Quattro musicisti ed un investigatore

di Lady I H V E Byron
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Note dell'autrice: scusate per l'attesa. Voglio essere quasi fedele al film e lo so che con la grammatica lascio molto a desiderare, ma per le storie comiche me lo voglio permettere. Che storia comica sarebbe con il linguaggio aulico? A pensarci bene, solo quello dei Monty Python, ma quello è un altro tipo di comicità...

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Roma. Porto di Nettuno.
Solo in una banchina c’erano delle luci accese.
Delle urla di rabbia e delusione per poco non svegliavano l’intera città.
-Ve l’avevo detto che l’esplosione non sarebbe servita!-
-Non avevamo scelta! E dia un’occhiata a questo titolo!-
Un giornale della Nazione venne come lanciato al centro del tavolo, così da essere letto facilmente dai presenti.
Sulla prima pagina c’era scritto: “L’Italia in fremente attesa per la conferenza di Marco Auditore: come è cambiato il clima dall’800 a oggi.”
-La conferenza si terrà fra due giorni, se la polizia scoprirà qualcosa.-
-Crede che non lo sappia?-
-Lo sappiamo tutti!-
Quegli uomini facevano bene ad essere preoccupati: invero, erano tutti magnati e rappresentanti di compagnie petrolifere, nucleari e carbonifere.
Se l’Italia avesse adottato uno stile di vita basato sulle energie rinnovabili, le loro compagnie sarebbero state chiuse e loro avrebbero perso il lavoro.
Non da nascondere, infatti, che l’idea di far esplodere l’Istituto Meteorologico era partita da loro.
O meglio, da chi si era improvvisamente unito alla discussione.
-Signori, vi prego…-
Erano due persone esattamente uguali, stessa barba, stesso colore degli occhi, stesso colore della pelle, con la sola differenza di età e la stempiatura sulla fronte da parte del più anziano: erano Alfredo Nereo, magnate petrolifero della compagnia “Esagono” e suo figlio Matteo.
Vestiti con giacca e cravatta sembravano più gemelli che padre e figlio.
-So che siete tutti in apprensione…- proseguì il più anziano; il ragazzo rimase in silenzio e in disparte –E concordo con voi. Abbiamo ragione ad essere preoccupati… Matteo, il proiettore, prego.-
Il citato aveva in mano un telecomando: gli bastò premere un pulsante per accendere un proiettore, con la luce diretta verso una lavagna bianca.
-Questa è una centrale eolica, già attiva fuori Trieste.- spiegò, mentre sullo schermo vennero mostrate delle pale eoliche; successivamente cambiò immagine –E questa, invece, è una centrale a energia solare, o meglio, il progetto di una centrale a energia solare. Fatto sta che disporranno di cellule fotovoltaiche, che trasformano i raggi solari in elettricità. Questa è una lampada fluorescente. Dura dieci volte più di una lampadina tradizionale. Infatti, usa solo un quarto di energia. Finestre speciali. Isolano circa quanto dieci lastre di vetro. E questa, infine, è una macchina elettrica, alimentata parzialmente da pannelli solari. Grazie, figliolo, ora puoi spegnere…-
Lo schermo si spense all’improvviso.
-Tuttavia, signori miei…- rivelò Alfredo, con tono sicuro –Non sono preoccupato da nessuna di queste cose…-
I presenti rivolsero al collega sguardi confusi.
-…poiché nessuno verrà mai a saperne. Intanto, devo ringraziare mio figlio, il mio unico erede, per avermi dato queste informazioni, direttamente estorte dalla nipotina di Auditore…-
Matteo fece un lieve sorriso malefico.
-Mi dispiace non aver scoperto di più, papà…- ringraziò –Ma la falsa sgualdrina si ostina a fare la “preziosa”, la avara con la sua virtù… non so se mi spiego…-
-Questo è già sufficiente, figliolo…- commentò il padre, ridendo leggermente.
-E che mi dice di Auditore? E la sua conferenza con quei quattro musicisti sfigati?-
-Ci saranno i Presidenti e il Ministro dell’Ambiente…- domandarono due magnati nucleari.
L’uomo dalla carnagione olivastra sorrise in modo furbo.
-Davvero un’ottima domanda…- mormorò –Perché non lo chiede direttamente a lui?-
Dei rumori strani attirarono l’attenzione dei presenti, per poi assumere sguardi sgomenti: imbavagliato e legato su una sedia a rotelle, quelle per gli invalidi, c’era proprio lui, Marco Auditore. Si guardava intorno, spaventato e respirando a tratti. A spingerlo era proprio l’uomo intravisto da Lisa la sera prima. Aveva il fisico robusto, ancora saldo, nonostante l’età. Baffi scuri che coprivano l’intera area tra naso e bocca, naso rotto, sopracciglia folte che gli davano un’aria ancora più spaventosa e capelli lunghi, acconciati tipo fungo, con la stempiatura sopra la fronte, esattamente come descritto dalla nipote di Auditore.
-Ma è impazzito?!-
-Ha rapito Auditore…!-
-E’ davvero incredibile!-
-Ma fra qualche giorno dovrà fare il suo discorso…-
-Tranquilli, cari colleghi…- rassicurò il magnate petrolifero –Marco Auditore terrà il suo discorso…-
-Il mio parere è che attualmente dipendiamo dal carbone, dal petrolio e dall’energia nucleare…-
Un’altra persona si era aggiunta al gruppo; lo stesso Marco Auditore fu sgomento di vedere la persona accanto a lui: era la sua copia, un sosia, persino nella voce. Stessa barba, stesso volto, stessi occhi, stessa corporatura.
Era solo leggermente più alto, ma nessuno se ne sarebbe accorto.
-Buon Dio…- commentò uno dei presenti, sorpreso quanto il meteorologo.
-Cari colleghi, vi presento Vincenzo Arcattati, un ex-critico d’arte e, come potete vedere, il sosia perfetto di Marco Auditore.- presentò Alfredo, facendo un lieve inchino.
-E come ho già spiegato al signor Nereo…- tagliò corto il sosia, mentre si toglieva dal volto la barba finta e la parrucca, mostrando i lunghi capelli color cenere; era più giovane di Auditore, di circa dieci anni; aveva una voce subdola e minatoria, come se volesse intimare i presenti a non rifiutare la sua offerta –La mia parcella è di un milione e vi assicuro che valgo ogni centesimo. E poi, miei cari signori… voi non avete molta scelta, nevvero?-
Concluse con una breve risata, mettendo un pezzetto di lingua in mezzo ai denti.
Alfredo non fu intimorito dal suo tono, ma annuì ugualmente.
-Signori miei, il signor Arcattati ha detto la sua…- concluse –Ci sono domande?-
Silenzio.
Nel frattempo, Marco Auditore osservava i presenti con aria furiosa, cercando di dimenarsi, e, di conseguenza, liberarsi.
-Bene, allora siamo d’accordo.-
Bastò un cenno della testa del magnate che il sicario mise una ganascia su una ruota della sedia a rotelle, per evitare che il meteorologo, seppur legato, fosse riuscito a scappare semplicemente muovendo le ruote.
-Si goda la sua permanenza qui, signor Auditore…- salutò Alfredo, prima di uscire da quel luogo con aria soddisfatta.
Anche il figlio Matteo si unì.
-Chi lo sa? Magari, nel frattempo, sua nipote mi rivelerà altre informazioni utili per rovinare la sua conferenza… una volta che deciderà di fare un bel “corpo a corpo” con me… Eheheh…-
Se le corde che lo tenevano non fossero state strette e legate così bene, Marco non ci avrebbe pensato due volte a liberarsi almeno un braccio per dare un pugno sul naso di Matteo…
Tuttavia, non gli rimase che contare su Francesco, su Ettore e sulla Quarta Orchestra…



Si perse subito d’animo.




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