Deeper than the Ocean, Higher
than the Sky
Nota:
So bene che gli Squarci in Bioshock non funzionano esattamente come in
questa fanfiction, ho deciso di modificare leggermente questa parte del
canon per poter dare vita a questa storia =)
Cap. 1: Rapture, Ottobre 1948
Yuuri
chiuse dietro di sé la porta, e accese la luce. Era stato
particolarmente attento, quella volta: aveva scelto un orario in cui
il teatro era praticamente deserto, e aveva cercato di fare meno
rumore possibile. Con un pizzico di fortuna, nessuno si sarebbe reso
conto della sua presenza. Si sedette sullo sgabello del pianoforte,
unico mobile in quello stanzino, e dispose alcuni spartiti sul
leggio, mentre aspettava che la luce si accendesse completamente.
Aveva
scoperto quella stanza per caso. Solo qualche giorno prima il suo
insegnante di pianoforte l'aveva portato con sé a visitare
il teatro
e, mentre lui discuteva con un collega riguardo il concerto che si
sarebbe tenuto la settimana successiva, l'attenzione di Yuuri era
stata attirata da quella misteriosa porta, che conduceva ad una
stanza che il suo insegnante non gli aveva mostrato.
Quel
vecchio pianoforte era l'unica cosa presente lì dentro,
oltre ad
alcune scatole polverose, ma per Yuuri era più che
sufficiente.
Sarebbe stato il posto perfetto per allenarsi a suonare.
Da
un punto di vista esterno, quasi sembrava che Yuuri non amasse il
pianoforte. Era quasi impossibile sentirlo suonare; i suoi stessi
genitori spesso riuscivano a malapena a sentire qualche nota. Si
poteva pensare che avrebbe smesso di lì a qualche mese,
causa
evidente disinteresse.
La
verità non poteva essere più diversa: Yuuri amava
quello che
faceva, ma non amava essere ascoltato mentre suonava, non quando
tutto ciò che riusciva a suonare era qualche semplice
melodia che le
sue mani rendevano a malapena ascoltabile. Certo, aveva solo tredici
anni e aveva appena iniziato, dunque non poteva pretendere grandi
cose. Anche così, non voleva che gli altri lo sentissero
maltrattare
le canzoni che suonava.
Sorrise,
e mise le mani sui tasti. Cominciò a suonare, lentamente
come il suo
insegnante gli aveva detto. Era bello non doversi preoccupare che
qualcuno lo sentisse. I muscoli delle sue braccia erano più
rilassati, le dita si muovevano meglio sul pianoforte. Forse, la
melodia che stava producendo iniziava ad essere un po' meno
inascoltabile.
Mentre
suonava, quasi del tutto concentrato sul pianoforte, si rese conto
che c'era qualcosa che non andava. Era sicuro che nessun altro stesse
suonando in quel teatro, eppure sentiva, non troppo lontano da lui,
qualcuno che stava suonando un violino. Non solo, ma c'era qualcosa
di strano anche nel modo in cui la luce colpiva i tasti del
pianoforte. Sembrava quasi come se non ci fosse più soltanto
la luce
della lampadina, ma anche la luce del sole.
Yuuri
si voltò, e quando vide quello che stava succedendo proprio
accanto
a lui, dovette stropicciarsi gli occhi un paio di volte per essere
sicuro di non star sognando.
Nel
bel mezzo della stanza si era creata una sorta di apertura, che dava
su un posto completamente diverso da Rapture. In quel luogo, il sole
splendeva, e un ragazzo dai lunghi capelli argentei suonava il
violino in una camera da letto, di fronte ad una finestra aperta.
Le
note del giovane violinista si susseguivano veloci e perfette, mentre
il suo corpo ondeggiava seguendo la musica. I suoi occhi erano
chiusi, ed era come se lui e il suo violino fossero una cosa sola.
Non stava semplicemente suonando uno strumento: tutto il suo corpo
stava cantando, producendo quell'incantevole melodia.
Yuuri
lo osservò, incapace di staccargli gli occhi di dosso. Non
sapeva se
fosse per i capelli di quel ragazzo o per la sua abilità
quasi
sovrannaturale, ma Yuuri pensò che quell'apertura fosse un
portale
per il Paradiso, e che quello che stava vedendo fosse un angelo. Era
uno spettacolo di pura bellezza. Trattenne il fiato, fissandolo a
bocca aperta mentre il pezzo giungeva al termine.
Solo
allora il ragazzo aprì gli occhi: erano azzurri come
l'oceano.
Guardò per qualche secondo fuori dalla finestra, poi si
voltò. In
quel momento, il suo sguardo incontrò quello di Yuuri, e i
suoi
occhi si spalancarono per la sorpresa. Indietreggiò, un po'
spaventato. Yuuri scosse la testa, uscendo da quella sorta di trance
causata dalla musica.
-
S-scusa! Non volevo spiarti – fece Yuuri, alzandosi dallo
sgabello.
Forse avrebbe dovuto scegliersi un altro posto per suonare. Non
voleva certo disturbare quel ragazzo. Raccolse velocemente i suoi
spartiti, e fece per uscire.
-
Aspetta – fece l'altro. - Non andare via!
Yuuri
si fermò, e tornò a sedersi.
-
Come ti chiami? - domandò il ragazzo.
-
Yuuri Katsuki. E tu?
-
Victor Nikiforov. Sai cos'è successo? - fece, accennando
all'apertura.
Yuuri
scosse la testa. Lo sguardo di Victor si spostò sul
pianoforte
accanto a lui.
-
Suoni? - fece.
Yuuri
si affrettò a chiudere il pianoforte. - Io... beh... non....
-
Posso ascoltarti? - domandò Victor, sorridendo. Voleva
essere un
sorriso rassicurante, ma per Yuuri non lo fu per niente. Quel ragazzo
era non soltanto carino, ma suonava divinamente. Non proprio il
massimo per la sua ansia da prestazione musicale.
-
Meglio di no – fece, arrossendo e abbassando lo sguardo. -
Non sono
così bravo... ma tu puoi continuare a suonare!
Victor
lo guardò, un po' perplesso. Poi però prese
nuovamente in mano il
violino, e ricominciò a suonare.
Quel
pomeriggio Yuuri non toccò più il pianoforte. Era
troppo impegnato
ad ascoltare Victor, la sua attenzione rapita da lui e dalla sua
musica.
Quando
uscì da quella sala, il suo cuore batteva forte. Non aveva
ancora
incontrato nessuno così, lì a Rapture. Si
ripropose di tornare in
quella stanza, sperando che l'apertura fosse ancora lì.
*
Il
giorno dopo Yuuri tornò nella sala, e notò con
piacere che
l'apertura c'era ancora, una finestra su una bella giornata di sole
che a Rapture avrebbe potuto soltanto sognare. Victor però
non era
lì.
Magari
arriverà tra poco, pensò Yuuri,
sedendosi davanti al
pianoforte. Mentre aspettava, decise di suonare. Dopotutto, era per
quel motivo che aveva deciso di sgattaiolare nel teatro, e se non si
fosse esercitato almeno un po' non sarebbe mai potuto migliorare.
Sperava un giorno di poter diventare bravo come Victor col suo
violino.
Posò
le mani sui tasti, e si mise a suonare la sua semplice melodia. Non
era nulla di che, soltanto una canzoncina da principianti, ma a Yuuri
sembrò suonare un pochino meglio rispetto al giorno
precedente. Con
sua grande soddisfazione, riuscì a suonarla tutta senza
fermarsi.
Lasciò andare le braccia lungo i fianchi, sorridendo.
Fu
allora che sentì qualcuno applaudire. Si voltò, e
vide Victor che
batteva le mani, un'espressione soddisfatta in volto. Era seduto sul
pavimento della sua camera, il violino accanto a lui.
-
Bravo! - esclamò, senza smettere di applaudire.
Yuuri
arrossì. Di solito non sopportava quando la gente gli si
avvicinava
di soppiatto mentre suonava. Quel caso, però... era diverso.
Stava
quasi suonando in camera di Victor, non poteva certo impedirgli di
entrare nella sua stanza.
-
Stai... stai scherzando, giusto? - fece Yuuri.
Victor
scosse la testa. - Per niente. Anzi, continua! – disse.
-
Ma... non è niente di che, davvero. Non sono per niente
bravo....
-
Non è vero – disse Victor. - E poi, se non suoni
non potrai mai
migliorare. Quindi... continua!
Beh,
forse era anche un po' lusingato dal ricevere un complimento da un
musicista bravo come Victor. Probabilmente fu quello a spingerlo a
continuare a suonare accanto a lui. Quello che poteva dargli non era
ancora molto, ma forse per il momento era abbastanza.
Ogni
tanto rivolgeva lo sguardo verso Victor. Non smetteva di sorridergli,
incoraggiante.
*
Guardare
Victor suonare era uno spettacolo affascinante. C'era sempre un
qualcosa di elegante, in lui, ma quando prendeva in mano il violino,
la sua grazia non aveva eguali. Persino Yuuri, dal basso della sua
inesperienza musicale, riusciva a riconoscerlo. Lui non sarebbe mai
stato in grado di comunicare in quel modo attraverso il suo
strumento, questo era ciò che sentiva. O, forse, era
soltanto la
crescente ammirazione che provava per Victor a parlare.
L'ultima
nota risuonò nell'aria, attraversando il portale, e, come
sempre,
Victor riaprì gli occhi, tornando nella sua dimensione come
se si
fosse appena risvegliato da un sogno. Yuuri lo applaudì,
anche lui
ancora un po' perso nella sua musica, e Victor gli rivolse un piccolo
sorriso.
Avevano
continuato a vedersi, ma ancora non avevano parlato molto. I loro
incontri erano fatti perlopiù di musica. Yuuri aveva come
l'impressione che Victor preferisse, e riuscisse, ad esprimere meglio
la sua personalità attraverso il violino. Quanto a Yuuri,
beh, ci
provava, ma di certo non era ancora arrivato a quel livello. Ci
sarebbero voluti anni di studio per padroneggiare il pianoforte in
quel modo.
-
Sembra molto bello, lì – fece Yuuri, indicando la
grande vetrata
dietro Victor. - Dove abiti?
Victor
si alzò dal pavimento, e andò ad aprire la
finestra. - Questa –
fece Victor, allargando le braccia – è Columbia,
la città
volante!
Yuuri
lo guardò, perplesso. Città volante? Esisteva
qualcosa del
genere?
-
Cosa... cosa intendi con volante? - domandò
Yuuri.
-
C'è qualcosa che fa restare gli edifici sospesi a mezz'aria.
Non so
esattamente cosa sia, ma funziona!
Guardava
fuori, gli occhi che risplendevano di luce. - Non sono qui da molto,
ma mi piace.
Yuuri
sorrise. Lui viveva sott'acqua, forse una città volante non
era così
implausibile.
Victor
tornò a guardarlo, distogliendo la sua attenzione dal
panorama fuori
dalla finestra. - Tu, invece, dove vivi? - domandò.
-
Rapture. È una città sott'acqua, sul fondale
dell'oceano. Tutto il
contrario di Columbia, insomma. Mi piace guardare i pesci che nuotano
davanti alle vetrate, ma a volte mi manca il sole.
Lo
sguardo di Victor si illuminò, e stavolta non era soltanto
per il
sole.
-
Dopodomani i miei genitori non saranno in casa per tutto il giorno...
se vuoi, puoi attraversare il portale e venire qui!
Yuuri
era sorpreso. Non aveva mai pensato che quel portale potesse essere
attraversato. In effetti, cosa impediva loro di farlo, e di farsi un
giro nelle rispettive città? L'unico
problema stava nel fatto
che non sapessero se attraversare il portale fosse sicuro o meno.
-
Mi piacerebbe moltissimo, ma... non potrebbe essere pericoloso?
Sarebbe
stato bello, riuscire ad incontrare Victor per davvero. Prima,
però, avrebbe dovuto essere sicuro di poter attraversare il
portale
e uscirne intero.
Victor
rimase in silenzio per qualche secondo. Era evidente che nemmeno lui
aveva una risposta certa a quella domanda. Poi, però, fece
un bel
respiro, e tese un braccio davanti a sé, il palmo della mano
rivolto
verso il portale.
-
Avvicinati, e fai come me – gli disse. Yuuri
obbedì, senza sapere
che cosa avesse intenzione di fare. Ora anche lui era inginocchiato
davanti al portale, il braccio teso davanti a sé. La sua
mano
avrebbe quasi potuto toccare quella di Victor, se solo si fossero
trovati nella stessa dimensione.
Poi,
Victor si mosse in avanti, e la sua mano attraversò il
portale,
afferrando quella di Yuuri.
Quel
gesto lo colse alla sprovvista, e per qualche motivo Yuuri
arrossì.
La mano di Victor era calda nella sua e, cosa migliore di tutte,
aveva attraversato il portale senza nemmeno un graffio.
Victor
sembrava felice, incurante del fatto che aveva rischiato di farsi
male ad una mano solo per capire se quel portale si potesse
attraversare in sicurezza. Tirò indietro la mano, facendola
ritornare alla sua dimensione... e quella di Yuuri la seguì.
Yuuri
sussultò, sentendo sulla pelle sensazioni che ormai credeva
non
avrebbe più provato: il tepore del sole, una dolce brezza....
Victor
osservò l'espressione stupita di Yuuri, e rise. Dopo qualche
secondo, Yuuri rise con lui, sollevato. Era andato tutto bene.
Sarebbe potuto andare a trovare Victor. Il suo cuore scalpitava al
solo pensiero.
*
Il
giorno dopo, come sempre, Yuuri entrò nella stanza. Victor
stava
suonando, e non si era reso conto della sua presenza. Sembrava
diverso dal solito: normalmente suonava brani pieni di brio ed
energia; quel giorno, invece, la sua era una melodia lenta e triste.
Doveva essere successo qualcosa.
Yuuri
si sedette al suo posto, davanti al pianoforte, stando attento a non
disturbare Victor. Era sempre così bello... ma quando
suonava, lo
era da mozzare il fiato.
Victor
finì la sua canzone, e guardò fuori dalla
finestra. Ancora non si
era accorto di Yuuri. C'era decisamente qualcosa che non andava, era
evidente dal suo sguardo, quasi perso nel vuoto.
-
Victor? - fece Yuuri. Era preoccupato, non era da Victor comportarsi
così.
Il
ragazzo si voltò, sussultando. - Oh, Yuuri. Non mi ero
accorto che
fossi arrivato.
Sorrideva,
ma era come se gli stesse nascondendo qualcosa.
-
Va... va tutto bene? - domandò Yuuri. Non voleva che niente
e
nessuno facesse del male a Victor. Com'era possibile che accadesse
una cosa del genere?
Victor
annuì. - Solo una piccola discussione, nulla di grave.
Era
evidente che, qualsiasi cosa fosse successa, non voleva parlarne.
-
Potresti farmi un favore? - continuò. Yuuri annuì.
-
Suona per me.
Yuuri
era sempre un po' restio a suonare davanti a Victor. Voleva che lui
amasse ciò che suonava, ma era ancora un principiante, e
spesso e
volentieri nelle sue performance c'era ancora
qualche errore.
Voleva impressionarlo, e la sua presenza mentre suonava lo rendeva
particolarmente nervoso. Ma, se sentirlo lo rendeva felice... per lui
questo e altro.
Suonò
la sua canzone migliore, cercando di imprimere i suoi sentimenti in
ogni nota. Qualsiasi cosa sia successa, voglio che tu sia
felice.
Ad un certo punto,
sentì il
violino di Victor unirsi al suo pianoforte. Distolse lo sguardo dai
tasti per un attimo, e vide Victor che suonava, sorridendo
dolcemente, gli occhi un po' lucidi. Lo accompagnava, seguendo il suo
ritmo. Era Yuuri a guidarlo.
Suonata
assieme a Victor, anche la banale melodia di Yuuri stava diventando
qualcosa di magico. Era come se la bellezza di Victor l'avesse
finalmente toccato.
Facevano
parte di due mondi completamente diversi, ma non importava: in quel
momento, grazie alla musica, erano uniti come se non ci fosse nessun
portale a separarli.
*
Quella
notte, Yuuri dormì a malapena. Non riusciva a smettere di
pensare a
ciò che aveva provato mentre suonava con Victor, e il suo
cuore
batteva forte. Se poi pensava che l'indomani l'avrebbe incontrato in
carne ed ossa, quasi si sentiva male per il nervosismo.
Non
che non ne fosse felice, anzi, era certo che quella strana sensazione
allo stomaco fosse dovuta per la maggior parte alla
felicità. Il
resto, però, era tutta preoccupazione.
Victor
era bellissimo ed elegante, oltre ad essere praticamente un
violinista prodigio. Lui, invece, non aveva nulla di particolare.
Victor era più grande di lui soltanto di pochi anni, ma al
confronto
Yuuri si sentiva un ragazzino. Molto probabilmente erano diventati
amici soltanto a causa di quel portale tra i loro mondi: se Victor
avesse abitato a Rapture, quasi certamente non l'avrebbe mai nemmeno
degnato di uno sguardo.
Abbracciando
il suo cuscino, si disse che davvero, era felice. Voleva solo che
quella strana sensazione allo stomaco scomparisse.
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