La maledizione del Giullare

di Zuffy
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E anche lei l'abbandonò come l'aveva trovato.

“Hai avuto fortuna a trovare uno come me, il Giullare, che non ha alcun interesse nel raccontare ad altri i tuoi sporchi segreti, o sei stata furba, hai premeditato tutto ciò per potermi usare a tuo piacimento”.

Si era avvicinata con così buoni intenti – pareva – che non gli sembrava vero. Avrebbe dovuto saperlo: nessuno si avvicina al Giullare se non per secondi fini.

“E allora usami, rendimi felice anche se per poco”.

Avevano passato serate a raccontarsi di loro, delle loro speranze e dei loro buoni propositi per il loro futuro insieme.

Era passeggera, ma riempirsi talvolta la testa di un'ebrezza volatile era rilassante per il suo cuore pesante.

Una volta spezzatosi l'incanto fu tradito, abbandonato e calpestato. Né un addio né un cenno, lasciato così in quella fluttuante staticità, subito rapito poi da un turbinio rancoroso e dolente.

Se l'era meritato. L'ingenuità non è concessa in questo mondo contorto.

Usato. Tradito. Abbandonato.

Aveva forse fatto qualcosa di male?

Perché se n'era andata dopo che le aveva dato tutto lui stesso? Era forse rimasta spaventata dalla vista del suo stesso riflesso senza maschera mentre era con lui?

Era arrivata ad un punto tale da riuscire a vedere il proprio volto senza la maschera, mentre il Giullare con lei l'aveva riposta con cura da tempo.

“Perché è così difficile essere sé stessi?”

Falso, ipocrita, fantasma!

La triste realtà ritorna sempre a scuotere il terreno, facendo finire chi aveva scalato la montagna per terra, sotto le macerie delle proprie lacrime.

“Il mio castello, ancora una volta ho permesso a qualcuno di entrarci...”

Si rammaricava, d'altronde, cos'altro poteva fare? Sperare forse che lei ritornasse da lui?

Lo sperò così tanto da riempirsi la testa di immagini tanto felici quanto finte.

Idiota. Debole. Innocente.

Essere innocenti in un mondo di colpevoli è una condanna a morte.

Lui non era così innocente, ma di tutti, lo era maggiormente.

Poi una voce cantò da lontano una strana melodia di morte.

Si spengono le luci. 

Dei passi in lontananza si odono, pesanti di tutti gli sporchi segreti del mondo.

 





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