Blood
is thicker than water
Tsubaki
Uchiha schiacciò con il suo tallone il cranio del cadavere
del capo
clan degli Ookamikoga. Lo sfregio che le aveva arrecato in quella
feroce battaglia gli era costato molto caro.
Gettò
lo sguardo sul campo, cosparso di cadaveri, per poi osservare le sue
mani, letteralmente grondanti sangue. Il clangore delle lame ed il
rumore sordo dei ninjutsu che venivano scagliati dall'una o
dall'altra parte, avevano ceduto il passo ai lamenti dei feriti, agli
ansimi dei sopravvissuti, agli ultimi spasimi degli agonizzanti.
Il
tributo di vite richiesto da quello scontro era stato altissimo, ma
avevano vinto. Avevano vinto!
Quello
era l'importante. Ora, dopo tanto incessante peregrinare, avevano una
terra da poter chiamare casa. Inspirò a pieni polmoni l'aria
della
sera, che ancora il leggero vento dell'ovest non aveva purificato
dall'inconfondibile odore metallico della morte e da quel mefitico
puzzo di cane bagnato che sembrava contraddistinguere gli avversari.
Sì,
inspirò a lungo. Poi urlò:
“WAAAAAAAAAAAAAH!
QUESTA. TERRA. E'. NOSTRAAAA!”
Al
suo grido, il boato dei guerrieri Uchiha si propagò per la
radura,
sovrastando per un istante persino il monotono scrosciare delle acque
della cascata più a valle.
Certo,
non c'era da illudersi, ci sarebbe stato ancora da combattere, e per
molto tempo, per affermare il loro dominio.
Gli
Inuzuka, il clan cadetto degli Ookamikoga, presidiava ancora le
foreste a nord. Avevano tradito i loro padroni, rimanendo neutrali.
Ma si sa, chi tradisce una volta, può tradire due volte...
Lungo
il corso del fiume, a sud, si era formata la 'grande alleanza
Hanafuda', tra i clan Nara, Yamanaka e Akimichi. Tsubaki aveva fatto
di tutto per impedire che ciò si verificasse, ma invano. Si
chiedeva
ancora come avesse fatto quella vecchia volpe di Gendo Akimichi a
portare dalla propria parte quegli stupidi, irruenti e violenti
animali dei Nara...
Anche
a oriente non mancavano onde di tempesta, in grado potenzialmente di
abbattersi su di loro. Gli Ootsutsuki, un tempo la potenza dominante
della zona, si stavano disgregando rapidamente in lotte interne, ma
aveva udito voci, dai suoi corvi, di un'oscura famiglia che poteva
vantare discendenza diretta dal grande Hagoromo, specializzata in
arti marziali... Stavano eliminando una ad una le case rivali con
ferocia e decisione. L'unica che sembrava loro resistere erano i
Daruma. Per quanto Tsubaki odiasse quel furetto diabolico di Ajisai
Daruma, si sa... Meglio il cattivo conosciuto che il buono da
conoscere. Non bene, no.
A
ovest, la scia di devastazione che avevano lasciato al loro passaggio
aveva creato un vuoto di potere che sperava rimanesse il più
a lungo
possibile. Per il momento i clan Shimura, Utatane e Kano erano
sufficientemente piccoli da trovare vantaggioso essere in rapporti
amichevoli o, quantomeno, pacifici con loro... Ma il vento dell'ovest
si divertiva sadicamente a portare sempre nuovi protagonisti nella
valle. A questo giro di danze erano stati loro i nuovi venuti, al
prossimo, chissà.
Loro
erano un clan piccolo. Piccolo e pacifico, fino a poco tempo prima.
Ma in quel mondo ebbro di violenza, la guerra giunge anche alle porte
di chi non desidera potere, gloria, fama. Era giunto anche presso le
loro dimore, presso le radici delle montagne. Fu quel giorno che
scoprirono di essere stati maledetti dal fato.
Non
può esserci pace tra gli Uchiha ed il resto del mondo, Aveva
detto un guerriero straniero, in quell'occasione. Loro, che
più di
tutti amavano la quiete e che rifuggivano il dolore, portavano nel
loro sangue un dono maledetto. Lento a risvegliarsi, una volta
destato era una forza distruttiva che poteva alterare ogni
equilibrio.
Ah,
la paura... Ogni volta che l'uomo si trova di fronte qualcosa che
fatica a comprendere, ecco che, prima di capirlo, lo vuole cancellare
dalla vista, annullarlo, per timore che il suolo del suo piccolo e
curato giardino di sicurezze venga inesorabilmente smosso...
Ebbene,
volevano annientarli? Volevano che la loro stirpe non fosse mai
esistita? Facessero come desideravano. Che si ricordassero
però,
prima, che anche gli Uchiha erano uomini. Ed è tipico
dell'uomo
usare ogni mezzo a sua disposizione, anche i più meschini e
infidi,
per sopravvivere.
Tsubaki
si era presa questo incarico, aveva fatto a se stessa questa
promessa. Loro sarebbero sopravvissuti. E avrebbe fatto di tutto per
mantenerla. Avrebbe portato nel cuore atroci e neri peccati, si
sarebbe immersa fin oltre i suoi neri e lunghi capelli nel sangue di
ogni essere vivente del continente, se ciò si fosse rivelato
necessario.
Quel
che rimaneva del suo clan , no, meglio, della sua famiglia
doveva vivere.
A qualsiasi
prezzo.
E
così io, Tsubaki Uchiha, sorella degli amati e compianti
Nikkou
Uchiha, Yuusha Uchiha e Yorokobi Uchiha, portatrice dell'occhio
maledetto, detto dal mondo Sharingan, uccisi di mia mano i capi dei
clan Ookamikoga, Sumire e Takeyushi, strappandone il cuore dal petto, così vendicandomi della morte dei miei cari. Ottenemmo qui
una nuova dimora.
Ottenemmo
la felicità che speravamo? No.
Ottenni
la pace nel cuore a cui anelavo? No.
Vennero
nuovi e potenti clan, come i Sarutobi, gli Hyuuga, gli Uzumaki... Da
ultimi i Senju, più di tutti sanguinari e traditori.
Nuovi
lutti e nuove tragedie, in un ciclo senza fine, sino a tarda
età. Ma
non abbandonai la promessa e non abbandonai il mio destino. Oh tu,
mio erede che leggi questo lamento di una povera vecchia, non pensare
di trovare letizia una volta per tutte, nel tuo vivere. Continua
però
a cercarla, come io ho fatto, e non rinnegare mai la tua famiglia,
anche se ti crea dolori e affanni.
“...”
Itachi
Uchiha chiuse il rotolo, concedendosi solo un lieve sospiro, poi
sparì nell'oscurità. Sarebbe stata una lunga
notte.
Angolino
dell'autore
Buonasera,
signori e signore, come state? Questa fic è emersa dalle
nebbie
della mia mente ed è uscita di getto dalle mie dita che
battevano
veloci la tastiera del mio scassone di portatile. Ho voluto dipingere
un passato lontano (la tentazione di scriverne una long mi ha
sfiorato, ma sono sicuro che ora come ora non avrei il tempo e le
energie materiali per portare a termine il compito, sebbene di idee
non me ne manchino), molto più lontano dell'usuale e vedere
che
effetto faceva, con solo un lieve accenno alla timeline più
recente. Ripetendo ciò che ho scritto nella intro, Ho
descritto una donna
lacerata da dubbi e travolta dagli eventi che, suo malgrado, si trova
sulle spalle il peso del destino di un popolo, sebbene ne voglia
fuggire. Ho descritto come quella stessa donna abbia deciso di
rinnegare quasi la propria umanità per salvare la propria
famiglia,
sebbene ciò non le abbia portato né amore
né gioia, alla fine.
Eppure ha lottato, non si è arresa. Mai. Sino alla morte.
Cosa
ne pensate?
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