If only we had a Vespa

di Micole
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Budrio, 21 agosto 2017

 

Rassegnazione. 

Questo era il titolo che un critico d'arte avrebbe dato a quella scena. 

Elsa Martini, 75 anni, seduta sola al tavolino di un bar nella piazza del palazzo comunale di Budrio sorseggiava una Coca-Cola. Vestita con il suo abito più bello, color della pasta da zucchero, e un elegantissimo cappello stile inglese della stessa stoffa leggera che veniva accarezzata dalla brezza fresca delle diciotto e trenta. 

Portava i capelli grigi acconciati in un taglio così corto da sembrare maschile, e un sottilissimo strato di trucco applicato solo per l'occasione.  Non era una bella donna, non lo era mai stata, e non era neanche felice, benché per pochi anni della sua vita lo fu.

 

La vita di Elsa Martini era stata la vita di una donna comune per quello che ne sapeva il paese. Sposata subito dopo essersi laureata in chimica con il suo fidanzato dei tempi del liceo, era diventata professoressa di chimica al liceo classico che aveva frequentato lei stessa, aveva avuto due figlie femmine, Lisanna e Amanda, che la avevano fatta diventare nonna di tre bambini. 

 

Ferdinando Bachini, suo marito, era un uomo noioso, non bello, non affascinante, ma non lo era neanche la moglie. Il figlio del rinomato avvocato Bachini, all'epoca del liceo si fidanzò con Elsa, che frequentava come lui il classico ma in un'altra sezione, durante il penultimo anno di scuola. Seguì le orme di suo padre laureandosi in giurisprudenza all'Università di Bologna, ereditando lo studio di famiglia quando fu il momento. 

 

Una coppia comune sulla quale forse ci sarebbe stato poco da spettegolare, se solo non ci fossero stati quei fattacci che avevano caratterizzato la loro vita di coppia. Se solo non ci fosse stata quella piccola grande verità: Elsa Martini l'amore lo aveva incontrato una volta sola, e quell'amore non portava il nome di Ferdinando Bachini . 

 

Elsa aveva sempre avuto poco rapporto con le sue figlie, non era una nonna espansiva e sopratutto non si era sposata per amore. Sopportava la sua vita moggia e piatta, che ben si abbinava alla sua perenne espressione facciale, fingendo di non sapere che il marito avesse una doppia vita con un' altra donna da decenni, fingendo che in realtà la sua vita le andasse bene, mostrandosi quantomeno superiore ai pettegolezzi del paese. 

 

Bevve un altro sorso di Coca-Cola lasciandosi cullare dai suoi unici ricordi felici legati ad un solo luogo, ad una sola persona, a ciò che era accaduto ormai una vita fa.  Staccò le labbra dal bicchiere fresco e sorrise. 

Eppure non si era mai perdonata per ciò che accadde il 21 agosto del 1958,  ma in compenso si era rassegnata e forse non vi è cosa più triste.





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