CAPITOLO
1
Prima
devo trovare un mezzo di trasporto e poi devo pensare alla benzina,
quattro taniche dovrebbero bastare.
Le
provviste sono un po' più complicate da recuperare. Il
negozio più
vicino a me è fin troppo scoperto, non mi piace è
una preda facile,
ma non ho tempo è l'unica opzione opinabile.
Mi
reco quindi dal droghiere con due zaini capienti ma non troppo
ingombranti e faccio scorta di cibo preconfezionato, acqua e
sigarette.
Finito
di riempire il secondo zaino sento un rumore sospetto. Chiudo
rapidamente la lampo dello zaino ed estraggo le due pistole di cui
non mi separo mai.
Inizio
a recarmi in silenzio verso l'uscita ma poi sento un grido disumano.
Mi
fermo.
Il
profumo inebriante di qualcosa di profondamente sbagliato: odore di
sudore, sangue e qualcosa che non riesco ancora pienamente a capire.
Questo
profumo per noi condannati è come il cibo grasso per un
obeso;
delizioso e dal profumo irresistibile ma sbagliato.
Un
colpo, due, tre e poi silenzio. Ossa che scricchiolano, odore di
sangue, un respiro agitato: il mio.
Dovrei
essere abituata a tutto questo ormai; morte e distruzione sono
all'ordine del giorno.
Nessuno
è al sicuro, nemmeno una condannata.
Silenzio
e poi passi. Mi nascondo dietro lo scaffale dei dolci, i passi si
avvicinano al mio nascondiglio e poi si allontanano.
Dopo
qualche secondo non li sento più. Esco dal mio nascondiglio
e
velocemente esco da quella trappola mortale. Facendo attenzione a non
essere seguita mi dirigo all'auto e scarico gli zaini nel cofano
della macchina che ho nascosto in un vicolo abbastanza vicino alla
Zona X.
La
prossima tappa è il negozio d'armi in mezzo a quello che una
volta
era un bellissimo quartiere con fontane, scuole e parchi. Una zona
tranquilla, la più tranquilla dell'intera città
motivo di orgoglio
per i suoi cittadini e per il sindaco che si era prodigato nel
renderlo tale.
È
inutile pensarci ora: non è più l'eden che era
prima. Ora quello
che vi rimane è solo una lurida zona invasa dai ratti e dai
non
morti, per non parlare dei criminali.
Mentre
chiudo il cofano sento la canna di una pistola puntata alla testa.
Merda. Sono stata incauta.
Mi
giro lentamente e vedo un ragazzo, sui 20 anni con una pistola
puntata alla mia testa. Sanguina e ha gli occhi vitrei; è un
contagiato. Mi allontano impercettibilmente in modo da essere il
più
lontano dall'arma e il più vicino possibile all'auto.
"
Dammi le chiavi dell'auto" mi ordina affannato. Si regge i piedi
a malapena e si regge il fianco sanguinante. È debole.
"
Non riusciresti a guidarla. Da quanto sei un contagiato? "
domando osservandolo meglio. Non deve essere stato contagiato da
più
di un giorno.
"
30 ore. E ora dammi le chiavi" dice imperativo.
"
E io ti ho già detto che non riusciresti a guidarla" dico
sicura. Non riuscirebbe a torcermi un capello.
"
Sta zitta. Dammi le chiavi" tossisce e proprio in quel'istante
abbassa la pistola e io gli sono addosso, lo disarmo e gli punto la
sua stessa pistola addosso.
"
Hai altre armi?" chiedo lucida. Potrei ucciderlo ma qualcosa mi
dice che mi sarà molto utile.
"
Fottiti.." tossisce per alcuni secondi e poi si accascia a terra
svenuto.
"
Merda" gli do un colpetto per vedere se è ancora in vita e
lui
cerca di afferrarmi un piede. Furbo, ma non quanto me. Mi libero con
un calcio.
"
Alzati" gli ordino " hai altre armi?".
"
Anche se le avessi non lo verrei di certo a dire ad una mocciosa come
te" sputa acido.
"
Ok allora muori " gli punto la pistola alla testa, la armo e
pronta a sparare chiedo " Ultimo desiderio?".
"
Ok, ok. Si ho caricato tre zaini con armi e munizioni nella tua auto.
Sto andando a Sud" dice mettendo le mani davanti a se in segno
di difesa alzandosi.
"
Anche io sto andando a Sud. Facciamo un patto: tu non mi spari e io
ti porto con me. Ci stai?".
"
Ok mocciosa. Ora punta quell' affare da un' altra parte".
"
Io sono Maya e non sono una mocciosa, moccioso."
"
Io sono Matt" dice con un sorrisetto di scherno e stringendomi
la mano.
Restiamo
qualche secondo in silenzio squadrandoci a vicenda.
È
un bel ragazzo: alto, moro, occhi scuri. Muscoloso anche se ora pare
terribilmente pallido, sarà per la ferita.
Lui
sembra perso nei suoi pensieri, ancora umani. Io sono lucida,
spaventosamente lucida, sto calcolando in quanto tempo
manifesterà
la sua natura.
Si
ridesta e dice " se hai finito di farmi la radiografia io direi
di andarcene. Siamo troppo esposti".
"Non
ti stavo facendo la radiografia". Presuntuoso.
A
un certo punto sento dei gorgoglii provenienti da poco lontano da
noi, a riprova di ciò che ha detto.
Anche
lui li ha sentiti. Io gli faccio cenno di avvicinarsi in silenzio e
in pochi secondi li vedo spuntare alla fine del vicolo. Troppo tardi.
Ci hanno visti.
Mi
precipito all'auto e nel mentre Matt apre la portiera ed entra io
faccio partire l'auto e metto in moto sgommando.
Vado
a tutta velocità verso la fine del vicolo dove ci aspetta
una
schiera di non morti. Passo con furia tra questi e ne spappolo
metà
sul parabrezza rendendo la visuale estremamente ridotta.
Ma
non è fondamentale vedere per me; con l'incremento delle mie
capacità cognitive ho scoperto di poter avere una panoramica
di ciò
che mi circonda in caso di visione ostruita.
Chiudo
gli occhi e mentre faccio partire i tergicristalli svolto verso
l'autostrada.
Con
la visuale libera riapro gli occhi.
Matt
mi guarda sconvolto " Sei una condannata. Non avevo mai visto
una condannata prima d'ora. Quanto ti manca allo stadio finale?"
"
Poco, troppo poco" mormoro.
"
Quanto impiegheremo ad arrivare a destinazione?" chiede lui
squadrandomi.
"
12 ore. Ti conviene riposare. Sei ferito. Non mi serve un peso morto
appresso" dico fredda con gli occhi puntati sulla strada.
"
Un peso morto, ma sentitela la saputella. Hai qualcosa con cui posso
medicarmi o qualcosa da mangiare?" chiede lui cercando di
assumere una posizione meno dolorosa possibile.
"Ferita
da proiettile?" chiedo .
"
No, coltellata. I bastardi che hanno monopolizzato la Zona X mi
hanno scovato e hanno tentato di uccidermi. Ma sono duro a morire."
dice ghignando e tossicchiando.
"
OK mister duro a morire, se non vuoi morire dissanguato ti conviene
bendare la ferita e prendere qualcosa per evitare infezioni. Ai tuoi
piedi dovrebbe esserci il kit del pronto soccorso e qui" dico
aprendo il comparto davanti a lui " dovrebbero esserci delle
pasticche."
Si
leva la maglietta e inizia a tamponare la ferita al fianco con
quella. Avevo ragione è muscoloso. Mentre flette i muscoli
nell'atto
di medicarsi la ferita noto delle cicatrici sulle braccia e sulla
schiena.
Finito
il bendaggio prende una pasticca e si rilassa per qualche secondo sul
sedile.
"
E da mangiare?" chiede poco dopo.
"
Scivola dietro e tira verso di te il sedile. Dietro c'è uno
zaino
con le provviste. Tira fuori anche un pacchetto di malboro,
l'accendino è nella tasca interna".
"
Vedo che hai pensato a tutto. La benzina?" dice mentre inizia ad
andare dietro. Il suo è davvero un bel sedere. Arrossisco
per i miei
stessi pensieri. Sembro una pervertita. Pensavo di essere diventata
immune a queste cose ma a quanto pare mi sono sbagliata.
"
Quattro taniche nel bagagliaio e abbiamo anche il serbatoio pieno"
rispondo dopo essermi schiarita la voce.
"
Vestiti? Coperte? " domanda concentrato mentre cerca ciò che
gli
ho chiesto.
"
Ci sono anche quelli. Le coperte sono sotto il tuo sedile. Per quanto
riguarda i vestiti sei fortunato.. ne ho un paio maschili." si
sdraia dietro e tira fuori una confezione di tramezzini al
prosciutto, una bottiglia d'acqua e il mio pacchetto di Malboro.
Apre
la confezione di tramezzini e me ne passa uno. Dopo questo spuntino
apre un finestrino e si accende una sigaretta per poi passarmela.
"
I vestiti sono nel borsone ai tuoi piedi" dico.
Inspiro
una boccata di fumo e mi sento immediatamente più rilassata.
È
l'unica cosa in grado di farlo. Lui si piega in avanti per levarsi i
pantaloni sporchi di sangue e così facendo vedo sulla spalla
il
segno di un morso. Strano. Non avevo mai visto un contagiato con un
morso prima d'ora.
Di
solito si viene contagiati tramite contatto, basta una stretta di
mano e kaputt; i germi viaggiano in fretta, il contatto è
praticamente immediato.
Matt
finisce di spogliarsi e indossa gli abiti di Brandon, il mio
fratellone morto pochi giorni fa. È stato lui a contagiarmi.
Al
secondo tiro guardo nello specchietto retrovisore e vedo Matt
fissarmi.
"
Che c'è ?" gli domando, alternando lo sguardo da lui alla
strada, ma lui scuote la testa e si sdraia.
"
Niente; sono solo stanco" dice semi sdraiato, l'auto è
piccola
per lui infatti è costretto a tenere le gambe piegate.
Un
sorriso amaro si impadronisce del mio viso, assomiglia moltissimo a
Brandon.
Devo
smetterla di pensarci, è morto. Non potrò
più rivederlo.
"
Dormi, ti sveglierò fra un paio d'ore. Dovrai essere forte
altrimenti non sopravviverai." dico cercando di controllare i
miei stessi pensieri.
"
Non ci avevo ancora pensato... cosa mi accadrà?" chiede ad
occhi chiusi.
"
Hai superato le prime 24 ore e questo è già un
grosso vantaggio. Se
superi le 48 ore il tuo corpo, la tua mente inizierà a
mutare.
Passate 72 ore dal contagio la mutazione sarà completa. Da
qui
nulla è certo; potresti impazzire e tentare il suicidio o
diventare
un combattente" dico priva d'emozioni "ora dormi".
Metto
un po' di musica e lui si addormenta.
La
mia mente ragiona ininterrottamente; non dovrebbe potersi
addormentare a questo stadio. Ciò significa che a breve
morirà.
Non
devo farmi coinvolgere. Devo essere il più distaccata
possibile.
Allo
scadere delle 48 ore lui morirà e resterò di
nuovo sola.
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