Point of view 02

di Steno
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Questa storia fa parte della serie 'Point of View' di cui trovate il link in fondo alla pagina.

Point of view 02

Il terreno irto e il fitto della foresta mal si prestava alla sua fuga. Vedeva gli ostacoli appena in tempo per schivarli nella sua fuga scomposta.
Gli sembrava di respirare brace talmente gli bruciavano i polmoni. Da qualche parte dietro di lui sentiva i cani latrare come matti ma il suono era quasi completamente soffocato dal battito forsennato del suo cuore e dal suo respiro affannoso.
Doveva fermarsi.
Subito.
Mezzo intontito non si rese conto del fiume finché non ci finì dentro.
Era proprio quello che gli ci voleva, con un po’ di fortuna l’acqua avrebbe coperto il suo odore.
I flutti erano gelidi e ben presto si accorse che ora aveva un nuovo problema, la corrente era forte e il suo corpo esausto non riusciva a contrastarla.
Andò giù e bevve.
Sentiva che stava per perdere i sensi quando una brusca curva del fiume fece sì che fosse sbattuto nuovamente sulla riva ciottolosa. Arrancò fra i sassi del fondale disperato sottraendosi alla morsa dell’acqua.
Era intorpidito, ma poteva ancora farcela.
Strisciò penosamente fino ai cespugli acquattandosi fra le radici di un grosso albero. Da quando aveva lasciato il fiume sentiva una fitta costante alla spalla destra e ora che era finalmente fermo si accorse che qualcosa di caldo colava da sotto la sotto la scapola, lungo il fianco e in terra.
Sangue.
L’odore pungente gli invase le narici e realizzò con terrore che per i cani equivaleva ad un razzo segnalatore, lo avrebbero trovato in un batter d’occhio.
Non aveva scelta.
Arrancò fuori dal suo nascondiglio.
Il fiume lo aspettava impietoso.
Si guardò nervosamente intorno: i cani si facevano più vicini e non aveva alternative.
Voltò di nuovo le spalle alla foresta sapendo che era l’ultima volta che la vedeva, l’ultima volta che il sole gli accarezzava il capo, l’ultima volta che provava dolore e paura.
Tese i muscoli pronto a saltare ma aveva esitato un secondo di troppo.
Non vide neanche il levriero che gli saltò addosso affondando i denti nella sua gola.
La muta di cani si radunò presso la riva abbaiando e presto furono raggiunti da un consistente numero di persone a cavallo vestite di sgargianti giacche rosse.
“Cielo Norringhton, devi fare addestrare quel cane, ha ucciso un’altra volpe!” 
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