Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo: X-Men Days of future past - Hope.
Ade/Persefone.
Cap.9 Il melograno di Ade
Persefone era seduta sul simbolo
dello Yin e dello yang sul
pavimento. Le sue dita pallide e affusolate accarezzavano il pavimento,
tremanti, mentre con l’altra mano stringeva il pugno
all’altezza del petto.
Alzò il capo, osservando la fiamma blu che ardeva sul
soffitto di pietra,
rischiarando la penombra della grotta.
“Agognavo solo qualcosa di
buono che potesse illuminare
questo mio tetro mondo e tu rappresenti proprio quello”.
Udì la voce di Ade
sussurrare nell’angolo oscuro in alto, sopra di lei.
Strisciò
all’indietro, stendendosi nella parte bianca del
cerchio, piegò le gambe nivee facendo ondeggiare la lunga
gonna bianca a pieghe
che indossava. I suoi capelli rossi brillavano di riflessi blu notte e
le sue
labbra piene tremavano.
“Ti osservavo ogni giorno,
da lì”. Proseguì Ade, allungando
un braccio.
Persefone poté scorgere il
braccio emaciato di lui e le sue
dita ossute. Seguì il punto che le indicava la mano di lui e
scorse un laghetto
in alto, nel punto più rischiarato dalla fiamma. Riconobbe i
fiori e
singhiozzò, una lacrima le rigò il viso e le si
posò sulle labbra facendole
sentire il sapore di sale.
“Non volevo farvi sentire
prigioniera, solo avvicinarvi a me”
sussurrò Ade.
Persefone sgranò gli occhi
e si voltò di scatto.
“Se volevate avvicinarvi a
voi, perché rimanete nell’ombra?
Svelatevi! Nemmeno durante il mio ratto sono riuscita a
scorgervi” gli disse.
Ade volò fino a terra, il
suo manto nero ondeggiava
allargandosi e mise i piedi nudi, dalla pelle grigiastra, sul lato nero
del
cerchio. Il suo viso era rigato da lacrime di sangue che si staccavano
dalla
sua pelle, ondeggiandogli intorno. S’inginocchiò
davanti a lei che ne sfiorò
una.
Questa si contrasse, espanse e si
tramutò in un melograno.
Persefone lo aprì e alcuni
chicchi si sparpagliarono volando
tutt’intorno, alcuni s’infilarono tra i capelli
eterei di Ade che gli ondeggiavano
intorno al volto.
“Non voglio il vostro
male” gemette.
< Mio fratello Zeus mi ha
tratto in inganno, non è uso
tra le giovani fanciulle umane il rapimento come corteggiamento
> pensò.
“Sembrate soffrire
molto” sussurrò Persefone. Accarezzò la
guancia del dio, le sue gote, dagli zigomi sporgenti, si tinsero di un
rosa
delicato.
“Solo la vostra presenza
può lenire questo dolore, ma vi
prego, non provate pietà per me”
sussurrò, mentre nelle sue iridi si rifletteva
la figura della giovane.
“Siete il signore di questo
luogo e avete le movenze di un
dio, di un sovrano e di un meraviglioso incubo. Non posso provare
pietà per
voi.
Piuttosto, mi spiavate da
molto?” chiese Persefone.
Ade distolse lo sguardo e il suo
manto nero fremette.
“Ho visto sorgere soli e
tramonti attraverso quella pozza,
solo sperando di vedervi fuggevolmente rispecchiarvi in essa. Voi siete
l’unica
regina che potrei mai desiderare” ammise.
Persefone gli avvolse le spalle con
le braccia, tenendo il
melograno in una mano.
“Come posso divenire quello
che desiderate?” domandò.
< Nessun uomo mortale
dimostrò mai un animo così gentile >
pensò lei.
“Prendete i chicchi del
melograno, uno per ogni mese che
vorrete trascorrere con me e quei mesi ci apparterranno in
eterno” disse Ade.
“Lo
farò” promise Persefone.
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