Io, fiore brutto e incapace

di Ciulla
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IO, FIORE BRUTTO E INCAPACE




Troppo spesso un volto felice
nasconde un animo gracile,
quindi dubita di chi ti dice
che la vita è un’impresa facile.
Il dolore del mondo è radice,
ma le ansie che provi, tacile,
indossa una maschera, o senza
resta ardua la sopravvivenza.

 

Questo era ciò che pensavo
attorniata dai resti del mondo,
il mio mondo che a pezzi osservavo
dopo avere incontrato il suo fondo.
Aspettavo, aspettavo, aspettavo,
ogni ora, minuto, secondo,
contemplando in un vuoto immenso
per trovare il più misero senso.

 

L’ho trovato dal fondo in cui ero,
come un fiore costretto che sboccia
fra l’asfalto opprimente e severo,
ho scalato, scavato la roccia.
Ma quel fiore, quel bianco fra il nero,
che si insinua, si stringe e accartoccia,
per sfuggire il più a lungo alla morte,
mi ha sconfitto ed è stato più forte.

 

Dando forza alle sue radici,
è sbocciato, potente, da solo;
io ho dovuto aggrapparmi agli amici
per sfidare quel dolce bocciolo.
E son piena di cicatrici,
mentre lui è emerso sano dal suolo,
son ferita, paurosa, imperfetta,
sono debole, ma tu non hai fretta.

 

Da quel giorno in cui hai detto ti amo
a me, fiore brutto e incapace,
mi hai strappato dal suolo in cui siamo
e piantato in un vaso di pace.
È da allora che insieme ridiamo,
e l’asfalto che c’era ora tace,
e la vita rimane complessa,
ma con te, non è più la stessa.





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