cap 5 ora
Raggiunsi i magazzini e salii in macchina con Korsak.
“Siamo in anticipo ma arriverà” gli dissi. “Dopo questo incontro ha intenzione
di lasciare il paese. Gli serviranno soldi di sicuro.”
Vedemmo arrivare Samuel ed entrare direttamente con la macchina. Alcuni agenti
si finsero operai del luogo, con una super gru eravamo in grado di vedere anche
dall’alto. Il posto era immenso e i container tutti uguali. Ci si poteva
perdere lì in mezzo. Arrivarono Frankie e Nina e si fermarono davanti al
cancello.
“Ok ragazzi, aspettate che venga a prendervi così poi vi seguiamo.”
“Ok.”
Alle quattro precise, Samuel era davanti al cancello.
“Prima di parlare di affari, voglio vedere se avete armi o microspie addosso.”
Passò sui loro corpi il metal detector.
“Cerca di far presto, non troverai nulla” disse mio fratello. E veniamo alla
svelta al sodo. Non ho tempo da perdere.”
“Ci sa fare il piccolo Rizzoli” mi disse Vince.
“Ha imparato dalla migliore” dissi indicandomi.
“Come mai tutta questa fretta?” gli chiese Samuel.
“Ho un aereo da prendere, ci moviamo o no?.”
“Ok, siete puliti, andiamo.”
Li fece salire in macchina e si incamminarono.
“Ok, dissi alla radio, seguiamo senza intervenire, aspettiamo che arrivino al
magazzino.”
Scendemmo dalla macchina e proseguimmo a piedi. C’era un forte odore di pneumatici
bruciati, di sicuro era presente anche un’area dove bruciavano le cose inutili
o compromettenti. Camminavo con le spalle rivolte alla parete e la pistola ben
puntata in avanti. Ad un certo punto li sentimmo parlare e ci fermammo in
attesa dell’ok del capitano.
“Allora, di cosa hai bisogno?” domandò Samuel.
“Medicinali illegali qui negli usa, droghe varie e poi vediamo cos’hai?” prese
la parola Nina.
“Dove li dovete portare?.”
“Stiamo partendo per il Canada e poi sud America.”
“Fatemi vedere i soldi prima.”
Frankie aprì la valigetta e senza lasciarla un solo secondo con le mani, la
mostrò. Samuel la guardò e si convinse che l’affare andava fatto. Quei soldi
gli sarebbero serviti per lasciare il paese. Aprì il suo container e fece cenno
ai due di entrare. Oramai si era convinto di aver portato a termine l’affare.
Alcuni agenti salirono sul tetto e sistemarono dei microfoni per sentire i loro
discorso.
“Vi do piena libertà, prendere tutto quello che volete” disse Samuel, siete i
miei ultimi clienti.”
“Bene, ci dia qualche minuto per esaminare il materiale.”
“Prego, fate con comodo.”
Ovviamente Frankie e Nina si presero tutto il tempo possibile per permettere a
noi di uscire allo scoperto. Erano totalmente circondati, non ci restava che
aspettare che i tre uscissero.
“Se si accontenta dei nostri soldi, ci terremmo tutto. Ho parecchi clienti e
questa roba potrebbe servirmi, ci sta?” chiese Frankie.
“Sai che vi dico? Ci sto! Tanto lascio il paese. Ottimo affare per tutti.”
Appena Samuel aprì la serranda, trovò noi ad aspettarlo.
“Alza le mani e non ti muovere” disse Vince “Sei circondato, non hai scampo.”
Si guardò intorno sorpreso e arrabbiato.
“Non mi avrete così facilmente.”
In un decimo di secondo, prese Nina, con un braccio le circondò la gola e con
l’altra mano, le puntò la pistola alla tempia.
“Non peggiorare le cose” urlai, “Non ti lasceremo scappare. Arrenditi.”
Frankie era rimasto dietro di loro ma non aveva armi per intervenire. Sapevo
che avrebbe fatto qualche azione d’impulso ma gli feci cenno di no con la
testa. Non sarebbero serviti gesti
eroici in quel momento, era tutto sotto controllo.
“Lasciatemi andare o giuro che l’ammazzo.”
“No, non lo farai perché un secondo dopo io sparerò a te e sarai morto.”
“Meglio morto che in galera.”
Nina non andò nel panico perché addestrata ma la sua faccia mostrava tutto il
terrore che provava.
“Avanti Samuel, finiamola qui, abbiamo decine di uomini appostati ovunque. Dove
credi di poter andare?.”
Trascinò Nina vicino la sua macchina e la spinse dentro con forza.
“Avanti entra e accendi il motore” ordinò mettendola al posto di guida.
“Samuel aspetta, prendi me al suo posto, io sono una detective, lei è una
semplice agente. Io valgo molto di più” dissi cercando di negoziare.
Sapevo che non era vero quello che dicevo ma forse Samuel sarebbe caduto nella
trappola.
“No, mi tengo lei. E’ meno pericolosa.”
Le cose si stavano mettendo male, Samuel non mollava la presa. Non era caduto
nella mia trappola e sembrava intenzionato a scappare. Ogni minuto che passava,
stringeva sempre più il collo di Nina e lei stava perdendo quasi conoscenza.
“Ti prego, parliamone prima che succeda qualcosa di brutto a uno di noi” dissi
ancora. “Lo vedi da te, guarda, butto la pistola e parliamo. Non peggiorare le
cose più di quello che sono. Non uscirai vivo da qui se continui così.”
Cominciavo a perdere la pazienza, i miei nervi stavano vacillando ma non potevo
permettermelo. Nina era ancora sotto le sue grinfie. Sapevo benissimo come si
sentisse, a me era capitato decine di volte, avevo avuto a che fare con
delinquenti di ogni tipo, Hoyt su tutti. I suoi segni fisici, me li porto
ancora dietro, ancora lo sogno di notte, gli incubi con lui sono ancora
costanti, malgrado sia morto da anni. Mai, mai si può dimenticare una episodio
del genere. Mentre stava per salire, un proiettile sparato da un cecchino, lo
colpì alla spalla, Nina ebbe la freddezza di uscire dalla macchina e noi
catturammo Samuel. Finalmente.
“Tutto bene?” chiesi a Nina abbracciandola.
“Sì Jane, sto bene e grazie. Mi ha presa alla sprovvista e mi sono lasciata
catturare. Scusa.”
“Niente scuse, sei stata bravissima e ti sei comportata da vera professionista.
Ora vai a farti vedere da un medico, hai il collo tutto arrossato.”
Con Korsak, portammo Samuel alla centrale mentre gli altri fecero ricerche
specifiche di tutto il materiale trovato nel camper. Scheda segnaletica e
impronte digitali e lo spedimmo in cella. Avevamo tutto domani per
interrogarlo.
“Anche questa è fatta” disse Korsak.
“Già, c’è stato un momento che ho temuto per la vita di Nina. Se le fosse
capitato qualcosa, non me lo sarei mai perdonata.”
“Nina è una in gamba e sa fare il proprio lavoro.”
“Sì lo so ma ormai la reputo una della famiglia e mi preoccupo. Oh mio Dio, a
proposito di famiglia, devo scappare, Maura mi aspetta a cena. A domani Vince”
dissi prendendo le chiavi e la giacca.
Mi fermai a comprare i cannoli e andai diretta da lei. Per mancanza di tempo
non tornai a casa a cambiarmi e mi preparai ad una predica di Maura.
“Buonasera e scusate il ritardo, abbiamo chiuso il caso e mi sono dovuta
trattenere per compilare le scartoffie” dissi tutto d’un fiato.
“Tranquilla Jane.”
“Allora ci vuole un brindisi” disse Marcus aprendo lo champagne.
“Io ho portato il cannoli e…”
Vidi il viso di Maura dire: “No, non ci credo.”
“Che c’è? Sono di Alfredo, i migliori di Boston” dissi.
“Sì ok, dai accomodiamoci che è tutto pronto” ci invitò Maura.
“Hai acceso l’aria condizionata? Questo è un evento epico.”
“Sì, stasera fa davvero molto caldo.”
Ci sedemmo a tavola e raccontai del caso chiuso e dei momenti dell’arresto. Mi
ascoltavano molto presi e resi la cosa molto teatrale.
“Certo che fai un lavoro pericoloso” mi disse Marcus versandomi del vino rosso.
“Vero ma non saprei far altro così bene.”
Vedevo Maura molto presa da lui, la loro alchimia si poteva percepire ad occhio
nudo. La dottoressa Isles aveva davvero trovato qualcuno alla sua altezza. La
cena fu un successo e contrariamente a quello che pensava Maura, i cannoli
furono graditi da Marcus.
“Ti darò la ricetta originale, devo solo chiederla a mia mamma.”
“Te ne sarò grato.”
“E’ un tipico dolce italiano, siciliano per la precisione. In casa nostra non
mancavano mai” spiegai.
La stanchezza cominciava a farsi sentire e dopo le ultime chiacchiere, tornai a
casa.
“Ora vado, la giornata è stata super
stancante.”
“Vuoi qualcosa da portar via?” mi chiese Maura premurosa.
“No grazie, nel caso la mangiamo domani. Grazie per la bella serata e per il
sublime cibo.”
“Grazie a te per essere venuta Jane, alla prossima occasione” disse Marcus.
Maura mi accompagnò alla porta.
“Allora? Che ne pensi?” mi chiese sottovoce.
“Se ride alle tue battute e non scappa quando parli di morti o autopsie, è
l’uomo giusto per te.”
“Dici?.”
“Sì dico, non fartelo scappare” dissi dandole un bacio nella guancia.
“Ci proverò, notte Jane, a domani.”
“Notte a te.”
Con questo capitolo, finisce la mia ff ma non è detta che in futuro non la continui.
Non è facile inventare storie crime. Grazie a chi l’ha letta e commentata. A presto.
Alessandra.
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