Una serie di sfortunati
eventi
(o forse no)
Fare
il medico non è un lavoro facile.
Quando
ho scelto medicina sapevo perfettamente a
cosa andavo incontro. Sapevo che avrei dovuto scontrarmi con dure
realtà, momenti
critici e problemi per i quali non sempre puoi trovare una soluzione.
Affronti
anni di preparazione, innumerevoli test,
ore ed ore in ospedale per specializzarti, oltre che stare sempre chino
sui
libri, ogni cosa va sudata fin dal primo momento.
È
un lavoro che
necessita della giusta motivazione. O ce l'hai o non ce l'hai.
La mia, potrei chiamarla vocazione, è
arrivata presto e non è mai svanita con gli anni, non ho mai
avuto tentennamenti
di alcun genere e non mi sono mai pentito della scelta fatta.
Ho
avuto anni complicati e faticosi, ma non posso
negare ci siano state anche belle soddisfazioni. Non so nemmeno quante
volte
durante i primi anni, la frase 'sono un medico', mi abbia fruttato un
cocktail
gratis o una ragazza nel letto. Certo, su quest'ultimo punto ha aiutato
parecchio anche il mio aspetto. Non sono mai stato un tipo vanesio ma
non sono
nemmeno un idiota, ho sempre saputo di possedere il genere di fascino
che le
donne trovano irresistibile. Lo stronzo per eccellenza che non deve
chiedere
mai. Si, ho avuto il mio bel passato. Di per sè,
già quello bastava per farle
interessare al sottoscritto e a non bollarlo come il solito scocciatore
che ci
provava, quando non volevo concludere la serata da solo e facevo io il
passo
avanti, ma se poi giocavo la carta del 'dottore', era fin troppo facile.
Sono
stato un gradasso per tanto tempo ma fare il
medico a tempo pieno ti cambia.
Sai
già che sarà difficile, perchè
è un lavoro
logorante che ti strappa le energie e non te le restituisce se non in
rare
occasioni. Ma quando cominci ad abbandonare l'età della
giovinezza, a notare
che non hai orari, che non hai vacanze, nè momenti per te o
per chi ami,
capisci che fare il medico non è più solo un modo
per rimorchiare o non mandare
in rovina le industrie farmaceutiche per il tuo frequente uso di
pasticche per
il mal di testa. È anche avere il potere di cambiare le
cose, di avere
letteralmente in mano la vita di qualcun altro.
Ora
le soddisfazioni che gonfiano il mio ego sono
altre. Non sono molte, ma ogni tanto il sapere di aver salvato o
soltanto
aiutato un uomo, mi rende particolarmente appagato, molto
più di un bicchierino
gratis.
Tra
un punto di sutura e una notte insonne,
all'improvviso il Trafalgar D. Law sbruffone delle feste di medicina,
il tipo
scaltro che si portava a letto chiunque, sparisce. Si ritrova adulto,
medico
rispettabile, con un lavoro in un ospedale di provincia dove tutti
conoscono
tutti, e la routine finisce per inglobare te e tutto ciò che
ti circonda.
Finisce che inizi a definire casa pure il pronto soccorso dove passi
gran parte
dei tuoi turni e a chiamare per nome anche i pazienti. Specie alcuni in
particolare, che per qualche caso (che ha a che fare senz'altro con
Giove in
Saturno che si interseca con la placca indocinese e il ciclo regolare
di
migrazione delle rondini, secondo Cora-san) ti ritrovi a vedere
puntualmente
almeno una volta a settimana.
Dei
pazienti che oserei definire 'scocciatori
cronici' se potessi dirlo a voce alta e se il solo pensarci non mi
provocasse
continui spasmi a livello muscolare che degenera in veri e propri
attacchi
neurologici ogni volta che arriva uno di loro durante il mio turno.
Attacco
che in questo giovedì pomeriggio di aprile,
ho dovuto bloccare sul nascere perchè sembra che due tra i
più fedelissimi
siano arrivati qui già ai ferri corti, ormai sul punto di
radere al suolo
un'ala dell'ospedale nel tentativo di sbarazzarsi l'uno dell'altro,
cosa che
per altro sono certo abbiano già tentato di fare
più e più volte nell'arco
della giornata.
Affrettando
il passo tra i corridoi stretti del
pronto soccorso per raggiungere la stanza dove li hanno ricoverati, mi
viene
spontaneo pensare che oggi non è proprio giornata.
È cominciata male e
continuerà peggio. Non solo ho dovuto impedire un arresto
cardiaco e un'embolia
polmonare (salvi entrambi), ma ho dovuto anche seguire io il gruppo
studenti di
Kayme perchè lei aveva avuto la brillante pensata di fare il
bagno nelle acque
gelide del lago di Punk Hazard, prendendosi ovviamente un febbrone da
cavallo
oltre che dei giorni di ferie. Per non parlare di quando un'ora fa sono
arrivati Rufy e Usop, o, come piace chiamarli a me, 'scocciatore
cronico uno e
due', con rispettivamente
braccio e
gamba incastrati in un tubo di plastica e nessuna motivazione valida
per
giustificare la cosa.
Come
se non bastasse, stamattina quando sono
uscito di casa e ho salutato la mia ragazza come al solito, lei mi ha
guardato
con uno sguardo strano, quasi vitreo, da brividi lungo la colonna
vertebrale,
neanche fossi stato un fantasma. Non ho potuto indagare
perchè ero in ritardo,
ma la sua espressione mi ha lasciato in ansia per tutto il giorno e a
tratti
anche preoccupato.
Purtroppo
non ho tempo per pensarci nemmeno ora.
Con
un diavolo per capello, contando sul fatto che
al mio lavoro ci tengo e voglio che la struttura dove opero rimanga al
suo
posto, affretto il passo e faccio deciso gli ultimi metri che mi
separano dalla
stanza dove so di trovare due dei miei pazienti più
problematici, tanto che
Chopper, lo specializzando che mi è stato affiabbiato in
queste settimane per
fare pratica, fatica a starmi dietro. Cerco di mantenere la calma
perchè so
bene cosa mi aspetta non appena varcherò quella porta.
"Sei
un idiota! Una testa vuota! Un
cavernicolo! Una maledetta scimmia senza cervello!!"
Come
volevasi dimostrare, le urla mi raggiungono
prima di qualsiasi altra cosa ed entro a passo deciso nella stanza.
Lo
spettacolo che si presenta ai miei occhi è il
solito, con la differenza che questa volta solo uno dei due
è effettivamente un
paziente.
Un
iracondo Zoro Roronoa, alias 'scocciatura
cronica numero tre', è seduto a braccia conserte sul
lettino. Capelli verdi,
corpo muscoloso, aria costantemente seccata che il più delle
volte condivido
con lui, sfoggia con fastidio un evidente segno rosso che gli trapassa
la
palpebra chiusa dell'occhio sinistro dall'alto al basso, come se lo
avesse
centrato in pieno un bastone e continua a ringhiare contro la donna che
sta
percorrendo la stanza a passo di marcia, urlandogli contro ingiurie di
tutti i
tipi.
Già
dalla porta capisco perfettamente che non è
nulla di grave e che li hanno spostati qui senz'altro perchè
davano troppo
spettacolo in sala d'aspetto e mi focalizzo su di lei.
Nami
Cocoyashi, al secolo 'scocciatura cronica
numero quattro', capelli rossi, corpo da urlo, viso angelico quasi
sempre alterato
dalla rabbia che lo pervade spesso e volentieri. Fidanzata storica del
qui
presente Roronoa, con il quale fa a gara da una vita per azzerare la
mia
pazienza e salire sul podio al suo posto. Il genere di ragazza sulla
quale
chiunque ci farebbe un pensierino, se il suo vocabolario da scaricatore
di
porto non ti facesse retrocedere all'istante qualsiasi pensiero poco
casto
potesse essertisi formato nella testa, e se non fossi già
impegnato.
Agrotto
le sopracciglia tornando nuovamente con la
mente a stamattina e allo sguardo strano della mia ragazza. Non era
proprio da
lei, insomma tutti hanno giornate storte, ma quello sguardo...
Dovrò
abbandonare la mia costante maschera di imperturbabilità e
indagare per forza
stasera. Non posso passare un'altra giornata come questa, devo essere
concentrato su quello che faccio, dannazione! Per fortuna manca solo
un'ora
alla fine del turno, oggi non ne posso più.
"Ehm...
dottor Trafalgar?"
Mi
sento chiamare e volto lo sguardo a destra,
dove lo specializzando Chopper mi indica i due, che continuano
indefessi a
litigare anche di fronte a noi.
"Come
dobbiamo procedere?" mi chiede e
io, del tutto disinteressato alla faccenda e ben deciso a rimanerne
all'oscuro,
mi schiarisco rumorosamente la gola, ricevendo l'immediata attenzione
dell'intera stanza.
"Nami-ya,
Zoro-ya, buonasera. Come al solito,
ho una sola domanda da porvi."
I
due mi osservano seri e silenziosi. Mi conoscono
ormai, sanno che non serve a nulla continuare a sbraitare
perchè il
sottoscritto dia ragione all'uno o all'altra. Piuttosto di mettere dito
nelle
loro scaramucce da innamorati preferisco lasciarli lì,
feriti e doloranti, a
tirar giù i muri e i santi. "È stato un oggetto
contundente e/o pericoloso
a provocare quel segno rosso sull'occhio di Roronoa?"
Nami
e Zoro si guardano in cagnesco e lei decide
di prendere parola per entrambi. "Gli ho lanciato addosso il
telecomando." mi dice, mentre lui grugnisce toccandosi la ferita.
Mi
avvicino e gli apro lentamente la palpebra con
due dita. Scruto la pupilla e controllo la presenza dei riflessi
innati. Tutto
è nella norma e non ha riportato danni alla vista, al di
là della lieve
cicatrice verticale che forse ornerà il suo occhio d'ora in
avanti. Poteva
andargli peggio…
Sospiro
mesto, grattandomi una guancia.
"Bene, non sussistono i parametri per una denuncia." asserisco
soddisfatto, facendo tirare un sospiro di sollievo ai due fidanzati.
"Dottor
Chopper?" chiamo il giovane
specializzando rimasto sempre al mio fianco, che continua ad osservare
basito i
due. Ancora non li conosce così bene, ma avrà
modo di farlo.
Lui
mi guarda un pò confuso ma attento. "Il
paziente Roronoa non presenta danni oculari evidenti ma
dovrà essere monitorato
per le prossime tre ore. Posso lasciarlo nelle tue mani?"
"I-Io,
dottor Trafalgar? Da solo
con...?" mi chiede spaventato.
Lo
scruto alzando un sopracciglio prima di
sfoderare il mio sorriso più sadico. "Esattamente.
Sarà un ottimo
esercizio per te. Dovrai avere a che fare con qualsiasi tipo di
paziente, un
giorno." Il mio essere stronzo non si è mai affievolito del
tutto,
soprattutto con gli specializzandi.
Esco
deciso dalla stanza, con la sensazione di
essermi tolto un peso dallo stomaco, quando una voce mi richiama. Mi
volto e
vedo Nami sulla porta che mi rivolge un sorriso radioso.
"Tanti
auguri Law!! Da parte mia e di Zoro!
Scusa non lo sapevamo, Cora-san ce l'ha detto prima!" esclama,
alludendo
al mio vecchio mentore, nonchè attuale primario di
cardiologia.
Batto
gli occhi un paio di volte e sto per farle
una domanda quando una voce baritonale la richiama facendole alzare gli
occhi
al cielo. "Dove diavolo stai andando donna??" sento pronunciare a
Roronoa da dentro la stanza. Nami mi saluta con la mano, sempre
sorridendo,
prima di sbraitare rivolta verso la camera "Sono qui, tranquillo! Non
ti
sbarazzerai così facilmente di me!" chiudendo la porta con
un tonfo secco.
Resto
qualche secondo basito prima decidermi a
lasciar perdere. Non ho tempo per pensare a cosa due pazzi possano aver
capito
da Cora-san, ho un altro paziente da visitare prima che finisca il
turno e
voglio sbrigarmi perchè penso di non riuscire a reggere
ancora per molto la
tensione che mi ha lasciato addosso lo sguardo di Koala stamattina.
So
di essere bravo in quello che faccio, mi è
stato detto più e più volte, ma cercare di
interpretare un malessere solo
dall'espressione del viso, va al di là delle mie normali
conoscenze. Non c'è
scappatoia, dovrò davvero chiederle che cosa è
successo.
Mentre
riflettevo non mi ero reso conto di essere
già arrivato e dovevo essere fin troppo assorto per non
sentire le urla che
provengono dall'interno di questa stanza.
Come
pochi minuti prima, faccio appello al
Giuramento di Ippocrate e spalanco la porta del reparto, pronto a
qualsiasi
cosa mi abbia riservato come ultima sorpresa, questa giornata da
cancellare.
Izou,
vecchio amico dai tempi della scuola, nonché
'scocciatura cronica numero cinque', ecco cosa mi ha assegnato il
destino, lui
e i soliti due membri della sua famiglia che qui ormai c'hanno fatto
radici.
Sospiro
pesantemente, ormai sembra che io sia in
grado di fare solo quello, chiudendo la porta dietro di me e avanzando
tra i
vari lettini per raggiungere l'ultimo dove infuria la bufera.
Izou
e Viola, fratello e sorella perennemente in
disaccordo su qualsiasi cosa, nemmeno si sono accorti della mia
presenza tanto
sono presi dalla discussione, ed io li ignoro volentieri a mia volta.
Lancio
un'occhiata al vero motivo per cui sono stato chiamato, l'uomo sul
lettino, il
moribondo con la faccia da pesce lesso, l'unico paziente che ancora mi
stupisco
di non vedere in cura presso il reparto di psichiatria al piano di
sopra.
Scuoto
piano la testa, capendo al volo che anche
questa volta il motivo per cui Sanji Vinsmoke ('scocciatura cronica
numero
sei', cosa lo dico a fare) è disteso su uno dei miei lettini
è da imputarsi
indirettamente a qualcosa che ha iniziato Viola, che ha scatenato
qualcos'altro
prodotto da Izou, che ha finito per provocare un terrificante shock al
suddetto
Sanji, tale da costringere tutti al trasferimento al pronto soccorso
per farlo controllare
dal medico di turno. Cioè io. Sempre io.
Con
uno sbuffo supero i due litiganti e controllo
la situazione del mio paziente.
Sguardo
vitreo, bocca spalancata, totale
immobilità degli arti, tutto nella norma. Fortunatamente non
sta perdendo
sangue dal naso, è probabile che non servano trasfusioni
stavolta, ma questo mi
lascia anche un pò perplesso e, mio malgrado, incuriosito.
Come mai non sanguina?
Mi
volto verso i due fratelli che, incuranti di
tutto, non hanno smesso un secondo di darsi contro. Ora che li ascolto
afferro
solo parole sconnesse e frasi senza senso, come 'mutande a lavare', 'i
miei
short', 'il mio ragazzo', che
non so bene a chi si
riferiscano ma potrebbe valere per entrambi, visti i palesi gusti del
moro
qui presente.
Interrompo
il teatrino perchè ne ho abbastanza.
Sono stanco, la mia ragazza ha un qualche problema che non ha potuto
dirmi
perchè per me il mio lavoro viene prima di tutto e iniziano
seriamente a farmi
male i timpani.
"La-chan!!!"
urla al mio indirizzo Izou
dopo avermi inquadrato, facendo volteggiare il soprabito rosa ad ogni
saltello
entusiasta.
Gli
regalo la mia espressione più annoiata solo
per non dargli il gusto di vedermi in difficoltà ogni volta
che si avvicina per
toccarmi i bicipiti. Ho una dignità, io.
Anche
Viola mi saluta educata, con quel grammo di
imbarazzo che a quanto pare al fratello manca. Lei per lo meno si rende
conto
di sembrare una svitata quando litiga con Izou, tanto da non accorgersi
del
mondo che la circonda, e si scusa se provoca fastidi. Per questo non
viene
bollata da me come 'scocciatura cronica numero sette'.
"La-chan,
per fortuna sei arrivato!" il
difensore delle cause perse mi indica il cognato mezzo morto sul
lettino. "Quelle
quattro oche delle infermiere non si sono nemmeno degnate di mettere un
camice
adeguato alle condizioni di Sanji-kun, nonostante le mie richieste! Gli
hanno
solo dato un'occhiata e se ne sono andate! Pur di farlo sentire a suo
agio mi
ero offerto di farlo io, ma per qualche motivo questa qui mi ha
fermato!"
si volta stizzito verso la sorella, ricevendo un'occhiata assassina.
"E
secondo te io ti lascio spogliare il mio
ragazzo dopo i danni neurologici che gli hai già causato?"
Mi
acciglio lievemente, sollevando gli occhi dal
viso del moribondo.
Izou
si infervora. "Danni neurologici??"
esala con le mani sui fianchi.
Alzo
impercettibilmente gli occhi al cielo, sto
per assistere ad un nuovo ed esaltante confronto tra fratelli, non
vedevo
l'ora.
"Io
non gli ho provocato nulla! Te lo ripeto,
hai messo tutte le mie mutande in lavatrice, li ho visti, mi piacevano
e
abbiamo la testa taglia! Perchè dovrei scusarmi per aver
provato i tuoi short?
Che colpa ne ho io se il tuo caro ragazzo qui non è capace
di distinguere il
mio sedere dal tuo? Che poi, lasciatelo dire cara, una mano morta come
la sua
non mi era mai capitata, ne ha di forza il ragazzo." commenta
compiaciuto
incrociando le braccia, mentre io comincio finalmente a capire.
Non
che mi importasse, è ovvio, ma ammetto che per
un attimo ho immaginato Izou, moro, chioma fluente, con addosso gli
short di
Viola, anch'essa mora e con la stessa fisionomia armonica del fratello,
camminare per casa ancheggiando prima di venire arpionato da Sanji. Non
riesco
a trattenere un piccolo ghigno, mentre lancio un'occhiata di
compatimento al
poveraccio ancora sotto shock disteso sul lettino. Probabilmente
è la cosa più
divertente della giornata, se non includo la bravata di Rufy ed Usop
con il
tubo.
Viola
intanto è diventata completamente paonazza e
ha ricominciato a riempire il fratello di insulti che non ho voglia di
stare ad
ascoltare.
Incrocio
le braccia pensando al da farsi. Sanji
non ha nulla che una buona notte di riposo e un falò, a base
di benzina e
short, non possano curare, ma come spiegarlo ai due senza danneggiare
le mie
corde vocali?
La
risposta mi arriva chiara e lampante dalla
porta infondo, quando entra il medico di base assegnato al turno dopo
il mio. A
quando pare è arrivato in anticipo, mancano ancora dieci
minuti, ma è tanto di
guadagnato per me. In un attimo decido di passargli la patata bollente
e sto
per chiamarlo ma come per magia Izou si zittisce e mi afferra deciso
per un
braccio. Sorpreso, guardo alternativamente lui e il mio arto
stritolato, in una
muta domanda che non si fa attendere.
"La-chan,
devi, DEVI, dirmi assolutamente chi
è quello!!" mi sussurra all'orecchio non staccando gli occhi
dalla porta,
dove il mio collega sta esaminando la prima cartella clinica del suo
turno.
"E soprattutto, devi dirmi se è etero o no!!"
Alzo
gli occhi al cielo e senza fiatare, mi libero
piano dalla presa di Izou, che non se ne accorge nemmeno, tanto
è preso nel
fissare il mio collega con la bava alla bocca.
Guardo
Sanji, che sta iniziando gradualmente a
riprendersi grazie alle parole di Viola, seduta vicino a lui, e decido
che è il
momento perfetto per congedarmi.
Mi
avvicino deciso verso il mio collega che appena
mi vede sorride bonario. "Ehi, Law. Ancora qui?"
Io
ghigno. "Si, ma stavo andando." gli
rispondo sereno, mi è sempre stato simpatico questo ragazzo.
Prima che si
allontani lo fermo. "Fammi un favore, dai un'occhiata al paziente del
13b,
è laggiù infondo al reparto." glielo indico e lui
allunga il collo per
guardare dietro di me. Lo vedo agrottare le sopracciglia e so bene
perchè,
annuisco senza voltarmi. "Si, sono un pò strani, ma ci farai
l'abitudine.
Attento al moretto, è appiccicoso."
Lui
sorride. "Non c'è problema, sembra un
tipo simpatico." mormora continuando a fissarli.
Io
storco la bocca. "Non sai quanto... Grazie
Marco, ti devo un favore."
Mi
dirigo a passo sicuro verso la porta. Ormai ho
finito, voglio andare a casa, prendere Koala e fare il bravo fidanzato
per una
volt... "Ah, Law?"
Do
le spalle alla porta e inquadro Marco che mi
sorride quieto. "Corazon mi ha detto, tanti auguri!"
Come
per Nami, mi ritrovo a battere le ciglia più
volte, confuso, ma lui non mi lascia il tempo per rispondere
perchè si avvia
subito verso Sanji e gli altri, con grande gioia di Izou.
Esco
cominciando ad avviarmi verso gli spogliatoi.
Prima
Nami, adesso Marco. E ora che ci penso pure
Rufy e Usop mi hanno fatto gli auguri prima di andarsene. All'inizio
avrei
detto che erano normali delirii di poveri pazzi, ma con Marco di mezzo
la tesi
cade. Non che sia un grosso problema, ma che voce sta mettendo in giro
Cora-san?
Mi
sento ancora piuttosto perplesso mentre
attraverso l'ultimo reparto prima degli spogliatoi, quando alle
orecchie mi
arriva distintamente una voce che non dovrebbe trovarsi qui.
Volto
di scatto il viso di ottanta gradi e strabuzzo
gli occhi esterrefatto, quando la vedo.
Che
cosa diavolo ci fa qui Koala??
È
seduta tranquilla su un lettino mentre
chiacchiera proprio con il mio vecchio mentore. Mi avvicino rapido a
loro,
accigliandomi inorridito quando noto una vistosa fasciatura sulla sua
mano.
Smettono di parlare subito non appena mi vedono.
"Law,
eccoti qui ragazzo!" mi accoglie
Corazon entusiasta come al solito, allargando le braccia. "La tua
dolcissima fidanzata è qui che ti aspetta da quasi un'ora!
Ormai non sapevo più
come intrattenerla, il mio charme dopo un pò svanisce!"
commenta
ridacchiando da solo.
Io
li guardo stranito e Koala gli sorride.
"Lui non sapeva che fossi qui e non è vero, il tuo charme
non svanirà mai,
Cora!"
Il
mio primario le lancia un occhiolino furbo e io
perdo la pazienza. Koala mi conosce bene, sa che non sono un tipo di
tante
parole e sa che il mio sguardo sconvolto puntato sulla sua mano
necessita di
spiegazioni rapide e mi viene in soccorso.
"Non
preoccuparti, non è nulla di che. Stavo
tagliano una melanzana e il coltello mi è sfuggito di mano.
Mi sono solo ferita
un dito, non volevo venire in ospedale ma non smetteva di
sanguinare..."
mi afferra la mano in un muto tentativo di conforto e poi sorride
raggiante a
Corazon. "Cora mi ha visto in mezzo a tutta la gente che affollava il
pronto soccorso e mi ha subito medicata personalmente. Niente punti ma
dovrò
tenere la fasciatura per qualche giorno."
Lascio
uscire un leggero sospiro di sollievo a
quelle parole. Guardo lui di sott'occhio e borbotto un sincero grazie,
prima di
concentrarmi di nuovo sulla mia ragazza. "Potevi chiamarmi!" la
riprendo duro.
Mi
sono spaventato, d'accordo? Dopo lo sguardo di
quella mattina, trovarmela ferita su uno dei lettini dell'ospedale non
è stata
una bella sorpresa.
Lei
scuote la testa, assolutamente tranquilla.
"Non era nulla di grave e a dirla tutta pensavo di riuscire a tornare a
casa prima che tu finissi il turno. Stavo preparando una bella cenetta
per
stasera, ma Cora ha voluto che rimanessi per farmi delle altre analisi."
Mi
acciglio. "Altre analisi?" esalo
confuso.
"Che
hanno risposto a tanti dubbi!" mi
interrompe Cora-san agitando le braccia. "Vado subito a prenderle!"
con un gran sorriso fa per avviarsi ma coordina male i movimenti e
inciampa sui
suoi piedi, franando a terra con un tonfo. Koala scende rapida dal
lettino e fa
per aiutarlo mentre io mi spiaccico una mano in viso. Pazzesco...
"No,
no, grazie cara, non affaticarti!
Ehehe... Tutto bene!" esclama, rifiutando gentilmente la mano di Koala
e
rialzandosi con una leggera smorfia di dolore. "Bene, ehm... come
dicevo,
a dopo, ragazzi miei!" asserisce lanciandomi un vistoso occhiolino che
mi
lascia un pò stranito e che mi ricorda di chiedergli
spiegazioni dopo, circa la
voce che sta facendo girare su di me.
Una
volta rimasti soli dimentico tutto il resto e
la guardo con un sorrisetto. "Una melanzana?" le chiedo dubbioso, ben
conoscendo la sua avversione per tutto ciò che riguarda la
cucina.
Lei
mi fissa indispettita. "Che tu ci creda o
no, stavo davvero cucinando!"
"Faccio
fatica a crederci, si."
confermo. "Perchè se fosse vero, quale sarebbe stato il
motivo
scatenante?" chiedo, più per prenderla in giro e stemperare
un pò la
tensione che ancora mi scorre nelle vene, che per reale interesse.
Ma
lei non coglie l'ironia e si imbroncia.
"Volevo preparare qualcosa di buono per stasera..." mormora risentita
"...per te, per noi, per stare un pò insieme da soli..."
Il
ghigno che mi si congela sul viso.
Lei
sospira, con gli occhi bassi. "Hai
lavorato molto nelle ultime due settimane e ci siamo visti
così poco... volevo
passare un pò di tempo solo noi due, per parlare, ridere,
stare insieme... fare
qualcosa di diverso dalla solita routine..." conclude affranta e io mi
maledico.
Mi
sento un idiota per averla presa in giro.
Forse
era questo il motivo anche di quello sguardo
strano, stamattina. Voleva solo un pò di attenzione, voleva
stare con me, e io
sono stato così cieco da non accorgermene, anzi ho
riflettuto tutto il tempo
pensando a cosa avesse come farebbe un medico, non come un fidanzato.
Ha ragione,
non sono stato molto presente ed è assolutamente da Koala
non avermelo detto
esplicitamente per non disturbarmi nel lavoro. Si, ma così
ho trascurato lei…
Mi
passo una mano sul viso, rendendomi conto improvvisamente
di quanto amo questa piccola donna che mi ha cambiato la vita
più di quanto
abbia fatto o farà mai la mia professione.
Essere
diventato un medico non è stato nulla, se
paragonato al lavoro di immane pazienza che ha sopportato lei per
riuscire a
penetrare nello scudo di ghiaccio che avevo al posto del cuore.
La
guardo intenerito sospirare piano, senza
incrociare il mio sguardo.
La
mia meravigliosa donna, che amo sopra ogni
cosa.
Sorrido,
un vero sorriso, di quelli che concedo
solo a lei, e faccio per avvicinarmi, ben intenzionato ad approfittare
della
momentanea assenza di qualsivoglia forma di vita nel reparto per
baciarla e
stringermela contro e magari sussurrarle malizioso che c'è
ancora tempo per
fare tutto quello che si era prefissata, quando un urlo belluino
irrompe dalla
porta, bloccando qualsiasi mia intenzione.
Io
e Koala ci voltiamo sorpresi, giusto in tempo
per riconoscere la figura di Izou che ci frana addosso in un abbraccio
simultaneo, saltellando entusiasta e lanciando urletti isterici che mi
fracassano i timpani.
Con
un diavolo per capello, cerco di divincolarmi
ma mi rendo conto di avere anche Chopper attaccato ad un fianco, con le
lacrime
agli occhi. Quando sento una mano leggera iniziare a strizzarmi il
sedere,
decido di darci un taglio.
"Che
diavolo vi prende??" perdo tutto il
mio abituale autocontrollo e con la forza dell'esasperazione riesco a
spingere
via i due esagitati, afferrando contemporaneamente Koala per la mano
sana,
allontanandola dalla ressa.
I
due si illuminano a quella vista.
"Perchè
non ce l'hai detto La-chan??" mi
dice Izou con tono di rimprovero, mentre Chopper annuisce al suo
fianco.
"Potevi dircelo! Siamo venuti a saperlo da Corazon!"
"Si,
dottor Law, dovevate dircelo avremmo
preparato qualcosa, portato da mangiare, fatto gli auguri..." esclama
il
mio specializzando, tirando su col naso, elencando con le dita tutte le
cose
che si fanno solitamente quando si organizza una festa.
Li
guardo sconvolto, ben deciso a tenerli lontano
da me e soprattutto da Koala, che è ferita e li sta fissando
in modo strano da
sopra la mia spalla. Corrugo le sopracciglia guardandola, notando che
sta
sudando freddo ed è visibilmente impallidita. Il mio primo
istinto è quello di
farla sedere velocemente sul lettino, convinto stia avendo uno shock
tardivo
per il taglio. Lei segue meccanicamente i miei movimenti senza battere
ciglio,
stranamente vigile, non staccando gli occhi di dosso ai due idioti che
indefessi continuano a snocciolare idee tra loro.
"...e
un gonfiabile? Sarebbe stato
topico!!"
"Si!!
E anche una bancarella di zucchero
filato!!"
Guardo
risoluto i due (per l'occasione ho
ribattezzato Chopper 'scocciatore cronico numero sette'), ben deciso ad
andare
a fondo della questione. Durante la giornata di oggi la mia pazienza
è stata
messa a dura prova e sono certo di averne abbastanza.
Mi
schiarisco la gola e blocco sul nascere
qualsiasi tentativo di un nuovo abbraccio da parte loro. "Statemi bene
a
sentire perchè non lo ripeterò!" lancio
un'occhiata ammonitrice a Izou che
stava per aprire bocca. "Oggi non è il mio compleanno! Non
so che genere
di scherzo sia, ma è tutto il giorno che ricevo auguri e
pacche sulle spalle e
se finora non era un gran problema, adesso mi sono stufato! Piantatela
con
abbracci e proposte varie!" concludo, soddisfatto per averli finalmente
zittiti. Ma ho fatto male i miei calcoli.
Izou
e Chopper si guardano confusi.
"Ma,
dottor Trafalgar, noi non parlavamo del
suo compleanno..."
Guardo
il mio specializzando e poi Izou che nega,
mentre al mio fianco Koala si alza di scatto dal lettino e mi sorride,
palesemente falsa. "Ecco, hai visto? Non parlavano del compleanno!"
poi, voltandosi verso di loro e senza darmi modo di vedere il suo viso,
abbassa
la voce di tre ottave. "Non c'è alcun bisogno di organizzare
una festa!
Perchè loro si sono sbagliati, giusto?"
non posso vedere la
sua espressione ma deduco dalla faccia di Izou che non c'è
cordialità sul suo
viso e questo mi lascia ancora più perplesso. Da quando in
qua Koala si
arrabbia per un malinteso che non è nemmeno rivolto a lei?
Quello sono io!
Ma
è una novità che sortisce il suo effetto,
perchè Izou spalanca gli occhi con la faccia di chi ha
realizzato qualcosa
all'improvviso e non proferisce più verbo.
Koala
pare soddisfatta perchè mi guarda di nuovo
dolce e affabile. "Direi che possiamo andare, Law!"
Ammetto
di non averci capito molto, ma per
stavolta decido di lasciar correre.
Mi
basta solo l'idea di aver finito il turno
perchè tutta la stanchezza della giornata si dissolva in un
attimo e rimanga
solo la felicità estrema di avere a disposizione l'intera
serata con lei,
magari da passare sul divano, o a letto, o sul tavolo in cucina, o
davanti allo
specchio in sala...
Le
stringo forte la mano sana, ghignandole storto,
già pregustando la bella seratina che ci aspetta, mentre lei
mi sorride serena
e con lo sguardo dolce e innamorato che mi rivolge quando è
davvero felice e
non posso fare a meno di pensare a quanto sono fortunato ad avere con
me una
donna così fantastica, che non saprei davvero immaginare
nulla di più bell...
"Dottor
Law??"
Mi
mordo la lingua, mentre sbuffo infastidito, era
troppo bello che me ne stessi per davvero andando. Ormai sulla porta,
mi volto
cauto verso il mio specializzando. "Si, dottor Chopper?"
sento
Koala accanto a me irrigidirsi come una corda
di violino e Izou che lo fissa ansioso in attesa.
Chopper
si gratta pensieroso una guancia.
"Allora, io ho capito che non devo più farle gli auguri..."
"Si..."
mormoro incrociando le braccia.
Un giorno dovrò chiedere cosa si deve fare esattamente per
essere dichiarato
santo.
"Si..."
conferma Chopper, dubbioso,
mentre Koala trattiene il respiro allungando una mano per attirare la
sua
attenzione e facendomi corrugare la fronte.
"Allora...
d'accordo, io non le farò gli
auguri! Però quando lo saprete... mi verrà a dire
se è maschio o femmina,
vero?"
"Scusa...?"
Fare
il medico non è un lavoro facile.
Affronti
anni di preparazione, innumerevoli test,
ore ed ore in ospedale per specializzarti, oltre che stare sempre chino
sui
libri.
Ma
pure la vita di una persona normale al di fuori
dell'ospedale è ben lontana dall'essere perfetta.
Anche
se per me, lo è diventata quella sera.
Angolo Autrice:
Ed
ecco che con le sue trovate va a rovinare una
bella giornata ad una bella persona!
A
te, con i tuoi adorati Koala e Law (e la guest
star di un certo moretto).
Scusa
per l’obbobrio ___Page ci
tenevo a farti un regalino… e si, non è un
granchè! Tutto il contrario del tuo regalo
invece… :,-(
Ti
meriteresti di meglio, quindi fa finta che
abbia ingaggiato la Rowling! :-D
Goditi
la festa e non smettere di credere perchè
il lieto fine arriva quando meno te lo aspetti.
Un
bacione gigante,
Momo
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