L'eterno adesso

di Anukis
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  Quando?
  Quando, esattamente, tutto aveva cominciato ad assumere un’aura di normalità?
  Quattro spoglie pareti bianche, unica cella di un palazzo abitato da esseri che non usavano fare prigionieri. Tre insipidi pasti al giorno, sole occasioni per vedere la liscia porta della stanza spalancarsi. Un arrancar, anzi, un espada, che si muoveva fluido nello spazio intorno a lei, perfettamente a suo agio.
  Una routine, si sarebbe quasi potuta definire.
  All’inizio, Orihime notava sempre molti dettagli, come delle anomalie nel quadro generale, all’apparenza così semplice. Questi particolari la tenevano all’erta, le parlavano di ciò che lei voleva sentirsi dire, di bianchi Hollow cattivi e di neri Shinigami gentili.
  Ora anche lei indossava abiti candidi. Tesseva le lodi di Aizen-sama, imboccata con pazienza da un freddo servo del capitano traditore.
  E, piano piano, tante piccole minuzie avevano cominciato a raccontare una storia ben diversa. Ogni cosa andava a posto adesso, nulla stonava nell’insieme.
  In quella corsa contro il tempo, che attendeva solo una missione di salvataggio dei suoi compagni, Orihime si era invece fermata. Tornare sui suoi passi, andare avanti, non riusciva a decidersi. Non si risolveva a lasciare indietro l’unica persona accanto a sé.
  Ulquiorra era voltato in tutt’altra direzione. Di certo aveva notato l’umana, limitandosi a prendere atto della sua presenza, per poi ignorarla.
  Forse sarebbe stato lui a muoversi prima che lei scegliesse. Si sarebbe incamminato verso un deserto di cenere grigiastra, avanzando fino a sparire all’orizzonte e poi ancora oltre. O, girandosi infine verso quella donna che gli era stata affidata, avrebbe portato la mano alla spada.
  L’intera situazione, al di là dell’amarezza, aveva il retrogusto di una certa ironia.
  Orihime aveva sempre vissuto giorno per giorno, gioendo al massimo del presente e facendo strambi, vaghi piani per il futuro. Ora si ritrovava a fissare fuori dalla finestra sbarrata di una familiare prigione, a cercare disperatamente di afferrare ogni istante di quel tempo che scorreva come cenere fra le dita.
  L’adesso, quel momento di stabile tranquillità, era il più grande sollievo del suo cuore. Una volta scesa la sera, poi, quella trascorsa sarebbe stata un’altra giornata di normalità.
  L’eterno adesso, quel momento di rasserenante speranza, nell’attesa di ricongiungersi ai suoi amici, qualunque fosse stato il modo. Il dolore di sapere che molto presto un piede avrebbe avanzato verso il vuoto, una mano si sarebbe stretta sull’elsa di una spada.
  Pioggia in attesa di cadere, con la sola certezza che si sarebbe adagiata su una terra non del tutto sua.
 
 
 





































Angolo Autrice
 
Sono le quattro meno dieci  di notte, quindi non chiedetemi di scrivere pure un Angolo Autrice decente, per favore. Lo so di aver appena partorito qualcosa di inconcludente, assolutamente fine a se stesso, magari pure OOC, và, ma mi andava comunque di pubblicarlo.
Giuro che un giorno mi metterò di buona lena a scrivere una storia UlquiHime con un qualche senso e più lunga. Per ora questa cosetta mi piace abbastanza, tenendo conto che sono mezza rinc*****nita.
Beh, buonanotte, salutoni,
 
Anuki...zzzzzz!




 
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