Il Giornalista

di AlexDico
(/viewuser.php?uid=1014570)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Appena usciti dall'ascensore, Jack e Gregory si incamminarono verso l'uscita. L'investigatore andava per primo, sembrava molto sicuro di ciò che stava facendo, mentre Jack lo seguiva, ansioso di avere altre news.

"Dunque... dove stiamo andando?" chiese Jack accelerando il passo per affiancarlo.

"Non ora. Sali in macchina."

Gregory aprì lo sportello della sua auto, una Berlina nera con i vetri posteriori oscurati, gettò il cappello sui sedili retrostanti, prese le chiavi che teneva nei pantaloni e mise in moto la macchina.

Jack lo guardava con fare curioso. Voleva sapere dove si sarebbe diretto, quindi tentò di richiederglielo nuovamente: "Gregory... Dove stiamo andando?"

Gregory sospirò piuttosto scocciato: "Andiamo a fare colazione, Jack. Non possiamo mica risolvere questo crimine con lo stomaco vuoto! Ti porto in un posto speciale."

"Cosa? Non potevi fare colazione prima di venire in ufficio?"

"No. Devo spiegarti alcune cose e volevo farlo il prima possibile, perché non c'è tempo da perdere." replicò Gregory immettendosi nel traffico "Ho delle ottime ragioni per credere che la guerra stia arrivando anche a Chicago."

"Quali sono queste ottime ragioni?" chiese Jack incuriosito ma con un tono di voce sprezzante.

"L'omicidio... è stato compiuto da un guerrigliero anarchico. Come lo so? Beh, semplice: sulla gengiva superiore è stata incisa una lettera, una A. Fuori da Chicago è ormai risaputo che quando c'è quella lettera sulla gengiva di un cadavere l'omicidio è stato compiuto dagli anarchici. Quì però non lo sa nessuno perché nessun giornale ne parla. I tre padroni non vogliono che queste cose si sappiano in giro, altrimenti la città cadrebbe nel caos più totale e le forze militari e paramilitari ne approfitterebbero per impossessarsene! Sono in pochi a sapere che l'omicidio dell'agente della Blackwater è stato compiuto da un anarchico: il padrone di questa zona, cioè Frank Moore e i suoi due consiglieri più fidati, ovvero coloro che hanno anche esaminato il corpo."

"Ehi, ehi, rallenta!" disse Jack scuotendo la testa "se sono stati i due consiglieri di Moore a visionare il corpo... tu come fai a sapere della lettera incisa sulle gengive?"


"Ho le mie fonti" concluse in maniera piuttosto enigmatica Gregory che, per il resto del tempo, non parlò.

Il viaggio in macchina durò all'incirca quindici minuti a causa del forte traffico: poco prima della zona lungomare di Chicago c'era stato un incidente e i soccorsi erano impegnati ad aiutare le persone coinvolte. Jack si muoveva in continuazione e ansiosamente per controllare che, nell'incidente, non fosse stato coinvolto qualche suo conoscente, mentre Gregory era rimasto impassibile, dando soltanto una rapida occhiata e sbuffando per via della lunga coda di automobili.


"Siamo in perfetto orario..." disse Gregory dando una rapida occhiata al cellulare.

Jack lo guardava alquanto stranito: non capiva di cosa stesse parlando, ma sapeva che se avesse provato a chiedergli informazioni lui avrebbe detto di aspettare. Gregory accostò di fianco un Diner e, senza proferir parola, scese avviandosi verso l'entrata del locale, seguito da Jack.
Aprì la porta e si sentì suonare il campanellino che avvisa dell'arrivo di un cliente.

"Ehi, dolcezza, preparami due pancake con lo sciroppo d'acero!" disse alla ragazza, sulla trentina, che si trovava aldilà del bancone. Poi, girandosi verso Jack, continuò: "devi assolutamente assaggiarli questi pancake. I più buoni che abbia mai assaggiato in vita mia!" poi, notando lo sguardo piuttosto smarrito di Jack, sorrise: "Non ti preoccupare: offro io."

I due si sedettero: il locale era un classico Diner, arredamento in stile anni cinquanta tutto rigorosamente rosso e bianco. C'erano all'incirca dieci persone all'interno del locale, molte delle quali erano probabilmente camionisti che si erano fermati semplicemente per una rapida colazione. Non vi erano poliziotti all'interno e la musica Rock'n Roll anni cinquanta rendeva l'atmosfera decisamente godibile.

La cameriera, tirandosi indietro i capelli biondi, servì i pancake ai due. Visivamente non avevano nulla di più e nulla di meno rispetto a quelli che Jack aveva già mangiato in altri locali. Prese un coltello e una forchettà e iniziò a mangiare: erano davvero degli ottimi pancake e, nel giro di pochi minuti, entrambi avevano già finito.

"Questo lo offre la casa!" disse la cameriera poggiando due caffè americani bollenti sul bancone.

"Grazie, tesoro." replicò Gregory estraendo dalla tasca una banconota da dieci dollari "dov'è il bagno?"

Jack notò qualcosa di strano: alla parola "bagno" Gregory ammiccò strizzando l'occhio, la cameriera annuì, prese delle chiavi che si trovavano sotto una pila di fazzoletti e le diede all'investigatore. Gregory si alzò con il caffè in mano e invitò Jack a seguirlo: "Andiamo Jack, devo mostrarti una cosa."

Jack continuava a non capire, era sempre più confuso e questa situazione iniziava a puzzargli: perché si stava portando il caffè in bagno? E soprattutto perché avrebbe dovuto seguirlo? Decise però di non fare domande, perché qualcuno avrebbe potuto avere dei sospetti.

Gregory aprì la porta invitando con un cenno Jack ad entrare e quello che vide era effettivamente un bagno. In un angolo, però, c'era una specie di tombino chiuso con un lucchetto. Gregory si piegò sulle ginocchia e, usando la chiave ottenuta dalla cameriera, sbloccò il lucchetto.

"Vai, Jack, prima tu."

Era evidente che l'investigatore celasse qualche segreto lì dentro. Aperto il tombino c'erano delle scale molto piccole: i due scesero fino ad arrivare in una stanza con le pareti grigie, priva di qualunque arredamento, a parte una sedia al centro. Sulla sedia c'era un uomo legato e con del nastro adesivo sulla bocca. Alla vista di Gregory, l'uomo legato iniziò ad emettere dei gemiti: stava cercando di dire qualcosa ma, ovviamente, non ci riusciva.

"Gregory... cosa diavolo significa tutto questo?" chiese Jack che stava iniziando a perdere la pazienza.

"Caro Jack... lui si chiama John. Uno dei due consiglieri di Frank Moore."

Jack spalancò la bocca, poi si girò verso Gregory: "Sei forse impazzito? Come diavolo ti salta in mente un'idea del genere? Legare ad una sedia un consigliere di Frank Moore? Vuoi forse morire? Ora lui ci ha visti in faccia!" Jack iniziò a camminare gesticolando nervosamente: "Dannazione! Siamo morti! È la fine! Se Moore viene a saperlo siamo finiti!" si fermò un attimo, si girò versò Gregory digrignando i denti: "Questa è tutta colpa tua!"

Si fiondò verso il detective con l'intento di colpirlo, ma non ci riuscì perché Gregory, con un'ottima agilità, evitò il colpo e lo fece cadere a terra. Anche il caffè di Anderson cadde a terra e quest'ultimo, con uno sguardo piuttosto scocciato, sbuffò.

"Jack... mi credi così stupido? Ho già pensato a tutto. Il mio è un piano studiato nei minimi dettagli: solo io, tu e la cameriera sappiamo che John è quì! Nessun altro, non lo sa la polizia e non lo sa Frank Moore. Il suo cellulare" continuò indicando John "l'ho gettato in mare lasciando una barca lì nei dintorni e, se mai dovessero rintracciarlo, penseranno che è caduto in mare ed è affogato. Nessun pericolo."

"Tu sei uno psicopatico!" replicò furioso Jack "io me ne tiro fuori, basta!" disse avviandosi verso le scale.

Qualcosa però lo bloccò: era proprio Gregory che lo stava trattenendo. Lo tirò a sè e, quando i loro due visi furono a pochi centimetri l'uno dall'altro, disse: "Jack... ormai ci sei dentro. Non puoi tirarti fuori così. Se dovessi scegliere di tirarti fuori, sappì che la pagherai cara... non posso lasciare viva una persona che conosce questo mio segreto... chiaro?"

Gregory lo fissò intensamente negli occhi, aspettava una conferma da parte di Jack che, dopo aver guardato John per qualche secondo, spostò i suoi occhi su Gregory e, con uno sguardo deciso, disse: "D'accordo. Ma finita questa storia noi due non avremo mai più altri contatti! Dopo che avremo sbrigato questa faccenda, dovrai stare lontano da me! Intesi?"

Gregory sorrise compiaciuto e lasciò il braccio di Jack.

"Benissimo, iniziamo questo interrogatorio..." disse infine il detective avvicinandosi a John...





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3661386