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Nota:
questo capitolo è incentrato principalmente sul passato di Bella, del suo arrivo
a Chicago. Più che i dettagli sulla fuga, ci sono i suoi sentimenti e l’incontro
con Charly, alla quale volevo dare una parte un po’ più importante nella storia.
Vorrei che capiste perché la sua morte è così importante per Bella. Non siete
obbligati a leggerlo tutto naturalmente. Ma controllate le separazioni ‘’
._._._._._.’’ perché quella sottolineata (._._._._._._.)
indica da dove la storia inizia a ritornare al presente, ovvero alla morte di
Charlotte.
,, Fiore
impuro
,,
<< Nessuno può fuggire dallo
scorrere del tempo ed evitare che
con la sua malvagità lo
colpisca. Anche il Fiore,
quello più puro e casto, verrà tramutato in altro.
Qualcosa di terribile e
surreale.>>
<<
A volte fa meno male morire,
piuttosto che saper morto qualcuno che amavi. >>
Ricordo
chiaramente che soffrivo. Correvo disperatamente per le strade di Chicago, quel
giorno. Mi sarebbe piaciuto essere simile a Edward in quel momento; desideravo
poter scappare dalla realtà quando mi sarebbe andato, poter correre in eterno
senza perdermi nelle fatiche del mio corpo umano. Perché lui era scappato dai
miei sentimenti. Avevo sempre riconosciuto di non essere all’altezza di un
vampiro. Anzi, di un angelo protettore, che alcune volte riusciva ad
infastidirmi come nessun altro con le sue esagerate premure. Sapeva di
incredibilmente sdolcinato dire che l’amavo, che fosse la mia vita, nonostante
fosse la verità. Ricordavo l’ estate dei miei 14 anni, in cui Phil mi aveva
regalato un assurdo libro da ragazzine in cui la protagonista non faceva altro
che sventolare il suo presunto amore per il compagno, mentre intanto lo tradiva
con il migliore amico. Successivamente, il protagonista maschile si era accordo
di come fosse frivola lei, e l’aveva malamente scaricata per poi trasferirsi in
un’altra città. Mi sentivo come lei. Così vuota, inutile. Eppure riconoscevo
un’ingiustizia nella fine delle nostre due storie. Lei aveva tradito. Io
avevo amato con tutte le forze di cui ero capace. E mentre correvo
–scappavo- ammettevo a me stessa che avevo l’incondizionato bisogno di seguire
Edward nelle sue decisioni anche a distanza; volevo sparire per sempre dalla
vita di chi avevo conosciuto.
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A Chicago
pioveva, ed io non avevo un ombrello. Se ci ripenso ora, non credo di aver
neppure pensato di averne bisogno. Sedevo su un marciapiede di asfalto duro e
zuppo, e probabilmente piangevo. Non mi sforzavo neppure più di trattenere le
lacrime che ogni giorno mi consumavano lo sguardo, e mi toglievano il sonno. I
miei pensieri volavano a cose stupide, insensate; piccoli momenti passati con
mia madre a fare shopping, o ad aiutarla a cercare le calze. Ricordavo quando mi
sedevo sul divano, ed osservavo una partita della squadra con cui giocava Phil.
E, frequentemente, i momenti con Edward rimbombavano nella testa pesantemente,
cercando di inquietarmi più di quanto già non ero.
La gente
che passava mi volgeva uno sguardo di rimprovero, mentre osservava i vestiti
consumati che portavo addosso, e le mamme trascinavano via per mano i bambini
pimpanti verso l’altro lato della strada. Ed allora, io immaginavo che Edward mi
tendesse la sua mano fredda e grande, aiutandomi a rialzarmi da quel baratro in
cui ero caduta. Ma passavano i secondi ed i minuti, ed io restavo seduta a
prendere l’acqua. Con quello sguardo vacuo, e l’aspetto incasinato, dovevo
sembrare una persona pericolosa. Non potevo esattamente garantire che non lo
fossi in quel periodo. Suppongo che sarei impazzita seriamente, se una voce
calda non mi avesse rivolto la parola, e non mi avesse tappata sotto il suo
ombrello. –Non credo che quel marciapiede sia particolarmente comodo.- Ora la
mano tesa c’era veramente; era solamente molto più piccola, calda e femminile.
Non so
perché m’ispirò fiducia, ma, senza esitare, afferrai la mano senza neppure
sapere di chi fosse.
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Perché una
ragazza mi stesse asciugando i capelli mentre ero seduta su uno sgabello in
asciugamano, questo non lo capivo. Né tanto meno il motivo per il quale una
sconosciuta si preoccupasse della sorte di qualcun altro. Non avevo ancora
aperto bocca, ma nonostante ciò lei mi aveva pazientemente aiutato a lavarmi e
ad asciugarmi, come si faceva con un bambino piccolo. Sorrise soddisfatta quando
poggiò il phon su un ripiano lì vicino, e indicò lo specchio per far in modo che
mi guardassi. Avevo gli occhi gonfi e stanchi, ma in cambio i miei capelli
ricadevano lisci e profumati sulle spalle. Mi sentivo la testa leggera, e le ero
grata per questo. Mi ero trascurata parecchio, ed era un enorme sollievo sapermi
pulita. –Vado a cercare qualcosa da farti mettere.- mi spiegò prima di dirigersi
verso una cassettiera in legno, da cui estrasse un reggiseno ed un paio di slip
bianchi, insieme ad una vestaglia da notte celeste; non erano certamente nuovi,
ma erano trattati con la massima cura come se lo fossero. Capivo che fosse una
persona responsabile anche senza conoscerla. Mi sorrise e mi porse gli
indumenti. –Scusa, ma non ho altro. Hai fame? Posso portarti qualcosa da
mangiare.- Alle sue parole, annuì lievemente, e mormorai un flebile grazie. Fui
sorpresa di vedere come il suo sorriso s’illuminò per una mia semplice parola.
Mi era uscita roca e stentata, ma l’aveva apprezzata. Mi ero convinta che
sentirmi parlare non interessasse a nessuno; lo facevo solo per lo stretto
necessario, come l’acquisto di un pezzo di pane nero. Non ero più abituata, e
non mi riconoscevo. La ragazza corse al piano di sotto, e tornò poco dopo con
uova e pancetta. In quel periodo di tempo, che non era esattamente molto, mi ero
infilata l’intimo e il pigiama, ed avevo riflettuto su dove mi trovassi. Non era
certamente una casa. Da sotto, anche se non avevo visto nulla, proveniva un
forte rumore di musica; eravamo passate da un entrata posteriore, ed avevamo
salito le scale fino alla stanza che pareva essere della ragazza. Non capivo
nulla, nonostante cercassi di sforzarmi al massimo. Eppure, quando tornò, mi
concentrai ad osservarla. Aveva dei tratti gentili e maturi, che avevo subito
notato. Eppure mi erano sfuggiti i vestiti attillati ed il trucco pesante, che
tuttavia le stavano bene. Non le davano l’aria esageratamente volgare che
avrebbero dato a qualsiasi altra persona. Eppure il significato era piuttosto
chiaro. Una casa di puttane… forse. Mangiai in silenzio il piatto, mentre
pensavo ma non giudicavo. Non me la sentivo di accusare una persona così
gentile. Poco dopo, la ragazza che si era presentata come Charly mi fece
accomodare nel letto, e mi spense le luci. Non resistetti, e crollai
addormentata.
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Quando mi
svegliai, la trovai seduta su una sedia, che sfogliava delle riviste di moda.
Non appena, con esitazione, mi tirai a sedere dritta, il suo sguardo si volse
subito su di me. Sorrise, e ciò mi fece sentire ancora più spaesata. Mi portò
una tazza di cereali senza che neppure glielo chiedessi; mi sentivo come un cane
randagio, appena raccolto da strada. Tuttavia non ammettevo ancora di aver
bisogno delle cure di quella ragazza premurosa. Mangiai i corn-flakes in
silenzio, ma sgraziata come un cinghiale. Quando le porsi la tazza vuota, rise
allegramente. –Sono contenta.- mormorò. Non ne capii il significato. Di cosa
doveva essere contenta, e per quale motivo? Scrollai leggermente la testa, e
decisi che era ora di regredire dallo stato in cui mi ero ridotta. Volevo
continuare a parlare con la gente, a parlare con Charly. E così feci. La
ringraziai, e mi scusai. Parole biascicate e stanche. Era una ragazza solare e
socievole. Iniziammo a parlare, e sentii di essere riuscita a recuperare uno dei
tantissimi pezzetti di cuore che avevo perso. Per la prima volta nella mia vita,
forse, avevo trovato un amica vera.
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Edward
sedeva accanto a me, in un comodo sedile di prima classe. Mi stringeva la mano,
dolcemente. Era fredda, la sua. Troppo. Bastavo io ad essere gelata. Spenta,
senza vita. Se quella fosse stata la definizione di ‘’vampiro’’, allora io lo
sarei stata. Ero morta anch’io. E mi sentivo disgustosa. Che diritto avevo, io,
di riprendermi una vita a cui ero fuggita? E perché lui, non diceva niente? Noi
non avevamo chiarito. Che cos’eravamo, in quel preciso momento? Stavamo
insieme oppure no? … Poteva lui, stare con me, una prostituta? Alzai lo
sguardo verso di lui, confusa.
–Bella?- mi
chiamò.
Non
chiamarmi così. Non me lo merito.
–Bella,
cos’hai?-
Bella è un
nome troppo puro per essere il mio.
–Bella,
amore, che cosa c’è?- Una mano gelida sulla mia guancia.
Non mi
toccare. Tu sei più puro di quanto credi. Tu hai ucciso corpi. Io ho ucciso
anime.
-Amore?-
Lacrime che venivano asciugate. Mani che mi scrollavano leggermente.
Basta,
basta. Che cazzo di diritto ne ho, io, di conoscere l’amore?
-Vuoi che
chiami l’hostess?- mi domandò, premuroso. Sospirai.
-Sto bene.-
mormorai. Non insistesse, ed io voltai il viso verso il finestrino.
Il cielo
era sereno, le nuvole candide. Un altro sospiro. Fottuto tempo, così ipocrita.
***
Scesi le
scale lentamente, strascicando i piedi a terra con pigrizia. Ero a casa.
Ritornare nella mia camera, nella nostra camera, in cui solo quella
mattina lei mi rimproverava dolcemente… non aveva una spiegazione adeguata,
quella sensazione. Perfino Luc e Tisy, silenziose, si erano cambiate
elegantemente. Non le avevo mai viste così serie. Potevano, quindi, anche le
prostitute avere una dignità, dedussi stupidamente. Non ero vestita di nero. Non
andavo al funerale. Vedere delle ceneri (sì, Charly era stata cremata) non
m’interessava affatto. Quella che volevo rivedere era lei, cosa che non sarebbe
più stata possibile. Invece avrei solo dovuto vedere Marcus Fletche, che le
aveva regalato quel bel anello in attesa di qualcosa che ormai non sarebbe
avvenuto… probabilmente solo il suo sguardo, riflesso in uno specchio, sarebbe
stato più tetro e inanimato del mio.
***
-Avrei
dovuto vestirmi di rosso.- dissi tra me, lanciando uno sguardo al mio vestito
senza pensarci realmente. -Beh,
il rosso non è il colore del peccato. Il blu, lo è.- disse Edward a sorpresa,
distraendomi dai ricordi in cui mi ero immersa. –Il blu?- chiesi spaesata,
mentre altre lacrime mi rigavano le guance. Le asciugò rapidamente con il
pollice, e mi sembrò che ne avesse assaggiata una ad una velocità che non potevo
vedere chiaramente. Annuì. –Il blu. È il colore che più ti dona, e ti rende una
maggiore tentazione. Quindi il colore del peccato; un peccato tremendamente
attraente.- spiegò. Oh, giusto. Per la prima volta in vita mia, mi era sfuggito
che la persona con cui stavo parlando era più angelo che umano. Dovevo essere
veramente distrutta. Eravamo seduti da soli, ad un tavolo. Giocherellavo con una
coppa di champagne, per brindare in sua memoria. Le mie labbra non l’avevano
sfiorato neppure per due secondi, quel liquido. Non avevo voluto vedere le sue
ceneri, non avevo partecipato al funerale… ed in quel momento ero lì, al
rinfresco.
Mi sentivo come un cartone di latte marcio dentro una bella
confezione. Ed il significato di questo esempio, era così chiaro che non c’era
bisogno di altre parole.
***
Ridevo, e la mia voce trillante si espandeva nella casa vuota. Il
locale oggi era chiuso, e dentro, c’eravamo solamente io e Edward. Tutti erano
al rinfresco, ed io ero lì, tra le braccia di un vampiro, ubriaca. Se in quel
preciso momento avessi avuto la mente fredda, o anche solo la facoltà di pensare
a qualcosa d’intelligente, mi sarei detta ‘’Roxy, fai schifo.’’ Ma io,
semplicemente, mi divertivo. Un divertimento isterico, pazzo. Non era l’allegria
di una sbornia presa con leggerezza. Avevo cercato di resistere a soffocare il
dolore nell’alcool ma, contro la volontà di Edward, non avevo resistito. Ed ora
era lì, a tenermi stressa tra le braccia, a guardarmi. La sua espressione mi
faceva male, ma non me ne rendevo conto. Era affettuosa. Non mi stava
dando della puttana, della stupida, dell’ubriacona… dell’immatura. C’è chi
pensa, ed ha sempre pensato, che l’indifferenza faccia più male di qualsiasi
altro insulto. Anche io, lo pensavo. Fino a quando non mi sono convinta che sia
l’amore, quello sincero, a far male nei momenti peggiori. Perché ciò significa
che ci sono delle persone che t’impedirebbero di spararti un proiettile nella
nuca, e che ci sono persone che hanno più fiducia in te di quanta tu stessa ne
abbia.
Con me tra le braccia, Edward salì le scale a passo umano. Senza
sbagliare e senza insicurezze, arrivò fino alla stanza corretta, di cui ne aprì
la porta senza difficoltà. Mi trattenne tra il gelo che emanava il suo corpo
fino all’ultimo istante, sopportando i miei sproloqui e le mie risatine giulive.
Poi, mi posò sul letto, con delicatezza. Mi baciò la guancia, e mi sistemò per
bene la prima coperta che trovò. Fece per sedersi sul pavimento, ma lo trattenni
per la cravatta elegante, smettendo di ridire. Lo colsi di sorpresa e, con un
suo involontario contributo, riuscì a portarlo di peso sopra di me. Riflessi i
miei occhi nei suoi, dorati. E pronunciai solo due parole, chiare
e decise. Era come se non fossi più ubriaca, tutto d’un tratto. Come se avessi
finto per sfogo. E lui lo capì, e prese le mie parole più seriamente di quello
che sperassi.
-Edward,
scopami.-
*La
testa dell’autrice spunta fuori* non mi prenderete a pomodorate, ne mi sparerete
un colpo, vero?^^ Lo so, ci ho messo parecchio tempo. Ed inoltre, questo è il
primo aggiornamento del 2009. Ma sono contenta di essere tornata, e spero lo
siate anche voi. Mi ha fatto piacere leggere i vostri commenti, e sapere che la
sorte di Charly vi sia interessata. Ho già in mente il prossimo capitolo, e non
credo che tarderà più di un mese… certo, se c’è ancora qualcuno interessato
nell’aggiornamento xD Scusatemi per tutto il tempo che ci ho messo! Ora passo ai
saluti individuali, ci vedremo nel prossimo capitolo^^ (nel quale scoprirete se
Edward è andato a canestro oppure no xD)
Princesseelisil; Spero che tu, come tutte le altre, stia ancora seguendo
questa storia.^^ Sì, purtroppo Charly è morta. Tranquilla per l’odio di
Federica, tanto non è un personaggio di grande rilevanza. Mi dispiace di aver
usato il tuo nome per un personaggio tanto insignificante xD Grazie.
Railen; … Stai ancora aspettando con ansia dopo parecchi mesi? xD Io lo
spero! E sì, buon Natale e buon anno, buona pasqua ed un sacco di altre
festività. Quindi i miei auguri te li faccio in ritardo! :p Grazie di seguirmi.
MartinaCullen; Sì, anche io ero stufa del carattere rammollito di Bella. Qui
anche si sta un po’ deprimendo, ma tornerà a ruggire presto. Grazie mille!^^
Midnight Dream; Chi lo sa chi è stato^^ Si scoprirà nel prossimo capitolo.
Grazie!
PenPen; La vecchia e cara PenPen! Grazie mille, del commento e di seguirmi
sempre.^^
Tay_; Sì, la fine è veramente triste. In questo capitolo non particolarmente
direi xD Grazie!
pika chan; Riesci a indovinare anche cosa succederà nel prossimo capitolo?^^
Comunque hai ragione, chi legge quello che scrivo sa che non faccio mai durare i
momenti felici troppo a lungo xD
lilly95lilly; Ti piace la Bella gelosa? xD Grazie mille.
Giulls; Ciao Giulls! ^^ Spero la tua curiosità sia ancora viva. Grazie
mille!^^
_Nefer_; Oly! Non mi strozzare, prima o poi ho aggiornato! Ah, sì,Edward in
versione cane da guardia è il classico xD Ti voglio bene, e grazie!^^
momob; Mistero chi l’ha uccisa!^^ Grazie!
eligianlo; Anche se in ritardo (ritardassimo), benvenuta ad EFP! Sono
contenta di sapere che tu l’abbai trovata originale, e che inoltre ti sia
piaciuta!^^ Grazie!
Yuna Shinoda; E che gusto ci sarebbe se avesse una vita tranquilla e felice?
xD Ti ringrazio tanto!^^
Patience90; Ninny! Quanto tempo è che non ci sentiamo? *.* Tanto presto alla
fine non ho continuato, eh? XD Grazie!^^
Vampire93; Non ho aggiornato presto, ma ho aggiornato! Va bene comunque? No?
xD Grazie!
matrix; Ci sono, ci sono! Ero solo in letargo! E continuerò ad aggiornare!
Grazie!^^
Bellas; Spero continuerai a seguire, dato che il tuo commento è il più
recente per te non dev’essere passato tanto tempo, no? xD Grazie mille dei
complimenti. Mi fa sempre piacere sapere che l’impegno e la passione che ci
metto permettano una buona lettura!^^
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