Seventeen - Il potere dei ricordi

di annalisa93
(/viewuser.php?uid=974401)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Los Angeles, 7/12/08, ore 20
Los Angeles, 7/12/08, ore 20.00

Il tavolo rotondo era apparecchiato con una tovaglia rosa, sulla quale posavano tre piatti fondi di finissima porcellana bianca, ancora vuoti. Due coppe da vino erano capovolte. Una terza venne lentamente riempita con del vino. Una donna sulla quarantina si accomodò al suo solito posto a tavola, con l'intento di godersi il silenzio precario che regnava nella stanza e degustarsi il vino pregiato che aveva comprato in Italia diversi anni prima con lo scopo di aprirlo in occasione di un evento importante, come quello. Iniziò a ripercorrere con la mente gli ultimi anni della sua vita quando, improvvisamente, il filo dei suoi pensieri venne interrotto dal rumore di passi che venivano verso di lei.

 Iniziò a ripercorrere con la mente gli ultimi anni della sua vita quando, improvvisamente, il filo dei suoi pensieri venne interrotto dal rumore di passi che venivano verso di lei

«Che bello! Finalmente si mangia!» Esclamarono in coro Magnolia e Alysia.

La donna fece un sorriso forzato. Le due ragazze la osservarono perplesse.

«Che c'è mamma, c'è qualcosa che non va?» Chiese preoccupata Alysia.

La donna non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo.

«Mamma, lo sai che non ci devi nascondere niente!» Intervenne Magnolia con forza.

«No, ragazze, davvero, non è nulla.»

«Non ci hai convinte per niente!» Le due sorelle sbuffarono irritate.

«... Va bene... Avete ragione...» La donna posò la coppa sul tavolo. Era sempre piena. Tirò un lungo sospiro e si alzò in piedi. «E' il momento che voi sappiate...» Il suo sguardo cambiò, mostrando una gelida determinazione. Nei suoi occhi color nocciola le ragazze scorsero un guizzo sinistro che le fece rabbrividire.

«Sapere cosa?» Il loro tono si fece incerto.

«Venite con me...»

La donna le guidò fino alla porta sul retro, che si affacciava sull'immenso giardino. Mentre lei uscì, seguita da Magnolia, Alysia indugiò sull'uscio. «Mamma, io non posso andare fuori conciata così! Rischierei di prendere un malanno.» Osservò la ragazza. Addosso aveva solo l'accappatoio.

La madre si voltò, incenerendola con lo sguardo, con uno sguardo truce.

«Mamma...» La voce della ragazza tremava, colpita dall'atteggiamento della madre. Decise di seguirla in silenzio, mentre una strana sensazione cominciava a divorarle lo stomaco. Raggiunsero la casetta di legno in cui tenevano gli attrezzi per il giardinaggio. Entrarono. La donna tolse il tappeto verde che ricopriva il pavimento e schiacciò un bottone nascosto dietro ad un barile. Una voragine si aprì nel suolo.

«Cos'è...?» Le ragazze erano incredule.

«Entrate.» Le due non fecero altre domande ed obbedirono alla madre. Scesero per una decina di metri circondate da umidità, muffa e una puzza incredibile di chiuso.

Le due sorelle si scambiarono sguardi timorosi e preoccupati lungo tutto il tragitto, fino a quando raggiunsero una porta dai vetri scuri.

«Mrs Collins,» Disse, con voce fredda, la donna «Eh!!!» Le due ragazze erano davvero sbalordite.

«Buongiorno Mrs.» A quel punto la porta si aprì e davanti ai loro occhi apparve un laboratorio: un enorme computer occupava l'intera parete di fondo ed una scrivania di cristallo nero era posizionata al centro della stanza. «Mamma, ma che posto è questo?»

«Questa è la mia base segreta.» Annunciò con orgoglio, passando le lunghe dita sulla superficie lucida del tavolo. «Qui dirigo il lavoro dei miei assistenti.» Puntualizzò.

«Assistenti?» Le due ragazze erano visibilmente confuse.

«Esatto.» Sullo specchio nero del tavolo si rifletté un sorriso maligno. «Presto anche voi lo diventerete.»

Terni, 07/12/08, ore 3.00

«Maresciallo!!!» Un ragazzo dai riccioli castani stava correndo verso l'ufficio del suo capo. Un uomo dai baffi e i capelli color pece, con due occhi blu ghiaccio si affacciò alla porta.

«Cosa c'è da urlare a quest'ora?!» Chiese seccato.

«Capo! E' arrivato un pacco!»

«Allora?! Secondo te è un motivo per disturbare la mia lettura?!» Sarà sicuramente un regalo da parte di mia madre!»

«No, signore... Non è così... Il mittente è anonimo.» Chiarì il giovane carabiniere.

«Chi potrebbe averlo mandato?» Chiese, richiudendo il libro che aveva fra le mani.

«Non ne ho idea.»

Il maresciallo raggiunse velocemente il ragazzo.«Josh, ma sei sicuro di quello che mi hai detto?»

«Sì, sul pacco c'è scritto: Per il signor Roberto Martini e il Signor Joshua Lewis.»

I due raggiunsero la saletta della pausa caffè, dove notarono una scatola posata sul tavolo. Il signor Martini l' aprì. Dentro c'erano due confezioni di medicinali. Il maresciallo le rigirò fra le mani. Lesse il nome dello stabilimento in cui erano state prodotte e ne rimase sorpreso. Josh, che intanto aveva infilato la testa nella scatola, vide che c'era dell'altro, così affondò le mani al suo interno e afferrò quello che al suo tatto sembrava essere un libro. Una volta che fu alla luce della lampadina, i due capirono che non si trattava di un libro, bensì di un diario. Sulla copertina erano stampate due iniziali: R.S. Le pagine, ingiallite dal tempo, emanavano un forte odore di muffa, di vecchio. Molte erano illeggibili, alcune addirittura strappate.

«Cos'hai in mano?»

«Non so... Forse è un diario... Ma non riesco a leggere niente.»

«Fa' vedere...» Roberto Martini osservò l'oggetto.

«Non c'è nient'altro?»

«Aspetti che controllo...»

Josh si infilò nuovamente nella scatola. Questa volta ne tirò fuori una scatolina. Era una confezione di bustine di tè. Nel pacco c'erano anche alcune camelie di porcellana e una busta indirizzata a Josh. Il ragazzo l'aprì e lesse il contenuto a voce alta: Questo pacchetto di tè e queste camelie sono degli oggetti esclusivamente suoi, non deve cederli per nessun motivo e soprattutto non deve perderli. Il tè non si può bere. E neppure buttar via. Come del resto le camelie-

«Che significherà? A cosa potrebbe servire un pacchetto di tè, se non per utilizzarlo a colazione?» Josh si accorse che parlare con il maresciallo era come parlare al muro. Infatti il capo era intento ad osservare il diario. «Lei sa a chi potrebbe appartenere?» Il ragazzo si era incuriosito.

«Purtroppo no, è ridotto troppo male.» Poi dopo una pausa aggiunse. «Però, forse c'è un modo per scoprirlo...»

****

«Avete capito?»

«Sì.» Risposero le due ragazze come ipnotizzate.

«Vi ho affidato questa missione e dovrete portarla a termine. Dovrete impossessarvi di quello che vi ho detto.»

«Sì, lo faremo.» Risposero come se fossero degli automi.

«Prima di andare vi devo consegnare due oggetti che vi appartengono.» La donna aprì un cassetto e prese i due oggetti.

«Magnolia, questo è per te». La ragazza afferrò un fermaglio tempestato di cristalli. Era uno di quei fermagli che cambiavano colore a seconda del calore corporeo e delle emozioni di chi li indossava. Una volta che furono nelle mani di Magnolia, i cristalli si oscurarono fino a diventare neri.

«Mentre per te, Alysia, c'è questo.» La ragazza aprì il palmo della mano, pronta a ricevere una molletta o qualcosa del genere, ma con sua grande sorpresa sentì della stoffa caderle sulla testa. Lo prese fra le mani e vide che si trattava di un bel vestito di organza con il corpetto in pizzo nero, adatto per andare ad un ballo di gala. Alla vista di quei due bellissimi oggetti, le due sorelle rimasero impassibili, a differenza di qualsiasi altra ragazza che, vedendoli, probabilmente sarebbe partita per il mondo dei sogni, immaginandosi di essere ad un ballo, ammirata da tutti per il vestito e per il fermaglio.

«Ora potete andare. E' meglio che dormiate, dovete riposarvi.»

«Sì, mamma.» Le due ragazze si alzarono. I loro cuori erano impregnati di odio, i loro occhi avevano perso tutta quella dolcezza che fino ad allora li avevano caratterizzati. In silenzio lasciarono il laboratorio, salirono fino alla casetta degli attrezzi, attraversarono il giardino, varcarono la porta di casa e, separandosi, Magnolia e Alysia si diressero alle proprie stanze. Senza dirsi una parola, senza neppure augurarsi buonanotte. Appena chiuse le porte delle rispettive camere, le due ragazze indossarono il pigiama e s'infilarono sotto le coperte. Spinte dal peso della stanchezza, le palpebre calarono sugli occhi inespressivi.

Angolo di annalisa93
Ciao a tutti! Come ho detto nella presentazione questa storia non è mia, ma ho il permesso della mia amica di pubblicarla qui :)
Questo è il suo profilo : https://www.wattpad.com/user/ChiBa93
A presto :)
 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3668556