Capitolo 3
Qualche ora dopo Gin uscì nuovamente dal bagno, questa volta
aveva indosso dei lunghi pantaloni neri e una camicia bianca, la barba
era ora perfettamente regolata e i suoi capelli in ordine, Soraya, che
aveva appena terminato di giocare, lo squadrò per un lungo
istante, come se d'un tratto fosse diventato un'altra persona, quindi
lui le disse:
«Vedo che ti sei divertita, ora però dobbiamo proprio
andare» poi aggiunse fiducioso, non mancando di mostrare un
sorriso, «Quando riacquisterai la parola aspettati un
interrogatorio» ben sapendo però che se la visita avesse
avuto esiti negativi, come minimo alla ragazza sarebbe toccato un
intervento, qualora questo fosse stato possibile, però
ciò che Gin vedeva era ben diverso dalle realtà che aveva
avuto modo di conoscere attraverso le relazioni della CyberLink, lei
non stava male e questo lo rassicurava.
Lei, notando che i suoi stivali erano ora asciutti, se li rimise ai
piedi, senza però cambiarsi d'abito, i vestiti che aveva rubato
le erano talmente comodi, che non ci pensava nemmeno di toglierseli.
Gin quindi la schernì dicendo:
«Forse sarebbe il caso di metterti dei vestiti che ti facciano
somigliare un po' meno ad un giocatore di basket e un po' di più
ad una ragazza!» al che lei stizzita, dopo aver terminato di
infilarsi gli stivali, si erse in piedi di fronte a lui, nonostante
fosse più bassa di almeno una decina di centimetri,
gonfiò il petto, gli fece una smorfia facendo una pernacchia con
la lingua e si diresse verso l'uscio.
«Va bene, va bene, non c'è bisogno di scaldarsi,
andiamo» si arrese lui, aggiungendo però «poi se
qualcuno per strada ti colpisce con una palla da basket non ti
lamentare!» concludendo con una silenziosa risata.
Si diressero insieme nell'auto che la notte precedente li aveva
scortati prima in ospedale e poi a casa, Gin si mise alla guida
dell'autovettura, però non volendo guidare nel traffico
comandò:
«Pilota automatico!» al che una voce dall'auto rispose:
«Dove vuole andare, signore?». Il ragazzo quindi diede le
indicazioni della clinica e l'auto si mise in moto, la ragazza guardava
dal finestrino con aria curiosa, quasi come se quello che scorgeva al
di fuori fosse affascinante, Gin non la pensava così, lui non
aveva mai apprezzato quel mondo, vi si era inserito perfettamente, e
non mancava di farsi affascinare da oggetti e persone, ma questo
succedeva molto raramente, la sua mente tendeva a schematizzare persone
e oggetti, solo poche persone erano veramente dissimili dalle altre,
nonostante ognuno pensasse fermamente di essere unico. Il ragazzo
alternò lo sguardo da Soraya al proprio finestrino, chiedendosi
come poteva una persona che chissà cosa aveva passato la sera
precedente, guardare ancora quelle strade e quelle persone con quegli
occhi carichi di meraviglia.
Il suo naufragare di pensieri fu interrotto dalla voce del pilota
automatico che annunciava l'arrivo alla clinica, Gin quindi
comandò all'auto:
«Parcheggiati qui vicino e segnalami la posizione!» molte
auto non avevano più bisogno di segnalare la posizione, gli
ultimi modelli, infatti, avevano dei piloti automatici talmente tanto
evoluti da dirigersi ovunque fosse stato il loro proprietario anche da
spente, il suo modello non era però dei più nuovi, e
inglobava ancora la guida manuale, che a poco a poco stava svanendo.
Guardò poi la ragazza e vedendo che si era messa il cappuccio
della felpa in modo tale che i suoi capelli verdi fossero pienamente
nascosti, realizzò che si stava nascondendo da qualcuno, per cui
ogni precauzione gli sembrò superflua e le fece cenno di
seguirlo.
Salirono una breve gradinata, e si ritrovarono di fronte ad un palazzo
enorme, costruito interamente con vetrate oscurate e con una forma
alquanto insolita, si diressero dentro e, una volta varcata la porta
girevole all'ingresso, si stagliò dinnanzi a loro un grandissimo
salone, di fronte a loro c'era la reception e ai lati di questa, scale
ed ascensori che portavano ai piani superiori, il passaggio era
contornato da piccole piante tropicali, fino al centro del salone,
dove, trovando una fontana si apriva un salone. I due, Gin in testa e
Soraya che lo seguiva non mancando di guardare con ammirazione tutto
ciò che la circondava, si diressero verso la scala di destra, di
fronte a loro comparve un ologramma che, chiese loro quale fosse il
motivo della loro visita, il ragazzo lo ignorò passandogli
attraverso, lei, invece gli passò intorno guardandolo con occhi
sgranati, continuando a seguire Gin.
Camminarono per una lunga serie di districati corridoi salendo per
almeno una decina di piani, quando, giungendo di fronte ad una porta il
ragazzo si arrestò:
«Eccoci arrivati! Ora non ti preoccupare e lascia fare a me,
Sasha mi deve diversi favori» sorrise ammiccando, e bussò
alla porta.
«Avanti!» una voce femminile rispose dall'altra parte, al
che il ragazzo aprì la porta e seduta ad una scrivania videro
una donna bionda con gli occhiali, seduta ad una scrivania, che si
apprestava a leggere degli appunti proiettati in aria con un ologramma,
quando lei alzò lo sguardo di colpo esclamò con tono
stizzito:
«Gin! Che diamine ci fai qui?» al che lui rispose non senza difficoltà:
«Ehi Sasha, è passato del tempo eh? Beh vedi, dovrei chiederti un favore...»
«Proprio insolito, non sia mai che ti presenti da me quando non
hai bisogno di qualcosa?» ribatté lei con un aspro tono di
voce.
«Vedi, questa ragazza, mia sorella, ha avuto un problema con un
potenziamento e avrei bisogno che tu le facessi una diagnosi con la
scansione tecnometrica» si spiegò lui incurante della
frecciata scagliata dalla donna.
Al che la donna palesemente irritata esordì con un:
«E da quando avresti una sorella? So bene che se ti dicessi di no
mi rinfacceresti ogni singola volta in cui mi hai prestato aiuto, per
cui accomodatevi pure, la stanza è quella accanto a questa, non
dovresti avere problemi con la scansione dato che lavoravi qui,
giusto?»
«Nessun problema, ricordo tutto perfettamente, ad ogni modo grazie, sono in debito» risposte con cortesia lui.
Sasha fu non poco turbata da quelle parole, non l'aveva mai
ringraziata, e ancora meno erano le volte con cui si era rivolto a lei
con quel tono, che quella ragazza fosse davvero sua sorella in
difficoltà? I due uscirono dalla stanza per entrare in quella
accanto e lei si rimise al lavoro tornando ad analizzare i dati
presenti sull'ologramma.
Una volta entrati Gin fece cenno a Soraya di sedersi su una grande
poltrona bianca con due poggia braccia laterali e un'apposita fessura
sullo schienale.
«Credo che dovrai toglierti la felpa» disse il ragazzo con
aria maliziosa. Lo sguardo di lei lo fulminò, al che lui
ribatté ridendo:
«Prima però non ti sei fatta tanti problemi!» quindi
la ragazza lo squadrò con uno sguardo che sembrava dargli del
pervertito, sapendo bene quanto quella situazione lo divertisse.
Si sfilò quindi la felpa, i lunghi capelli verdi, che fino a
quel momento erano rimasti nascosti dal cappuccio della felpa tornarono
a fluire sulle sue spalle lasciando il suo torso, come qualche ora
prima, nudo, coperto unicamente da una fascia di stoffa a farle da
reggiseno, guardò Gin per un istante e esternò il proprio
finto disappunto mostrandogli il dito medio e, come se già
sapesse in quale modo funzionasse quel macchinario, si raccolse i
capelli in una coda di cavallo per non permettergli di sovrapporsi ai
segni degli innesti sulla sua colonna vertebrale e si distese sulla
poltrona, lasciandoli affacciare dalla fessura sullo schienale.
Il ragazzo per rassicurarla le disse:
«Tranquilla, non farà male, quando il collegamento
sarà stabilito ti addormenterai all'improvviso, ma non ti
preoccupare, io resterò qui» lei sorrise, mentre il
ragazzo le agganciava una piccola sonda, proprio sotto la nuca, in
corrispondenza del primo segno di innesto.
Dopo averla collegata Gin le disse:
«Cominciamo!» nel monitor olografico del macchinario
comparve una shell in cui Gin digitò il comando di avvio, di
lì a breve iniziò ad addensarsi una fitta coltre di
scritte, indicanti lo stato del processo.
Un minuto più tardi, la ragazza era completamente sopita e il
collegamento era ora completo. Il ragazzo senza perdere tempo
andò subito al punto, dato che, oltre ad aver progettato diversi
sistemi di quel tipo aveva lavorato come tirocinante in quella clinica
per mesi, conosceva fin troppo bene i comandi. Per prima cosa
avviò la sequenza di diagnosi, in questo modo ogni problema
relativo agli innesti sarebbe stato rilevato, dopo circa una decina di
minuti comparve nel monitor la fonte del problema che impediva a Soraya
di parlare: un errore di codice nell'istallazione del chip multilingue,
il quale permetteva di capire e parlare diverse lingue senza averle mai
imparate, un'invenzione sorprendente, venuta molto prima dell'arrivo
del ragazzo alla CyberLink, ma la cosa ancor più sorprendente
è che questo chip permetteva di capire intuitivamente differenti
linguaggi di programmazione e decrittare codici in maniera istantanea
conoscendone la chiave. Un interessante, quanto sorprendente
potenziamento su una ragazza come lei. Questo potenziamento andava a
formare un alquanto bizzarra combinazione con l'altro che Gin aveva
avuto modo di notare la notte precedente. Non si pose comunque domande,
far tornare la voce a quella strana ragazza era decisamente più
importante, e pensò che una volta riacquistata la parola avrebbe
potuto rispondere a tutte le sue domande, quantomeno per sdebitarsi. A
quel punto accedette al codice del chip multilingue della ragazza, la
riparazione automatica del codice non era in funzione, probabilmente
per via della parte danneggiata dello stesso, ma prima che potesse
valutarne la gravità righe di codice stranamente sconosciute al
ragazzo iniziarono a scriversi da sole, Gin provò ad arrestare
più volte il programma, ma la sua tastiera era stata esclusa, il
cuore gli batté più forte in petto mentre stava valutando
la situazione, il suo sguardo rivolto verso il basso:
"Che diamine sta succedendo?" si chiese con l'ansia e la preoccupazione
che lo stavano assalendo come se fossero tigri affamate, mentre stava
riflettendo una nuova finestra si aprì sul monitor, questa volta
comparve qualcosa di ben diverso dal solito linguaggio di
programmazione: nella nuova finestra si avviò, infatti, un
video. Il ragazzo alzò lo sguardo e lo fissò attentamente
rendendosi conto di non poter fare altro: le immagini mostravano una
visione in prima persona, probabilmente di un bambino data l'altezza,
apparentemente una famiglia felice composta in totale da quattro
persone, non era facile determinare dove vivessero, probabilmente in un
piccolo appartamento di una grande città, d'un tratto la loro
pace fu bruscamente interrotta, diversi uomini piombarono nella stanza,
avevano delle tute militari grigie ed il volto coperto da una maschera
con delle lenti gialle, la persona dai cui occhi si vedevano le scene
venne presa da uno di questi e portata via, mentre i lunghi capelli
neri del bambino offuscavano sempre più la visuale fino a che
questa fu completamente offuscata, poi il buio, due rumori sordi che si
udirono in lontananza. Gin per un attimo si preoccupò che
qualcuno venisse a controllare per i rumori che stavano provenendo
dalla stanza, però l'impianto audio era anch'esso in balia dello
strano fenomeno che interessava il macchinario e non poté fare
nulla.
Quindi riprese la visione, quando gli occhi si riaprirono il ragazzo
notò che era avvenuto un cambiamento radicale, ora i capelli
della persona che guardava erano più lunghi e visibilmente di un
altro colore: verdi, come quelli di Soraya, da lì il giovane
intuì che quello doveva essere probabilmente un sogno della
ragazza, il tutto aveva ancora meno senso, era una cosa mai successa.
Il sogno proseguì, era totalmente ambientato in una struttura i
cui interni erano totalmente ricoperti di bianco, la ragazza veniva in
continuazione legata ad una sedia al che perdeva i sensi e si
risvegliava in delle stanze completamente vuote e bianche, il tutto
scandagliato da momenti di buio. Ad un tratto però il sogno si
interruppe bruscamente, tutto diventò nero ed i suoni che fino
ad un istante prima erano percettibili scomparvero. La finestra del
video si chiuse, e al suo posto ricomparve nella linea di comando una
nuova scritta:
"Riparazione terminata con successo", il ragazzo terminò il
programma il più rapidamente possibile, non appena ebbe
scollegato la ragazza dal macchinario, che ancora continuava a dormire,
nel monitor comparve un'insolita immagine: su sfondo nero, due occhi
verdi ed una bocca, verde anch'essa serrata in un ghigno malefico, e
sotto una scritta:
"Grazie".
A Gin non ci volle molto per capire che, nel chip della ragazza era
stato impiantato un qualche virus informatico, probabilmente questo si
era rimosso dal chip della ragazza, ma doveva fuggire, se lo avessero
preso come minimo lo avrebbero arrestato, dato che la clinica aveva
collegamenti diretti con tutta la città, tra cui la CyberLink e
di conseguenza aveva potenzialmente infettato un quarto dei computer in
città, e soprattutto perché in quella città erano
i soldi a dettare legge, e farsi nemica anche solo una delle diverse
industrie che la popolavano poteva significare una condanna a morte,
bene, lui le aveva provocate tutte contemporaneamente.
Prese la ragazza in braccio e si avviò verso l'uscita mentre
all'interno della clinica i computer e i macchinari smettevano di
funzionare e gli ologrammi impazzivano, in un certo senso fu facile
fuggire in quel caos. Posò la ragazza nei sedili posteriori
della propria auto, salì a bordo, accese il motore e
partì, non mancando però di notare Sasha che era appena
uscita dalla clinica e lo stava fissando con uno sguardo accusatorio. I
due si fissarono per un breve istante, poi l'auto superò la
donna svanendo tra i palazzi.
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