Eriu di Erebor

di Lola1991
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Capitolo V

 
Frerin e Fili fecero ritorno a Erebor dopo appena qualche giorno, e vederli partire fu per me un enorme dolore: ora ero davvero sola, senza famiglia e senza amici. Li salutai disperata e non feci nessuno sforzo per trattenere le lacrime; ero devastata. La gente dei Colli Ferrosi mi guardava con sospetto e quei volti sorridenti e incoraggianti che mi avevano accolto appena qualche tempo prima sembravano del tutto spariti.
Dáin mi fece sistemare in una delle stanze della grande casa in cui vivevamo, dal lato opposto rispetto alla sua o a quella del giovane Thorin. La stanza era molto più piccola di quella che condividevo ad Erebor con la mia sorellina Morud, e, soprattutto, incredibilmente vuota.
 
I mesi che precedettero il mio matrimonio si protrassero a lungo. Sui Colli Ferrosi non succedeva mai nulla di nuovo, e Thorin raramente mi rivolgeva la parola. 
Mi sentivo una straniera in casa d’altri.
A un istitutore fu imposto di insegnarmi le tradizioni e le leggi del regno; probabilmente si aspettavano di educare una principessina viziata e poco incline allo studio, ma con una certa soddisfazione dimostrai di conoscere molte più cose della maggior parte delle giovane nane della mia età, e probabilmente anche di Thorin stesso.
Non mi era permesso allontanarmi dal villaggio, né passeggiare da sola. La libertà di cui godevo a Erebor era oramai per me un lontanissimo ricordo.
 
Avevo però uno spiraglio di luce: Bronnen. Mi fu affidata per aiutarmi nelle piccole faccende di tutti i giorni, e in poco tempo divenne il mio unico supporto morale. Aveva lavorato per D
áin, e prima ancora per suo padre, per moltissimo tempo, e le rughe che circondavano i suoi occhi color miele certo lo dimostravano. La sua voce era calda e la sua pelle profumava sempre di lavanda; mi trattava come fossi sua figlia, perché lei – come mi raccontò un giorno – non ne aveva mai avuti.
La sua presenza mi confortò nelle lunghe e interminabili giornate sui Colli Ferrosi, quando la mancanza della mia famiglia mi pesava come un macigno sul cuore.
« Perché quello sguardo triste, mia askad? **», mi chiedeva accarezzandomi i lunghi capelli scuri, « Siedi accanto a me a bere un decotto di erbe ».
 
Il giovane Thorin sembrava del tutto ignaro della mia presenza nella sua stessa casa, o comunque non del tutto interessato. A cena, quando la famiglia si riuniva e io mi sedevo accanto a lui, non dava segno di voler conversare con me, e lasciava la tavolata prima che tutti avessero terminato. Il mio matrimonio sembrava destinato a fallire prima ancora di cominciare.
A volte mi chiedevo se Thorin si comportava così perché non mi trovava bella. Un giorno decisi di parlarne con Bronnen.
« Bronnen… credi che io sia brutta? » domandai tristemente, mentre lei mi pettinava i capelli con delicatezza.
Emise uno sbruffo divertito e la sua risata dolce mi calmò all’istante.
« Non dire sciocchezze, bambina. Sei la principessa più bella che io abbia mai visto ». Mi strinse la spalla con fare affettuoso, continuando meticolosamente a districare i nodi della mia chioma corvina.
« Ma il principe Thorin… » inizia mordicchiandomi un labbro.
« Il principe Thorin! » mi interruppe Bronnen, alzando gli occhi al cielo. « Il principe Thorin è troppo impegnato su sé stesso per notare chiunque altro. Dovrebbe ritenersi fortunato a avere accanto a sé una promessa sposa così graziosa ».
 
Doveva ritenersi fortunato, certo… ma non dava nessun segno di volerlo dimostrare.
 
*

Il giorno del mio matrimonio si avvicinava, e notte dopo notte mi svegliavo in preda a incubi terribili. Quando erano entrate nella mia stanze per prendere le misure del mio abito nuziale, le sarte non avevano smesso di parlare della vita coniugale e del ruolo che una buona moglie – secondo loro – avrebbe dovuto ricoprire.
Alcune di loro mi avevano spaventato: mi auguravano sopravvivere alla prima notte di nozze o addirittura di non morire di parto. Non volevo sentire quelle cose, e in cuor mio sapevo che erano solo sciocchezze… ma non potevo fare a meno di pensarci con angoscia. Avrei dato tutto quel poco che mi rimaneva per poter avere accanto mia madre e rifugiarmi al sicuro tra le sue braccia.
 
L’indifferenza del mio futuro marito mi faceva soffrire più di quanto volessi dare a vedere, e il disprezzo che leggevo negli occhi di sua madre Raghnaid non mi faceva sentire meglio.
Sapevo che sui Colli Ferrosi sarei sempre stata una straniera e un’intrusa.
Avevo sperato che la mia vita fosse diversa; mi mancava casa mia, la mia famiglia, la mia fanciullezza spensierata.
 
E più ci pensavo, più iniziava a farsi strada nella mia testa un’idea ben precisa…
 



** Oscurità



Eccomi!
Miracolosamente sono riuscita a pubblicare non troppo tardi questo capitolo... la faccenda si complica, e nella prossima parte finalmente incontreremo il misterioso Vran!
Un grazie speciale a Tielyannawen e AdhoMukha che mi hanno convinta a continuare questa storia con i loro splendidi incoraggiamenti... davvero, grazie infinite!
:)

Lola




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