Le cronache di Aveiron: Vittime e complici

di Emmastory
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Capitolo XXI

Le pagine di Terra

Non so davvero quanto tempo sia passato, ma so che gli allenamenti stanno continuando. I ragazzi si impegnano sempre al massimo, e con ogni sessione, intravedo sempre i risultati. Agendo da loro educatrice, li controllo sempre per evitare che si facciano male o accada qualcosa, e facendolo, noto un particolare. Tutti lavorano e affinano le loro rispettive tecniche, ma non Terra. Guardandomi intorno, la cerco con gli occhi, trovandola seduta sotto la grande quercia del giardino di casa, con le gambe incrociate, un quaderno e una penna. Sembra concentrata, e la fa scivolare con attenzione, avendo cura di non sporcarsi le mani con l’inchiostro. “Perché non sei con gli altri?” le chiedo, avvicinandomi e attendendo in silenzio una sua risposta. “Non mi sento bene.” Dice semplicemente, scappando dai miei sguardi e scivolando in un calcolato mutismo. “Cos’hai?” questa la mia seconda e ovvia domanda, seguita poi da una risposta che arriva lenta e quasi inudibile. “Niente.” Una singola parola, uno stratagemma che anch’io usavo da ragazza al solo scopo di evitare di esternare i miei problemi. “Non mentire, Terra, sai come la penso.” La esorto, sperando che mi ascolti e smetta di nascondersi. “Ho detto che non ho niente.” Continua, alzando lo sguardo fino ad incontrare il mio e richiudendo in fretta quel piccolo quaderno. Nella foga del momento, questo quasi le cade, ma con uno sforzo riesce a tenerlo in mano, non potendo però evitare che qualcosa scivoli appena fuori. Allarmata alla vista di quel foglietto, fa del suo meglio per raccoglierlo prima che me ne accorga, ma fallisce. Difatti, sono più veloce di lei, e ben presto, quel pezzetto di carta è in mano mia. “Che cos’è questo?” le chiedo, sentendo una leggera rabbia prendere lentamente possesso di me. “Ridammelo.” Risponde a muso duro, andando contro il mio volere di madre e il modo in cui l’ho educata.  Quasi ignorandola, faccio per dispiegare quell’ormai famoso foglietto, ma lei me lo impedisce, e quasi me lo strappa di mano. “Non ti riguarda.” Sibila, mentre il suo viso è una maschera di collera. Con le mani in alto, mi allontano lentamente, e non appena sono certa di non far più parte del suo campo visivo, fingo che la cosa non m’importi, continuando però a guardarla. Scrive incessantemente, e ogni tanto da uno sguardo a quel pezzo di carta, per poi riporlo al sicuro nel suo quaderno. Lo nasconde e conserva gelosamente, e nonostante sappia di non dover intromettermi troppo nella vita di mia figlia, resto comunque sua madre, e ho tutto il diritto di preoccuparmi. In fin dei conti, non è la prima volta che la vedo così, e con i dubbi che si insinuando nella mia mente come il vento fra le fronde degli alberi, penso. “Che può esserle successo? Perché non si sfoga? E soprattutto, farò bene ad agire?” non lo so ancora, e sembra che per ora sia destinata a restare all’oscuro di tutto. So che è sbagliato, ma considerando che non ha alcuna voglia di aprirsi e parlarmi, dovrò ancora una volta infrangere una tacita regola, e dare, a sua insaputa, uno sguardo alle pagine di mia figlia Terra.




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