La vita segreta di Ellie Dobner

di Dakota Blood
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CAPITOLO OTTO La casa sempre pulita mi da’ il voltastomaco, eppure a lei non sembra fare quest’effetto. Anzi, è così austera nella sua finta perfezione che quasi mi vien da vomitare. Il profumo Chanel numero 5 si sente da dieci chilometri di distanza e quell’anello, il finto solitario che tiene al dito, sembra più un rude esemplare di bigiotteria che un vero e proprio dono degno di gazza ladra. -Amore, se ti ho fatta venire qui è perché tuo padre, che come ben sai ormai da più di 14 anni è un medico ben rinomato, vuole farti un regalo che sa apprezzerai tantissimo- Mi gira la testa, sento le viscere che si attorcigliano fra di loro e mi uccidono all’istante. -Quale sorpresa?- -Ti regala la patente e la possibilità di studiare in una dele più rinomate facoltà del paese, ad Ashcroft. Non sei contenta tesoro? Chissà perché, le persone false hanno sempre il coraggio di affibiarti appellativi deliziosi e sdolcinati solo quando fa’ comodo a loro o in situazioni apparentemente imbarazzanti come questa. -Io non voglio guidare e poi mi basta il mio diploma linguistico, non ti ricordi tutti gli sforzi fatti tre anni fa? Io ora sto con il mio maritino, vogliamo una famiglia e non mi sembra il caso di avere questa cosa morbosa con mio padre, questo atteggiamento viscerale e stupido. Siete persone stranissime, mamma- Lei ci rimane male e si guarda l’anello, molto più importante di me. -Va bene- dice sorridendo, - almeno però non frequentare più quella schifosa di Stella, quella ragazza non promette nulla di buono- -No aspetta, che cazzo ne sai tu di Stella? Ti sei mai preoccupata di me in tutti questi anni? Mi hai mai incoraggiata o hai mai saputo quali fossero le mie priorità o amicizie? Se ho fatto tutti quegli sbagli è anche colpa tua- Mi chiudo la porta alle spalle e la lascio cantare ai quattro venti. Insopportabilmente acida e stupida come un criceto. Mi accendo una sigaretta che il vento rischia di portarmi via e mi lascio cullare dalle note di una meldoai che conosco già. The Bitter End che proviene dal mEdia World vicino casa. Aprofitto della scena patetica per rifarmi il cuore, per risanarmelo, ed entro nel negozio. Il CD dei Placebo, ormai quello vecchio, del 2003, è lì che mi osserva con aria nostalgica e malinconica. Prendo le cuffie enormi che sono disponibili solo nello store qua vicino a casa mia e ascolto tutti i brani, tenendo gli occhi ben chiusi. …In our comfort zone, reminds me of the second time that i followed you home, on this winters days. Canta Brian, canta, che la tua voce riesce sempre a tranquillizzarmi e farmi star bene. Non come il mio maritino che mi prende per il collo solo per via del pesce o come mia madre che vuole a tutti i costi che io diventi perfettina come mia mia sorella Lei vuole fare l’infermiera solo per addolcirsi il suo papà, io invece voglio diventare una cantante perché è nelle mie corde vocali, nei miei sogni e nella mia indole, così come lo è per gli scrittori scrivere e per i naviganti scoprire nuove terre. Io sarò una cantante, proprio come Lenny Filipova che in Hell.o manda a cagare tutti i demoni interiori, dicendo loro che non avranno mai la sua anima, e anzi gli ride pure in faccia! Mitica! Esco dal negozio e mi dirigo verso casa, stanca ma felice.




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