Alisa tate contest
Consiglio di ascoltare la canzone "Under the bridge" dei Red hot chili peppers durante la lettura.
Alisa
Tate
La donna, minuscola e invisibile, si
reggeva sulle instabili gambe a un lato della strada. I suoi occhi
scuri non sembravano notare alcuna delle silenziose figure che le
passavano al fianco. Sarebbe bastato che qualcuno si fosse accorto
del suo stato d'animo, e forse i suoi piedi sarebbero rimasti
incollati a terra; forse il suo pallido vestito quella sera non si
sarebbe imbrattato di rosso. Ma non successe.
Le esili membra, nascoste dalla sottile
e candida stoffa, avvertivano sempre più il peso del gonfio ventre,
che già da settimane aveva iniziato a crescere insieme alla creatura
che si nascondeva al suo interno.
Le piaceva pensare che tutte le
disgrazie fossero nate con l'apparizione di quell'embrione, ma sapeva
bene anche lei che non era così.
Quello che ora l'aveva portata su
quella strada, lontana dalla sua casa giusto di qualche metro,
risaliva a ben prima di quel grottesco rigonfiamento.
Lei era stata Alisa Tate.
Una ragazza come molte altre, che si
erano poi ritrovate a finire la propria vita con le loro stesse mani.
La sua esistenza era andata a puttane
circa sei anni fa, quando si sentiva ancora giovane e libera.
Erano stati bei tempi, ma da lì la
situazione non aveva fatto che precipitare sempre più, senza
possibilità di tornare indietro.
Se solo avesse guardato avanti invece
di rimpiangere il passato, allora forse le ruote di quel verde camion
non le avrebbero fracassato il cranio.
Ma ora mai è troppo tardi e l'unica
cosa che rimane di lei è questo mio racconto, solo per farvi sapere
che, un giorno, questa donna era esistita.
Alisa non aveva mai avuto una realtà
semplice, ma in fondo vorrei sapere, chi è che vive una vita facile
in questo mondo? Non credo esista.
No, il problema non erano stati i vari
fidanzamenti andati male, le tante amicizie false, non erano stati i
genitori menefreghisti al limite del divorzio. No, il problema era
stata lei.
Per capire bene la sua storia dovete
sapere che Alisa era una persona particolarmente sociale, non
sopportava di stare sola, e qualunque persona andava più che bene
per soddisfare quel suo bisogno di contatto umano.
Fu il dar troppa corda a questo suo
desiderio che la portò a creare legami totalmente casuali.
E ogni volta che qualche relazione
finiva, il suo bisogno di riempire la propria esistenza cresceva.
Quelle amicizie e quegli amori furono
la sua prima droga.
E come ogni droga, a lungo andare la
distrusse.
Le relazioni sono una parte
fondamentale della vita dell'uomo. Ognuno di noi sente forte
necessità di essere amato, e poco quello di amare.
Per Alisa, quel bisogno era soffocante
e pressante. Era dipendente dall'amore degli altri, e si attaccava a
qualunque persona che sembrava poterglielo dare.
Ma stringere forti legami casuali non è
mai una buona idea, e questo Alisa lo capì solo dopo averci sbattuto
la testa così tante volte da non riuscire più a fasciarsela.
Si ritrovò più di una volta ad avere
a che fare con relazioni finite male, ma ce ne fu una in particolare
che la distrusse irrimediabilmente.
Sheryl Bernard fu quella che credeva
essere la sua migliore amica del momento. La ragazza con cui
condivideva di più la sua vita; e fu proprio questo il suo errore.
Sheryl le prese tutto ciò che poteva
prenderle, promettendole in cambio l'affetto di un'amica.
La sfruttava per sfogare ogni sua
rabbia, come lei la usava per soddisfare il suo desiderio d'amore.
E mi chiedo chi fece più male
all'altra nel guardare solo a sé.
Ma nonostante questo, l'amicizia
continuò, anche quando Alisa prese ad avere i suoi primi problemi
con l'alcool; forse perché Sheryl non la prese tanto sul serio, non
avrebbe mai potuto pensare che da queste sbornie eccessive la
situazione sarebbe nuovamente peggiorata.
Non si rese conto di starla spingendo
lei stessa in quell'oblio da cui non sarebbe più uscita.
Ebbene sì, Alisa prese a bere più di
quanto avrebbe dovuto, e sempre più spesso, finché non venne
introdotta ad altre innocue soluzioni, le droghe.
Iniziò cauta, con anche Sheryl al suo
fianco, ma presto perse ogni paura e auto controllo. Prima fumo, poi erba, q uelle che potremo ancora definire droghe
leggere. Tutto ciò per ignorare il dolore, per ignorare la tristezza
e vivere facendo finta di non avere alcun problema.
Ma le sue sfortunate avventure non
erano destinate a finire così presto.
Una notte, completamente fatta, finì
per far scoprire ai genitori di Sheryl che la loro, tanto perfetta,
figlia in realtà si drogava.
Da quel giorno l'altra la buttò fuori
dalla propria vita con rimarcata violenza, trattandola come una
completa estranea.
Per Alisa fu come perdere l'appoggio
che l'aveva tenuta in piedi fino a quel momento; ed è qui che la
linea che indica il suo precipitare si fa più ripida.
È qui che inizieremo a parlare di quel
luogo sotto al ponte, il luogo dove dimenticò ogni persona che
avesse mai amato, il luogo dove buttò la sua vita.
Furono la sua evidente tristezza e il
disperato bisogno di trovare un appiglio a guidare a lei la sua
illusoria salvatrice.
La Cocaina.
Inizialmente fu la stessa droga a
raggiungerla, presentandosi con le sue tanto seducenti promesse, ma
poi fu Alisa a ricercarla ancora e ancora, sapendo che l'avrebbe
senza dubbio ritrovata lì, al centro di Los Angeles, sotto quel
ponte.
Diventò la sua nuova amica e compagna,
quella che gli rendeva possibile continuare a ignorare ogni suo
problema.
Ben presto invase completamente i suoi
pensieri e ogni minuto dei suoi giorni, senza lasciar posto ad altro.
Esisteva solo per poter tornare in quel posto, e ogni giorno si
alzava sperando solo di farci ritorno il prima possibile. Il tempo in
cui stava sballata era sempre maggiore, come la dose che non faceva
che aumentare.
Non si rese conto che anche
quell'amicizia era falsa e si ritrovò imprigionata dalla sua stessa
liberatrice.
A quel tempo era cieca e lo rimase per
molto tempo, finché non successe l'ennesima, inevitabile catastrofe.
Una catastrofe che poteva distruggerla
quanto salvarla.
Rimase incinta. Il padre ignoto; non
che conoscere il viso avrebbe cambiato qualcosa, visto che fu solo
uno dei tanti rapporti casuali che aveva solitamente mentre stava
fatta.
Questo evento la riportò con violenza
alla realtà.
Le aprì gli occhi e di colpo si rese
conto delle sbarre che la rinchiudevano, da cui, per quanto lo
desisderasse, non sarebbe riuscita a scappare. Quello che era
diventata le faceva ribrezzo, e si odiava per ogni sua piccola
decisione passata.
Man mano che il bambino cresceva,
tornava sempre di più in sè; ma era troppo tardi lei, non si
sarebbe mai liberata da quella cella in cui si era rinchiusa di sua
spontanea volontà. Non ne avrebbe mai avuto la forza.
Tuttavia, fu solo quando iniziò a
sentire la creatura muoversi dentro di sé che non poté più
sopportare.
Cercò disperatamente di scappare di
nuovo, ma sta volta in modo decisivo.
Prese tutta la cocaina che riuscì a
comprare e se la iniettò, sperando di morire per mano della sua
stessa vecchia amica.
Per ironia della crudele sorte, fallì.
Eccoci, quindi, alla grande strada dove
Alisa Tate stava ad aspettare il momento più propizio. Si grattava
furiosamente le braccia, fino a macchiare la pelle già ferita del
rosso sangue. Fissava le macchine che si susseguivano davanti a sé,
sentendo il corpo tremare sempre più violentemente. Spesso i suoi
pensieri vagavano e finivano per tornare sempre a quel ponte. Ma non
si mosse, non ascoltò le pressanti richieste del proprio organismo,
della sua psiche ormai distrutta, ignorò il richiamo della falsa
amica.
Solo dopo diversi minuti di questa
lotta, vide finalmente ciò che aspettava con ansia.
Quell'alto camion era perfetto, se
fosse partita all'ultimo momento forse non l'avrebbe nemmeno vista.
Negli ultimi secondi prima di dare a
tutto quanto una sua fine, la sua mente era finalmente vuota, libera
da ogni pensiero.
Il terrorel'aveva posseduta fino a
pochi minuti prima, ma in quel momento era completamente calma e
lucida.
Si buttò in mezzo alla strada con la
poca forza che ancora possedevano le sue esili gambe.
Avrebbe dovuto mangiare più spesso
quegl'ultimi giorni; fu questo che pensò poco prima che la sua mente
si spegnesse.
Le larghe ruote del camion la
travolsero, frantumandole le ossa e distruggendole la carne.
Alisa Tate smise di esistere in un
istante.
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