Un colpo al cuore.

di cin75
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L A  P A S S I O N E  D I  J E N S E N

Jensen chiamò Misha e di lì a mezzora, l’amico arrivò con la macchina e ripartì veloce verso un motel alla periferia della città.

In quella stanza, i tre, cercarono di mettere a fuoco quello che era successo. O meglio Jared cercava di darsi una spiegazione, poiché gli altri due sapevano perfettamente quello che stava succedendo ma , assecondando i pensieri del giovane umanitario, provavano a portarlo sulle strada giusta senza dover ancora svelare troppo di loro.

“Jared…” fece Jensen/Jay. “Senti! Lo so come la pensi ma credo che quello che è successo oggi è strettamente legato al lavoro che fai. Forse si tratta di qualcuno con cui i rapporti non sono del tutto buoni. O qualcuno che ha interessi diversi dai tuoi e che si sente minacciato da quello che fai. O magari….” provava ad aprirgli gli occhi.

“Jay, il mio lavoro benefico dà fastidio a molti, poiché i fondi che vengono concessi a me e alla mia associazione di certo vengono sottratti ad altre società. Come posso individuare chi ha mandato chi a farmi fuori?!” rispose esasperato fissando i due come se li avesse appena visti e poi Jensen lo vide scuotere sconsolato la testa. Quasi in modo colpevole.

“Che c’è? Che hai? Stai male?!” si preoccupò il biondo lanciando uno sguardo furtivo all’amico russo che in quello scambio di battute si era tenuto in disparte.

“Sì. Sto male. Sto decisamente male!” asserì con fermezza.

“Cosa?!” fece allarmato Jensen.

“Guarda che ho fatto, Jay!!” rispose esasperato. “Ho infilato in quest’assurdità te. E lui!!” indicando Misha. “Non avrei mai dovuto permetterti di starmi così vicino, di entrare nella mia vita e ora…”

“Jared, ascolta!”

“…e ora, tu sei in pericolo e anche lui… e mi dispiace!!” esclamò sinceramente dispiaciuto verso Misha che si limitò a scuotere la testa come a volerlo rassicurare.

“Jared…” lo chiamava ancora Jensen per farsi ascoltare.

“E io non posso accettare che tu…”

“Sta’ zitto, Jared. Ascoltami!!” lo bloccò poi, quasi gridando. Jensen si pentì immediatamente di quel tono usato , soprattutto quando vide lo sguardo addolorato di Jared, ma almeno adesso il giovane lo stava ascoltando. “Ascoltami, per favore!”

Jared deglutì e respirò profondamente, decidendo che doveva ascoltare Jay. Annuì.

“Ok! Ora facciamo una cosa. Chiunque sia che ti stia alle calcagna , ora, credo…anzi, ne sono sicuro dovrà organizzarsi di nuovo, perché in questo posto siamo , almeno per il momento, al sicuro.” affermò guardando Misha che confermò discretamente. “Misha adesso si va a fare un giro e quando sarà sicuro che tutto è tranquillo, potrà tornarsene a casa sua. Noi, nel frattempo..” disse andando più vicino al giovane che lo ascoltava con attenzione. “…ce ne stiamo buoni buoni in questa stanza. Proviamo a mettere insieme qualche idea sensata e una specie di piano per capirci qualcosa.” e sapeva che doveva mentire in quel modo, dato che Jared non sapeva chi lui fosse sul serio e soprattutto Jared non sapeva che lui già sapeva chi era il responsabile di tutto quel caos.

“Ma Jen….” e immediatamente Misha si corresse. “Jay…credi che sia davvero sicuro fare in questa maniera?!”

“Sì. Qui siamo ancora in città e chiunque sia il mandante…. di certo penserà che Jared sia decisamente fuori città. Saremo, come dire, nascosti in piena luce.” lo rassicurò.

“Ok! Optimus Prime. E cosa dovrei fare io, una volta che sarò….a casa!” chiese con decisione Misha, sottolineando con sarcasmo la parola “casa”

“Il solito, amico. Tu alla scrivania e io in strada. Lo sai che così, la nostra, è una società perfetta.” convenne con lo stesso sarcasmo Jensen.

“Posso capirci qualcosa anche io!?” si intromise Jared.

“Già!! scusa.” si giustificò Jensen. “Io e Misha lavoriamo insieme!” esordì felice di non mentire per la prima volta. “Lui , il più delle volte rimane in ufficio a fare ricerche e cose del genere. Io sono quello che scende …diciamo, in campo!” e anche questa, in un certo senso, non era una menzogna. E si ritenne soddisfatto. O per lo più era una misera maniera di mettere a tacere la sua coscienza sporca.

“Il braccio e la mente!” convenne Jared fissandoli.

“Esattamente!” fu d’accordo Jensen. “Ok! Misha, va’ adesso. Ci vediamo qui tra tre giorni. Facciamo calmare le acque e poi faremo quello che serve per risolvere questa situazione!”

“Sei tu il capo!” obbedì non proprio convinto Misha mentre seguiva Jensen verso la porta di ingresso della camera.


Fugacemente entrambi guardarono il giovane alle loro spalle che si allontanava verso la finestra più lontana e quindi approfittarono di quel momento.

“Va’ all’ufficio di Jared. Rendilo inaccessibile. Lo faremo stare lì fin quando non renderò Sheppard ….inoffensivo.”

“Credi che sia la cosa giusta da fare?!” sussurrò Misha.

“Al momento è l’unica cosa che mi viene in mente. Sarebbe complicato dirgli che deve cambiare aria.”

“Dirgli la verità, magari?!” azzardò il russo.

“Credimi. Gli hanno appena sparato e sapere che ha al suo fianco un cecchino che era stato ingaggiato per farlo fuori, lo farebbe scappare a gambe levate!” riflettè Jensen.

“Ok! Come vuoi. Io vado, ma tu sta’ attento.” Si premunì l’amico.

“Lo sai “atten..”…”

“No!! “attento” non è affatto il tuo secondo nome! Guarda in che casino sei!!!” lo anticipò Misha e andò via.



Jensen per un po’ restò fermo , con le spalle appoggiate alla porta che Misha si era chiuso dietro andando via. Restò per un po’ fermo a fissare Jared. A contemplare lo sguardo preoccupato e pensieroso che gli vedeva fisso in volto.

“Ehi! stai bene?!” cercò di richiamarlo.

Jared sorrise appena. Ironico. Ma non lo guardò.

“No, Jay. Affatto. Mi hanno sparato addosso. Decisamente non sto bene!” asserì con una punta di sarcasmo.

“Senti, lo so che questa situazione , adesso, in questo momento può sembrarti una cos….”

“E ci siamo baciati!” disse fermando quella che voleva essere una specie di incoraggiamento da parte di Jensen.

Ma fu una cosa talmente fuori luogo che Jensen strabuzzò gli occhi appena la sentì. E la cosa strana fu che a quelle parole e al ricordo che esse portarono, un piacevole crampo allo stomaco lo fece deglutire.

Solo dopo aver preso un respiro profondo, Jensen, rispose con tono calmo e pacato.

“Sì. E’ vero. Ci siamo baciati!”

“Credi che ….abbia voluto significare….qualcosa?!” domandò imbarazzato Jared che ancora non lo guardava.

“Tu vuoi che ..significhi qualcosa?!” azzardò Jensen che piano avanzò verso il giovane.

“Io vorrei che non sia…che non….” ma non riusciva a spiegarsi.

“ Che sia stato solo una cosa istintiva dovuta a quel momento?!” provò ad ipotizzare Jensen.

“Sì!” sussurrò appena. “E’ stato così?!”

“Non lo so. Ma possiamo….” e si fermò per non oltrepassare un certo limite.

Finalmente Jared lo guardò e Jensen sentì qualcosa tremargli dentro.

“Possiamo…cosa?” fece Jared e ormai erano quasi uno di fronte all’altro.

“Potremmo…non lo so….”.Un passo verso Jared. “…provare a vedere se…..” . Un altro passo. “Cioè…. capire se è stato solo…” . Un altro ancora. “O se anche…”

“Jay?!” lo fermò Jared ormai ad un respiro dal biondo.

“Sì?”

“Stai balbettando!”

“Davvero?!” imbarazzato.

“Sì. Perciò sta zitto e baciami!” e così dicendo annullò del tutto lo spazio tra di loro e conquistò le labbra di Jensen e lasciò che Jensen conquistasse le sue.

E in quel bacio improvviso ma al tempo stesso cercato e voluto, ciò che i due provarono , scatenò una tale enfasi nel loro animo più profondo, che quel bacio stesso sembrò non poter bastare a chetare la marea emozionale che li stava sopraffacendo.


Le mani iniziarono a vagare curiose e frenetiche lungo le schiene coperte dalle camicie leggere. I corpi quasi come divenuti calamite si spingevano uno verso l’altro cercando più vicinanza possibile. Le loro bocche affamate di loro stessi, cercavano appassionate la giusta angolazione per restare unite il più a lungo possibile.

Fu solo il naturale bisogno d’aria a farli separare e nonostante tutto, nei loro occhi la passione e il desiderio non sembravano scemare.

Jared spostò per un secondo lo sguardo dallo sguardo di Jensen, del suo Jay, e fissò malizioso il letto poco distante da loro. Jensen, da par suo, seguì la traiettoria dello sguardo di Jared e sorrise appena.

“Credi che …sia una …buona idea!?” ansimò emozionato e forse nervoso.

“La migliore che io abbia mai avuto se tu…sei d’accordo.” rispose Jared.

Jensen si allontanò piano dall’abbraccio in cui Jared ancora lo teneva stretto e piano si diresse verso il bordo del letto. Quando vi fu vicino si girò di nuovo verso il giovane e con movimenti lenti e decisamente sensuali, si sbottonò la camicia e facendola scivolare piano lungo le poderose spalle, rimanendo così a torso nudo, si sedette sul materasso.

“Vieni qui!” invitò con voce roca e sexy e allungando una mano verso Jared che quasi in ipnosi obbedì a quel sensuale invito.

Il giovane poggiò un ginocchio sul bordo del letto sovrastando così Jensen che , invece, poggiando un piede sul materasso, fece perno e si portò più al centro del letto.

Jared seguì lentamente lo spostamento dell’altro al centro del letto e quando Jensen sembrò aver trovato il punto più comodo, Jared gli mise una mano sul fianco come a volerlo fermare e sensualmente si andò a sedere cavalcioni su di lui.

Il biondo portò le mani lungo la schiena del giovane e pigramente gli carezzò la sensuale linea della muscolatura. I fianchi, la schiena, le spalle fino a scavalcarle per poi scendere sul torace fino agli addominali in tensione. In modo specularmente sensuale, Jared compiva gli stessi movimenti e ora entrambi erano quasi mani nelle mani.

Jensen, poi, iniziò a slacciare i bottoni della camicia di Jared e uno dopo l’altro i piccoli cerchietti di osso, lasciarono che il biondo potesse godere della bella fisicità del giovane amante. Quando l’ultimo fu sganciato, Jensen infilò le mani tra la stoffa e la pelle accaldata di Jared e lasciò che la camicia cadesse silenziosamente e sofficemente dalle spalle del compagno. Poi con un movimento leggero e fluido l’afferrò per un piccolo lembo e la lanciò oltre il letto.

“Non è giusto!” si lamentò sorridendo Jared vedendo dove era finita la sua povera camicia.

“Te ne comprerò un'altra!” replicò Jensen, mentre si sporgeva verso di lui e gli baciava il torace ormai esposto.

“No…non è giusto che io non possa fare lo stesso con te!” lo corresse malizioso Jared.

Jensen alzò lo sguardo verso gli occhi ammiccanti del giovane e decise di accontentarlo anche se in un altro modo.

“Beh!...” rispose scostandosi appena. “Indosso ancora i pantaloni. Puoi sfilarmi questi se vuoi!”

“Non aspettavo altro!” e con un movimento deciso ma non brutale, poggiò la mano al centro del petto già nudo di Jensen e lo spinse contro il materasso.

Jensen giurò a se stesso che mai nessuno, in nessun modo, in nessuna occasione o maniera gli aveva sfilato i pantaloni in un modo così sensuale ed eccitante.

Jared gli aveva slacciato la cinta e sbottonato i jeans con accuratezza, senza fretta o ansia. E ad ogni movimento aveva fatto seguire un soffio o un bacio leggero o una semplice carezza. Tutto era stato fatto come a dire: Questo è l’inizio, aspettati altro!!!

Le mani avevano agito con delicatezza - anche se ogni tocco lungo la linea dei fianchi di Jensen e delle sue cosce era stato pressante e voluttuoso - mentre gli sfilavano i pantaloni e il suo bacino era scattato istintivamente verso l’alto quando la bocca calda e lasciva di Jared si era attardata sulla sua virilità fremente ma ancora nascosta dal tessuto dei boxer.

“O cavolo…” si era fatto sfuggire il biondo mentre piacevolmente agitato da quello che stava avvenendo al di sotto della sua cintola, cercava conforto e sostegno dalle lenzuola strette fra le sue mani.

“A quanto pare sto facendo un buon lavoro!” ghignò Jared, godendosi il meraviglioso volto sconvolto di Jensen.

Un secondo dopo, i due, erano intenti ad intrecciarsi ed incastrarsi lascivamente tra loro. Gli abiti rimasti divennero ben presto solo di intralcio alla loro passione sempre più calda e quando finalmente furono nudi ed esposti completamente al loro piacere, quel piacere stesso la fece da padrone.

Jensen si fece decisamente audace nei suoi movimenti e prese un dolce ma appassionato predominio sul suo amante che, per niente contrariato, si lasciò sovrastare. Il biondo lo fece sdraiare sulla schiena così da poterlo guardare in tutta la sua statuaria bellezza e cavolo!! ..se Jared non fosse magnificamente ….bello.

Gli baciò le labbra ansimanti e arrossate per i baci già dati. Scese lentamente, seguendo con la lingua, la linea del bel profilo del giovane. Mento, bacio. Mandibola, bacio. Collo, bacio. Spalla, bacio.

Tutto! Jensen voleva baciare tutto di Jared, saggiare ogni suo piccolo lembo di pelle, seguire il disegno dei suoi brividi quando veniva baciato. Placare con altri baci i fremiti causati dalle sue dita che si attardavano in posti più intimi.

“Jay….Jay….” sibilava intanto il giovane mentre Jensen lo conquistava in quel modo così terribilmente meraviglioso. Jared aveva l’impressione come se Jensen volesse imprimersi nella mente ogni parte del suo corpo e la cosa lo spaventava ma al tempo stesso lo inebriava. Lo eccitava.

Sì, perché in quella sua pratica così intima, Jensen, piano piano, era arrivato al suo ombelico e poi alla fine, sul suo ventre affannato e ancora non si fermava. Scendeva. Scendeva. E baciava e carezzava ancora. E ancora. Fin quando un calore umido e avvolgente non  sconvolse Jared.

Si costrinse ad alzare la testa, fino a quel momento schiacciata contro il cuscino così da sopportare i tocchi di Jensen, e vide il compagno che sensualmente lambiva la sua virilità eccitata e fremente. Lo vide muoversi con movimenti lenti e ritmici, su e giù, su di lui. Sentì il velluto della sua lingua che lo accarezzavano in tutta la sua lunghezza nascosta tra le labbra affamate e carnose di Jensen. Sentì la dolce presa dei suoi denti su di lui e tremò e quel tremore lo fece scattare istintivamente con i fianchi verso quella bocca maledettamente calda e eccitante e piacevole e peccaminosa e…ancora, ancora, ancora.

E gemette di frustrazione quando le mani di Jensen si posarono decise sui suoi fianchi per tenerlo bloccato al letto. Poi la bocca di Jensen lo abbandonò lentamente come se stesse comunque ancora gustandosi quel peccato di gola.

“Jay….” esalò l’altro, sconvolto per essere stato strappato da quel piacere immenso che stava per raggiungere. Gli occhi sgranati, le pupille dilatate dall’eccitazione provata. La bocca schiusa in cerca d’aria.

Jensen lo fissò soddisfatto. Jared in quel momento era il piacere fatto carne.

“Cosa c’è , piccolo?!” lo provocò. “Vuoi che mi fermi?!” azzardò Jensen ricevendo in cambio uno sguardo fulminante o forse supplichevole di andare avanti.

Jared deglutì rumorosamente e a fatica.

“Voglio…voglio…”

“Cosa, Jared? Cosa vuoi?!” continuò malizioso Jensen, mentre si abbassava di nuovo per baciargli la sua mascolinità pulsante e frustrata dall’essere stata abbandonata. E poi un attimo prima che Jared trovasse la forza e l’aria di rispondergli, le dita di Jensen iniziarono a stuzzicarlo, a cercare spazio dentro di lui, a conquistarlo in una maniera ben diversa di come aveva fatto fino a quel momento.

Jared gemette di puro piacere e le sue gambe si mossero istintivamente , in un tacito invito a continuare , a dare più spazio.

“Di più. Voglio di più. Voglio che tu vada anche oltre.” ansimò allungando una mano verso il volto di Jensen per accarezzarlo. “Voglio te. Voglio ogni cosa di te. Voglio sentirti. Voglio goderti e farti godere!”

Quel tocco e quelle parole, per Jensen, furono come benzina sul fuoco. Non riuscì a trattenersi. Scattò veloce verso il volto del giovane che lo stava fissando in estasi e lo baciò. Lo baciò forte. Con passione. Con devozione. Le loro teste si piegavano cercando l’angolazione giusta che avesse potuto concedere più profondità a quel bacio. Le loro lingue si scontrarono di nuovo in una danza umida e frenetica. Si cercavano, si trovavano, si saggiavano e appagate mischiavano i loro sapori.

“Dimmi che mi vuoi anche tu come ti voglio io!” boccheggiò Jared quando Jensen gli concesse di respirare.

Jensen fissò i suoi occhi verdi, belli , profondi, ipnotizzanti, in quelli più docili di Jared.

Mio Dio!, si ritrovò a pensare in quell’istante, sono fottuto!!

Capì che quello che aveva iniziato a sentire per Jared non era mera attrazione fisica o ricerca di una semplice soddisfazione. No!, Jared gli stava entrando dentro lentamente e stava arrivando in punta di piedi fino al centro del suo cuore. Con ogni sua parola o gesto o sguardo. Nel modo in cui gli si stava concedendo fiducioso e disarmante.

“Ti voglio, Jared. Mio Dio!!, ti voglio dal primo giorno che ti ho visto e che mi hai messo in riga nel tuo ufficio!” rispose cullandogli il viso con una sua mano. E sapeva di non mentire. “Sei in ogni mio pensiero. Dal primo del mattino all’ultimo della sera. E mi fa paura sentire quanto ti voglio dopo così poco tempo!” ammise e rimase perplesso quando video sul volto del giovane imprigionato sotto di lui, comparire un leggero sorriso. “Che c’è?!”

“Io provo la stessa cosa, quindi….” convenne muovendo appena i fianchi verso la mano di Jensen ancora nascosta tra le sue gambe.

“Quindi….” convenne Jensen muovendosi anche lui e piegando e flettendo le sue dita così da raggiungere quel punto magico.

“Non…non..così…!” sussurrò Jared. “Non così…”

E allora Jensen sfilò piano le dita dal corpo di Jared rimanendo per un attimo in quel posto caldo a massaggiarlo delicatamente. Poi si posizionò tra le gambe del suo amante e si stese su di lui, accarezzandolo , baciandolo e quando sentì la sua virilità vicina all’intimità più segreta di Jared, si issò piano su di lui e affondò in lui. Strenuamente lento.

Dalle loro bocche , un sibilo misto a dolore e piacere. Un respiro strozzato. Una spasmodica ricerca d’aria per contrastare quello che si stava provando. Il freddo del sudore sulla schiena. Il calore dei loro corpi che si univano ancora più in profondità. La frizione della loro pelle accaldata. Le mani di Jared che si aggrapparono alla schiena forte e possente di Jensen così da non farlo andare via. Le braccia di Jensen tese ai lati delle spalle di Jared così da avere la possibilità di spingersi ancora dentro di lui.

E poi bastò uno sguardo. Un solo semplice sguardo di intesa e la danza ebbe inizio.

Bellissima, appassionatamente dolce, cadenzata, ritmicamente incalzante. A volte lenta per gustarsi ogni lamento o ansimo. A volte più veloce per ricercare quel piacere che però si voleva ancora evitare, tanto era estasiante ciò che si stava provando.

“O Dio!...Jared…” ansimava Jensen conquistando ogni parte di quel corpo bellissimo che si inarcava sotto di lui e godendo della visione del volto accaldato di Jared che non smetteva mai di guardarlo.

“Di più…di più…Non smettere…..ti prego…di più… continua…” chiedeva Jared aggrappandosi a lui e stringendogli le lunghe gambe intorno ai fianchi così da sentirlo di più. Da sentire Jensen affondare di più in lui, conquistarlo fin dove i loro corpi permettevano. Esalando respiro dopo respiro pur di vivere ogni secondo di quell’amplesso così sconvolgente.

“Io non….non resisto. Piccolo…io..” cominciò ad incespicare Jensen, mentre i suoi movimenti divennero più decisi , profondi ma scoordinati.

“Lasciati andare….lasciati andare…” lo rassicurò Jared, ormai anche lui completamente perso e decisamente vicino al bordo di quello splendido precipizio che li avrebbe fatti cadere in uno strabiliante orgasmo.

I loro corpi tremarono insieme, scattarono uno verso l’altro come se sentirsi ancora più uniti li avesse potuti aiutare a sopportare quella forte scarica di elettrico piacere che li attraversò potente.

Un grido silenzioso sfuggì dalle labbra di entrambi. L’aria , per alcuni secondi, mancò ad entrambi e poi come uno tsunami tornò a riempire violentemente i loro polmoni e iniziò a farli ansimare e respirare affannosamente.

Poi lentamente, dolcemente, la frenesia lasciò il passo a quella bellissima spossatezza.


Jensen poggiò la fronte sudata contro quella del giovane ancora legato a lui e lentamente sciolse quel loro legame intimo, dispiacendosi della sottile smorfia di dolore che vide sul volto di Jared.

“Mi dispiace.…mi dispiace….mi dispiace…” ripeteva mentre scivolava via da lui.

Jared lo baciò per farlo smettere. “Tranquillo! È tutto ok! E’ che era davvero da tanto che io non…”

“Avresti…avresti dovuto dirmelo. Insomma…noi… Avremmo potuto…non so…io, magari…”

“Jensen, lo stai facendo ancora!” lo rimproverò docilmente, Jared, accarezzando con le dita il profilo delle belle labbra di Jensen.

“Cosa?!” chiese confuso.

“Stai balbettando!” lo prese in giro.

“Scusa!” fece ancora mortificato, l’altro.

“Smettila di scusarti e tienimi abbracciato!”

“Questo posso farlo!” asserì deciso il biondo che si spostò appena, poggiandosi allo schienale del letto e tirandosi dietro il magnifico corpo del compagno.


 


 





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