I've
found a way to make you
I've
found a way
a
way to make you smile
(R.E.M.)
At my most beautiful
Aomine amava il
basket.
Lo aveva amato
così tanto da cadere in depressione e lasciarsi andare,
quando aveva realizzato che da quell’amore non avrebbe
ricavato altro che una sterile sequela di troppo facili vittorie.
Lo aveva messo da
parte, e con esso aveva accantonato un’altra grossa fetta di
cose importanti – di persone importanti –
per la sua vita.
Aprì un
occhio e osservò la luce mattutina entrare come tante lame
dalle imposte malamente accostate. Mosse pigramente una lunga gamba e
la portò fuori dalle coperte, lasciandola penzolare nel
vuoto, per poi abbassare nuovamente la palpebra con un sospiro. Tra
poco la sveglia sarebbe suonata e si sarebbe dovuto recare
all’allenamento.
Sì, proprio
lui, il Daiki Aomine-solo-io-posso-battere-me-stesso.
Aveva scoperto di non
essere un dio, di poter essere sconfitto e che c’era sempre
qualcosa per cui valeva la pena impegnarsi. Senza sforzarsi,
chiaramente: i suoi pisolini pomeridiani, sia al liceo che poi
all’università, erano irrinunciabili.
Si voltò
ancora tra le lenzuola, fino a sdraiarsi con petto e ventre nudi contro
il materasso e un braccio che sfiorava un altro corpo altrettanto
svestito.
Sul viso di Aomine si
dipinse un sorriso divertito, mentre con la mano andava a carezzare la
schiena nuda, bollente per il calore delle coperte. Lentamente si
avvicinò di più, fino ad abbracciare quel corpo,
sovrastandolo in parte col proprio.
Aprì gli
occhi e osservò la pelle chiara che si dispiegava sulle
vertebre, le scapole che disegnavano linee diritte, e i brividi
generati da quel contatto.
I raggi che filtravano
nella stanza disegnavano macchie di luce e ombra su di loro; se Aomine
avesse avuto un animo più votato
all’introspezione, avrebbe pensato che fosse un simbolismo
poetico struggente. Ma il ragazzo non era volto a cogliere certe
piccolezze, era istintivo e diretto, reputava meritevole di attenzione
solo quello che riusciva a stringere tra le mani; che fosse un pallone
da basket o… Kuroko.
Ridacchiò
nell’osservare un ciuffo di capelli azzurri scomposti sbucare
fuori dalle coperte, sapeva per esperienza diretta che solo una doccia
sarebbe stata in grado di domarli e farli tornare al solito posto.
Incredibile quanto quel ragazzo bassetto e magro fosse in grado di
muoversi durante la notte, scompigliando la chioma
all’inverosimile e finendo per occupare molto più
spazio di lui.
La sveglia
suonò e Kuroko allungò un braccio per spegnerla,
per poi rimanere però ancora immobile: steso a pancia in
sotto, col viso affondato nel cuscino e Aomine che lo stringeva e
copriva, poggiando la testa sulla sua schiena.
“Gli
allenamenti… faremo tardi.” borbottò
con voce impastata, soffocando uno sbadiglio, rilassato e non
sull’attenti nonostante il risveglio imposto dal trillo
fastidioso.
Aomine
poggiò le labbra su una sua spalla, baciandogliela,
scendendo poi lungo la spina vertebrale in un percorso ben conosciuto.
“Tetsu,
penso che per oggi salteremo gli allenamenti.”
“Momoi si
arrabbierà.” sospirò Kuroko, senza
però fare alcun cenno di muoversi.
“Mi
arrabbierei di più io se tu ora te ne andassi.”
replicò continuando a baciargli la pelle senza smettere di
abbracciarlo. Gli piaceva sentirlo tra le proprie mani.
Kuroko
immaginò il sorriso che Aomine sicuramente stava facendo in
quel momento, il suo viso felice, il modo in cui diveniva splendente
con quel semplice gesto . Pensò che avrebbe combattuto
ancora e ancora, senza mai darsi per vinto, pur di vederglielo. Quando
Daiki abbandonava il suo cipiglio e si illuminava, Kuroko si trovava a
desiderare che non si spegnesse, che il ragazzo tornasse a rabbuiarsi
come in passato. Per questo aveva deciso che ci avrebbe pensato lui a
essere la sua ombra, in modo da far risultare la sua luce ancora
più intensa.
Aomine amava il
basket, e ne era amato a sua volta.
Aveva però
capito di amare anche altro, e di essere ricambiato anche in quel caso.
Mosse un lungo braccio
e andò a stringere una mano di Kuroko, poggiata placidamente
sul cuscino.
“Tetsu, ti
farò sudare lo stesso anche senza allenamento.”
Kuroko
guardò le loro mani intrecciate, macchiate dalla luce e
dalle ombre della stanza e sorrise, divertito. L’uno privato
dell’altro non sarebbe mai stato così grandioso
come riuscivano ad essere assieme.
“Sei sempre
troppo sicuro di te stesso… ti sfido a farmi vedere di cosa
sei capace.”
La sua voce pareva
calma e incolore come sempre, ma Aomine, pur non vedendo la sua
espressione, percepì l’incitamento e la
curiosità che celava. Non aveva bisogno degli occhi per
leggere Tetsuya e i suoi sentimenti, davanti a lui il ragazzo non
sarebbe mai sparito o diventato evanescente.
Aomine non era
più cieco.
“Ora vedrai
– sussurrò baciandogli il collo per arrivare
all’orecchio – Tetsu.”
Sussurrò
quella parola con le labbra vicine al lobo, solo lui lo chiamava a quel
modo. Solo lui poteva stringerlo a quel modo, perché Kuroko
era la sua ombra, sua e di nessun altro, ora lo capiva, ora lo vedeva.
Aomine amava il
basket, ma non più esclusivamente; aveva capito che nel suo
cuore c’era molto altro spazio.
Mentre voltava il viso
di Kuroko per baciare le sue labbra, si disse che era stato proprio uno
sciocco a credere il contrario… ma questo non lo avrebbe mai
riferito a Tetsu, per non vedere quell’irritante sorrisetto
di comprensione. Forse non ce n’era nemmeno bisogno, Tetsu
sembrava saperlo già da sé.
Sapeva che…
Aomine lo amava.
L'angolino oscuro:
Eccomi qui, sono arrivata anche ad infettare questo fandom XD Amo
questo manga/anime e non potrò mai ringraziare la mia amica
Fra aka Happy_Pumpkin per avermelo fatto conoscere. Tra l'altro lei ama
visceralmente Aomine e Kuroko assieme e mi ha trasmesso questo amore,
quindi questa sciocchezzuola è interamente dedicata a lei.
Che dire? Un giorno mi è comparsa in mente l'immagine di
questo Aomine addormentato, pigro, ma non da solo e queste pagine poi
sono uscite da sole. Cosa c'è di più bello che
stare sotto le coperte con la persona amata, chiudendo fuori il resto
del mondo come se non esistesse? Ho voluto descrivere proprio un
momento strappato alla vita giornaliera, una piccola finestra solo per
loro.
Ammetto che non sono molto portata per il fluff e la dolcezza in
genere, solitamente nelle mie storie i protagonisti soffrono, poi
arrivano anche alla felicità, ma li faccio soffrire prima XD
invece qui niente, solo una tonnellata di dolcezza e
pucciosità. Spero di non essere andata OOC nonostante
ciò.
Il titolo e le strofe a inizio capitolo sono una canzone dei R.E.M. e
trovo che sia la colonna sonora perfetta per questa storia: una canzone
in cui le note delicatissime del pianoforte e degli archi conducono
nella poesia delle parole. Il titolo significa letteralmente "Tutto il
mio meglio" e rispecchia i personaggi, che hanno intenzione di fare del
loro meglio l'uno per l'altro, in particolare Kuroko che non vuole
più vedere il sorriso di Aomine spegnersi.
Spero che la mia storia vi sia piaciuta e di avervi strappato almeno un
sorriso di pucciosaggine, se è così o se volete
solo farmi sapere che ho scritto una schifezza lasciatemi un commento.
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