Le cronache di Aveiron: La guerra continua

di Emmastory
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Capitolo XXXIX

Invasione

Era di nuovo mattina, e un nuovo giorno aveva avuto inizio, ma il sole, indignato o forse spaventato dalla presenza in città dei Ladri stessi, non si degnava di mostrarsi. Delle grigie nuvole lo coprivano, e mentre la pioggia continuava a cadere, e quell’odore così buono e caratteristico se ne mischiava un altro. Uno che avevo sentito, ma che avevo in tutti i modi tentato di eliminare dalla mia memoria. Quello del sangue. Un rosso liquido naturalmente presente nel corpo di ognuno di noi, destinato a rimanervi fino all’ora della nostra morte, che ora, proprio per mano di quegli schifosi criminali, veniva fatto scorrere come fosse acqua di fiume. Ero disgustata. Continuavo a chiedermi perché lo stessero facendo, e puntualmente, la risposta risultava uguale. Invidia. Invidia per quello che Aveiron era diventata sotto il regno e la guida del mio esperto padre, invidia per tutti i traguardi da lui tagliati nel tempo, e soprattutto invidia per il grande potere che non avrebbero mai potuto ottenere. È orribile pensare cosa sentimenti come la cupidigia e la vana avarizia possano fare a degli uomini. Improvvisamente, questi cessano di essere tali, non diventando nient’altro che bestie guidate da istinti e desideri sempre più ardenti di potere e ricchezze materiali. Pensandoci, non faccio che arrabbiarmi, e stringendo in mano la mia daga, rischio sempre di ferirmi. “Rain, ti prego, ora basta. Calmati, per favore.” Mi dice sempre Stefan, pregandomi di ritrovare la compostezza persa per il bene mio e delle bambine, che anche solo tramite lo sguardo, apprendono molto più di quanto si pensi. “Scusa.” Ho risposto oggi, lasciando andare la mia arma e chiudendo il pugno al solo scopo di celare una ferita proprio al centro del palmo. “Non fa niente, ti capisco.” Mi ha risposto, sorridendomi e posandomi una mano sulla spalla. “Credi che siano qui?” gli ho poi chiesto, scivolando nel più completo mutismo in attesa di una risposta. “Non ne ho idea, ma spero di no.” Ha replicato, spostando lo sguardo dal mio viso al vetro della finestra del salotto. Guardando appena attraverso, non ha visto che alberi spogli e sentieri inumiditi dalla pioggia, ridotti quindi a pozze di lurido fango, ma nient’altro. Nessun segno di Loro, per fortuna. Sollevata, mi sono scambiata con lui un’occhiata d’intesa, ma poi più nulla. Ora come ora, sono nervosamente seduta accanto al caminetto spento nonostante il freddo, e mentre Chance rimane lì davanti alla porta, fermo e sull’attenti come un bravo soldato, Terra inganna il suo tempo disegnando. “Non verranno qui da noi, vero?” mi chiede invece Rose, spaventatissima. “Non lo so, tesoro, ma tieniti pronta e resta con papà, va bene?” le rispondo, sorridendole e fornendole un utile consiglio che spero vivamente riesca a seguire nonostante il terrore che prova. In silenzio, la piccola annuisce, e voltandosi, inizia a giocare con il suo Bunny. Anche se lentamente, alcune ore passarono, e non appena qualcuno bussò alla nostra porta, Chance prese ad abbaiare, furioso. Andando alla ricerca di un rifugio, si nascondeva dietro me e Stefan, avanzando solo per abbaiare. Nervosa, esitai stringendo i denti, ma quel suono divenne sempre più insistente. C’era qualcuno dall’altra parte, e le possibilità erano solo due. Quella persona odiava quella porta,  o era davvero determinata nel vederla aperta. Facendosi avanti, Soren andò ad aprire, rallegrandosi alla vista di un viso amico. Per nostra fortuna, Lady Bianca. A quanto sembrava, era venuta in nostro soccorso, e dando uno sguardo ai suoi vestiti logori, dedussi che avesse fatto appena in tempo. “Stanno arrivando, ma ho avvertito Fatima e gli altri giorni fa. Ora seguitemi, presto!” ci disse, incoraggiandoci ad uscire subito di casa e seguire i suoi ordini. Annuendo, ci precipitammo tutti fuori, e una volta all’esterno, sollevammo le armi. Atterrita, scoprii che aveva ragione. Erano lì, di fronte a noi. Orde di sporchi e ignobili Ladri, impegnati nelle loro opere di distruzione e razzia. Ormai era fatta. Avevano preso di mira anche Ascantha, e quella a cui stavamo assistendo, paralizzati ma al contempo pronti, non era che una vera e propria invasione.
 




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