospiro di
appagamento che provava ogni volta che qualcuno riconosceva il suo
valore.
Rifece la strada verso il
capanno di caccia perso nei suoi pensieri.
Era strano. Ora che Agatha
gli aveva detto quelle cose in effetti c'era come un tarlo nella sua
mente a proposito di Le Fou.
_____________________________________________________________________________________________________________
Nel Cerchio della
Strega
Eccoci qui, quarto capitolo.
Ho pensato bene di inserire
ancora una volta l'Incantatrice/Agatha nella storia: lei sa tutto,
Gaston non sa niente e Le Fou teme di dover nutrire il suo amico a
biada per il resto della vita.
Tutti felici e contenti,
giusto? Io sì XD
Lady Shamain
|