Una parte della mia vita

di Christine_Heart
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Capitolo 11: E' ora di merenda
 
5 Anni
 
 
«Ma papà per favore!!!» supplicò il bimbo con sguardo dolce.
«Ho detto di no!» rispose severo il Dottore sottolineando il gesto con il dito.
«Fai almeno un'altra pagina o giuro che non mi sposto da qui per la merenda!»
«Ma ne ho già scritta una, e sono stato bravo.» si lamentò il piccolo.
«Sì, non ho detto che non sei stato bravo.» lo corresse il Dottore.
«E di nuovo sì, è vero, c'erano pochissimi errori nelle parole che ti ho dettato...ma i patti erano due!» gli ricordò il Dottore calmo alzandosi dalla sedia.
Il bimbo sbuffò pesantemente, e gonfiando le guance incrociò le braccia.
«Solo un'altra?!?» chiese quasi a voler la certezza assoluta.
«Sì, come promesso...poi pomeriggio di divertimento come da me promesso!» affermò il Dottore facendogli l'occhiolino.
Il bimbo gli sorrise anche se faceva di tutto per far finta di rimanere arrabbiato.
«E va bene...ma poi basta!» esclamò Acheron puntandogli contro il dito con fare minaccioso.
«Te lo giuro!» rispose il Dottore facendosi la croce sul cuore.
«Così non vale!!!» sorrise il bimbo scuotendo il capo.
«Tu ne hai due!!!» gli ricordò toccandosi il suo cuore.
«Vero.» rise divertito e subito si vincolò anche l'altro.
«Così va meglio?!?» chiese con fare sbarazzino.
Acheron annuì soddisfatto, ma rimase a guardare il padre.
«Non ti vedo scrivere.» sorrise il Dottore con tono canticchiante.
 
 
***
 
 
«Ehi fermo fermo, dove stai andando?!?» chiese il Dottore afferrandolo per il braccio.
S'inginocchio di fronte a lui, senza lasciarlo in attesa di risposta.
«Fuori!» rispose il ragazzino come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.
Il Dottore sorrise e aggiunse:
«Sì, ma non così...fa freddo fuori, ti prenderai un raffreddore così.» gli spiegò paziente.
«E tu come fai a saperlo?!?» chiese confuso Acheron.
«Perchè era da un po' che volevo portarti qui!» annuì l'uomo.
E si alzò per prendere il cappotto e i guanti del figlio.
«Davvero?!?» chiese l'altro seguendolo con lo sguardo.
«Sì, e sono sicuro che ti piacerà.» disse il Dottore allegro.
«Dai allora, forza andiamo!!!» esclamò felice il bimbo allungando le braccia, pronto ad indossare il suo cappotto lungo e nero.
Il Dottore rise di gusto e l'aiuto con le maniche.
Poi gli fece indossare i guanti blu, facendoli aderire per bene alla mano.
«Posso andare?!?» chiese tutto eccitato.
Il Dottore annuì, e afferrando il suo di cappotto lo guardò uscire dal Tardis.
Acheron spalancò le porte della cabina e subito un'ondata di vento freddo lo invase.
«Wooooh!!!» esclamò subito il bimbo colto alla sprovvista.
«Ma dove siamo?!?» chiese voltandosi verso il padre, che con passo calmo lo stava raggiungendo, mentre chiudeva con un bottone il cappotto chiaro.
«Sul Tetto del Mondo o meglio conosciuto come Himalaya!» gli spiegò il Dottore accarezzandogli il capo. Il bimbo sorrise entusiasta, e subito si precipitò fuori portando con se il Dottore. Acheron si fermò a pochi passi dal Tardis solo per guardarsi intorno.
Vette infinite che si confondeva con il cielo, il bianco si confondeva con gli altri colori, e l'aria era così fredda da ghiacciare il corpo.
«E' bellissimo!!!» riuscì solo a dire con un filo di voce.
«Chi abita queste terre pensa che questa catena sia la dimora degli dei, e che quest'ultimi vegliano su di loro dalla sommità di queste vette.» spiegò il Dottore tranquillo.
«Davvero?!?» chiese il piccolo con tanta meraviglia.
«Essendo così alte e vicine al cielo, non è un pensiero sbagliato.» annuì il padre.
«E che c'entra con me?!?» chiese il piccolo stranito.
«Con te?! Nulla.» scherzò il Dottore.
«Volevo solo mostrarti una parte di mondo tutto qui!» chiarì con un sorriso.
«Un giorno capirai.» gli spiegò il padre con un sorriso complice.
«Chissà magari un giorno questo luogo potrebbe essere la tua dimora!» gli disse chinando solo gli occhi su di lui.
«Come?!?» domandò Acheron distratto.
«No, nulla...solo una sensazione.» disse con tono vago.
«Ma io non sono un dio!» rispose sicuro Acheron.
Il Dottore sorrise di fronte alla caparbietà decisa e sicura del figlio.
Anche perchè lui sapeva, per quanto strano era successo e l'aveva visto.
La sera in cui aveva preso il piccolo con se, il momento in cui aveva scoperto il suo nome, aveva visto un suo possibile futuro, e una parte di lui, ma non poteva dirgli niente. Il destino era così, si poteva conoscere ma non si poteva svelare.
«Sei il mio Dio!» disse piano l'uomo sfiorando il capo del figlio.
Il piccolo sorrise felice, sotto il tocco del padre, poi ritornò a fissare l'orizzonte.
Poco dopo il bimbo infreddolito, si portò le mani chiuse a cucchiaio vicino alle labbra e vi soffiò dentro, per riscaldarle appena.
Soffiò di nuovo e una nuvoletta d'aria si disperse nel vento.
«Acheron!» chiamò il Dottore con una nota di sfida nella voce.
Il bambino alzò gli occhi sul padre che era chino su di lui.
E senza avere il tempo di capire si ritrovò ricoperto di neve. Una palla di neve l'aveva colpito a tradimento, in pieno viso.
Acheron rimase sgomento da quel gesto, non solo perchè il volto si era praticamente congelato e ormai aveva neve anche in bocca, ma anche perchè il Dottore come se niente fosse, aveva dato inizio al divertimento. Acheron scosse con forza il capo, per togliere il grosso, poi passando una mano tra i capelli, si limitò a fulminare il padre, che ridendo correva in avanti, armandosi di nuovo.
«Ah, vuoi la guerra...e che guerra sia!!!» esclamò divertito, e con aria di competizione appallottolando un po' di neve in una mano.
«Allons-y!!! » esclamarono all'unisono, mentre la battagliava aveva inizio sul serio.

 

Continua...





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