Le cronache di Aveiron: Vittime e complici

di Emmastory
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Le cronache di Aveiron: Vittime e complici

Capitolo I

Quiete invernale
Dieci anni sono ormai passati, e l’inverno è tornato. Fa freddo, e per poco fuori non nevica. Siamo ancora ad Ascantha, e con il tempo che scorre, sono felice. Finalmente, i famigerati Ladri, piaga della mia bella e umile Aveiron sembrano averci dato tregua, e respirando a pieni polmoni, mi guardo intorno. Il giardino di casa ha perso la sua erba e i suoi fiori, e perfino il grande albero sotto cui le mie figlie giocavano da bambine nelle giornate di sole, ha perso ogni foglia. Ora come ora, è completamente spoglio, e i rami che oscillano lenti, sembrano chiedere pietà al freddo che li ha resi ciò che sono. A quella vista, non proferisco parola, e spostando lo sguardo, li vedo. Trace e Terra hanno ormai sedici anni, e nel bosco che ormai conoscono meglio di loro stessi, il laghetto è ghiacciato. Mano nella mano, pattinano come professionisti, e avvicinandosi, Terra lo bacia. Da ormai qualche anno, sono diventati una coppia, e semplicemente guardandoli, sento il cuore riempirsi di gioia. “Lo amo, mamma.” Mi aveva detto, nel fatidico giorno in cui si era resa conto di provare per lui un sentimento che andava ben oltre l’amicizia. “Allora diglielo.” Le avevamo consigliato io e Stefan, parlandole in tono serio e calmo al tempo stesso. Annuendo, lei aveva accettato, e in quel freddo pomeriggio di fine autunno, gli aveva parlato, scoprendo con gran gioia di essere ricambiata. Un bacio aveva poi unito le loro labbra, e dopo un silenzio a dir poco assordante, una frase lo aveva riempito, risuonando nel vento. “Ti amo.” Si erano detti alla giovane età di quattordici anni, pronunciando parole semplici ma al contempo piene di significato. Due lemmi che avevano pronunciato l’uno di fronte all’altra, e che da allora, continuavano a ripetersi. Si amavano davvero, e per qualche ragione, credevano di essere stati uniti dal destino. Un pensiero a mio avviso nobile, che conferiva a Terra una saggezza mai vista prima, forse acquisita da tutto ciò che ha passato da bambina. “L’ambiente l’ha formata.” Mi aveva detto una volta Lady Fatima, in tono serio e quasi lapidario. Come ben so, dieci anni sono ormai scomparsi e volati via come rondini, ma guardandola, non posso fare a meno di pensare che da saggia Leader abbia ragione, e che data la nostra situazione mai parole furono più veritiere. In questo momento, il vento sta soffiando, e con lo sguardo fisso in avanti, mi concentro su mia figlia. Sempre più innamorata del suo Trace, danza sul ghiaccio come una vera ballerina, mentre lui le tiene la mano, volendo unicamente evitare che cada. Di tanto in tanto, ridono come bambini, e nei verdi occhi di mia figlia, non vedo che gioia e felicità. Il tempo passa, e finchè posso, voglio poter sorridere e godermi la tanto attesa, agognata e bramata quiete invernale.




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