4.
Allison
indietreggiò e fece un grosso respiro, Oliver e John ne avevano una chiara
visuale da dove si trovavano. Sembrava stanca, ma nemmeno così tanto nonostante
lottasse con quell'energumeno di Kostav da un'ora piena. Nessuno dei due era
ancora andato al tappeto e John ed Oliver erano sorpresi: la loro nuova amica
era minuta in confronto al suo avversario eppure era riuscita a colpirlo senza
troppi problemi, era riuscita a tenergli testa come la migliore delle
combattenti. Pensandoci bene però non era così strano, per vivere combatteva i
mostri - nel vero senso del termine - in fondo doveva per forza essere in grado
di battersi indipendentemente dalla taglia del suo avversario.
Prese
un colpo dritto in faccia e abbassò il capo lasciandosi andare contro la
recinzione, Oliver chiuse gli occhi per un istante.
“Dobbiamo
fare qualcosa Oliver” gli disse John. “Quell'armadio di Kostav finirà per
ucciderla.”
L'altro
però non era così sicuro che le cose sarebbero andate in quel modo. Aveva uno
strano presentimento, una sensazione particolare riguardo ad Allison. Non
avrebbe saputo spiegarla a parole, e forse era impossibile farlo, ma era certo
che in qualche modo sarebbe uscita vittoriosa da quello scontro. Un po'
ammaccata forse, ma vittoriosa. C'era determinazione nei suoi occhi e
tristezza, una profonda malinconia che le velava le iridi nocciola; lui era
certo che fosse perfettamente in grado di usare quel sentimento a suo
vantaggio.
Fece
un cenno della mano ad Anatoly e il combattimento si interruppe per qualche
secondo. In quel breve tempo lui e John le si avvicinarono. “Allison” le chiese
proprio il soldato. “Sei sicura di farcela?”
Lei
annuì mentre riprendeva fiato. “Sto bene” li rassicurò. “Ma non ho davvero
tempo per questo. Avrei già potuto metterlo al tappeto una decina di volte, ma
ho un sospetto.”
“Che
tipo di sospetto?” domandò Oliver.
“E
come pensi che avresti potuto metterlo al tappeto?” incalzò John. “È il doppio
di te.”
La
donna si strinse poco nelle spalle. “Ci sono cose che non sai di me John” gli
disse. “Se potessi fare tutto ciò di cui sono realmente capace, lui sarebbe già
sul pavimento.”
Il suo
interlocutore guardò dietro di lei e poi nei suoi occhi. “Perchè non puoi fare
quello che sai fare davvero?”
Allison
rifletté un attimo, fece roteare il collo e sospirò. “Questa è una storia per un'altra
volta. Fammi un favore” disse ad Oliver. “Invia un messaggio a Lucas Roberts,
lo troverai tra i contatti del mio cellulare, digli di tenere il jet pronto, ce
ne andiamo da qui tra tre ore al massimo.”
Senza
aggiungere altro tornò al centro di quell'improvvisato ring e decise che
avrebbe seguito il suo istinto, avrebbe dato retta al suo sospetto. Non aveva
davvero tempo da perdere e voleva tornare a casa. Ne aveva abbastanza di tutto.
Senza esitazione attaccò Kostav; un colpo al viso, una torsione del braccio e
le sue ossa scricchiolarono mentre lui urlava di dolore. “Mi ringrazierai dopo”
gli disse un attimo prima di spezzargli il collo con un movimento deciso. Il
corpo privo di vita cadde in terra sotto gli sguardi attoniti dei presenti, di
tutti loro. Calò il silenzio per un istante, infine Anatoly la raggiunse e dopo
uno sguardo al corpo di Kostav le tese la mano per stringere la sua, sul suo
viso un mezzo sorriso che ad Allison diede fin troppe certezze.
****
Kostav
aprì gli occhi piano, ricordava di aver combattuto, ricordava che la sua
avversaria era stata Allison Morgan e ricordava che aveva avuto la meglio. Più
o meno. “Dove diavolo sono?” mormorò alzandosi a sedere e strofinandosi gli
occhi per riprendere lucidità.
“Sei
sul mio jet privato” gli disse la voce che gli aveva parlato poco prima che
perdesse i sensi. “Bourbon?”
Lui
afferrò il bicchiere che Allison gli porgeva e bevve un lungo sorso. Guardò le
altre facce presenti e poi scrutò lei da capo a piedi prima di parlare. “Perché
non mi hai ucciso? Ne avevi l’opportunità.”
“Non
avevo ragione di ucciderti. Tutto quello che mi serviva era una fialetta del
tuo sangue e una del tuo veleno di lupo. Non dovevo per forza farti fuori per
averli.”
“Ah”
lui ridacchiò. “E io che credevo che non ti servisse un motivo per uccidere.
Non sei tu la cacciatrice più temuta e spietata dell’intero pianeta?”
“A
dire il vero” si difese lei. “Di me si dice che sono la più giusta tra le
cacciatrici.”
“Non è
quello che ho sentito dire io. Negli ultimi cinque anni hai...”
“Negli
ultimi cinque anni” lo interruppe Allison con calma. “Ho fatto ciò che dovevo
per proteggere la mia famiglia, mio marito. Non è per lo stesso identico motivo
che tu ti sei unito alla Bratva? Per proteggere tua moglie a tua figlia? Com’è
che si chiama? Ah sì, Elizabeth.”
Lo
sguardo di Kostav si fece dorato, si alzò minaccioso ma Allison, al contrario
di John ed Oliver non si agitò né si mosse di un millimetro. “Lascia la mia
famiglia fuori da tutto questo.”
La
cacciatrice si mise in piedi e lo guardò. “Tua moglie e tua figlia sono al
sicuro Carl. In questo momento sono in viaggio verso un posto protetto, lo
stesso posto in cui manderò te, se lo vorrai.”
Lui
deglutì a vuoto. “Non posso lasciare la Bratva.”
“Non
puoi o non vuoi?”
“Non
posso!” l’uomo scosse energicamente il capo. “Credi che mi piaccia uccidere la
gente? Per niente. Odio sparare, odio dover spaventare persone e rapire
famiglie per ricattare. Conosco la morte e le mie mani sono sporche di sangue,
tu sai cosa sono... non posso far nulla per quello, è la mia maledizione. Ma
questo,” le mostrò l’anello che ogni membro della Bratva possedeva, una specie
di simbolo di unione e fedeltà. “Lo odio. E se credi che sarai in grado di
tirarmene fuori, sei pazza.”
Allison
afferrò una borsa e la poggiò sul piccolo tavolino. Quando la aprì dentro
c’erano dei soldi e dei documenti. “Il tuo nuovo nome è Ted Lance, tua moglie
si chiama Gina, tua figlia Mia. Vivete a Londra, tu sei un buttafuori al locale
Momas, lei è una parrucchiera proprietaria di un salone nel centro della città.
Avete un cane, si chiama Milk, il nome lo ha scelto tua figlia quando uno dei
miei glielo ha regalato. È una vivace palla di pelo bianca.” Prese un anello e
glielo diede. “Sostituisci il tuo anello mafioso con questo. È un anello
lunare, non ti trasformerai più durante la luna piena, a meno che non sia tu a
volerlo. Avrai il pieno controllo sul lupo. Ti spedirò dalla tua famiglia tra
pochissimo.”
Lui la
guardò. “Non hai sentito quello che ho detto?” Guardò Oliver. “Tu sei Oliver
Queen giusto? Sai com’è vivere all’interno della Bratva, sai che non è
possibile uscirne quando si vuole. Potresti spiegarglielo per favore?”
“Allison”
iniziò Oliver. “Lui ha ragione.”
“No”
John sembrò rifletterci un attimo. “Anatoly crede che Carl sia morto.”
“Bingo
per John! Più o meno. Anatoly saprà che sei ancora vivo. Ma non sarà mai capace
di trovarti, ora” Allison gli poggiò una mano sul petto. “Questo farà un po’
male, ma è necessario.” Chiuse gli occhi e Kostav serrò le mascelle mentre una
leggera luce azzurra lo avvolgeva. Un secondo dopo era sparito e la borsa con
lui.
“Cos’hai
fatto?” le chiese Oliver con gli occhi spalancati.
“Cosa
sei tu?” fu invece la domanda di John.
Lei
sorrise amaramente. “Sono tutto e sono niente. Andiamo a concludere questo
affare” disse loro scendendo dal jet.
****
Anatoly
si avvicinò con passo sicuro, si fermò e mise le mani nelle tasche del
cappotto, tra le labbra un sigaro acceso da cui ogni tanto tirava una grossa
boccata. “Allison Morgan, quella che uccise uno dei più leali e letali della
Bratva. Niente male, devo dire, per una donnina minuta come te.”
Allison
rise. “L'unica donnina che io vedo qui sei tu, Anatoly.”
“Allison”
sibilò Oliver stringendo i denti. “No.”
Ma lei
gli fece un cenno con la mano, poi si rivolse di nuovo al Pakhan. “So
che hai provato a fregarmi” gli disse. “Kostav è un uomo carismatico,
rispettato e ambizioso. Hai fiutato il pericolo, hai capito che molti dei tuoi
uomini preferiscono lui a te ma ti rimangono leali solo per una questione di
codice d'onore. Così hai pensato che se qualcuno lo avesse fatto fuori al posto
tuo, in questo caso io, te lo saresti tolto dai piedi e, allo stesso tempo,
avresti potuto chiedere altri soldi perchè nessuno uccide uno dei fratelli
della Bratva senza conseguenze. Giusto?”
Anatoly
la guardò senza dire niente e tirò un'altra boccata dal sigaro. Allison
continuò. “Quanto mi avresti chiesto? Altri dieci milioni come... punizione per
aver ucciso uno dei tuoi?”
“Altri
cinque mi sarebbero bastati” il russo abbozzò un sorriso. “Come l'hai capito?”
“Sono
una ricca orfana. Riconosco una truffa anche a chilometri di distanza.” La
cacciatrice gli passò la borsa con il pagamento. “Sono quindici, come
stabilito. Ah dimenticavo... nel caso non lo avessi capito, Kostav è vivo, ma
ha deciso di lasciare la Bratva. Fossi in te non proverei neppure a cercarlo.
Sarebbe tempo sprecato. Addio Pakhan, è stato interessante fare affari
con te.”
Anatoly
rise e le passò un sigaro. “È roba forte, solo per chi ha... come dite voi Americani?
Per chi ha le palle?” chiese. “Tu le hai Allison Morgan, nonostante tu sia una
donna.”
Lei prese
quel regalo tra le dita. “Do svidaniya, Anatoly.”
“La
tua pronuncia è perfetta!” le urlò dietro lui mentre lei risaliva sul jet
seguita da Oliver e John. “Do svidaniya signor Queen e signor Diggle.”
Loro
lo salutarono con un gesto della mano appena accennato.
****
“Sono
a casa!” Urlò Allison entrando e trascinandosi dietro la ventiquattro ore e la
borsa piena di souvenir. “Hey, c’è nessuno?”
“Solo
io!” esclamò Hayley scendendo le scale e fermandosi a fissarla con occhi
sgranati. Il viso pieno di lividi, entrambi gli occhi neri. “Cosa ti è successo
alla faccia?”
Lei
mise la valigia in un angolo e le sorrise. “Niente di grave. Diciamo solo che
quelli della Bratva picchiano duro.”
“Allison”
mormorò l’altra avvicinandosi per stringerla in un abbraccio. “Prendi un po’
del mio sangue.”
“Non
serve” la tranquillizzò Allison sciogliendo l’abbraccio. “Ho solo bisogno di
una doccia e di una dormita. Dove sono Hope e Matt?”
“Sono
andati in campeggio per il weekend.”
La
cacciatrice corrugò la fronte. “È mercoledì.” Si diresse in cucina e tirò fuori
dalla tasca della giacca le fialette. Quando si voltò per poggiarle sul tavolo,
trovò un foglietto con scritto sopra un nome. “Hales...” sussurrò guardandola.
L’Ibrida
sorrise con gli occhi lucidi, come quelli della sua amica. “Mary mi ha dato il
nome che ci serviva. Ecco perché Matt ha portato Hope in campeggio.”
Allison
pianse un po’, ma riprese subito il controllo. “Questo vuol dire che...”
Hayley
la raggiunse e le strinse una mano. “È ora del tutto per tutto. Io prendo gli
ultimi ingredienti, come d’accordo.”
La sua
amica annuì ricambiando la stretta della mano. “Io vado a prendere Klaus.”