La ragazza che porta bellezza

di cristal_93
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Colui che genera un figlio non
è ancora un padre, un padre è colui
che genera un figlio e se ne rende degno

Fëdor Dostoevskij
 

Ogni cosa nella stanza sembrò immobilizzarsi: gli Shadowhunters, i due stregoni, il lupo e persino il pulviscolo che danzava nell’aria alla luce del sole. Nessuno mosse un muscolo e nessuno si azzardò quasi a fiatare, gli occhi di tutti erano fissi sulle due donne, la strega e la Cacciatrice, che si guardavano come se i loro sguardi fossero stati inchiodati l’uno a quello dell’altra, quello di Yumi piuttosto secco e altero, mentre quello di Maryse, cosa più unica che strana da parte sua...  era sbalordito, come se lei fosse appena stata colta nel fallo più grande e inaspettato della sua vita. I suoi figli avevano gli occhi spalancati, soprattutto Alec, che guardava la madre non riuscendo a credere a quello che vedeva: lei, un esempio di rigidità e compostezza che raramente lasciava trapelare la benché minima emozione persino con i propri figli, guardava Yumi impaurita come una sola volta l’aveva vista in vita sua. No, questo era anche peggio della paura: era terrore allo stato puro. Iniziò ad avere paura anche lui: per ridursi in questo stato, Maryse doveva proprio avere dei ricordi terribili su Yumi… e questo lo portò a rendersi conto che lui, in realtà, non sapeva assolutamente nulla di concreto su quella strega.

L’aveva vista all’opera, poteva affermare con certezza che fosse un avversario formidabile, e sapeva anche che aveva dato grane al Circolo… ma erano solo informazioni superficiali, e soprattutto non portavano a nulla, men che meno alla possibilità di avere un quadro esaustivo sulla persona di Yumi che aiutasse a capire chi e cosa fosse davvero. Alec non aveva dimenticato che Yumi aveva un temperamento orgoglioso e a tratti bestiale, ma con lui era stata così gentile che non ci aveva messo molto ad accantonare la cosa.

Magnus invece guardava Maryse molto seriamente, anche se era a sua volta molto stupito dalla sua reazione, e non perché non ne conoscesse la causa: vedere dal vivo Maryse Lightwood, uno degli Shadowhunter più inscalfibili che conoscesse, con una simile espressione sul viso, era incredibile quanto lo sarebbe stato vedere una parata di fate punk e darkettone.

Oltre alla sorpresa che quella vista gli stava portando, però, si aggiunse anche la preoccupazione: aveva sentito quanto Yumi fosse impetuosa, ma non la conosceva davvero, e non sapeva se fosse una che portava rancore e che non avrebbe esitato a fare qualcosa a Maryse se lei avesse provato ad attaccarla oppure se invece era abbastanza ragionevole da non ripagare chi le faceva un torto con la sua stessa moneta e abbassarsi al suo livello dimostrandosi una persona vendicativa. Si fece molto guardingo: il suo istinto gli diceva che, non appena quelle due si fossero rimesse dalla paralisi entro cui erano cadute, era molto probabile che, di lì a breve, avrebbe preso vita una discussione in piena regola, se non un vero e proprio scontro, cosa per cui non avrebbe affatto biasimato né l’una né l’altra ma in cui avrebbe altamente preferito non essere coinvolto, conseguenza che però era inevitabile quando ci si trovava a che fare con gli Shadowhunters, anche se non significava affatto che lui ci avesse ormai fatto il callo e l’accettasse senza sbuffare.

Nonostante l’allettante prospettiva di una disfatta di Maryse, Magnus avrebbe preferito non dover assistere perché, se davvero fossero arrivate allo scontro, dieci a uno che si sarebbe trovato costretto a schierarsi, e non voleva che accadesse; anche se trovava eccitante la vista di una lotta femminile nel fango ( non ce n’era, ma avrebbe sempre potuto farlo apparire), non voleva che Alec lo vedesse sotto quell’aspetto, un Nascosto che aveva validissimi motivi per odiare gli Shadowhunters e che non avrebbe esitato a schierarsi con un suo simile se questo si fosse ritrovato a dover combattere un guerriero angelico.

Guardò verso Alec, che osservava Yumi e Maryse aggrottando le sopracciglia: il ragazzo aveva chiamato Yumi con tutte le buone intenzioni perché nella disperazione del momento giustamente non aveva saputo a chi altro rivolgersi, né lui aveva avuto le forze per indicarglielo, e non aveva pensato ad altro se non alla loro salvezza, ma ora che l’emergenza era passata forse si stava rendendo conto troppo tardi che le conseguenze della sua scelta avevano portato al peggio che poteva capitare: l’incontro tra sua madre e una Nascosta la cui presenza avrebbe fatto meglio a continuare a restare ignota alla conoscenza di Maryse.

Anche Jace e Isabelle guardavano Maryse frastornati, soprattutto Isabelle, che però si ritrovò anche a sorridere affascinata e a provare ammirazione per Yumi: sorvolando sul suo pessimo gusto in materia di vestiario e sul suo profumo che di femminile non aveva proprio niente, quella ragazza stava iniziando a suscitare il suo interesse in modo incredibile. Non si sentiva neppure lontanamente preoccupata per la madre, piuttosto era eccitata dall’idea di quello che sarebbe potuto accadere tra quelle due, e guardava in trepidante attesa neanche stesse assistendo ad una partita di calcio, totalmente incurante delle circostanze che si celavano dietro il loro comportamento.

Da parte sua, Jace era sia ammirato che nervoso: aveva visto di persona quanto Yumi fosse tremenda, ma non avrebbe pensato che lo fosse così tanto da indurre Maryse a sembrare una bambina spaventata. Nemmeno lui aveva mai suscitato quell’espressione nella donna quando lei aveva creduto che il figlio fosse in parte demone. Pur se piuttosto eccitato, fece scivolare la mano verso la cintura delle armi, pronto a intervenire in qualunque momento. Yumi non si accorse della reazione degli altri, concentrata com’era su Maryse.

« Sei cresciuta » commentò incolore rompendo finalmente il ghiaccio, squadrandola da capo a piedi mentre, nella sua mente, la figura di Maryse adulta venne sostituita da quella di quand’era ragazzina: all’epoca Yumi l’aveva trovata bellissima, con quei capelli neri lucenti e gli occhi azzurri luminosi, una ragazza avvenente, intraprendente e sorridente.

Ora invece aveva davanti una donna di mezza età, con il volto sciupato e le occhiaie di chi ha troppi doveri da rispettare e troppi fantasmi a perseguitarla per godere davvero di un riposo degno di questo nome. Il viso non era più liscio ma deperito e solcato da sottili rughe;  i capelli ora erano attraversati da parecchie ciocche grigie, e anche gli occhi avevano perso la luminosità di una volta.
Il tempo non era stato clemente con Maryse, però Yumi non ignorava certo che la donna aveva dovuto affrontare molti problemi e si era fatta carico di  grandi responsabilità, come sopportare l’esilio da Idris, dover gestire l’Istituto di New York e anche crescere i propri figli, il tutto senza crollare psicologicamente. A lei e Robert era andata bene ricevere una condanna così veniale, altri non erano stati così fortunati, ma non tutti avevano mai smesso di essere fedele al Circolo.
Yumi non aveva mai dubitato che il Circolo non fosse morto ma che sarebbe risorto dalle ceneri, un giorno, come l’Araba Fenice. Anche se era stato nuovamente sconfitto e disintegrato, nulla svaniva senza lasciare traccia, e Yumi era certa che non solo le braci ardessero ancora sotto i residui, ma anche che alcune fossero state trasportate dal vento e avessero dato vita a piccoli fuocherelli sparsi nel mondo, troppo piccoli per essere considerati dei veri e propri falò ma non abbastanza privi di combustibile per estinguersi.
 
Maryse non sembrava essere molto presente: guardava fisso la ragazza, pallida come un cencio e senza muovere alcun muscolo, e se non fosse stato per l’alzarsi e l’abbassarsi del suo petto, Yumi avrebbe giurato che fosse morta in piedi.

« Hai intenzione di restare a guardarmi con quella faccia tutto il giorno? Io ho un impegno, e tu mi stai facendo perdere tempo ».

Dato che l’altra non accennava a reagire, Yumi perse la pazienza.

« Jigoku ni ikimasu [và al diavolo] », e le diede le spalle incamminandosi verso l’uscita, quando finalmente la sentì dire:

« Sei ancora viva… ».

Yumi alzò gli occhi al cielo e lentamente si voltò verso la donna, che apparentemente sembrava essersi ripresa dallo shock, anche se le sue mani tremanti tradivano il suo nervosismo.

« Allora non hai perso l’uso della parola, incredibile » commentò sarcastica Yumi. « Cominciavo a credere che il gatto ti avesse mangiato la lingua ».

La donna strinse i pugni e aggrottò la fronte.

« Insolente e mordace come sempre, vedo » disse freddamente.

« Le care vecchie abitudini » rispose Yumi. « Un po' come la tua di guardare tutti dall’alto in basso e disprezzarli se non rientrano nei canoni del mondo fatato della reginetta Maryse in cui tutto ruota intorno a lei e tutti sono al suo completo servizio e fanno quello che Sua Altezza dice loro, e guai se le cose non vanno come da lei stabilite: il suo povero cuoricino non reggerebbe ad una simile onta alla sua persona ».

Isabelle si coprì la bocca con entrambe le mani e Jace sbatté le palpebre più e più volte, alternando lo sguardo da Yumi e Maryse e temendo di non aver completamente smaltito la sbornia di due giorni prima all’Hunter Moon e di avere le allucinazioni, quello che stava accadendo era troppo surreale per essere vero. Alec invece guardò smarrito verso Yumi non credendo mentre Magnus, al contrario, osservò le due donne senza mostrare la benché minima emozione ma occhieggiando in particolar modo Yumi. Maryse arrossì furiosa per la pessima figura che quella strega le stava facendo fare davanti ai suoi figli, ma si morse le labbra e proseguì:

« Valentine non è riuscito a farti fuori nemmeno stavolta, vedo ».

« Vuoi forse farmi credere che ne saresti stata dispiaciuta? »  si finse sorpresa Yumi.

« Affatto » rispose Maryse. « Sarebbe stata forse l’unica cosa buona di tutto il suo operato ».


 
« Ohhh, adesso è il “suo” operato? Proprio detta da una che, fino all’altro ieri, era una dei suoi leccapiedi che avrebbe obbedito in tutto e per tutto ai suoi ordini come un bravo cagnolino?  ».

Il colorito di Maryse passò dal rosso sangue al prugna, e lei strinse i denti così tanto da mettere in risalto le vene sulla fronte e sul collo. Jace e Isabelle alternarono lo sguardo da lei alla strega, totalmente increduli a quello a cui stavano assistendo; Alec rimase a bocca aperta e sentì aumentare l’ansia e la preoccupazione: anche se i recenti avvenimenti avevano fatto vacillare questa sua convinzione, si era sempre convinto che la madre non si sarebbe mai fatta piegare da nessuno, ma adesso, davanti a Yumi, davanti ad una Nascosta qualunque, la donna non sembrava la Shadowhunter che il giovane conosceva, ma al contrario appariva completamente inerme e impotente, una persona che non aveva la più pallida idea di cosa fare o cosa dire per tirarsi fuori da quella situazione.

E neanche lui riusciva a pensare a cosa fare: avrebbe dovuto proteggerla, prendere l’iniziativa e parlare al posto suo? Normalmente lo avrebbe fatto senza esitare e il più delle volte anche istintivamente, come se fosse stato destinato a quello e a nient’altro… ma tutto ciò che sentiva, in quel momento, era solo una gran confusione, mista a curiosità: sua madre aveva sbagliato durante la sua vita, come ogni altra persona sulla faccia della Terra; anche lui aveva fatto molti errori, anche se nessuno grave quanto la colpa di cui si era macchiata la donna, che non era affatto dalla parte della ragione, proprio per niente… però era pur sempre sua madre, e lui, nonostante tutto, le voleva molto bene, mentre Yumi era un’estranea, anche se intuiva avesse ragione da vendere, pur non conoscendo i dettagli. Come si sarebbe dovuto comportare, allora?

Istintivamente guardò Magnus, l’unico capace di dargli tutto il coraggio del mondo , di farlo sentire al sicuro e dargli la fiducia che gli serviva per fare la cosa giusta con un semplice sguardo o un sorriso, ma l’uomo era totalmente concentrato sulle due donne, immobile come una statua.

Non reagì minimamente quando Alec lo guardò, cosa che normalmente avrebbe fatto seduta stante perché, per qualche motivo, sembrava capire esattamente quando il giovane lo stava guardando, e allora avrebbe girato il viso per incrociare il suo sguardo quasi nello stesso istante in cui quello di Alec si fosse posato su di lui, ma stavolta non andò così. Sembrava essersi completamente estraniato dalla realtà come se per lui, in quel momento, esistessero solo Yumi e Maryse, e nessun’altro. Alec non ricordava di averlo mai visto così da quando lo conosceva, e ciò non fece che aumentare la paura che Yumi, pur se indirettamente, potesse portargli via Magnus.

Aveva già provato quel genere di sensazione con Jace e Clary, ma stavolta la avvertiva molto più intensa di quanto era capitato con loro, e anche molto più dolorosa, perché le circostanze erano anche peggiori: Clary e Jace non avevano avuto molto in comune quando si erano conosciuti ( salvo forse il brutto carattere ); Yumi e Magnus invece sembravano avercene eccome, e questo iniziava a terrorizzare il giovane Shadowhunter, che non voleva vedersi di nuovo portare via qualcuno che amava senza poter far niente per impedirlo, pur se si trattava di una cosa normale come il cameratismo tra due stregoni. Magnus non si accorse dello sguardo di Alec né dei pensieri che tormentavano il giovane ma continuò a guardare la scena, temendo che Yumi avrebbe risvegliato qualcosa in Maryse portandola alla pazzia se continuava a parlarle così ( anche se non poteva che stimare la ragazza per la sua capacità di mettere i piedi in testa alla donna in quel modo).

« E ti porti sempre appresso il tuo famiglio… » mormorò Maryse indicando con il mento Ryuu, che le mostrò i canini.

« Sì, anche se lui è più tollerante agli Shadowhunters quanto lo sia io » disse Yumi guardando l’amico con aria di finto rimprovero.

Maryse strinse ancora di più gli occhi.

« Da quanto siete qui? » disse, senza specificare esattamente a cosa stesse facendo riferimento e guardando Yumi evitando però il suo sguardo. Non riusciva a guardarla negli occhi, quei bellissimi ma terribili occhi felini che avevano popolato i suoi incubi peggiori e che aveva sperato di non dover mai più rivedere da dopo La Rivolta. Che ci faceva lì? Dopo tutti quegli anni passati senza più vivere con il costante terrore di vedersela apparire continuamente, per quale motivo la strega si trovava lì, con i suoi figli e con Magnus Bane?

A dirla tutta, Maryse faticava ancora a conciliare il nome di Yumi con la parola “strega”, lei era… tante cose insieme, decisamente troppe per essere contenute in una parola che da sola non era sufficiente a descrivere quella ragazza. Maryse era cresciuta con la convinzione che gli stregoni fossero sì pericolosi, ma anche esseri a cui importava solo di ottenere profitti e che non facevano niente senza ricevere un compenso per i loro servizi, che si avvicinavano agli altri e che combattevano solo se costretti dalle circostanze, perché così le era sempre stato insegnato ed era così che le era sempre apparso Ragnor Fell, quello stregone dalla pelle verde che per anni aveva insegnato all’Accademia degli Shadowhunters ma che nessuno studente aveva mai davvero tollerato.

Yumi non era niente di tutto questo, lei che aveva sempre combattuto in prima linea, difeso dei perfetti sconosciuti solo perché Nascosti e dato tutta sé stessa in ogni singola battaglia senza ambire a nient’altro se non alla salvezza dei Nascosti. Maryse aveva sempre avuto paura di lei, e non solo per le sue capacità di mutaforma che le permettevano di assumere le caratteristiche del suo lato demoniaco: era perché lei era… diversa. Gli stregoni generalmente non erano guerrieri, usavano la magia per combattere, e una volta esaurita quella diventavano una facile preda; non era mai stato così con Yumi.

Non che fosse una ciarlatana da quattro soldi, questo no: Maryse non era un’esperta del settore, ma anche un’esterna come lei era in grado di affermare con certezza che Yumi era una strega eccellentemente dotata, ma oltre a questo, cosa che raramente ci si aspetterebbe dai mezzodemoni, era anche una guerriera formidabile dotata di una forza di volontà e un coraggio smisurati come poche se ne vedevano in giro. Erano la sua totale diversità, sotto qualunque punto di vista, rispetto ad ogni altro suo simile, a terrorizzare Maryse, che pregava Raziel che lei fosse unica al mondo e che non ci fossero altri che le somigliassero.

Paragonata ai suoi simili, l’aveva sempre vista come un diamante in mezzo ad un mare di rubini, un’ignominia che però era più valente di qualsiasi altro Shadowhunter lei conoscesse e che era stata la loro rovina, indipendentemente da quali fossero le idee di Maryse a proposito che ogni razza dovesse seguire i propri criteri, e non sconfinare in quelli degli altri come invece aveva fatto Yumi.

Quello che poi non era ancora riuscita a spiegarsi, era perché Yumi si fosse data così tanta pena per i Nascosti in generale, invece che limitarsi a proteggere gli stregoni. Per Maryse era inconcepibile: quelli della propria specie stavano con i propri simili, non si relazionavano con esterni, e invece aveva visto Yumi scendere tra vampiri, fate e mannari e aiutarli come se tra lei e loro non ci fosse alcuna differenza, ricambiata da quest’ultimi, che la donna aveva visto trattarla come una di loro, senza curarsi che fosse una strega. Era un evento tanto strano quanto incredibile, Maryse sapeva bene quanto in genere i Nascosti fossero gelosi e territoriali, ma non avevano battuto ciglio con Yumi, mostrandole la giusta riconoscenza per tutto quello che aveva fatto per loro, persino quando lei stessa era diventata la causa delle loro persecuzioni.

Non aveva più avuto suo notizie da prima della Rivolta a cui, però, sapeva che non aveva preso parte, motivo per cui aveva pensato fosse morta, e invece eccola lì, come se non fosse passato nemmeno un giorno, la nemica giurata del Circolo e, forse, di tutti gli Shadowhunters. Maryse l’aveva odiata con ogni fibra del proprio essere, ma ne aveva anche sempre avuto anche molta paura, e ne aveva tuttora. Aveva anche sperato di non rivederla mai più, e invece...

« Sono a New York da cinque anni, Trueblood » rispose Yumi.

« Sono Maryse Lightwood, adesso » ribatté seccamente l’altra.

« Ancora peggio, per quanto mi riguarda » disse Yumi storcendo la bocca.

Maryse la ignorò.

« Dove sei stata per tutto questo tempo? A fare la martire per i Nascosti di periferia? Perché non abbiamo mai saputo che eri in città? Hai forse minacciato ogni Nascosto di New York per fargli mantenere il segreto in modo che non venissimo a sapere della tua presenza? ».

Con sua grande sorpresa, Yumi scoppiò a ridere.

« Minacciare gli altri per non… Maryse, svegliati: non serve né minacciare né chiedere ai Nascosti per indurli a non rivolgere la parola a voi angioletti ».

La mano della donna andò veloce alla cintura che le cingeva la vita, ma si bloccò poco prima di impugnare un’arma, fulminando la ragazza con gli occhi.

« Hai poco da guardarmi in quel modo » continuò Yumi. « Nessuno di noi ha piacere a rivolgere la parola a voialtri, come, di contro, voi non avete piacere a fare con noi. La differenza fondamentale, però, è che noi sappiamo bene cosa succede nel Mondo, voi invece cascate dalle nuvole e vi svegliate solo quando la situazione lo richiede, quindi evitati certi atteggiamenti perché sei tu quella in torto marcio, qui . E se avessi lasciato il tuo trono per un minuto della tua preziosa esistenza e fossi scesa tra i comuni mortali abbassandoti a fare domande, forse avresti saputo della sottoscritta molto tempo fa ».

Maryse respirò profondamente per calmarsi, fulminando però Jace e Isabelle che, al contrario, sembravano spassarsela un mondo.

« Cosa ci fate qui? » disse freddamente, stringendo i pugni.

Yumi aprì la bocca e la richiuse, incerta su come rispondere senza far finire nei guai i ragazzi, ma per fortuna in suo soccorso venne Magnus.

« E’ qui per mia richiesta, Maryse » disse, facendosi avanti e mettendo una mano sulla spalla di Yumi, che si irrigidì a quel contatto ma non distolse lo sguardo da Maryse.

« Cos’hai combinato? » chiese sospettosa la donna.

« Io niente, ma i tuoi figli come sempre qualcosa invece sì » disse scoccando un’occhiata di rimprovero ai giovani, a cui Jace rispose con una smorfia .

Alec invece  si voltò a guardare la madre, che lo fissava in attesa di una spiegazione.

« Siamo incappati in un demone parassita che ha preso possesso del corpo di Jace, e… » iniziò a dire il giovane Shadowhunter, ma fu interrotto da Magnus:

«… a quanto pare era molto ghiotto di interiora di Shadowhunter e l’ha trovato stranamente appetitoso, cosa che per me è un evidente sinonimo di pessimo gusto: se il mio ultimo pasto consistesse nelle budella del biondino, preferirei accelerare i tempi e impiccarmi al lampadario sul soffitto ».

Jace invece guardò storto Magnus, che però ostentò noncuranza.

« Ma si è rivelato piuttosto persistente, così ho chiesto ad Alexander di chiamare questa ragazza per me, ed eccola qui ».

Sembrò tranquillo, ma nel dirlo strinse leggermente Yumi, che lo guardò da sopra la spalla: c’era mancato davvero poco, un solo minuto di ritardo e probabilmente per Magnus sarebbe stata la fine e non sarebbe stato in grado di raccontarlo.

Non poté fare a meno di sentirsi nervosa: se non l’avessero incontrata, una settimana prima, come se la sarebbero cavata in quella circostanza senza di lei? A chi avrebbe potuto rivolgersi Alec? E soprattutto: sarebbe stato qualcuno che avrebbe prestato loro soccorso senza battere ciglio? Maryse non sembrò piuttosto entusiasta della cosa, e guardò i due stregoni con sospetto.

« Mi sembrate piuttosto intimi, voi due » commentò acida.

Sia Yumi che Magnus la guardarono con occhi sgranati e poi si guardarono a vicenda.

« Io? Con questa belva? » fece Magnus indicando ripetutamente sé stesso e Yumi e rabbrividendo al solo pensiero.

« Sono sempre aperto a nuove esperienze, se poi sono contornate da un pizzico di adrenalina anche meglio, ma anch’io so quando è il caso di essere prudenti, e conosco modi molto più veloci e sicuramente indolori per tirare le cuoia. Senza offesa, cara » disse sorridendo a Yumi.

« La cosa è reciproca » disse lei facendo un gesto di fastidio con la mano. « I damerini come lei mi pesano proprio sullo stomaco ».

Magnus strabuzzò gli occhi come se non credesse alle proprie orecchie.

« Comunque, » aggiunse ricomponendosi in fretta. « Mi doveva un favore e l’ho riscosso, tutto qui. Non c’era alcun doppio fine e di certo non siamo così " intimi" come sostieni tu ».

Maryse inarcò un sopracciglio e guardò la mano di Magnus sulla spalla di Yumi con disdegno.

« Anche se ce l’avessi avuto, dubito che saresti riuscito a portarlo a termine » disse sprezzante. « I tuoi gusti restano comunque discutibili ».

Yumi guardò interrogativa verso Magnus: Maryse sapeva di lui e Alec?

« Ti rendo noto che i miei “gusti discutibili” vertono su Alexander, attualmente » le fece notare Magnus alterandosi lievemente.

« E allora perché non ti prendi questa bestiaccia della tua specie e lasci stare mio figlio? »  ribatté duramente Maryse.

Magnus non rispose ma strinse forte la spalla di Yumi, che guardò verso Alec e vide che era rosso in viso, stringeva forte i pugni e si stava mordendo il labbro inferiore, mentre gli occhi erano ridotti a due fessure e fissavano la madre come a volerla trapassare con lo sguardo.

« Come pensavo non sei cambiata affatto rispetto a com’eri quand’eri ragazzina » disse Yumi tornando a guardare Maryse. « Considerato poi che tu e i tuoi amichetti le avete altamente prese da questa “bestiaccia”, non so quanto ti convenga fare l’arrogante ».

Quelle parole resero attenti i tre giovani portandoli a guardare la madre con sospetto, mentre lei invece sbiancò e sembrò riperdere quel minimo di autocontrollo che aveva riacquistato.

« Noi… io… » fece, totalmente presa alla sprovvista da non sapere cosa dire. «  E’ acqua passata, non serve riparlarne… ormai anche tu avresti dovuto- »

« Io dovrei passare sopra a tutto quello che avete fatto alla mia gente incartandola e gettandola nel bidone dell’immondizia come se non fosse successo niente?! Io non dimenticherò mai , Maryse, e non smetterò mai di parlarne! ».

La voce di Yumi uscì più simile ad un ruggito e gli artigli iniziarono a premere contro i guanti, ma lei costrinse le mani a pugno, arrabbiandosi da morire con sé stessa per non essere ancora capace di controllare i propri scatti d’ira anche dopo tutti quegli anni e odiando Maryse per essere riuscita a farla alterare così facilmente.

« Abbiamo raggiunto una tregua con la vostra gente, non siamo più nemici, ora i Nascosti hanno persino un seggio nel Consiglio. Questo non significa niente per te? ».

Se sperava che le sue parole sarebbero bastate a calmare Yumi, non andò come aveva sperato, perché ottennero l’effetto opposto:

« Smettila di cercare di passare per la vittima della situazione e assumiti la responsabilità delle tue azioni! Credi forse che sia all’oscuro di quello che è successo negli ultimi tempi? Credi che non sappia cosa tu e tuo marito avete combinato?! »

« Non è stata colpa nostra! » protestò Maryse.

« Come ritieni che possa crederti? Vuoi forse dirmi che avete esitato a trattare questo ragazzo, » e indicò Jace « come un criminale dopo tutto quello che aveva fatto per voi e per il Clave?  Saresti in grado di giurare senza tentennamenti che non è vero che non vi importava cosa gli sarebbe successo perché tanto a voi interessava solo eliminare la minaccia di Morgestern e di qualunque suo possibile complice perché era il prezzo da pagare in cambio della vostra incolumità visto che, in quanto ex-membri del Circolo, tu e Robert siete immediatamente finiti nel mirino del Clave non appena il ritorno di Morgestern è stato confermato e avreste fatto di tutto per smentire che voi non avreste collaborato con lui in nessuna maniera?!? » .

Maryse sembrò incerta su cosa rispondere, ma alla fine volse la testa per evitare lo sguardo di Yumi:

« Non sono orgogliosa di quello che ho fatto » mormorò a bassa voce. « Abbiamo sbagliato, è vero, ma… ti giuro, noi stavamo cercando di creare un mondo migliore… »

« Credevi davvero che, una volta sterminati i Nascosti, sarebbero spariti le guerre, i conflitti, il Male dal mondo? Sarebbero solo aumentati! I mondani sarebbero stati i prossimi, Morgestern avrebbe cercato di trasformare l’umanità intera in Shadowhunters , portando i mondani alla totale estinzione e causando la morte di innocenti totalmente ignari di qualunque cosa abbia a che fare con il nostro mondo, di cui la maggior parte di loro non vorrebbe venirne a conoscenza né tantomeno entrarne a far parte! Avrebbe fatto di tutto per far proliferare la vostra gente! ». 

Si morse le labbra per cercare di calmarsi ed evitare di allestire un barbecue di Shadowhunter, ma quella donna non le rendeva per niente le cose più facili. Maryse aprì la bocca per dire qualcosa, ma non ebbe neanche il tempo di prendere fiato che fu bruscamente prevenuta da Yumi:

« E non azzardarti a dire che tutto quello che vi è successo e avete fatto è colpa di Morgestern che vi ha fatto il lavaggio del cervello traviandovi con le sue parole e facendovi credere che la sua fosse una giusta causa, la Causa con la C maiuscola degli Shadowhunters e che voi eravate i “predestinati” che ne avrebbero preso le redini e avrebbero trionfato là dove i vostri antenati avevano fallito, portandola a termine con tutti gli onori. Morgestern è stato solo la scintilla che ha dato fuoco alle sterpi: voi e i vostri compagni eravate ben consapevoli di quello che facevate perché coltivavate quelle idee in voi già da molto tempo, ma non avete mai avuto il coraggio di portarle alla luce. Non deve essere stato un grande sforzo quello di Morgestern di riuscire a convincervi a seguirlo, è bastato mostrarvi la possibilità di smettere di reprimere i vostri pensieri e renderli veramente concreti, e non solo parole rimuginate in silenzio e costrette a forza in un angolo remoto della mente perché sarebbe stato un bel problema dar mostra di averli concepiti, vero? Non inventare scuse, siete colpevoli come e quanto lui  ».

« Noi non… è vero, lo pensavamo, ma… dopo abbiamo capito che quello che stavamo facendo era sbagliato, ci siamo resi conto che- »

« E questo quando?! Quando ormai le vostre mani erano sporche del sangue di centinaia di innocenti?! Quando vi siete accorti che i loro volti avrebbero popolato i vostri sogni per sempre e non c'era più modo per mettere a tacere le loro urla?! Quando avete cominciato a rendervi conto che tutti quei poveri bambini che avevate reso orfani avrebbero potuto essere i vostri e che sarebbe potuto capitargli lo stesso da un momento all'altro?! » urlò Yumi.

Inconsapevolmente si fece scivolare il braccialetto di conchiglie che aveva al polso sinistro nel palmo della mano e lo strinse forte. La ragazza respirò affannosamente, guardando Maryse con un odio viscerale.

« Non avete mai pensato ai Nascosti come a delle persone che avevano il vostro stesso diritto di vivere perché voi giudicate un nemico chiunque sia diverso da voi, e vale sia verso i Nascosti che tra quelli della vostra specie. Lo pensavate allora e scommetto che lo pensate adesso, come credo sempre che voi Shadowhunters non abbiate mai davvero pensato ai Nascosti come a vostri alleati ma solo come ad esistenze sbagliate ».

Sembrava aver perso il controllo della propria mente, com’era successo anche a casa di Magnus. Fece una risatina isterica che accapponò la pelle ai presenti e gettò la testa all’indietro guardando il soffitto.

« Alleanza? Accordi? Sono solo parole vuote, non significano niente ».

Tirò su la testa e tornò a guardare Maryse, con molta più calma di prima ma con gli occhi che ardevano.

« Prima che venissero stipulati i patti che avrebbero sancito l’Alleanza tra i nostri popoli, i Nascosti vivevano nel terrore di vedere la propria vita terminata da un momento all’altro dai guerrieri dell’Angelo per il solo fatto di esistere. Dopo gli Accordi, però… voi vi siete resi conto che, senza l’aiuto dei Nascosti, non riuscivate a combinare niente, e avete iniziato a usare la scusa dell’Alleanza come pretesto per servirvi dei Nascosti per poi non considerarli più una volta portato a termine quello per cui erano stati chiamati, trattandoli come se loro fossero oggetti messi a vostra disposizione perché voi possiate usarli per portare a termine i vostri compiti e voi quelli a cui tutto è dovuto. Bè… ti svelo un segreto: sarebbe anche ora che vi levaste la benda dagli occhi, cresceste e guardaste in faccia la realtà, perché il mondo non gira intorno a voi, avere sangue di angelo non vi rende più speciali di chiunque altro sulla faccia della Terra ».

Maryse la lasciò parlare senza battere ciglio o mostrarsi impressionata dalle sue parole, quando invece dentro sentiva un tumulto tale pronto a esplodere, e se Yumi non avesse subito smesso di parlare avrebbe cercato di chiuderle a forza la bocca lei stessa.

« Hai finito? » disse approfittando dell’attimo in cui la vide prendere fiato.

« Ho appena iniziato » rispose Yumi. « I Nascosti non sono i servi degli Shadowhunters, e anzi: senza di noi , voi, cari angioletti, non siete niente! Non appena avete un problema correte subito a cercare l’aiuto di altri invece di provare a cavarvela da soli, e siamo noi, alla fine, quelli che risolviamo tutto, quelli che si imbrattano le mani facendo il lavoro sporco al posto vostro, ma anche così siamo noi quelli che non vengono minimamente considerati né tantomeno ringraziati per l’aiuto dato, mentre invece siete voi a prendervi tutti i meriti come se fosse stato merito vostro essere riusciti a combinare qualcosa, quando invece siete capaci dolo di dire agli altri cosa devono e non devono fare ma non sapete niente del mondo e non vi preoccupate minimamente di chi ci abita. Voi siete bravi solo a chiedere e a pretendere, ma quando sono gli altri ad avere bisogno voi cosa fate di concreto, a parte perdere tempo e preoccuparvi per voi stessi e per la vostra reputazione? ».

Respirò affannosamente e riprese fiato.

« Ti dico questo, Maryse: io non intendo affatto restarmene a guardare mentre il mondo va’ allo catafascio per colpa di un gruppetto di mocciosi con manie di onnipotenza, non l’ho mai fatto, non lo farò adesso e non lo farò mai! » .

Maryse si mise le mani sui fianchi e guardò impassibile Yumi aspettando che finisse di parlare per poter dire la sua:

« Noi avremmo manie di onnipotenza, » disse « ma tu invece hai grandi manie di protagonismo: neanche tu sei il centro del mondo, e invece ti atteggi come se la gente, per respirare, dovesse prima informarti delle sue intenzioni. Non ti comporti in modo così diverso da quello di cui ci accusi ».

Yumi divenne rossa come un pomodoro e strinse così forte i denti da mettere in risalto le vene sulla fronte.

« Non azzardarti a mettermi al tuo stesso livello, maledetta- ».

Magnus le tappò la bocca e l’afferrò da dietro trascinandola lontano da Maryse, con Yumi che si dimenò come una matta sorpresa dall’inaspettata forza che lo stregone aveva nelle braccia ma non abbastanza da farle smettere di ribellarsi. Magnus non mollò la presa e Yumi alla fine perse la pazienza e gli azzannò la mano. Magnus lanciò un impropero poco opportuno alla madre di tutti i demoni e lasciò andare Yumi, che sputò per terra e si pulì la bocca con il dorso della mano.

« Non osi mettersi in mezzo, Bane-sama, o non avrò pietà » lo ammonì minacciosamente.

« Su questo non avevo dubbi » commentò lo stregone curandosi la mano ferita con la magia.

« Magnus! » esclamò Alec precipitandosi da lui, ma Magnus alzò una mano e lo respinse.

« Stai indietro, Alexander ».

« Ma… »

« Alec, per favore! » insistette lo stregone, e il giovane si arrese a malincuore, sentendosi però ferito e frustrato: sapeva che il suo ragazzo era più che in grado di badare a sé stesso, ma ciò non toglieva che non gli desse fastidio il fatto che non volesse il suo aiuto. Guardò furioso verso Yumi e strinse i pugni: se avesse di nuovo osato alzare un dito contro Magnus, richiesta o meno Alec non avrebbe esitato due secondi ad affrontarla. Magnus  cercò di riavvicinarsi alla ragazza, ma lei balzò all’indietro fuori dalla sua portata.

« Stia lontano da me! »

« Di solito la gente mi dice tutto il contrario, per cui devo assolutamente ovviare a questa eccezione ».

Yumi arrossì fino alla radice dei capelli, ma non per l’imbarazzo: era furiosa, come si permetteva di fare battute simili con il suo ragazzo presente?!

« Bè, non so a cosa sia abituato di solito, ma io- » a sorpresa, Ryuu la spinse da dietro, lei perse l’equilibrio e finì addosso a Magnus, che la prese al volo, le circondò la schiena con le braccia e la strinse a sé. Yumi divenne ancora più rossa di prima e fulminò Ryuu con occhi che sprigionavano letteralmente fuoco e fiamme.

« Ti ha dato di volta il cervello?! » esclamò.

Il lupo la guardò con pazienza scuotendo la testa e poi guardò Magnus, indicandogli con un cenno Yumi. Lo stregone, pur sorpreso a sua volta dal gesto dell’animale, capì cosa stesse chiedendo e gli fece un cenno.

« Questa me la paghi, Ryuu » borbottò Yumi staccandosi bruscamente da Magnus che però la trattenne per le spalle.

« Mi lascia andare o il prossimo sarà un colpo molto più basso » mormorò a denti stretti. Lo stregone incrociò istintivamente la gambe.

« Ti supplico di risparmiare i gioielli, sono merce piuttosto preziosa » .

« Pagliaccio… » borbottò Yumi tra sé e sé.

« E ti pregherei anche di ritrarre gli artigli prima che possano mietere altre vittime, cosa che credo che sia quello che vorrebbe anche il tuo amico ».

Guardarono entrambi soprappensiero Ryuu e lui annuì col capo, cosa che fece sorridere compiaciuto Magnus e infuriare Yumi, che si voltò imbestialita verso Magnus, gli occhi da gatto e luminosi.

« Naze [perchè!? » esclamò Yumi. « Dono yō ni shite wa totemo odayakana koto ga dekimasu ka!? Kanojo wa nani mo itte inai tame [come fa a essere così calmo, Perché lei non dice niente] !? »

« Anata ga itte iru subete no mono, hoshi-chan [stai dicendo tutto te, stellina] »  rispose l’altro, ora serio. « Soshite, watashi wa, watashi wa anata no iu koto o shōnin shite inai to iu watashi o shinjite, watashi wa anata ni dōi yori mo ōku nodesu... shikashi, anata wa jibun jishin o kontorōru shiyou to suru hitsuyō ga arimasen e non dico che non approvo quello che dici, credimi, sono più che d'accordo con te... ma dovresti cercare di controllarti».

« Altrimenti? » mormorò Yumi a denti stretti.

Magnus non si fece intimorire e la guardò molto severamente.

« Altrimenti potresti causare una nuova guerra tra Nascosti e Shadowhunters, e tutto quello per cui hai lottato in questi anni finirebbe gettato nell’immondizia, e allora a che sarebbe servito sacrificarti così tanto? Senza contare che i Nascosti sarebbero di nuovo in pericolo e condannati a vivere nella paura, e stavolta non potresti incolpare nessun’altro se non te stessa. E’ davvero questo che vuoi? ».

Yumi si morse le labbra a sangue e voltò la testa con stizza. Magnus sospirò e addolcì l’espressione.

« Non ti sto dicendo che hai torto, Yumi, né tantomeno di restare zitta, ti sto solo invitando a- »

« A non fare niente che potrebbe spaventare Alexander e allontanarlo da lei? » lo zittì bruscamente sottovoce Yumi.

Magnus lasciò finalmente la presa sulle spalle della ragazza e la guardò sconvolto. Lei sostenne il suo sguardo senza vacillare, e assottigliando gli occhi avvicinò pericolosamente il viso al suo, tanto che i loro nasi arrivarono quasi a sfiorarsi.

« Non può proteggerlo impedendogli di sentire la verità o nascondendogli che i Nascosti non possano rivelarsi pericolosi: è giusto che capisca fino in fondo con chi ha a che fare in modo che possa prendere da solo le proprie decisioni » gli soffiò sulle labbra, poi si allontanò di scatto e gli voltò le spalle senza dargli il tempo di rispondere.

Lo stregone però sentì che non ne sarebbe stato in grado: lei lo aveva messo con le spalle al muro, non poteva assolutamente controbattere perché… non avrebbe saputo cosa dirle. Quella ragazza… lo aveva spiazzato. Non erano in molti ad esserci mai riusciti, lui non permetteva di riuscirci; eppure lei lo aveva fatto, e ci era riuscita con una semplicità disarmante. E l’ammirazione che Magnus aveva nei suoi confronti crebbe ancora di più.

« Quando avete finito di parlare stregonese, voi due, potreste ricordarvi magari che non siete da soli e comunicare come tutti i comuni mortali? » sbuffò Jace parlando per la prima volta da quando era arrivata Maryse.

« Non è stregonese, baka, e noi non siamo mortali ».

« Noi però sì, e io sono stanco di gente che parla alle spalle degli altri senza ascoltare quello che hanno da dire! » esclamò Jace.

« Benvenuto nel mio mondo, Riccioli d’oro » ribadì Yumi, guardandolo sprezzante. Jace fece una smorfia.

« Quindi tu…cioè, voi… » disse accennando vagamente con il braccio a Yumi e Ryuu.

« Entro domattina se ti riesce, biondino ».

« In nome dell’Angelo, vuoi darti una calmata?! »

« Senti da che pulpito viene la predica » ribatté la ragazza. « Siamo sicuri che sei un ragazzo? No, sai, mi sembri tanto una donnetta in quel periodo del mese ».

Jace si morse le labbra e si mise la mani nei capelli, poi prese un respiro profondo e riuscì a calmarsi.

« Non posso dire lo stesso di te, strega: chi diamine siete tu e quel sacco di pulci? ».

Ryuu guardò Jace assottigliando lo sguardo ma senza mostrargli i canini. Yumi guardò Jace con indifferenza.

« Chiedilo a lei » rispose indicando Maryse con il pollice. « Tra genitori e figli non dovrebbero esserci segreti, no? ».

La donna fu colta in contropiede e guardò smarrita i tre ragazzi, che la guardarono piuttosto astiosi.

« Maryse? » disse Jace incrociando le braccia.

Lei spostò lo sguardo dall’uno all’altro senza soffermarsi su nessuno, incapace di spiccar parola.

« Lascia perdere, Jace » disse Isabelle. « Ci ha tenuto nascosto per tutta la vita ogni cosa che riguardasse la sua giovinezza, cosa ti fa credere che adesso le si scioglierà la lingua e ci spiegherà tutto? »

« Un crollo di nervi, forse: sembra piuttosto terrorizzata dall’ animale qui » rispose Jace indicando Yumi, che lo guardò storto.

Isabelle convenne con lui e guardò Yumi con interesse.

« Ho sempre pensato che, per vedere mia madre ridotta in questo stato, bisognasse essere quantomeno l’incarnazione del Male in persona , ma non credevo che avrei mai assistito a questa scena » disse sorridendo eccitata, poi però ridivenne seria:

 « Cos’è successo tra di voi? ». Yumi fece una smorfia.

« Fattelo dire da lei » borbottò.

« Aspetterò vanamente, allora » ribadì Isabelle. « Credimi, da lei non otterrei niente neanche se mi appellassi alla Corte Celeste di Raziel; non puoi dirmelo tu e basta? ».

« Cosa sono, un fenomeno da baraccone? Non sono tenuta a rispondere alle tue domande, e se proprio vuoi che lo faccia comincia col chiedermelo in un'altra maniera » sbottò Yumi spazientita.

« Non osare parlare ai miei figli in questo modo! » esclamò Maryse, ma non fu Yumi a risponderle, stavolta:

« Stai zitta! » esclamò Isabelle.

Sia Yumi che Maryse guardarono la ragazza, la prima incrociando le braccia e aggrottando la fronte, la seconda con un evidente panico negli occhi.

« Sono perfettamente in grado di difendermi da sola, non ho affatto bisogno del tuo aiuto, anche perché non me ne farei proprio niente e peggiorerebbe solo le cose, come sempre, del resto » disse molto duramente la giovane.

« Isabelle, tu non capisci: non avete idea da chi vi trovate davanti, questa strega è- »

« Non m’importa un accidente di chi sia o di cosa abbia fatto, fosse stato anche portarvi ad un passo dal farvi entrare nel regno di Raziel, avrebbe fatto più che bene! » esclamò la giovane. « E, per l’Angelo, tieni chiusa quella bocca ormai è un po' tardi per recitare la parte della madre brava e premurosa, non credi? Tu hai sempre e solo rovinato tutto, credi che possa dare ancora credito alle tue parole?! Alle parole di una bugiarda?! ».

Per Maryse fu come ricevere una coltellata al petto, tanto che si portò una mano al cuore e respirò affannosamente.

« Isabelle… » tentò debolmente, ma la figlia la interruppe di nuovo.

« Ti ho detto di stare zitta! » disse srotolando la frusta che aveva al polso.

Alec le si fece velocemente appresso e le mise le mani sulle spalle per allontanarla dalla madre.

« Izzy, ora basta, per favore » disse cercando di calmarla.

Lei lo fulminò con lo sguardo e smise di opporre resistenza, guardando però la madre in cagnesco. Lei la guardò supplichevole, ma nello sguardo con cui la giovane le rispose non c’era alcuna traccia di pietà. Anche Yumi la guardò freddamente.

« Speravo che i tuoi figli non dovessero pagare per quello che hai fatto, ma a giudicare dai discorsi di tua figlia direi proprio che le mie speranze sono state vane ».

« Cosa ne vuoi sapere, tu?! » sbottò Maryse. « Tu appartieni ad una razza di ibridi demoniaci a cui, grazie a Raziel, è stata privata la possibilità di procreare e avere una propria progenie; tu non sai cosa significhi avere dei figli! ».

Isabelle divenne rossa e scattò in avanti, ma venne prontamente fermata da Alec che la strinse tra le braccia sentendosi però bruciare dalla rabbia: come osava sua madre dire quelle cose e per di più davanti a Magnus? Quello era anche peggio del pericolo da cui erano appena scampati, avrebbe sopportato quel dolore altre mille volte piuttosto che essere costretto a presenziare ad una nuova, pesante, denigrazione degli stregoni da parte di sua madre, per di più davanti all’uomo che amava e che lui stesso aveva fatto soffrire parecchie volte perché si era ostinato a non voler riconoscere di esserne innamorato.

Pensava che non avrebbero più riaffrontato l’argomento, ma questo lo aveva fatto solo lui: sua madre non aveva promesso niente e non aveva ancora cambiato parere verso i Nascosti, men che meno verso Magnus. Alec si sentiva furioso e pieno di vergogna al tempo stesso: non voleva che Magnus avesse dei ripensamenti, non proprio ora che finalmente le cose stavano iniziando a filare davvero lisce tra di loro.
Si rendeva però conto che, anche se aveva cercato di pensarci il meno possibile, Magnus, così come Yumi, doveva avere dei validissimi motivi per odiare Maryse, motivi che sicuramente non aveva accantonato e che ora Yumi stava riesumando e Maryse stava alimentando... motivi che Alec non aveva mai preso in considerazione nemmeno una volta da quando aveva iniziato a frequentare Magnus ma che lui stesso aveva involontariamente fatto riemergere provocando sofferenza allo stregone con il suo atteggiamento indisponente.

Alec era consapevole di averlo ferito, l’aveva sempre saputo, ma non si era mai davvero soffermato sulla portata della sofferenza che doveva avergli arrecato, portata di cui cominciava a prendere consapevolezza solo in quel momento insieme anche a tante altre cose su cui Yumi gli aveva fatto aprire gli occhi con le sue parole e che lo fece sentire malissimo e vergognare all’inverosimile. Lo stregone inspirò profondamente e tenne alta la testa come a rifiutarsi di farsi piegare dalle parole della donna, Yumi invece abbassò lo sguardo.

« Sei tu quella che non capisce » disse Yumi guardando seriamente Maryse. « Credi forse che i figli basti concepirli per renderli tali? No: i figli sono coloro che si ama, che si aiuta a crescere, che si protegge e di cui ci si prende cura, mettendo il loro bene prima del proprio ».  

Strinse di nuovo il bracciale di conchiglie tra le dita. Ryuu ci appoggiò sopra il muso, guardando Maryse con sguardo di ghiaccio.

« Puoi dire di aver fatto tutto questo, Maryse? Hai mai davvero pensato al bene dei tuoi ragazzi senza mettere in mezzo il tuo o le vostre regole? ».

La donna si portò istintivamente una mano sul petto stringendo il vestito tra le dita e avvertendo i graffi bruciare sotto la stoffa.

« E tu, allora? » rispose indurendo lo sguardo. « Tu che ti sei sempre buttata a capofitto in ogni battaglia solo per proteggere persone che nemmeno conoscevi, hai mai riflettuto almeno una volta su quello che facevi? ».

Yumi strinse i denti e il bracciale, e Maryse insistette:

« Faresti così tanto per i Nascosti… ma loro farebbero lo stesso per te? ». A quelle parole, la strega sbatté le palpebre e inarcò un sopracciglio.

« Stai scherzando, vero? Proprio tu, una dei “prescelti di Raziel”, mi vieni a chiedere una cosa simile? Non è forse il “sacro dovere degli Shadowhunters” » virgolette con le dita, « proteggere le persone senza chiedere nulla in cambio e senza farsi almeno un paio di domande? Cos’ho fatto di diverso rispetto a quello che, in teoria, avreste dovuto fare voi? ».

Maryse si ritrovò incapace di ribattere e abbassò lo sguardo, perdendo nuovamente la sicurezza riconquistata. Yumi la guardò e sospirò.

« Non m’interessa se i Nascosti arriverebbero ad aiutarmi come io ho aiutato loro, non ho mai chiesto niente a nessuno , ho sempre e solo voluto fare la cosa giusta perché non c’era nessun’altro a farlo, non perché mi è stato chiesto. Loro per me sono come una famiglia; tu ti sei presa cura della tua perché era qualcosa che sentivi nel cuore o perché te lo hanno imposto? ».

La donna non rispose e guardò i propri figli, che però non la degnarono di uno sguardo.

« Se davvero si può dire così… » sbuffò Isabelle incrociando le braccia. Yumi la guardò e sospirò.

« La paura fa fare alle persone cose terribili, Isabelle ».

« Ma paura di cosa?! » esclamò la ragazza. « Di essere una persona? Di provare dei sentimenti? Di amare qualcuno? O di non essere riuscita a crescere i propri figli come dei perfetti automi pronti a obbedirle ad un cenno della mano?! ».

La strega allargò le braccia mortificata come a dire “ tutte queste cose insieme, forse”, al che Isabelle sbuffò esasperata e lasciò cadere le braccia.

« Te lo dico io di che cosa ha paura » esclamò furibonda. « Come hai detto tu prima, lei ha il terrore di qualunque cosa che non rientri nei suoi canoni, di tutto ciò che è “diverso” da come lei pensa che dovrebbe essere, e nemmeno le viene in mente che forse le basterebbe un minimo sforzo per imparare a conoscerlo e ad apprezzarlo! E’ stata quella paura a spingerla a voltare le spalle a Jace quando credevano fosse una minaccia, ma non è questa la cosa peggiore che sarebbe capace di fare, per paura ».

« Esiste qualcosa di peggio che abbandonare il proprio figlio al suo destino come se l’amore verso di lui fosse evaporato nel momento stesso in cui le è stato ordinato di rinnegarlo? » chiese Yumi pur sentendosi certa della risposta che ne sarebbe seguita e che non tardò ad arrivare:

« La cosa peggiore, » sentenziò implacabile Isabelle « è sapere che farebbe lo stesso anche con me ed Alec se mai per caso un giorno dovessimo diventare dei Nascosti, e anche allora tirerebbe fuori la scusante che deve seguire gli ordini, che noi non siamo più Shadowhunters e che, come tali, non siamo più degni di essere considerati delle persone e che forse faremmo meglio a morire piuttosto che continuare a esistere ».

« NO, non è vero! » esclamò Maryse, ma la ragazza non l’ascoltò.

« Non mentire, è quello che hai fatto con Jace, come pensi che dovremmo credere che non faresti lo stesso anche per noi?! ».

Maryse aprì la bocca ma non emise alcun suono.

« Jace non sarà sangue del tuo sangue ma è tuo figlio esattamente come lo siamo io e Alec e come lo era… ».

S’interruppe prima di continuare la frase e il suo viso sembrò rabbuiarsi, ma quando riprese a parlare ogni traccia di cupezza sembrò svanire come nuvole dopo un colpo di vento.

« Non hai avuto remora a voltargli le spalle quando lo credevi un pericolo, e lo faresti di nuovo se dovesse capitare anche a noi: tu non sei mai stata una buona madre per noi, hai sempre messo le leggi del Clave e la carriera prima di tutto e non esiteresti a farlo di nuovo se questo significasse proteggere la tua incolumità, anche se questo significasse voltare di nuovo le spalle alla tua famiglia! ».

Alec strinse forte la sorella tra le braccia e lei non oppose resistenza, fissando però la madre con odio allo stato puro. Maryse sembrò accartocciarsi su se stessa ma rimase dritta in piedi, anche se a Yumi bastò guardare i suoi occhi per indovinare la tempesta che imperversava nella sua anima in quel momento.

« C’erano… altre persone coinvolte, cose molto più grandi noi in gioco… io non… »

« Non sei ancora stanca di mentire a te stessa, Maryse? » sospirò Yumi alzando gli occhi al cielo.

Maryse la guardò furibonda.

« Se tu amassi davvero i tuoi figli non avresti esitato a prenderti le tue responsabilità e fare la cosa giusta, difendendoli a qualunque costo non tenendo conto delle difficoltà ».

La donna riacquistò un minimo di colore e puntò il dito contro Yumi.

« Tu sei solo una bestia selvaggia che fa sempre e solo di testa propria e che non è in grado di sottostare alle regole: come osi pretendere di capire quello che siamo e facciamo?! » esclamò furiosa.

Yumi accusò il colpo senza battere ciglio e fece una smorfia di sufficienza.

« Io non saprò cosa vuol dire essere uno Shadowhunter, ma tu e la tua gente non sapete nemmeno cosa vuol dire essere delle persone ».

« Non osare- »

« Oso eccome! Cosa credi, che sia il mio tormento più grande rimpiangere di non essere nata Shadowhunter? Che aspiro così tanto ad assomigliarvi che ho finito per scimmiottarvi? Fammi il piacere!! » sputò trasudando disgusto puro con ogni singola parola. « Ma credi davvero che chiunque ucciderebbe pur di diventare come voi? Che essere Shadowhunter sia il sogno proibito di ogni persona su questa Terra? Per me equivarrebbe ad una sorta ancor peggiore della morte, preferirei dannare la mia anima che piegarmi ad una simile mostruosità!  E senza andare troppo lontano, non siamo solo noi Nascosti a pensarlo, ne ho incontrati parecchi, tra le vostre file, che non erano affatto entusiasti di questo genere di vita e che avrebbero fatto di tutto per rinunciarvi perché non l’hanno chiesto di loro di esserlo ma gli è stato imposto e non hanno avuto altra scelta che adeguarsi, ma questo non significa che fossero felici di essere dei Cacciatori ».

 L’atmosfera divenne piuttosto pesante e calò il silenzio, che Maryse ruppe con voce sorda.

« Vattene » disse a denti stretti. « Esci da qui e non farti più vedere! ».

In tutta risposta, Yumi venne avanti, al che Maryse indietreggiò.

« Io non prendo ordini da nessuno, men che meno da un burattino ». Stavolta la donna sbatté le palpebre perplessa.

« Un… burattino? »

« Un burattino, sì » disse Yumi. « Una marionetta, un fantoccio che riesce a muoversi solo all’interno della cerchia di regole imposte dalla sua gente che, tra parentesi, sono peggiorate di secolo in secolo solo perché chi le decideva era un manipolo di persone che aveva paura anche dell’aria che respirava, ma comunque regole in cui, chi si muove al suo interno, se vede anche solo una cosa fuori posto va’ in paranoia perché non ha idea di come affrontarla e ha paura che possa demolire tutto quello che conosce e in cui crede ».

« Non provare a insultare- »

«… Il Codice d’onore degli Shadowhunters? Farei questo e molto altro, cento e cento volte ancora, perché nessuno porta rispetto a dei burattini capaci di muoversi solo se qualcuno muove i fili per loro! »

« Adesso basta… » sussurrò flebilmente Maryse prossima al crollo.

« Basta un accidente! » esclamò Yumi. « Mi dici per quale motivo dovremmo portarvi rispetto? Perché avete dei bei visini? E’ vero, anch’io mi sono sacrificata molto per aiutare perfetti sconosciuti anche se, sicuramente, a loro di me non importa niente, ma almeno io l’ho fatto per aiutare davvero, non per fingere di essere importante per qualcuno che nemmeno sa che esisto! ».

I tre Cacciatori guardarono Yumi a bocca aperta, Magnus sembrò scioccato e ammirato insieme e Maryse… guardò Yumi inespressivamente.

« Tu sei una Nascosta » ripeté Maryse. « Non puoi capire quello che facciamo ».

« Cambia registro, Maryse, perché stai iniziando a darmi veramente sui nervi, e non vorrei terminare quello che ho iniziato vent’anni fa e rendere questi ragazzi orfani di madre » esclamò Yumi. « Che poi, scusami tanto, a parte calpestare le vite che non ritenete degne di attenzione, guardare gli altri dall’alto in basso, cosa fate davvero?!
Voi non siete nè Dei né angeli, siete solo dei bambini a cui è stato fatto un regalo inaspettato che però non vi bastava e vi ha reso avidi, spingendovi a volere di più, sempre di più, fino a perdere di vista quello che era davvero importante, il vero motivo per cui siete nati, ovvero proteggere gli altri senza chiedere nulla in cambio… cosa che però voi non avete mai fatto sul serio perché quelle vite, in realtà, sareste più che felici se non esistessero. E invece di aiutare i vostri compagni in difficoltà ve ne liberate appena rappresentano un problema, rovinando così anche la vita di persone innocenti! »

« Non è così… » cercò di dire Maryse, ma ormai non sapeva più cos’altro dire per difendersi, le parole di Yumi erano più letali e dure di una lama di coltello piantata nella carne, e facevano più male di qualunque altra cosa provata dalla donna nella sua vita.

« Ah no? E quello che è successo a Lucian Graymark cos’è stata, una sospensione per cattiva condotta? » buttò lì Yumi allargando le braccia esasperata.

Maryse alzò la testa di scatto e arrossì violentemente.

« Come lo?... »

« A differenza di te, io cerco sempre di tenermi informata su quello che succede nel mondo, come credi abbia potuto sapere che Morgestern è riuscito infine a compiere il suo intento anche se per metà? » disse Yumi. « Certo che ho sentito che Lucian è diventato un lupo mannaro, ho sentito molte voci al riguardo… comprese alcune riguardo al fatto che, appena scoperto il misfatto, gli avete voltato le spalle come se niente fosse, come se fino al giorno prima lui non fosse stato un compagno con cui avete condiviso molto, a cui volevate bene e per cui avreste dato la vita ».

Sentì sulla lingua il sapore di quelle parole e storse il naso: non aveva mai assaggiato il fiele in vita sua, ma era pronta a scommettere che non fosse neanche lontanamente così amaro come invece le cose che stava dicendo sapevano.

« Gli avete voltato le spalle solo perché era diventato “diverso”, perché non era più come voi »  continuò sprezzante. « Avete mai provato a mettervi nei suoi panni? A parlargli, a pensare a come dovesse sentirsi? No, non rispondere: è ovvio che non l’avete fatto. Ed è questo il difetto più grande della vostra specie » .

« Che cosa vorresti dire? ».

La voce di Alec precedette quella di MAryse e portò Yumi a girarsi verso di lui guardandolo in cagnesco. Alec rabbrividì ma si sforzò di rimanere calmo.

« La colpa più grande della vostra gente è la codardia, l’attinenza a voltare le spalle ai problemi o a insabbiarli facendo finta che non esistano senza nemmeno tentare di risolverli ».

Maryse fece una smorfia.

« Detta da una che non ha mai seguito una regola in vita sua, queste parole non valgono niente ».

« Queste parole valgono allo stesso modo in cui varrebbero se venissero pronunciate da una bocca diversa dalla mia » ribatté Yumi.

« Tu non sai NIENTE  di cosa voglia dire essere una di noi! » ripeté MAryse.

« E voi non sapete NIENTE di cosa voglia dire essere delle persone! » .

Le due donne si fronteggiarono in silenzio guardandosi in cagnesco l’un l’altra. A Yumi non sfuggì la mano di Maryse che vide scendere lentamente alla cintura che aveva in vita, e allorae lei divaricò le gambe e piegò il busto in avanti.

« Ok, ok, è stato uno scambio di opinioni molto istruttivo, ma direi che il caso di finirla qui » intervenne Magnus frapponendosi tra le due donne, che lo fulminarono con lo sguardo.

« Le do due secondi di tempo per levarsi di mezzo, prima che la riduca ad un ammasso agonizzante di carne bruciata! » esclamò Yumi stringendo i pugni.

« Una prospettiva interessante. Ti chiederei però di permettermi di prendere le giuste precauzioni, non vorrei agonizzare in un letto per il resto della mia vita e privare il mondo della mia magnificenza ».

« E io le chiederei di cucirsi le labbra con il fil di ferro e risparmiarmi questi sketch, ci tiene davvero così tanto a passare per uno stupido? ».

Magnus smise di sorridere.

« Hai proprio un bel caratterino, mia cara: pensavo di essere già riuscito a donare quel primato a qualcuno, ma quanto pare dovrò riprendermelo » disse con solo l’accenno di un sorriso sulle labbra.

« Ti conviene farla finita e subito, stregone: oltre a renderti ridicolo, stai solo sprecando energie, lei non ha alcun bisogno di essere difesa » disse Maryse.

« Ma io non la sto difendendo, infatti » disse Magnus. « Sto solo cercando di impedire una carneficina ».

« Se continui a metterti in mezzo in questo modo, penso proprio che sarai tu quello che verrà usato come strofinaccio per lucidare le unghie di questo animale » ribatté la donna.

Magnus si fece perplesso e guardò dietro di sé, dove Yumi lo guardò con occhi incandescenti scrocchiando le dita.

« E fossi in te non mi prodigherei troppo in complimenti nei suoi confronti » aggiunse Maryse.

« E io che speravo che continuare a farlo l’avrebbe fatta cadere ai miei piedi » commentò sarcastico Magnus con evidente fastidio.

« Continua pure a fare lo spiritoso » disse Maryse. « Al tuo posto avrei ben poco da ridere ».

« Che cosa vuoi dire? » disse Magnus ora più attento.

Maryse sorrise, certa che, a breve, sarebbe finalmente riuscita ad avere il coltello dalla parte del manico.

« Lo sai, vero, che è principalmente colpa sua se le persecuzioni dei Nascosti sono aumentate? Molti di voi sono morti proprio perché lei li hai protetti, sono morti a causa sua! »

« Maryse… » cominciò a dire Magnus, ma venne interrotto da un gesto di Yumi che tuttavia non lo guardò in faccia.

Era maledettamente vero: intromettendosi e mandando all’aria i piani del Circolo, era diventata il loro obiettivo numero Uno sulla lista nera. Valentine le aveva pensate tutte per intrappolarla: spargendo in giro false voci, prendendo come ostaggio altri Nascosti… era stato talmente concentrato su come catturarla, però, che aveva mancato spesso e volentieri di ricordarsi che Yumi era una strega, che non era sola ma aveva il suo fedele famiglio al seguito, oltre anche ad altri alleati invisibili che però né lui né i suoi compagni erano in grado di vedere, motivi per cui non era mai riuscito a farla franca. Erano passati dal “sterminare i Nascosti” al “sterminare i Nascosti per dare la caccia alla Nascosta”, e Yumi non si sarebbe mai perdonata di essere diventata una delle maggiori cause per cui i Nascosti avevano sofferto, ma che altro avrebbe dovuto fare? Da qualunque punto di vista la guardasse, era una situazione senza via d’uscita che sarebbe comunque sfociata in una guerra.

« Conosco bene la ragione per cui le catture e gli omicidi sono aumentati » disse Magnus. « Nessuno però ha mai dimenticato chi fosse il vero nemico » ed era vero anche questo: nessun Nascosto era mai arrivato a odiare Yumi, a smettere di sostenerla e a non combattere gli Shadowhunters, a parte forse qualche disguido con le fate, ma Yumi non ci aveva mai fatto caso, visto e considerato che non aveva mai avuto buoni rapporti con quel popolo ( anche se questo non significava, ovviamente, che era mancata a prestare loro soccorso quando ne avevano avuto bisogno).

Maryse lo ignorò e tornò a rivolgersi a Yumi.

« Parli tanto di doveri e responsabilità, ma non mi sembra che tu abbia mantenuto i tuoi, non è vero, Principessa? ». Il cuore di Yumi prese a battere freneticamente e lei si portò una mano al petto, arpionando i vestiti come a volerli strappare. Magnus cercò di toccarla, ma lei lo spinse via bruscamente.

Odiava quel nomignolo, lo odiava nel XIX secolo quando glielo avevano appioppato la prima volta e l’aveva odiato quando Morgestern lo aveva involontariamente rispolverato conferendoglielo un’altra volta, forse per non parlare di lei chiamandola sempre e solo “la strega mutaforma” o forse perché, con il passare del tempo ( e degli scontri), l’uomo aveva deciso che Yumi meritasse un appellativo più importante e più “consono” al suo “valore”, per questo l’aveva etichettata nello stesso odioso modo che già secoli prima altri le avevano affibbiato, pur senza saperlo. E lei lo odiava: le sembrava un’etichetta, una forma, una gabbia, e lei odiava le gabbie, ancor di più le forme.

« Cos’avrei dovuto fare, secondo te?!  » esclamò in preda alla rabbia. « Lasciare che mi uccideste?! »

« Sarebbe stato meglio, con la tua avventatezza hai solo peggiorato la situazione! »

« Peccato che molti di voi non abbiano adottato questo tipo di filosofia, avreste fatto la gioia di tutto il mondo ».

Maryse si infuriò e le puntò il dito contro, ma Yumi fu più veloce:

« IO almeno ho tentato di migliorarla, la situazione! » urlò a pieni polmoni. « Io almeno non sono scappata a nascondermi dai miei problemi ma li ho affrontati direttamente senza nascondermi dietro nessuno ».

Maryse era livida, e così pure Yumi, che sentiva sempre più male sulla punta delle dita, dove gli artigli premevano contra la pelle dei guanti, e sulla lingua, che si scontrava contro le zanne sempre più affilate, ferendola e faticandole la parlata. Anche la Cacciatrice ormai era arrivata al limite della sopportazione, ma proprio in quel momento le balenò in testa una cosa, qualcosa che avrebbe finalmente posto fine alla discussione e steso una volta per tutte quella strega insolente, che aggrottò le sopracciglia perplessa quando vide la donna sorridere davvero per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare.

« Parli tanto, ma alla fine anche tu sei solo un’incapace ».

« Cosa intendi dire? ». Maryse sorrise ancora di più e Yumi iniziò a preoccuparsi.

« Hai passato la vita a correre a destra e manca per salvare gli altri… ma dov’eri alla battaglia di Idris, quando è stato ucciso quello stregone? »

Il demone che era in Yumi ruggì violentemente e graffiò lo sterno della ragazza, che si piegò in due tenendosi il petto dove il cuore minacciava di esploderle tanto batteva furiosamente, provocandole anche fitte allucinanti che le impedirono di respirare regolarmente. Maryse notò con piacere di aver sortito l’effetto sperato e diede il colpo di grazia:

« Proteggere assiduamente i Nascosti… e non sei nemmeno stata capace di proteggere un tuo simile! ».

« Maryse!! Questo è un colpo basso! » esclamò Magnus furioso.

Le dita iniziarono a illuminarsi di piccole scintille blu, ma Yumi si rialzò, lo superò con una spallata e si portò a poche falcate da Maryse, con le mani che si illuminarono di scintille azzurre mentre la ragazza iniziò a vederci rosso, a sentire un gran calore attraversarla da capo a piedi, le orecchie pizzicare e il demone smaniare di uscire, di essere liberato, di porre fine alla vita di quella maledetta.
Lo lasciò leggermente libero giusto per lenire il fastidio che provava a costringerlo a stare al proprio posto, senza però farlo uscire completamente. Maryse sorrise soddisfatta, certa di essere finalmente riuscita a spezzare la ragazza, ma il sorriso le morì sulle labbra quando questa alzò la testa e la guardò sorridendo, in modo piuttosto sprezzante anche, e con una luce folle negli occhi che fece rabbrividire la Cacciatrice.

« Nessuno di noi avrebbe mai potuto prevedere quello che è successo, nessuno pensava che il vero figlio di Morgestern fosse vivo e che fosse a Idris sotto mentite spoglie » disse calma, anche se Magnus vide il suo sguardo ardere, e temette il peggio.

«  Se avessimo potuto prevedere una cosa del genere, stai pur certa che  non me ne starei certo stata qui a far niente e sarei intervenuta ».

« Cosa vuoi insinuare? » esclamò la donna.

Yumi la guardò finalmente negli occhi, e la donna fu attraversata da gelidi brividi di terrore.

« Che non hai alcun diritto di farmi la paternale ».

« Io mi permetto di fare quello che- »

« Damare!! » esclamò Yumi, a cui ormai mancava veramente pochissimo per varcare il confine sottile che separava la sua metà umana da quella demoniaca e che si sentiva così ferita che l’unica cosa che sentiva di volere era stendere definitivamente quella donna una volta per tutte e farle tanto ma tanto male. Ed è esattamente quello che fece:

« Non sarò riuscita a proteggere un mio simile, ma io almeno non volterei mai le spalle alla mia famiglia… cosa che non posso dire del tuo caro ex-marito, che a quanto pare ha ritenuto la propria carriera una prospettiva di vita migliore di quella che avrebbe avuto continuando a stare insieme a te! ».

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: Maryse urlò, prese uno dei pugnali che aveva alla cintura e lo lanciò verso Yumi, che però intercettò la sua traiettoria, se lo fece scivolare sul palmo e lo rispedì alla mittente, che lo scansò con una capriola laterale.
Yumi allora si acquattò a terra e le balzò addosso, rotolando insieme a lei sul pavimento e prendendosi a pugni a vicenda finché Yumi non riuscì a calciarla nella pancia con entrambi i piedi mandandola a gambe all’aria.

Maryse si rialzò immediatamente e prese una spada angelica, ma non fece in tempo a darle un nome che in un lampo Yumi le fu appresso, le fece volare via l’arma con un calcio, ruotò su sé stessa e si abbassò tempestandole di pugni il ventre. Maryse cadde in ginocchio, ma con una capriola fu nuovamente in piedi, saltellò sul posto e provò a colpire Yumi con un gancio destro, ma lei lo intercettò afferrandole il polso con una mano, mise l’altra sull’avambraccio della donna e la sollevò scaraventandola di peso sul pavimento. Maryse però fece pressione e riuscì a sbatterla a terra a sua volta, in un attimo le fu sopra e le riempì la faccia di pugni, ma Yumi intercettò la sua mano, la respinse e le afferrò velocemente il vestito, la tirò verso di sé e le diede una testata tale che se ne sentì l’eco in tutto il Santuario. Maryse si tenne la testa dal dolore e Yumi ne approfittò per caricarsela sulle spalle e lanciarla contro il muro con tutta la forza che aveva, mandandola a sbattere contro la parete.

« Ne hai avute abbastanza o ne vuoi ancora ? » la provocò.

Maryse si alzò malamente da terra, piena di lividi e con il viso imbrattato di sangue che colava dalla ferita sulla fronte, ma con due occhi pieni di furia omicida. La donna si rialzò reggendosi malamente sulle gambe, e Yumi non poté evitarsi di domandarsi se a darle forza era la sua testardaggine o la sua sete di vendetta. In entrambi i casi, lei non aveva alcuna voglia di continuare quello scontro inutile, come mai avrebbe voluto farlo venti anni prima quando Maryse e i suoi compagni erano ancora ragazzini ma a cui si era comunque piegata per legittima difesa sua e delle persone che erano con lei. Pur avendo in cuore un demone violento e feroce, lei non gli permetteva mai di prendere il sopravvento, e non traeva certo alcun piacere dal ferire i suoi avversari e vederli ridotti in un simile stato pietoso, indipendentemente dalle circostanze.

« Basta così, Maryse: non ha senso continuare questa lotta, e lo sai anche tu ».

Parole al vento: Maryse urlò e si lanciò contro la ragazza, che si spostò leggermente di lato evitando l’assalto della donna, che si sbilanciò e cadde sui lastroni di pietra del pavimento battendo forte le ginocchia, ma ignorando il dolore si rialzò in piedi guardando Yumi con odio, tornando però a sentirsi divorata dalla paura: gli occhi della ragazza erano diventati da gatto, gli occhi che aveva temuto per anni, gli occhi che, ogni volta che era scesa sul campo di battaglia, aveva cercato subito perché aveva paura di incrociarli, le era sempre sembrato che mettessero a nudo la sua anima e la stringessero in una morsa, aveva avuto paura di morire ogni volta che li aveva incrociati.

Strinse i denti con rabbia, fece leva sulla gamba destra e si diede la spinta per colpire Yumi con un calcio rotante, ma lei scoprì i denti e le azzannò la caviglia, facendo urlare l’avversaria. Tenendola saldamente tra i denti, la strega prese il polpaccio della cacciatrice con entrambe le mani, fece forza e la volò attraverso la stanza. Maryse ruzzolò malamente a terra senza nemmeno riuscire a proteggersi con le braccia, e quando finalmente si fermò crollò a terra, viola di lividi, con il respiro affannoso e la caviglia sinistra che sanguinava copiosamente.

« Maryse, smettila! così finirai solo per rovinarti » cercò di dissuaderla Yumi. Maryse strinse i denti e cercò di rialzarsi per fronteggiarla nuovamente, ma ricadde a terra come un peso morto. Yumi si avvicinò per soccorrerla, ma Alec, Jace e Isabelle le sbarrarono la strada con le armi sguainate. Nello stesso momento, Ryuu arrivò alle spalle di Yumi e le strinse entrambi i polsi tra le fauci trascinandola lontano dai Cacciatori.

« Stai lontana da nostra madre! » urlò Alec, puntandole contro una freccia già incoccata e pronta a essere rilasciata. Isabelle schioccò la frusta e Jace brandì una lama angelica, la cui luminosità si riflesse negli occhi dei tre ragazzi, rendendo le loro espressioni terribili e spaventose. Yumi li guardò sospirando, e Ryuu strinse la presa sui polsi affondando i denti nella carne.

« Levatevi di mezzo, è una faccenda tra me e lei! » esclamò Maryse.

I suoi figli, però, furono irremovibili:

« Non credo che tu sia nella posizione per dire a chicchessia di farsi da parte e non intromettersi » disse Jace, guardandola con astio.

« Ho detto di togliervi! » insistette Maryse respirando affannosamente. « Per favore, non voglio che- »

« Non vuoi cosa? COSA?? Che ci facciamo del male? Che quella strega ci uccida? Non saresti in grado di fare niente, tu non sei MAI stata in grado di fare qualcosa per noi, quindi risparmiaci le tue inutili premure e stai zitta, non peggiorare le cose come di tuo solito » disse Isabelle, facendo rimanere di sasso la donna, che ammutolì e la guardò con la bocca aperta.

« Basta così!! ».

La voce tonante di Magnus rimbombò per tutto il Santuario e i presenti si voltarono verso di lui, che avanzò mettendosi in mezzo tra i ragazzi e Yumi, dando le spalle a quest’ultima e allargando le braccia.

« Maryse, prendertela con Yumi come stai facendo adesso è come punire un cane dopo averlo tormentato finché non ti ha morso(1*). Non potevi certo pretendere che non reagisse dopo quello che hai detto, quindi datti una calmata ».

« Levati di mezzo, stregone, o ucciderò anche te! » urlò la donna cercando di rialzarsi ma fallendo miseramente.

« Non lo farò io e non credo riusciresti a farlo neanche tu, non nelle condizioni in cui ti trovi » disse Magnus.

Maryse sibilò furiosa e fece leva sui muscoli doloranti che però non la ressero.

« Maryse, seriamente, smettila: sei allo stremo, nelle tue condizioni non saresti in grado nemmeno di sollevare un cucchiaino da caffè. Ammetto che però sarei tentato di vedere Yumi farti a pezzi, ma visto che è risaputo che vedere brandelli sanguinolenti di Shadowhunter di prima mattina fa male alla digestione, per questa volta penso che preverrò il danno ».

Alec dovette chinarsi e stringere la madre tra le braccia per impedirle di trascinarsi verso Magnus.

« Quanto a te… » disse lo stregone voltandosi verso Yumi.

«… faresti meglio ad andare, non avevi detto di essere in ritardo? » disse seriamente, dopo un attimo di pausa. Yumi aggrottò le sopracciglia e lo guardò negli occhi: Magnus non sembrava avercela con Maryse quanto piuttosto con lei. La sua espressione però era così indecifrabile che era davvero difficile riuscire a interpretarla, e per un attimo le ricordò qualcun altro, qualcuno così altero e severo da brontolare per un nonnulla e sempre pronto a rimetterla in riga quando esagerava o lasciava che il suo temperamento focoso prendesse il sopravvento , qualcuno che… Yumi scosse la testa prima che i ricordi tornassero a travolgere e scombussolare il suo cuore: perché lui le tornava in mente proprio in quel momento?

Magnus non gli assomigliava minimamente, sotto qualunque punto di vista, ma perché allora guardarlo negli occhi le faceva ripensare al suo maestro, l’uomo che le aveva insegnato così tanto e che lei aveva amato come una figlia può amare un padre? Evitò lo sguardo di Magnus, ma l’uomo le prese il mento in mano e la forzò a guardarlo. Lei sospirò e si arrese. Ryuu la lasciò andare non appena la sentì smettere di opporre resistenza e Yumi si massaggiò i polsi, imbrattandosi le mani di sangue.

« Il tuo amico non si fa proprio scrupoli » e senza darle tempo di rispondere, Magnus le racchiuse delicatamente i polsi nelle sue grandi mani, ma Yumi si liberò dalla sua presa e si guarì da sola, curando anche gli ematomi sul viso e ripulendosi i vestiti e i capelli dalla polvere. Senza degnarlo di uno sguardo, voltò le spalle a Magnus, ma lui le afferrò il polso e la fece voltare nuovamente verso di sé, al che lei perse la pazienza:

« Ma cosa vuole da me?! Perché non mi lascia in pace?! »

« Voglio solo aiutarti a raffreddare i tuoi bollori prima che tu possa mettere piede là fuori e trasformati in Jack lo Squartatore in modalità diurna, ma non sarebbe male se tu collaborassi un minimo invece di- »

« Non gliel’ho chiesto! » esclamò Yumi, ma Magnus rafforzò la presa e fece girare la ragazza su sé stessa, così che lei si ritrovò contro il petto dello stregone con il suo braccio stretto in vita e il suo viso a pochi centimetri dal proprio.

« Non costringermi a recitare la parte dello stregone cattivo, ragazzina, potrebbe non piacerti affatto » disse molto seriamente Magnus senza la benché minima nota di malizia o divertimento nella voce, cosa che convinse Yumi che questa volta non stava affatto scherzando. Tuttavia non bastò a intimorirla e lo fulminò con gli occhi specchiandoli nei suoi, ricambiata dallo stregone, occhi da gatto contro occhi da gatto, entrambi brillanti, bellissimi… e minacciosi.

Si guardarono come aspettandosi che uno dei due morisse sotto lo sguardo dell’altro, avvicinando pericolosamente i volti tanto che solo un soffio arrivò a separare le loro labbra. Ad un certo punto Yumi mostrò le zanne, e per un attimo Magnus temette che l’avrebbe morso, ma lei gli soffiò contro e gli diede una testata, poi si liberò e si allontanò da lui voltandogli le spalle. Prima di andarsene guardò gli Shadowhunters soffermandosi soprattutto su Alec, che la guardava imbestialito, quei limpidi occhi azzurri tanto gentili che lei aveva giudicato innocenti come quelli di un bambino ora bruciavano di furia angelica, così come dovevano essere gli occhi di un guerriero, gli occhi di uno Shadowhunter.

Le fecero impressione, non riusciva a credere di trovarsi di fronte allo stesso ragazzo educato e impacciato che aveva incontrato a casa di Magnus. Sfiorò con lo sguardo lo stregone un’ultima volta poi lo riportò sui Cacciatori, e la sua espressione divenne glaciale.

« Statemi alla larga e non venitemi a cercare, o porterò a termine quello che ho iniziato, e non sto scherzando » poi aprì un Portale e sparì nel varco insieme a Ryuu. Magnus si tenne la fronte e rimase a fissare la parete anche quando l’ultimo barlume di energia svanì, e così pure i quattro Shadowhunters .

« Che caratteraccio » disse Jace, rompendo il silenzio.

« Mi piace » disse invece Isabelle. Alec guardò la parete senza dire niente, frastornato e confuso da quello che era successo, era accaduto tutto così velocemente che quasi non se n’era reso conto. Girò meccanicamente lo sguardo verso Magnus, ma lo vide così serio che ne fu quasi intimorito.

« Magnus… » mormorò con un filo di voce, non certo di essere udito. L’uomo invece si voltò verso di lui .

« Sì, Alexander? ». Alec si morse le labbra prima di rispondere:

« Chi è… quella ragazza? ». Erano molte le cose che avrebbe voluto dire e chiedere, ma si sentiva moralmente e fisicamente stremato, e quello fu tutto ciò che riuscì a trovare la forza di formulare . Magnus separò lo sguardo da quello del giovane e sospirò, parlando senza nemmeno voltarsi verso di lui:

« Lei è una strega che non si è mai piegata agli usi comuni della nostra gente e ai soprusi della vostra, che vive solo seguendo il suo cuore e senza dar retta a quello che dicono gli altri. E che non fa alcuna distinzione tra le varie fazioni di Nascosti ed è sempre pronta ad aiutare il prossimo ».

Alec si accorse della nota che la sua voce assunse, come se parlare di lei fosse come rievocare un amore perduto ormai da troppo tempo, e non di una persona che gli aveva quasi spaccato il cranio. Questo, unito all’atteggiamento dello stregone, suscitarono in Alec un freddo gelido all’altezza del cuore: sentiva a pelle che Magnus non gli stava dicendo tutta la verità, che in realtà sapeva molto di più di quanto non volesse intendere. Perché mentire, non si fidava di lui? Quello che era successo gli aveva aperto gli occhi e fatto capire che uno stregone non poteva stare insieme ad uno Shadowhunter perché le loro razze erano nemiche giurate e così sarebbe stato per sempre?  

Per la prima volta avvertì quanto effettivamente fosse enorme il divario tra lui e Magnus, e si rese conto che in realtà lui non sapeva assolutamente niente nemmeno del suo ragazzo, solo poche e sparute cose che stavano in superficie, ma niente di quello che era celato nell’animo dello stregone, un ammontare di segreti inconfessabili sul passato di Magnus che lui non gli aveva mai raccontato. Anche Yumi era tra questi,  Alec non aveva alcun dubbio. In che maniera, però, Yumi aveva fatto parte della vita di Magnus?

« Non si può dire che non sia una che non sa usare la testa » commentò Jace sogghignando e passandosi una mano tra i capelli.

« Conosco quell’espressione, Jonathan Cristopher » disse Isabelle incrociando le braccia. « Cos’hai in mente? »

« Di cercare una gattina dal brutto carattere che faccia compagnia a Church ».

Alec capì quali fossero le sue intenzioni e sospirò: per Jace, Yumi era una sfida aperta, e l’avrebbe colta in pieno, pur consapevole dei rischi a cui sarebbe andato incontro. Lo invidiò: Jace, come sempre, aveva le idee ben chiare sulla prossima mossa da fare, ma lui? Lui cos’avrebbe dovuto fare adesso, quando l’unica cosa che sentiva era una smania di uscire da lì e allontanarsi da tutto, dalla sua famiglia, dal suo ragazzo e dal Santuario che, malgrado l’ampiezza, improvvisamente gli sembrava stretto e soffocante?

« No! ».

L’urlo di Maryse fece sobbalzare i ragazzi e distrarre Alec dalle sue preoccupazioni.

« Jace, ti proibisco categoricamente di cercarla, quella strega è-»

« …pericolosa, un mostro e chi più ne ha più ne metta » disse Jace scimmiottando il tono della donna. « Me ne sono accorto benissimo, visto il modo in cui le hai prese da lei. Non avrei mai pensato che un giorno ti avrei visto soccombere a una Nascosta, l’età comincia a farsi sentire? »

« Tu non capisci! » insistette Maryse. « Tu non sai di cosa è veramente capace quell’animale, lei- »

« Adesso basta! » esclamò Isabelle. La madre guardò smarrita verso di lei.

« Non sei nella posizione di lanciare accuse contro il prossimo, anzi direi che non sei proprio nella posizione di dire una singola parola e credere di avere ancora qualche diritto a dirci cosa dovremmo fare o chi frequentare. Dici che quella ragazza è pericolosa, ed effettivamente lo sembra davvero, solo che per te è pericoloso chiunque non rientra nei tuoi canoni, quindi non sei molto credibile. A me non importa se per colpa sua avete rischiato di morire, anzi, dirò di più: avrebbe fatto bene a farlo davvero, ve lo sareste meritato! » .

Alec cercò di calmare la sorella, ma lei lo spinse via con rabbia.

« Lei ha fatto quello che avreste dovuto fare anche voi, quello che ci avete sempre indicato come il dovere di ogni Shadowhunter, e cioè proteggere le persone. Yumi ha lottato per difendere la sua gente, ma tu e papà? Cos’altro avete fatto a parte pensare solo a voi stessi? ».

Respirò affannosamente poi riprese a parlare:

« Io sono stanca di sottostare a qualcuno capace solo di obbedire a degli ordini il più delle volte stupidi e dannosi  e che non pensa a quelli che ama ma li sfrutta solo come pedine dei propri piani. Non venirci a dire di stare alla larga da quella ragazza, hai perso qualunque credibilità nei nostri confronti. E se Yumi è davvero come la dipingi, bè… lo scoprirò da sola, non ascoltando una bugiarda che non sa fare altro che mentire e che l’ha fatto talmente tanto che ormai è l’unica cosa che sa fare nella vita e che non sa assolutamente prendersi cura degli altri, nemmeno dei propri figli! » e battendo violentemente i tacchi sul pavimento di pietra uscì dal Santuario sbattendo forte la porta.

Maryse la guardò andar via senza riuscire a pronunciare una sola parola per fermarla.

« Bè, è stata una mattinata turbolenta » disse Jace. « Penso proprio che andrò a farmi una doccia sperando di non incappare in Church, ne ho avuto abbastanza di gatti bisbetici, per oggi » e se ne andò anche lui, lasciando Maryse sola con Magnus e Alec.

Maryse allora zoppicò verso Magnus, guardandolo con furia omicida.

« Come hai potuto portare quella… quel… mostro qui?? » esclamò furiosa.

Magnus tenne lo sguardo rivolto verso la parete da cui Yumi era sparita senza nemmeno curarsi di girarsi verso Maryse.

« Ti dispiace riformulare la domanda? Temo di non aver capito cos'hai detto ».

« Hai sentito benissimo! » esclamò la donna.

Magnus finalmente si voltò, guardandola molto seriamente e forse per la prima volta per davvero da quando era arrivata: ricordava bene com’era da giovane. L' aveva sempre vista come una macchina da guerra che niente e nessuno avrebbe potuto abbattere, ma ora Maryse gli era davanti spettinata, piena di lividi, i vestiti sporchi di polvere e sangue e una gamba ferita a cui a malapena riusciva ad appoggiarsi. E con occhi pieni di rabbia, sofferenza e, come non pensava avrebbe mai visto in lei, paura, tanta ma tanta paura che lei cercava invano di mascherare.

Magnus non la vide più come la guerriera inscalfibile che conosceva ma solo come una donna qualunque, ferita, sconfitta, delusa e spaventata dalla vita, che aveva commesso molti errori ed era stata ferita altrettante volte, tenendosi tutto dentro senza far trapelare niente.

Ma a tutto c’era un limite, e Magnus era certo che ormai Maryse avesse ampiamente raggiunto e superato il proprio. Era in condizioni pietose, Magnus non l’aveva mai vista così sfatta, ma per lei non provava altro che una fredda indifferenza, la stessa che lei aveva sempre riservato a lui e alla sua gente. Tenne però quelle cose per sé e disse:

« Qui non c’è stato nessun mostro, Maryse, solo una ragazza coraggiosa grazie a cui tante vite sono state salvate e i Nascosti non hanno perso la speranza di vivere » .

Divenne incredibilmente serio mentre lo diceva, tanto che ad Alec sembrò di guardare un’altra persona, non lo stregone solare, ilare e malizioso che conosceva e amava. E ne ebbe paura: non lo conosceva ancora così bene, ma lo spaventava vedere che Magnus potesse avere altre facciate, oltre a quella che mostrava di solito in presenza sua o dei suoi amici. Gli sembrò di vedere un estraneo che non riusciva a riconoscere e che lo intimoriva, o forse la sua era solo la reazione ai discorsi che aveva sentito fare a Yumi e che gli avevano aperto gli occhi su verità su cui finora non si era soffermato o che addirittura aveva dimenticato, come il fatto che il suo ragazzo fosse altro, oltre che alla persona così solare e pieno di vita che conosceva: era questo il vero aspetto del Sommo Stregone di Brooklyn dietro il personaggio eccentrico e stravagante che amava dare feste e vestirsi in maniera esageratamente appariscente?

Si prese la testa tra le mani e la scosse forte, così forte che gli vennero i capogiri, e senza una parola marciò a grandi passi fuori dal Santuario, desiderioso solo di mettere più spazio possibile tra lui e qualunque altro essere respirante nel raggio di un chilometro e di trovare un posto dove poter stare da solo. Magnus lo guardò allontanarsi e si massaggiò le tempi affranto. Vedendo Maryse guardarlo infastidita, pronta sicuramente per lanciarsi in ulteriori improperi, si volse verso il muro e aprì un Portale, ma prima di sparirci in mezzo si rivolse un’ultima volta alla donna:

« Non ci saranno sempre i tuoi figli a proteggerti dai tuoi sbagli » e senza aggiungere altro entrò nel Portale, sparendo alla vista.

Maryse rimase a fissare il vuoto per quelle che parvero ore, poi cedette e cadde in ginocchio, seppellì il viso tra le mani e si lasciò andare in un pianto disperato.

*Angolo autrice

Quando ho iniziato a stendere questo capitolo immaginavo che sarei stata entusiasta nel scriverlo: Maryse è uno dei personaggi che meno sopporto, ma… mi sono ritrovata a riscrivere questo capitolo per ben tre volte, ogni volta aggiungendoci un sacco di cose in più rispetto alla prima, ma mai mi veniva come volevo che fosse. L’ho lasciato perdere per un po' di tempo certa che l’ispirazione mi sarebbe venuta con calma, ma mi è arrivato molto più di questo: scrivere, pensare e revisionare questo capitolo mi ha fatto capire molte cose a cui prima pensavo veramente poco. Penso di poter dire che, anche se non è venuto fuori esattamente come l’avevo ideato all’inizio, questo capitolo sia stato comunque molto importante per la mia esperienza di scrittrice, che ho capito essere un'attività davvero più impegnativa di quanto avrei creduto possibile. Spero comunque di essere riuscita a fare un buon lavoro. Mata ne, a presto!

 
 Citazioni e riferimenti:


(1*): frase di Jem rivolta a Gabriel in Le Origini – L’Angelo;

 
 




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