Lo
aveva notato quasi per caso, una sera mentre rientrava a casa.
Carry era seduta sul bordo del letto, nella loro camera, lo sguardo
melanconico fisso sulla parete davanti a sé.
Isabelle era lì ferma, sulla porta d’ingresso,
intenta ad osservare quell’insolito comportamento della sua
ragazza. Entrando, era stata attenta a non fare rumore, pur di non
attirare l’attenzione dell’altra ragazza su di
sé. In verità era preoccupata: Carry era tornata
ad essere una ragazza solare, ora che le loro esperienze passate non
erano ormai nient’altro che un brutto ricordo, per cui
quell’improvviso cambiamento l’aveva impensierita
non poco.
Si era appostata, sempre nel silenzio più totale, dietro lo
stipite della porta della camera, gli occhi puntati sulla sua
fidanzata, che non aveva dato segno di essersi accorta della sua
presenza all’interno della casa.
Poi, d’improvviso, Carry aveva sospirato, mentre la sua
posizione mutava: un braccio era disteso in avanti, la mano
nell’atto di stringere un oggetto, l’altro invece
era flesso, il palmo chiuso a pugno, come se stesse impugnando qualcosa.
Ma tra le sue mani non
v’era che aria.
Sotto lo sguardo sbigottito di Isabelle, la giovane aveva iniziato a
muovere il braccio piegato da sinistra a destra e viceversa, in un
movimento ritmico e perpetuo, quasi ipnotico. Lo faceva scorrere a
mezz’aria, poco sopra l’altro braccio, mentre le
dita della mano destra si muovevano in posizioni ogni volta diverse.
Isabelle sembrò realizzare solo in quel momento che il gesto
che la sua fidanzata stava compiendo corrispondeva all’azione
di chi suona un violino. Probabilmente, se gliel’avessero
chiesto, non avrebbe saputo dire se l’avesse compreso grazie
a quegli inusuali movimenti delle braccia o alla guancia premuta contro
la spalla, in una posizione così innaturale.
Peccato che Carry non avesse né lo strumento in questione,
né l’archetto per suonarlo.
Quando la musica, per Carry, era finita, la ragazza aveva abbassato le
braccia, come deponendo le proprie armi. Per tutto il tempo, il suo
sguardo era rimasto incollato alla parete della stanza; ora che aveva
portato a termine il brano, si era voltata alla propria destra,
incontrando lo sguardo allarmato di Isabelle. Carry le aveva sorriso,
come se niente fosse accaduto.
«Oh, sei arrivata, finalmente. Vieni, stasera cuciniamo la
cena insieme, ti va?»
***
«Carry,
perché lo fai?»
«A cosa ti
riferisci?»
«Lo
sai… quel gesto, quello del violino.»
«Ahh,
quello… non credevo che lo avessi notato.»
«No, me ne
sono accorta. Solo… non vorrei che fosse per via di qualche
brutto ricordo che ti tormenta.»
«Beh…
si tratta di un frammento che è rimasto impigliato nella mia
memoria, tanti anni fa. Ricordo che mia madre era una musicista, una
violinista, per l’esattezza. Ogni sera, per farmi
addormentare, era solita suonarmi uno dei suoi brani preferiti.
Io… mi manca molto, Isabelle.»
«Lo so. Mi
dispiace. Ti amo, Carry.»
«Ti amo
anch’io, Isabelle.»
[469 words]
✖ N O T E S ✖
In realtà non avevo
voglia di inserire delle note, questa volta; mi rendo conto, tuttavia,
di dovervi almeno un briciolo di spiegazioni, dopo essermi assentata
dal fandom per tutto questo tempo. Così, eccomi qui.
Sono
sparita per un po’ perché ho trovato un lavoro
come archivista, per cui non ho avuto molto tempo a mia disposizione da
dedicare alla scrittura. Mi dispiace di non essere stata presente come
avrei dovuto, forse, ma ultimamente sono in un periodo della mia vita
in cui preferisco un momento subordinare
l’attività di ficwriter rispetto a tutto il resto.
Ho deciso
tuttavia di pubblicare questa flash, visto che ormai l’avevo
scritta. L'idea nasce da un prompt – quello di mimare
l'azione di suonare uno strumento – trovato in una
vecchia challenge sul forum Torre di Carta (vi lascio il ilnk qui).
Ad ogni
modo, si tratta solo un breve slice of life su quel che accade dopo che
la Alius si scioglie: le esperienze che “non erano ormai
nient’altro che un brutto ricordo” a cui fa
riferimento Isabelle all’inizio della storia, infatti, sono
chiaramente i fatti avvenuti quando ancora lei e Carry erano sotto
l’influenza della pietra. Qui infatti il carattere di Carry
è quello solare di un tempo – e non quindi freddo
e crudele come quando si trovava ancora alla Epsilon – ed
ecco perché Isabelle è così
impensierita nel vedere l’amica e fidanzata tanto malinconica.
Le
apprezzo molto, come coppia,quindi probabilmente tornerò a
scriverci sopra qualcosa in futuro. Anche perché, forse, la
parte finale è troppo frettolosa: volevo lasciare un velo di
mistero intorno alla figura di Maki, ma non so se l’effetto
che desideravo sia riuscito o meno. Non so, in caso ditemelo voi.
Come al
solito, grazie a chiunque leggerà, a tutti quelli che
arriveranno fin qui, alle eventuali persone che decideranno di inserire
la storia tra le ricordate o le preferite o coloro che invece
recensiranno… nah, non ci credo nemmeno io: anche se avevo voglia di
allenarmi un po' in merito non so scrivere
flashfic, per cui sono abbastanza certa che questa storia sia
pietosa – abbiate pietà di me, pls.
Aria
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