Ciò
che sono
Uno
degli ultimi raggi di questo sole, ormai giunto al suo tramonto,
filtra dalla finestra del mio ufficio, colorando di arancio ogni
parete.
Volgo
lo sguardo verso quelle tinte che sembrano voler riscaldare
l’atmosfera di questa giornata, il calore che emanano è
così… irraggiungibile…
Lo
è per me. Lo è per il mio cuore che vorrebbe essere
raccolto da quel calore, nonostante il gelo che alberga in esso...
Com’è
possibile che io sia così disonesta e incoerente con me
stessa?
Vorrei
quel calore solo per poter sostituire ciò che vorrei da te…
vorrei che fosse il calore delle tue mani a raccogliere il mio cuore
di ghiaccio... E se poi si sciogliesse?
Tu
sapresti sicuramente la risposta, André. Trovi sempre le
parole giuste, in ogni momento… come quella notte…
Una
rosa è una rosa anche se essa sia bianca o rossa. Una rosa non
sarà mai un lillà.
Abbasso
lo sguardo al ricordo delle parole che avevi utilizzato per farmi
comprendere che, qualsiasi cosa avessi deciso di fare, sarei rimasta
comunque una donna.
Sapevo
che avevi ragione e questo fece scaturire in me una rabbia
incontrollabile quanto insensata. Ricordo come la tua muta rabbia si
era unita alla mia… le tue mani strette attorno ai miei polsi,
tanto strette da farmi male… le tue labbra sulle mie, in un
bacio che pretendeva tutto l’amore negatoti e … il mio
seno esposto al tuo sguardo…
Quanta
vergogna provai nel mostrarmi a te e quanta paura nel mio essere
donna, così vulnerabile.
So
che, qualunque fossero state le circostanze, non mi avresti mai fatto
del male ma… mi chiedo come sarebbe andata se, quella notte,
le tue labbra avessero continuato a baciarmi e io mi fossi arresa a
te…
Un
brivido mi corre lungo la schiena mentre la pudicizia mi abbandona e
la mia mente corre alle tue mani forti, al tuo corpo di uomo, così
diverso dal mio, e alle tue labbra su di me…
Come
si può desiderare una donna come me? Chissà… se
mi desideri ancora André…
La
scorsa notte avevo bisogno di bere, sono andata in una delle sperdute
locande di Parigi e, lì, mi si è avvicinata una
donna... una prostituta.
“Sei
molto bello e questi distintivi mi dicono che sei anche ricco…
non ti andrebbe di divertirti con me questa notte?” mi ha
chiesto, mettendo il mostra il prosperoso seno.
Quella
donna mi aveva scambiato per un uomo e non era la prima volta che
accadeva una cosa simile ma, per quella notte, avevo deciso di essere
quello che all’apparenza sembravo… almeno per un paio di
minuti.
“Perché
vorresti andare a letto con uno sconosciuto?” le chiesi.
“Siamo
donne, donne di strada… voi ricchi non potete capire certe
cose… e poi sarei pronta a scommettere che anche le belle dame
di corte vanno al letto con il primo damerino venuto, solo per il
gusto di farlo.” mi rispose, lei, piegando le labbra in un
sorriso di scherno.
Non
dissi più nulla, mi limitai ad alzarmi e ad andarmene.
Mi
chiedo se tu sia mai stato con una prostituta e, se sì, quanto
piacere tu abbia provato nel suo corpo...
Questi
pensieri dovrebbero farmi vergognare di me stessa eppure non riesco a
cacciarli dalla mia mente.
Comando
un’armata di soli uomini ogni giorno ...e non riesco a
fronteggiare dei semplici pensieri di donna. È ciò che
sono in fondo...
Una
donna, una donna che ha sempre voluto rinnegare di esserlo e che ora
si trova davanti a un confronto aperto con i suoi sentimenti.
Perché,
in queste settimane, non riesco a fronteggiare il tuo sguardo durante
le parate? Perché, appena incrocio i tuoi occhi o sento la tua
voce, il cuore inizia a martellarmi nel petto e comincio a tremare?
Te ne sei mai accorto, André?
Può
essere amore, forse… mi piace pensare di amarti e allo stesso
tempo mi spaventa… così come mi spaventa il mio essere
donna, ciò che sono...
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