La Burina Commedia

di ToscaSam
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 VI
 
Virgilio rimase sul motore
per un lungo tempo assai,
diciamo pure delle ore.
 
Dante non avrebbe osati mai
arrabbiarsi col suo amico,
così indicando Alice disse: « Vai!».
 
Alice rispose una cosa che non dico,
ma non disobbedì al voler della sua guida.
E gridò con forza all'uomo antico:
 
« Prima che tu ti uccida,
non è che ci ridai quell'arnese?
Non mi sembri tipo da movida».
 
Virgilio, fermandosi, si arrese.
Col broncio tutto penzoloni
guidò fino a Dante, poi discese.
 
« Vabbé oh, rompicojoni.
Me stavo solo a fa' un giretto.
Ma voi dovete andare nei gironi.
 
Amico mio prediletto,
so che andartene tu devi.
Ma come sai, io qui ti aspetto».
 
Mestamente i tre allievi
lasciarono il grande latino.
Trascinando la moto a piedi,
 
continuarono il loro cammino.
Finché il limbo non fu sparito
ed entrarono in territorio divino.
 
Qui il Signore con un sol dito
poteva comandare a piacimento.
Il luogo neutrale era finito.
 
Pareva tutto buio e tutto spento,
nessun altro rumore troneggiava:
udivano soltanto un soffio lento.
 
Un soffio, o un respiro pien di bava;
come uno che ha la tosse grassa.
Samantha non capiva ma già tremava.
 
Poi Dante sussurrò con voce bassa:
« Quello è il guardiano dei malati del Giappone.
Se ci vede, tempo poco e ci fracassa.
 
È fortissimo guerriero e qui è padrone.
È l'ultimo discendente d'un gran clan
che si trasforma in potente scimmione.
 
Il suo nome è Goku,ed è un Sayan.
Che guarda ai giappominkia gelosamente.
Ha la forma d'un peloso orangutan.
 
Ora noi lo accecheremo prontamente
con il faro della moto che io tengo.
Ci sarò io con voi, ma state attente».
 
« Prometto che non svengo»
disse Samantha già impaurita.
« Tranquilla, se cadi io ti tengo.
 
Qui fra i morti, tienila, la vita»
Rispose Alice dolcemente,
ma non si sentiva troppo ardita.
 
Goku si faceva i cazzi suoi altamente,
quando Dante il faro bianco accese
illuminandolo completamente.
 
Alice finì che poi si arrese
e si spaventò tanto quanto
Samantha, che era alle prese
 
col vicino svenimento.
Anche Dante era tutto bianco
sia per la luce che lo spavento.
 
La scimmia si rigirò su un fianco
e gli sortì un arrabbiato ruggito.
Era tremendo da solo; pensa in branco!
 
Il gruppo era stato ammonito
dall'urlo grottesco del primate,
che ancora sbraitava inferocito.
 
« Se ve lo dico, scappate!»
Disse Dante, sempre preoccupato.
« Perché non vi avevo avvisate
 
che il faro lo avrebbe anche aizzato.
Ora lo spegnerò sperando
che invece cada addormentato»
 
Le ragazze inveirono urlando:
« Cosa? Ma sei impazzito?!
Quando l'hai pensata?! Dicci quando!!»
 
il maestro, per nulla divertito,
teneva sempre il faro puntato
sullo scimmione inviperito.
 
Sperando di non essere agguantato
dalla bestia più che mai furente,
spiegò cosa aveva pensato:
 
« Goku diventa incosciente
quando la luce lunare cessa.
Così magari se sente
 
che una forte luce lo vessa
e poi smette di brillare,
smetterà anche la sua ressa».
 
Mentre scappavano ed erano a parlare
Goku, la scimmia ancor feroce,
si era alzato per ammazzare.
 
Fuggendo via veloce,
i tre gli passarono davanti.
Potevano fare una fine atroce.
 
Samantha lesta, tanti
aculei di roccia vide.
E disse a tutti quanti:
 
« Se spegni la luce ci uccide!
Maestro non servirà a nulla
quel faro. Ormai ci vide!
 
È la coda che annulla
la forza dell'alieno!»
e Dante: « Fanciulla,
 
fai qualcosa in un baleno!
Avrete le mie scuse sincere,
fuor di questo luogo osceno!»
 
Alice vide le aguzze scogliere
ed alla moto dette un calcio,
che con forza si abbatté sulle barriere.
 
Tremaron le rocce come sfalcio
e s'abbatterono su Goku lo scimmione;
la coda gli tagliaron con un trancio
 
e cadde giù svenuto, il gran bestione.
Impaurite ed ansimanti le ragazze
gridarono al maestro: « sei un coglione!»
 
di rabbia e di paura tutte pazze
urlavano al poeta medievale.
Le facce ancor sudate e paonazze.
 
« Lo so, ho pensato male»
ammise Dante, un poco mesto.
« Ma questo mostro bestiale
 
davvero non fa testo.
Non ero stato informato
della coda e tutto il resto».
 
« Beh allora sei malato!»
disse Samantha sempre impaurita.
Dante sapeva di aver sbagliato
 
e che per poco non perdevano la vita.
Poi però si riprese dalla tristezza
e disse: « La mia moto s'è scalfita?!»
 
preoccupato, con destrezza
balzellò fra le macerie.
Cercò, cercò e poi: salvezza!
 
Le ragazze, con facce ancora serie,
videro il maestro ritornare gioioso
con la moto, affatto provata dalle intemperie.




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