Con la stessa forza di un treno, Sonic fu travolto in un solo istante
da tutti i momenti difficili di quando, non molto tempo prima, aveva
subito la grottesca trasformazione in quello che lui stesso, e i suoi
compagni presenti in quel frangente, aveva chiamato riccio mannaro. Si
ricordava molto bene il senso di turbamento nel vedere la sua immagine,
a cui era particolarmente affezionato, diventare così rude e
selvaggia. Tutti quegli artigli, tutto quel pelo… no,
decisamente l’idea di riprendere quelle sembianze non lo
allettava per niente.
- Intendi dire quando ti eri trasformato in una palla di pelo
selvaggia? - domandò Shadow, privo di tatto - Anche se non ero
presente ad assistere allo spettacolo, alla G.U.N. avevano un rapporto
completo sulla faccenda -
- E’ un’esperienza che neanche tu vorresti ricordare -
ribatté Sonic, visibilmente infastidito, prima di tornare a
rivolgersi ad Eggman - Sei sicuro che sia l’unica soluzione
possibile? -
- No, ma è di sicuro la più rapida - disse il dottore,
lisciandosi compiaciuto i baffi - Potrei studiare un’alternativa,
ma ci vorrebbe parecchio tempo e ho paura che quei disadattati
inselvaggiti lì fuori non siano disposti ad aspettare -
- Ma anche se accettassi, come faremmo a farmi tornare in quella forma?
L’ultima volta fu necessaria una bella dose di energia di Dark
Gaia. Se tu lo andassi a svegliare un’altra volta, ti farebbe a
polpette… e non potrei neanche dargli torto -
- Il vostro dottor Eggman ha sempre un asso nella manica per situazioni
come questa - replicò lui, tronfio - Si dà il caso che
abbia conservato una piccola dose di energia di Dark Gaia per
scopi… ehm… puramente scientifici. Non è molta, ma
dovrebbe essere sufficiente per innescare di nuovo la trasformazione -
- Ringrazia che non ho tempo di rivoltare questo posto come un calzino
- sbottò Shadow, digrignando i denti - Ti farei ingoiare una per
una tutte le diavolerie pericolose che tieni nascoste -
- E non hai visto il suo guardaroba! - intervenne Cubot - Lì
sì che si annida il male più perverso! -
- Fatela finita! - sbraitò Eggman - Non ho ancora finito di parlare di me stesso! -
Sonic lo ignorò. Era molto più concentrato sul capire
come rimettere in atto quella che considerava come una condanna.
- Allora diamoci da fare! - esclamò, con molto più
coraggio di quanto se ne sentisse addosso - Come si dice: via il dente,
via il dolore! -
- Per quanto non veda l’ora di metterti sotto i ferri, topastro,
manca ancora qualcosa prima che si possa procedere. Ho l’energia
di Dark Gaia, ho conservato il motore del mio meraviglioso
cannone… ma serve ancora almeno un Chaos Emerald -
Shadow esplose in una risata sarcastica.
- Davvero credi che ti consegneremmo spontaneamente un Chaos Emerald? -
- Se volete curare l’epidemia, sì - ammise Eggman -
Bisogna ricreare le esatte condizioni che hanno trasformato Sonic,
seppure in scala minore. E il Chaos Emerald è un componente
fondamentale del processo -
- Scordatelo! - esclamò Shadow, irremovibile - Sarò morto
prima di consegnarti con le mie mani un simile potere -
- Non piace neanche a me, Shadow - intervenne Sonic, ragionevolmente -
Però non c’è altra scelta. Hai visto cosa sta
succedendo là fuori e l’unico modo sicuro per contenere i
danni è fidarsi di Eggman -
- Preferirei fidarmi di un serpente a sonagli! -
- Pensa a Rouge e agli altri - insisté Sonic, pensando di far
leva sui sentimenti per convincerlo - Ogni minuto che passano in quello
stato è un minuto in più in cui potrebbe succedergli
qualcosa… o in cui potrebbero fare qualcosa di cui si pentiranno
-
Il riccio blu sapeva di aver usato le parole giuste perché
scorse un lampo di ripensamento nell’espressione del suo sosia.
Fortunatamente sapeva essere ragionevole nel momento del bisogno,
così annuì piano con un cenno del capo.
- Per fortuna ne ho nascosto uno in un luogo sicuro - disse poi, con
aria sempre più corrucciata - Lo tenevo da parte in caso ce ne
fosse stato bisogno. Lo andremo a prendere subito e lo porteremo
qui… e ci andremo da soli! -
Shadow aggiunse l’ultima parte con tono severo non appena vide il
sorriso ingolosito che si allargava sotto ai baffi del dottore.
- Nel frattempo preparerò tutto quanto - disse Eggman,
sfregandosi le mani - E’ sempre un piacere fare affari con voi -
- Vedrai che diventerà una tortura, se proverai a fregarci - lo
minacciò Shadow, prima di fare dietrofront e dirigersi verso
l’uscita.
Sonic, ancora teso all’idea di ciò che lo aspettava, lo seguì senza aggiungere altro.
- Grazie per aver accettato - disse al riccio nero, in tono semplice e
sincero - C’è la vita dei miei amici in gioco -
- Tanto sei tu quello che andrà al patibolo - ribatté Shadow, bruscamente - Meglio tu che io -
Erano passate diverse ore dallo scatenarsi del primo focolaio
dell’epidemia. La situazione degenerava di minuto in minuto e, se
c’era qualcuno in tutta la regione che osservava lo svilupparsi
degli eventi con delizia e soddisfazione, quella era proprio
Necronomica. Le sue piccole spie robotiche, disseminate ovunque quasi
come uno sciame di zanzare, monitoravano e registravano incessantemente
la disperazione di tutti coloro che stavano cercando di contenere i
disordini provocati dai mobiani inferociti. Il caos dilagava ovunque e
non c’era dubbio che, entro la fine della giornata, sarebbe stata
firmata una pagina nera nella storia di tutte le United Federations.
Morrison, di ora in ora sempre più taciturno, aiutava a
controllare i monitor del loro rifugio. Tra le immagini di una folla
che calpestava letteralmente una ragazzina per sfuggire all’ira
di una pantera sul sentiero di guerra e quelle di un’auto della
polizia che veniva rovesciata da un orso, non aveva ancora trovato un
senso a tutta quella distruzione e sofferenza. Cosa di buono poteva
venir fuori, secondo la sua signora, coinvolgendo decine e decine di
innocenti? Era davvero il modo più giusto per capire chi fosse
abbastanza forte da meritare di diventare un bio-mecanoide? Non avevano
di fronte dei guerrieri o degli avventurieri, come Sonic e i suoi
amici; avevano di fronte gente ordinaria che desiderava soltanto
continuare a condurre una vita tranquilla, cosa che
quell’epidemia stava loro negando.
- Il virus sta facendo effetto anche sui mobiani erbivori -
proferì Necronomica, con una punta di inquietante contentezza
nella voce gelida - Entro stasera potremo raccogliere i pezzi e
scegliere i soggetti più adatti per la nostra causa -
- Sempre se sarà rimasto in piedi qualcosa… o qualcuno -
completò Morrison, mesto, mentre distoglieva lo sguardo
dall’ennesima ripresa di violenza sulle strade.
- Stando ai miei calcoli, almeno un cinque percento della popolazione
riuscirà a contenere e debellare il virus - continuò lei,
completamente indifferente al fatto che si stava parlando di vite - Tra
questi ci sarà senz’altro qualcuno che farà al caso
nostro -
- E se così non fosse? Se nessuno sarà riuscito a resistere agli effetti del virus? -
- Avremo almeno la soddisfazione di aver fatto un po’ di pulizia tra i miserabili e gli inutili -
Per la prima volta, dopo moltissimo tempo, Morrison si ritrovò a
rimpiangere i tempi in cui la sua signora non avrebbe mai definito la
gente comune “miserabili” e “inutili”. Aveva
promesso di non guardare mai indietro, perché tutto ciò
che era importante per lui e per lei era il futuro. Forse, però,
i loro disperati tentativi di ritagliarsi faticosamente uno spazio in
cui poter accettare ciò che erano, e che sarebbero sempre stati,
cominciavano ad avere un prezzo troppo alto da pagare.
D’un tratto, l’attenzione di Morrison fu attirata dalla
ripresa di un paio di figure familiari che sfrecciavano alla periferia
di Central City, così velocemente che il robot spia faceva
fatica a seguirli. Era impossibile non riconoscere Sonic e Shadow.
Contrariamente alle sue aspettative, non erano in città a
cercare di dare una mano, ma sembravano diretti verso una meta ben
precisa.
- Vedi qualcos’altro di interessante da quelle parti? -
domandò Necronomica, senza neanche voltarsi.
Una parte di lui sapeva che avrebbe dovuto subito avvisarla che
c’era qualcosa di molto sospetto nel comportamento dei loro
nemici, ma un’altra ancora represse subito quel pensiero.
- No… nulla di diverso - fu la risposta che diede istintivamente - Assolutamente nulla -
Morrison sapeva che avrebbe pagato cara quella menzogna, ma al momento non gli interessava per niente.
Attraversare Central City a velocità supersonica, costretto ad
ignorare le richieste di aiuto e il caos che si spandeva a macchia
d’olio come un veleno tutt’intorno a lui, era stato per
Sonic l’equivalente di una tortura. Shadow, che correva accanto a
lui, sembrava molto più freddo e disinteressato nei confronti di
quanto lo circondava, ma Sonic lo conosceva abbastanza bene da poter
leggere, dietro a quell’espressione di glaciale indifferenza, che
la drammaticità di quegli eventi stava toccando anche lui.
Arrivarono in pochi minuti da un capo all’altro della
città, diretti verso le campagne immediatamente fuori dai suoi
confini. Shadow gli aveva rivelato che aveva nascosto un Chaos Emerald
in un punto preciso di un boschetto di conifere appena al di là
della Route 99. Si chiedeva se i suoi amici stessero bene e fossero
ancora tutti interi. Non sopportava l’idea di saperli inermi alla
mercé dei predatori e sperava in cuor suo che avessero
sufficiente forza di volontà per resistere agli effetti del
virus ancora per un po’ di tempo.
Lasciandosi alle spalle una scia di polvere, entrarono nel boschetto
non appena lo videro spuntare di fronte a loro, rallentando il passo
quel che bastava per evitare gli ostacoli della vegetazione sul loro
percorso. Shadow fece cenno a Sonic di fermarsi, non appena si
ritrovarono in una radura circondata da grossi abeti. Nonostante il
sole fosse ancora abbastanza alto, la fitta rete costituita dai rami
degli alberi faceva filtrare la luce in modo da creare una piacevole
penombra.
- Si trova lì - disse Shadow, indicando il tronco massiccio di
un pino dove era stato rozzamente inciso un segno di riconoscimento che
assomigliava palesemente ad una M.
Sonic non rispose nulla e aspettò che fosse Shadow a recuperare
lo smeraldo. Si avvicinò all’albero e infilò la
mano in una cavità del tronco che assomigliava alla tana di un
piccolo scoiattolo. A giudicare dal suo grugnito soddisfatto, Sonic
pensò che la missione avesse avuto successo. E infatti ecco
lì Shadow tirar fuori dal buco lo smeraldo viola, come al solito
ammantato della sua consueta luminosità brillante.
- Non perdiamo altro tempo e torniamo da Eggman - suggerì il riccio nero.
Sonic stava per replicare con un sorriso incoraggiante, quando vide
alle spalle del suo compagno un’ombra rapidissima che si
avvicinava a rapide falcate. Prima che avesse il tempo di avvertirlo,
Shadow fu travolto da qualcosa e finì lungo e disteso
sull’erba. Lo smeraldo scivolò via dalla sua presa,
perché le sue mani erano troppo occupate a respingere
l’essere che stava tentando in tutti i modi di azzannarlo.
Sonic sgranò gli occhi non appena riconobbe Drake, con gli occhi
rossi famelici, in versione più selvaggia di quanto avesse
ritenuto possibile. Lasciandosi alle spalle lo stupore iniziale, si
fiondò al soccorso di Shadow e con una spallata poderosa
scaraventò via il lupo.
- Ci mancava soltanto lui adesso! - esclamò Shadow, irritato per
essere stato preso di sorpresa - Vediamo di togliercelo in fretta dai
piedi! -
Sonic fermò Shadow con un braccio, prima che si avventasse a sua
volta sull’avversario, perché si era reso conto di
qualcosa di strano in lui.
- Aspetta, guarda! -
Drake non si era rialzato dopo il colpo ricevuto. Se ne stava
acquattato nell’ombra, con la testa china e le mani piantate nel
terreno. Se si ascoltava attentamente, lo si poteva sentire mormorare
qualcosa.
- La mano, Dorian… dammi la mano, muoviti… -
- Sta parlando! - esclamò Sonic, sbigottito, avvicinandosi con
cautela - Senti, sta dicendo qualcosa -
Anche Shadow si avvicinò, ancora più circospetto. Gli
occhi di Drake non erano più rossi e sembrava del tutto innocuo,
sebbene completamente fuori di sé.
- Che cosa ti ho fatto io… Dorian… il potere non è tutto… dammi la mano… -
- Non ha alcun senso, è impazzito totalmente! - sbottò Shadow.
- Però riesce ancora a parlare - puntualizzò Sonic -
Forse il virus non ha avuto completamente effetto su di lui. Forse lo
sta sconfiggendo -
- Non ha la cera di chi ha appena sconfitto una malattia -
insisté Shadow - Anzi, sembra stare anche peggio -
Fu sufficiente un attimo di distrazione perché Drake si
avventasse nuovamente sui due ricci, ringhiando e sbavando esattamente
come pochi momenti prima. Unendo le loro forze, Sonic e Shadow
riuscirono a bloccarlo sul posto, ma la furia incontrollata del lupo
gli permise di sgusciare fuori dalla loro morsa. Si sarebbero aspettati
che tornasse all’attacco, invece si accucciò nuovamente,
si mise la testa tra le mani e cominciò a piagnucolare.
- No… troppa pressione… troppa… Dorian…
cosa dirò a mamma e papà? Siamo fratelli… il
Cenacolo… vuole solo un rappresentante… -
- Senti, lasciamolo perdere e torniamo da Eggman! - sbottò
Shadow, al limite dell’esasperazione - Non possiamo fare niente
per lui fin quando non avremo l’antidoto! -
- Ma non capisci? - continuò Sonic, alzando la voce - Eggman ha
detto che ha bisogno di un mobiano che sia riuscito a resistere
all’impulso selvaggio e a mantenere la mente lucida. E’
lui! Ci sta riuscendo! -
- E quella tu la chiami una mente lucida? - ribatté il riccio
nero, indicando Drake con un gesto secco della mano.
- Sta di sicuro ancora combattendo, ma potrebbe riuscirci se gli diamo un po’ di tempo -
- Non abbiamo un po’ di tempo! -
Shadow era irremovibile. Sembrava quasi che di lì a poco il suo
naso avrebbe cominciato a sprizzare scintille.
- Senti, se questa è soltanto una scusa perché non vuoi
tornare ad essere una palla di pelo, non mi faccio nessuno scrupolo a
pestarti a sangue e a trascinarti con la forza da Eggman! Ti
considerano tutti un eroe, ma quando c’è da rimboccarsi
sul serio le maniche, te la fai sotto come un poppante! -
Sonic si sentì profondamente ferito nell’orgoglio. Stava
per rispondere a tono, ma vide con la coda dell’occhio che Drake
stava mettendo mano allo smeraldo.
- Il fuoco… - mormorava - Bisogna portare il fuoco… al Cenacolo -
Il lupo sgraffignò lo smeraldo e si mise a correre a quattro
zampe verso il fitto del bosco. Prima che Shadow potesse terminare la
sonora imprecazione che stava lanciando, Sonic caricò uno Spin
Dash e colpì Drake proprio sul fianco, scagliandolo contro il
tronco di un albero.
Il riccio blu gli si avvicinò e vide che, nonostante fosse privo
di sensi, continuava a contorcersi piano e a mugugnare parole
incomprensibili. Si chinò su di lui, gli mormorò un
“Buona fortuna” e raccolse il Chaos Emerald da terra.
- Torniamo da Eggman e speriamo che tutto fili liscio - proferì, in tono straordinariamente serio.
Shadow, colto leggermente alla sprovvista, si limitò a fare
cenno di sì con il capo e si preparò a mettersi in marcia.
Una volta precipitatisi nel covo di Eggman, dopo una corsa supersonica
in cui non si erano scambiati una sola parola, i due ricci lo trovarono
ad armeggiare nella sala principale con uno strano dispositivo. Si
trattava di un grosso blocco metallico, la cui forma ricordava
vagamente i motori sull’ala degli aeroplani, collegato ad una
console con monitor e tastiera e, ancora più curiosamente, ad
una grossa campana di vetro, sufficientemente grande ad ospitare un
mobiano di taglia media.
Eggman, Orbot e Cubot erano indaffarati a mettere a punto il
macchinario. I due robot assistenti si occupavano dei lavori di messa a
punto meccanica, mentre Eggman lavorava sulla tastiera, scansandosi
strategicamente i compiti che richiedevano olio di gomito. Ad un certo
punto, il dottore sbatté furiosamente il pugno sulla console.
- La calibrazione dei livelli è tutta sballata! -
sbraitò, furente - Non ho ancora capito come, ma sono sicuro che
questa è colpa vostra! -
- Ma se ne stava occupando lei! - protestò Orbot, irritato - Noi
siamo qui a sgobbare per mettere a punto la macchina! -
- Hai detto bene! Tutto il vostro armeggiare mi avrà distratto e
mi avrà fatto sbagliare l’inserimento dei parametri! Vedi
che tutto torna? -
- Io propongo di scambiarci i ruoli - intervenne Cubot, gettando a
terra la chiave inglese - Lei viene a smanettare qui e noi ci mettiamo
a giocherellare con i tasti -
- Per fare in modo che salti tutto in aria? - lo rimbeccò Eggman
- E poi c’è un motivo per cui vi ho creato, occuparvi dei
lavori che rovinerebbero la mia pelle delicata -
- Un giorno fonderemo un sindacato per la tutela degli automi sfruttati
- mormorò Orbot, tornando mestamente al lavoro.
- Se avete terminato con questa pagliacciata, vediamo di darci una
mossa - intervenne Shadow, più infastidito che mai - La
situazione là fuori va sempre peggio -
Scagliando uno sguardo torvo ad Eggman, gli lanciò subito il
Chaos Emerald viola e il dottore lo afferrò al volo.
- Sai, avresti potuto semplicemente porgermelo - disse lui -
Perché voi antieroi avete il vizio di lanciare le cose? -
- Piantala di dire idiozie e spiegaci cosa bisogna fare! -
Senza ulteriori proteste, Eggman infilò lo smeraldo in un incavo
accanto alla tastiera della console. Ora che erano più vicini,
Sonic e Shadow potevano vedere che, inserita a fianco della console,
c’era una grossa fiala che conteneva una nebbia scura vorticante,
molto probabilmente l’energia residua di Dark Gaia. Sonic
deglutì nervosamente.
- Molto semplicemente il topastro entra nella campana, attivo il motore
del cannone e, attraverso il Chaos Emerald, l’energia di Dark
Gaia si impossessa di lui e… puf… palla di pelo sfornata!
-
- L’ultima volta mi trasformavo soltanto di notte, però - precisò Sonic, serio.
- Perché l’ultima volta avevi assorbito una dose di Dark
Gaia molto più grande di questa. Inoltre a fare da tramite
c’erano tutti e sette gli smeraldi - spiegò Eggman -
Questa volta si tratterà più di un assaggio
promozionale… e, purtroppo per me, temporaneo -
Il dottore premette un pulsante sulla console e la campana di vetro si
sollevò piano, trascinata da un braccio meccanico che
spuntò dal soffitto. Facendosi coraggio, Sonic mosse qualche
passo incerto fino a trovarcisi proprio sotto. Per trovare la giusta
determinazione, lanciò uno sguardo a Megan, ancora chiusa nella
sua gabbia, che in quel momento era immersa in un sonno agitato, a
giudicare da come si muoveva spasmodicamente.
- Fidarmi di te è stata sempre una fregatura - commentò
Sonic, rivolto ad Eggman - Spero che questa volta le cose saranno
diverse -
- Su questo vigilerò io - gli assicurò Shadow, con un lieve sorriso di incoraggiamento.
Evitando di rispondere, Eggman diede il comando per richiudere la
campana di vetro su Sonic, il quale cominciava a sentirsi come il
proverbiale topo preso in trappola. Sentiva il cuore martellargli in
petto come un tamburo, ma cercò di stringere i pugni e di
raccogliere tutte le sue forze per calmarsi.
- A proposito - aggiunse il dottore - Il macchinario è stato
messo su in fretta e furia, quindi non posso garantire che il processo
sia indolore - e, con un ghigno maligno, tirò una leva.
Due piccole zone circolari si aprirono sulla campana di vetro e furono
subito richiuse da un paio di tubi flessibili collegati al motore che
Eggman aveva estratto dal suo cannone. Le energie di Dark Gaia, in
forma gassosa, cominciarono ad essere pompate all’interno della
campana, che si riempì quasi subito di un fumo violaceo.
Istintivamente, Sonic tentò di trattenere il respiro, ma subito
si disse che sarebbe stato inutile rimandare l’inevitabile. Si
fece coraggio e inspirò una grossa boccata di fumo. Era acre e
pesante, esattamente come si ricordava. Delle piccole scariche
elettriche cominciarono ad attraversarlo, probabilmente frutto
dell’energia del Chaos Emerald. Chiuse gli occhi e avvertì
che una sgradevole sensazione, che più volte aveva provato tempo
prima, cominciava ad assalirlo.
Avvertì delle fitte allo stomaco e si ritrovò
nell’arco di un secondo in ginocchio a terra, zuppo di sudore. Il
suo corpo fu scosso dalle convulsioni e digrignò i denti per
resistere all’impulso di urlare. Era molto più doloroso di
quanto si ricordasse. Le sue carni si gonfiarono come dei palloncini,
con una straziante sensazione di pressione interna su ogni centimetro
del suo corpo. Ciuffi di folto pelo spuntarono come spilli su braccia e
gambe. I suoi guanti si lacerarono a causa delle dita, diventate di
colpo affusolate e artigliate. I denti crebbero a dismisura,
trasformandosi in zanne grondanti bava.
A metà della trasformazione, Sonic non resistette più al
dolore e lanciò un urlo lancinante che, a sua insaputa, fu
percepito da tutti i presenti nella stanza come un ululato. Orbot e
Cubot si abbracciarono l’uno all’altro, in un moto di paura
fanciullesca. Shadow fu uno spettatore sbalordito, dato che assisteva
per la prima volta a quello spettacolo terrificante. Persino Megan si
svegliò dal suo sonno irrequieto e cominciò a ringhiare e
soffiare.
Ci volle meno di un minuto per la rinascita di Sonic the Werehog. Il
riccio mannaro rimase a quattro zampe per qualche istante, respirando a
fondo per recuperare le energie. Shadow si avvicinò cautamente
al vetro.
- Sonic? Tutto bene? - chiamò, guardingo.
Sonic si scagliò contro il vetro e tentò di infrangerlo
con un pugno. Era totalmente fuori di sé. Ringhiava, urlava e
prendeva a pugni e calci le pareti di vetro della sua prigione, nel
tentativo di venirne fuori.
- Perché si comporta così? - domandò subito Shadow, allarmato.
- Perché il suo corpo non è più abituato a subire
uno stress simile - spiegò pazientemente Eggman, indifferente al
dolore di Sonic - Oh, e perché ho aggiunto un campione del virus
all’energia di Dark Gaia -
- Cosa hai fatto?! - esclamò il riccio nero, pronto ad avventarsi sul dottore.
- Lo scopo era creare gli anticorpi e non è scientificamente
possibile senza che ci sia stata infezione - continuò Eggman,
con le braccia dietro alla schiena, per nulla intimidito - I suoi
trascorsi pelosi erano le condizioni ideali, ma c’è
bisogno anche di una spinta in più. Dipende tutto da lui ora. Se
riuscirà a dominare gli impulsi, ce l’avrà fatta -
Shadow, più combattuto che mai se alzare le mani sul dottore
oppure no, decise che era più opportuno monitorare la battaglia
di Sonic contro sé stesso. Aveva smesso di prendere a pugni il
vetro infrangibile e, in quel momento, aveva la testa tra le mani e
stava tremando incontrollabilmente.
- Sonic, non so se riesci a sentirmi - proferì Shadow,
avvicinandosi nuovamente alla campana - Non mi piaci e non mi sei mai
piaciuto. Ma c’è una cosa che ho sempre ammirato di
te… è che sei un guerriero. Hai una spina dorsale
d’acciaio e quando c’è da combattere, combatti fino
all’ultimo respiro. Detesto ammetterlo, ma ora sei l’unico
che può salvarci tutti. Quindi datti una mossa e vinci la tua
battaglia! -
Shadow non poteva essere sicuro che le sue parole fossero state
recepite. Il riccio mannaro stava graffiando freneticamente il
pavimento in acciaio, come se stesse cercando di scavare. Scalciava e
dava pugni per terra e Shadow poteva soltanto immaginare che cosa
sarebbe stato in grado di combinare, se non fosse stato rinchiuso. Il
tempo passava e Sonic non accennava a volersi calmare.
Proprio quando cominciavano tutti a perdere le speranze, Sonic si
accucciò piano, chiuse gli occhi e chinò la testa. Rimase
in quella posizione per qualche istante, prima che Shadow lo chiamasse
nuovamente.
- Sono qui - disse piano.
La sua voce era diventata cupa e gracchiante, ma si riusciva ancora a
riconoscere il suo inconfondibile timbro.
Più tardi, Shadow si sarebbe pentito, in quel frangente, di aver
esibito un sorriso che mostrava inconfondibilmente tutto il suo
sollievo. Eggman sollevò la campana di vetro e, senza proferire
nulla, prelevò un campione di sangue da Sonic, il quale non
protestò in nessun modo. Sembrava aver raggiunto una sorta di
pace interiore, lì accucciato come un cucciolo obbediente.
Eggman si allontanò per cominciare a lavorare sul campione di
sangue. Shadow, nel frattempo, stava pensando alle parole giuste da
dire in un’occasione del genere.
- Ci sei riuscito - fu quello che gli uscì di bocca.
- Sono stato aiutato - rispose piano Sonic.
Orbot e Cubot li stavano guardando con le mani giunte, quasi in stato di adorazione.
- Non sono tenerissimi? - disse Orbot.
Shadow li fulminò entrambi con lo sguardo.
- Provate a dire un’altra parola e vi smonto tutti e due pezzo per pezzo! -
Le ore successive sarebbero state in futuro ricordate da Sonic come le
più frenetiche della sua vita, cosa decisamente curiosa per chi
era abituato a vivere a velocità supersonica sin dalla tenera
età. Nonostante questo, erano state precedute da una lentissima
e spasmodica attesa in cui Eggman era occupato a sintetizzare
l’antivirus.
Mentre Sonic tentava di riprendersi dallo sforzo di aver combattuto
contro la concentrazione dei suoi istinti più selvaggi, Shadow
sorvegliava attentamente il lavoro del dottore. Più di una volta
aveva dato voce ai suoi sospetti, sottolineando che la
specialità di Eggman era la meccanica, non la chimica, ma lui
aveva risposto che, in ogni caso, erano le sue macchine a fare tutto il
lavoro pratico; lui doveva soltanto mettere in atto le sue conoscenze.
E, comunque, era stato lui originariamente a preparare la base di quel
virus, prima che Necronomica se ne appropriasse, quindi sapeva molto
bene come muoversi.
Il sole aveva appena cominciato a calare quando l’antivirus fu
pronto. Sonic aveva riacquistato quasi del tutto sia le forze che le
sue vere sembianze. Si era domandato se quell’esperienza fosse
stata peggio della precedente, considerando che aver sperimentato la
trasformazione in maniera così improvvisa, e soprattutto sotto
gli effetti del virus, era stato sì più breve, ma
notevolmente più traumatico e doloroso.
- Come hanno fatto i tuoi guanti a ritornare intatti? - domandò Orbot, puntando il dito contro Sonic.
- E come mai le tue scarpe avevano degli spuntoni che ora non ci sono
più? - gli fece eco Cubot, dubbioso.
- Non sono mai riuscito a capirlo - rispose Sonic, stanco, ma felice di essere tornato sé stesso.
Senza perdersi in chiacchiere inutili, somministrarono
l’antivirus, tramite iniezione, a Megan. Era stranamente
più calma di quanto avevano previsto, infatti non fu difficile
avvicinarsi e coglierla di sorpresa quel tanto che bastava per la
puntura. L’effetto fu quasi del tutto immediato. Dopo un paio di
spasmi e qualche gemito, i suoi occhi riacquistarono il loro colore
normale e riuscì nuovamente a mettersi sulle due gambe,
accusando solo spossamento e un lieve giramento di testa.
Soddisfatto del risultato, Eggman aumentò la produzione
dell’antivirus, in modo che ce ne fosse un quantitativo
sufficiente a curare la maggior parte dei soggetti infettati. Insieme a
Sonic e Shadow, escogitò un piano per cercare di aiutare il
maggior numero di persone possibile. Eggman era in grado di creare una
versione dell’antivirus che avrebbe avuto efficacia anche se
inalato. Avrebbero, come prima cosa, curato Tails e, grazie al Tornado,
avrebbero disperso la cura su tutto lo spazio aereo cittadino.
Sonic avrebbe contribuito, sfrecciando per le strade a velocità
supersonica con un apposito sifone e spruzzando la cura su tutti coloro
che ne avevano bisogno. Anche Shadow avrebbe fatto la sua parte,
consegnando alle autorità e, anche se riluttante, alla G.U.N.
tutto il quantitativo di antivirus che fosse rimasto a disposizione.
Loro avrebbero provveduto a diffonderlo negli ospedali e in tutti i
luoghi di raduno dei soggetti infetti.
Si misero tutti quanti in moto con rapidità e prontezza. Fu un
sollievo per Sonic poter aiutare Tails a tornare alla normalità,
anche se ci volle qualche minuto in più di quanti avrebbe voluto
per farlo riprendere e spiegargli la situazione. Mentre lui scorrazzava
in volo sul Tornado, diffondendo sulla città una nuvola
giallognola, Sonic correva qua e là, indossando
un’apposita imbracatura fornita da Eggman con cui spruzzava
ininterrottamente nell’aria l’antivirus. Si era imbattuto
anche in Knuckles, al limite delle forze, ma ancora sano, che gli aveva
spiegato di essere rimasto l’unico in città ancora con il
controllo di sé stesso. Aveva tenuto sotto controllo Amy, Silver
e gli altri, per impedirgli di farsi del male, ma era stato molto
più difficile del previsto.
Altrettanto velocemente, Shadow, con l’aiuto degli agenti G.U.N.,
aveva aiutato a distribuire la cura in ogni dove e, nell’arco di
qualche ora, anche tutte le forze dell’ordine, gli infermieri e
ogni volontario che si riusciva a trovare avevano fatto arrivare
l’antivirus in ogni luogo dove ce ne fosse bisogno.
Fu così che, arrivata ormai sera inoltrata, la situazione aveva
cominciato a ristabilirsi. I notiziari non facevano altro che riportare
in diretta l’avanzamento delle operazioni di sanitizzazione e
molti dei civili, mobiani e non, potevano cominciare a tirare un
sospiro di sollievo. Purtroppo, c’erano state delle vittime della
follia selvaggia dilagante, ma di sicuro sarebbero state molte di
più se nell’arco di un solo giorno la situazione non fosse
già stata risolta.
I media avevano cercato insistentemente di carpire dalle forze
dell’ordine l’informazione su chi fosse stato l’eroe
che aveva salvato la vita di così tanti civili. Sonic non aveva
alcuna intenzione di saltare nelle luci della ribalta, sia
perché tutto ciò che aveva sempre fatto non era mai stato
per ottenerne i meriti, sia perché avrebbe dovuto, con
riluttanza, fare il nome del dottor Eggman, noto criminale, con tutte
le conseguenze del caso. Anche Shadow, naturalmente, evitava le
telecamere e i microfoni peggio della peste, maledicendo i portavoce
della G.U.N. di aver fatto il suo nome ai giornalisti.
L’unico che aveva avuto modo di godersi un po’ di fama fu
proprio Tails. Dato che molti testimoni lo avevano visto sorvolare la
città per diffondere la cura e, non ci volle molto perché
si riconoscesse il Tornado e quindi il suo proprietario, fu
letteralmente assalito dalla massa dei giornalisti. Si ritrovò a
spiegare, molto imbarazzato, qual era stata la situazione e a godersi
gli elogi e gli applausi della folla che, almeno in parte, gli doveva
la vita.
Arrivata la mezzanotte, Emerald Town e Central City poterono finalmente
andare a riposare, dopo una delle giornate più drammatiche e
faticose negli annali della loro storia. Con il supporto della G.U.N.
le operazioni di depurazione del sistema idrico erano già
cominciate e sarebbero andate avanti per tutta la notte. I militari
stavano passando per tutte le abitazioni per distribuire scorte
d’acqua utili fin quando non sarebbe stato risolto il problema di
contaminazione.
Quando all’appartamento di Amy Rose si sentì bussare, lei
pensò proprio che si trattasse di qualche responsabile. Si
ritrovò Sonic sulla soglia, stanco come mai l’aveva visto,
ma con un sorriso incoraggiante stampato in viso. Trascorsero il resto
della notte insieme, godendosi la reciproca compagnia. Parlarono molto,
sia di quanto era successo, sia di altro che nulla aveva a che fare con
l’accaduto. In più di un’occasione Amy aveva pianto
piano, cercando conforto nell’abbraccio di Sonic che, per la
prima volta in vita sua, non glielo aveva negato.
Avevano entrambi imparato qualcosa di molto prezioso da
quell’esperienza, tanto da sentirsi almeno un po’
più adulti, quel tanto che bastava a capire che a volte la cosa
più importante del mondo era avere accanto qualcuno con cui
condividere le gioie e i dolori. Amico o fidanzato, qualunque nome gli
si volesse dare, l’importante era che ci fosse affetto sincero.
La mattina dopo, di buonora, si sentì nuovamente bussare alla
porta di Amy Rose. Sonic era ancora lì, quindi non poteva essere
lui. La riccia rosa aprì e si ritrovò un affaticato
Geoffrey sulla soglia.
- Per fortuna stai bene! - esclamò Amy, gettandoglisi al collo -
Ero così preoccupata per te quando ieri te ne sei andato! -
Amy e Sonic avevano personalmente curato Geoffrey, che era rimasto
chiuso nell’appartamento di Central City e, non appena si era
sentito meglio, si era subito precipitato ad aiutare le forze di
polizia con le operazioni di sanitizzazione. Anche Sonic arrivò
all’ingresso, accogliendo Geoffrey con un sorriso confortato.
- Scusate se vi disturbo - proferì la lince, in tono cupo - Ho bisogno di parlarvi urgentemente -
- E’ successo qualcosa di brutto? - domandò Amy, con il cuore in gola.
- Avrei dovuto farlo molto prima - continuò Geoffrey, mordendosi il labbro inferiore.
Poi prese coraggio e disse, tutto d’un fiato:
- So chi è davvero Necronomica e penso sia arrivato il momento di fermarla una volta per tutte! -
Una storia perduta nel tempo, un segreto a lungo nascosto.
Geoffrey
è l'unico a conoscere la vera identità di Necronomica e,
finalmente, Sonic e tutti i suoi compagni scopriranno qual è la
sconcertante verità e ciò che li aspetta nel confronto
finale con Necronomica.
Legacy of Argus - Il volto di Necronomica (Prima parte)
Data di pubblicazione: entro fine Giugno 2017
Mi
scuso con tutti i miei fedeli lettori per il ritardo di un mese nella
pubblicazione di questo capitolo conclusivo. La prossima parte della
storia, salvo imprevisti dovuti a tanti impegni pressanti, dovrebbe
essere pubblicata entro fine Giugno prossimo. Farò del mio
meglio per rispettare le scadenze, anche perché vi aspettano una
serie di scioccanti colpi di scena!