No one
dance like Gaston
***
-Le Fou, amico mio, ho
bisogno di te!-
L'interessato rischiò
ti affogarsi con un sorso di birra, primo per lo schianto della porta
sbattuta contro il muro dalla delicatezza di Gaston, e secondo
perché, ora che aveva sentito quelle parole, la sua giornata
aveva davvero un senso.
-Sì... cough...
certo... qualsiasi cosa-
-Bene! Sapevo di poter
contare su di te!-
La pacca sulla spalla lo
buttò giù dalla sedia ma Gaston fu anche svelto ad
afferrarlo per la collottola e rimetterlo in piedi.
-Cosa posso fare per te?-
Gaston si guardò
intorno con fare circospetto, nonostante la taverna fosse semideserta
nelle prime ore del pomeriggio.
-Non qui. È una
faccenda della massima delicatezza-
Una faccenda di cui
probabilmente Le Fou non avrebbe saputo nulla perché si
sarebbe liquefatto prima: il pensiero che Gaston, l'uomo più
importante, ammirato, desiderato e temuto della città avesse
scelto proprio lui come confidente lo portava ogni volta ad un passo
dall'infarto.
-Capisco. Allora andiamo a
casa mia?-
-Sì, mi sembra
un'idea eccellente. Andiamo-
Gaston uscì dalla
taverna con il suo solito passo marziale, come se tutto intorno gli
appartenesse, e Le Fou lo seguì.
Una volta entrati in casa,
Gaston si accomodò come a casa propria, ed ignorò
completamente la stanza al piano terra che dava sulla strada in
favore della cucina, che aveva una sola piccola finestra ed era molto
più appartata.
"Accidenti, la
questione deve essere seria, se Gaston si comporta come se stesse
organizzando un'imboscata" pensò Le Fou.
-Le Fou, insegnami a
danzare- gli ordinò.
Se Gaston gli avesse chiesto
di insegnargli a volare Le Fou sarebbe stato meno sorpreso.
-Ma tu sai già
ballare, Gaston! Nessuno può sperare di competere con te!-
-Questo lo so, ma non si
tratta delle solite cose che facciamo alla taverna. Io voglio
imparare un ballo di coppia-
Le Fou lo guardò con
un sopracciglio inarcato.
Che novità era
quella?
-Perché...?-
-Ascoltami, alle ragazze
piace ballare, giusto? Per conquistare Belle potrei invitarla per un
giro di danze la prossima festa. Immagina la scena, Le Fou: lei,
timida ed isolata in un angolo, senza nessun amico, tutti che la
ignorano perché la considerano strana. E poi arrivo io!
L'audace cavaliere, che la sceglie come sua compagna. Sarà
perfetto, Le Fou!-
Peccato che Le Fou avrebbe
desiderato solo un secchio per poter vomitare.
Certo, si trattava di Belle.
Da qualche settimana si
trattava sempre di
Belle!
-Gason, non credo che sia
una buona idea. Quando mai Belle si è vista alle feste di
paese? Non ci viene mai, e se lei non è presente tu non
potresti invitarla-
Gaston si accigliò.
Le Fou sapeva che odiava essere contraddetto, ma in quel caso
l'osservazione era stata doverosa e Gaston non poteva ribattere
nulla.
-Hai ragione, Le Fou...-
sembrava essersi rassegnato, ma all'improvviso il suo viso si animò
di nuovo -Allora la inviterò io! Immagina! Lei, tutta sola in
una casa vuota, suo padre che come tutti gli anziani si addormenta
presto, e fuori la vita del villaggio di cui lei è spettatrice
invidiosa. E poi arrivo io! Proprio mentre lei pensa "Che bello
sarebbe avere un cavaliere che mi accompagnasse alla festa per non
doverci andare da sola come una zitella" io busserò alla
sua porta e la inviterò ad uscire. Sì, così
sarebbe ancora più perfetto!-
Le Fou si massaggiò
le tempie.
-Gaston... Belle non ti
apprezza. Non ti apprezzerà mai per quello che vali. Io credo
che sarebbe meglio se...-
Non potè finire di
parlare che Gaston fece quella cosa che lo avrebbe convinto a fare
tutto.
Gli afferrò le spalle
con le sue mani forti, lo guardò dritto negli occhi e
pronunciò il suo nome in quel
modo.
E Le Fou non poteva
rifiutargli nulla in quei momenti.
-Va bene. Ti insegno-
sospirò rassegnato.
Certo, che importava in
fondo se quell'ennesima idea avesse funzionato, Belle fosse stata
conquistata, Gaston se ne sarebbe andato con lei, ed a lui
sarebbe rimasto solo un cuore ridotto in tanti minuscoli pezzettini?
-Grazie, amico mio!-
Gaston lo guardò con
un sorriso raggiante e Le Fou sentì tutto il malumore sparire:
per lui il sorriso di Gaston era il sole, ed avrebbe fatto qualunque
cosa pur di farlo sorridere in quel modo per lui.
-Cominciamo. Sposta il
tavolo, per favore. Abbiamo bisogno di spazio-
Il suo forzuto amico annuì
e, invece di spingere il tavolo quanto bastava per fare largo, lo
sollevò sulle spalle e lo depositò dall'altro lato
della stanza.
"Che spaccone... che
meraviglioso, intrigante, desiderabile, spaccone" pensò
Le Fou immagiando i muscoli che guizzavano sotto i vestiti.
Il pensiero che presto
avrebbe avuto un'ottima scusa per stare tra quelle braccia gli faceva
sentire le gambe di gelatina.
Magari dopotutto Belle non
sarebbe stata conquistata nemmeno dal ballo, e lui avrebbe avuto
comunque il ricordo di un bel pomeriggio da custodire per sempre.
-Togliti la giacca. E... ed
anche il gilet- in risposta allo sguardo interrogativo di Gaston
aggiunse in fretta una spiegazone circa il fatto che il movimento
faceva sudare.
-Bene. E adesso?-
Le Fou dovette mordersi le
labbra perché i suggerimenti che avrebbe voluto dargli erano
molto oltre i limiti della decenza.
-Per prima cosa la
posizione: una mano sul mio braccio, l'altra nella mia- gli disse.
Gaston obbedì e le
Fou pensò che non era per niente male avere il Capitano per
una volta ai suoi ordini.
Prese la mano di Gaston con
la sua destra e con il braccio sinistro gli cinse il fianco.
Gli sembrava di sentire il
calore della sua pelle e ad ogni movimento sentiva i muscoli
contrarsi.
Forse lui non sarebbe
arrivato vivo alla fine di quella lezione di danza: sarebbe morto
entro pochi minuti e nessuno avrebbe capito perché, a meno che
il suo fantasma non tornasse sulla terra per spiegare che era morto
perché era troppo felice.
Gaston sembrava un ciocco di
legno, come se lo avessero messo sull'attenti ma in una posizione
assurda.
Le Fou sorrise per qualcosa
che somigliava troppo alla tenerezza.
-Non puoi danzare se sei
così rigido- gli disse piano -Rilassati e segui me-
***
Due ore più tardi le
cose andavano più che bene.
Gaston aveva memorizzato i
passi, i suoi movimenti erano abbastanza sciolti, e con un po' di
fortuna non avrebbe nemmeno pestato i piedi della ragazza con il
rischio di farla zoppicare a vita.
Decisero di smettere quando
le campane della chiesa suonarono le cinque, o meglio, al suono delle
campane Gaston si bloccò nel bel mezzo del giro facendo
sbattere Le Fou contro di sé.
-Le campane! Il prete del
villaggio! Devo andare a chiedergli quando sarà la prossima
festa!-
Le Fou intanto ne aveva
sfacciatamente approfittato per restare appiccicato con la guancia
contro i suoi pettorali, almeno finché Gaston non lo prese di
nuovo per le spalle per guardarlo in faccia.
-Le Fou, dimmi come sono
andato-
In quei momenti c'era solo
una risposta possibile, a meno di non voler provocare una giornata di
pessimo umore a Gaston; Le Fou sapeva bene che l'autostima del suo
Capitano era solida quanto il guscio di un uovo, per cui sorrise e
gli rispose che sì, era andato molto bene.
"Appena accettabile"
sarebbe stata una definizione più realistica, ma Gaston non
gli avrebbe sorriso in quel modo se glielo avesse detto.
-Bene. Allora vado a parlare
con il parroco-
Ed in pochi minuti era fuori
dalla casa, dopo aver lasciato Le Fou in preda al suo senso di
vertigine.
Non appena Gaston fu uscito
il ragazzo sentì un impellente bisogno di sedersi, e si lasciò
cadere su una sedia che era rimasta abbandonata vicino alla parete.
Il tavolo era ancora
dall'altro lato della stanza, proprio davanti alle ante della
dispensa, e Le Fou realizzò in astratto che avrebbe dovuto
chiedere a Gaston di spostarlo da lì, se non avesse voluto
morire di fame perché le sue provviste erano irraggiungibili.
Per il momento tuttavia
qualsiasi pensiero pratico era svanito, e lui poteva finalmente
concedersi il lusso di lasciar sbocciare il sorriso di pura gioia che
aveva cercato disperatamente di trattenere da quando Gaston aveva
iniziato a danzare con lui.
Oh, era stato così
bello! Anche se solo per poche ore e dopo averci rimesso un paio di
dita dei piedi, Le Fou aveva potuto avere Gaston tutto per sé,
come nemmeno nessuna ragazza lo aveva mai avuto.
Gaston voleva essere
ammirato da lontano, come un oggetto prezioso o come una belva rara,
ed averlo potuto avere in quel modo era per Le Fou un vero
privilegio.
Se ci ripensava si sentiva
le guance accaldate.
Era certo che avrebbe
rivissuto spesso quei momenti nella sua mente: il respiro di Gaston
così vicino, la sua mano sulla spalla, il fianco che lui aveva
potuto accarezzare sotto la stoffa della camicia...
Qualcosa in fondo alla sua
mente produsse una leggera interferenza.
C'era come qualcosa di
strano.
Cercò di rivedere la
scena nella sua mente, ma non riusciva esattamente a capire cosa
fosse.
Mano sulla spalla, mano sul
fianco, un passo avanti, uno indietro, un giro...
Era tutto normale, no?
Mano sulla spalla, mano sul
fianco...
"Oh, porc....!!!"
Solo in quel momento Le Fou
si rese conto che era stato lui a condurre la danza, e che aveva
insegnato al virile, coraggioso, intrepido Gaston, la parte di danza
della donzella.
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Nel Cerchio della
Strega
Stavolta viriamo sulla
comicità. Almeno spero.
Le Fou fa cose folli per
Gaston, e questo lo rende allo stesso tempo dolcissimo e bisognoso di
un paio di schiaffi che lo sveglino.
Ma questa è una
storia comica, per cui accantoniamo quanto la loro relazione per
quesi tutto il film sia basata su abuso, manipolazione e dipendenza
affettiva.
Grazie per aver letto e
spero di avervi fatto sorridere.
Lady Shamain
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