Il Miglio Latteo

di TheNaiker
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Ci siamo, frigno io timbrando il badge. Ecco il mio quotidiano Miglio Latteo.
Così chiamo questo corridoio, di recente tinteggiato con vernice bianca ed illuminato con faretti da studio fotografico. La luce allieta clienti e colleghi, dicono, ma a me quest’odore da ospedale crea solo ansia, un giorno mi condurrà all’iperventilazione.
Quanti metri sono, dalla porta al bugigattolo dove resto seduto nove ore al giorno? Verrebbe da rispondere «pochi»; eppure, lungo questo breve passaggio, si cela una quantità di insidie che sbalordirebbe chiunque. Il ragionier Fandoni nel primo open-space, il pettegolo Fricchia nel secondo, il mio superiore dottor Dal Mare nell’ufficietto a destra. E poi il temibile Triangolo delle Bremura, maledette tre sorelle.
Eccoli, i nomi di chi trama per farmi chiacchierare e uscire dal guscio, se potessi li eviterei come la peste. Ma perché non faccio il guardiano di un faro? Avrei la solitudine che bramo.
Comincio la traversata del Miglio, dunque. Rallento ad ogni colonna, per nascondermi al radar altrui, e accelero quando lo spazio si apre. Curvo la schiena, tengo la valigetta in grembo per rimpicciolirmi. Supero il Fandoni, il Fricchia, il mio capo; intravedo il separé della mia postazione, simbolo della mia salvezza, almeno per oggi. Accelero il passo, causando un rumore con la suola. Errore.
“Ehi, Misantropo, la sai l’ultima?” mi intercetta una delle Bremura.
Stringo la mano sul petto, mi hanno preso. Dite al mio pappagallino che gli ho voluto bene.




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