La maledizione del Giullare

di Zuffy
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L'inizio della fine di tutto cominciò un Sabato di primavera: gli uccellini cinguettavano l'allegria del neo giorno, la brezza ondulava le tende delle stanze; così iniziò quello splendido delirio.

In quel piccolo regno, il Re si alzava all'udito dei suoni della natura, preparandosi ad aprire le entrate del castello.

In quel piccolo regno, la Principessa osservava dall'altezza della sua torre il mondo animarsi.

In quel piccolo regno, le Cortigiane si truccavano speranzose dell'arrivo di nuovi compagni.

In quel piccolo regno, il Consigliere spolverava i documenti degli introiti mensili.

In quel piccolo regno, il Mistico sorrideva al nuovo giorno.

In quel piccolo regno, il Giullare osservava.

 

Il suono dei tacchetti si udiva dal corridoio, cominciando a risvegliare la servitù : chi era?

Una porta si aprì e poi si chiuse, cigolando lentamente.

“Re Federico, sono io, il vostro consigliere”.

Il Re, indossando una giacca elegante, senza alzare lo sguardo rispose.

“Leonardo, sei arrivato prima del solito”.

Il Consigliere si schiarì la voce, sedendosi sulla bellissima sedia della scrivania regale.

“I preparativi”.

Il Re increspò il viso in una smorfia di seccatura.

Sapeva a quali preparativi si riferisse, quanto sapeva che il Consigliere fosse a conoscenza della sua riluttanza verso di essi.

“Immaginavo”.

Finì di preparasi ed aprì le antine di legno che si affacciavano sul regno, il suo.

Osservò quella piccola -ma ai suoi occhi immensa- distesa di terra, che terminava all'incontro del bosco. Oltre quel bosco, dove era proibito andare.

Lì aveva incontrato il suo amore e lì aveva lasciato il cuore: oltre al bosco.

Viaggiò per questioni d'affari oltre a quei boschi, dove incontrò in un villaggio una donna dai capelli dorati e due zaffiri lucenti. Spese con lei una notte, ma fu diversa da qualsiasi altra notte che avesse passato con chiunque altra.

Lui era il Re, non era ammesso avere relazioni con donne che non fossero di sangue blu come lo era lui, così fu costretto a lasciare quel villaggio, con il viso colante di lacrime amare.

Sognava ancora ad occhi aperti quella graziosa figura che gli rapì il cuore; chissà se là, lontano, oltre a quei boschi, lei stesse ancora custodendo il suo cuore.

“Ho preparato una lista degli invitati, mi chiedevo se dovessimo invitare anche le Cortigiane e il Giullare”.

“Il cibo... l'orchestra... gli invitati... tutti celebreranno questo giorno di felicità”.

Un sorriso amaro comparve sul volto del Re, il quale ancora era piacevolmente perso in quei ricordi.

Oh, Re, se solo avessi saputo...
 

L'ora del tè

Presto, presto! Venite gente!

Lo spettacolo sta per iniziare!

Non importa a nessuno chi mente,

amano tutti quel placido sorseggiare

che ammutolisce la mente.

 





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