Le cronache di Aveiron: Vittime e complici

di Emmastory
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Capitolo XLIV

Nervi fragili ma saldi

Un’ora, ovvero sessanta interi minuti. L’esatto lasso di tempo trascorso dal mio ultimo tentativo di dormire, fallito miseramente proprio come gli altri. Nel bel mezzo di una giornata colma di tensione dati i nostri trascorsi, qualcuno ha bussato alla nostra porta. Inizialmente, mi rifiutai di aprire, ma notando l’insistenza dei colpi, alla fine ho ceduto. Proprio davanti a noi, due visi amici. Basil, Ilmion e Alisia. Membri del nostro gruppo e della nostra grande famiglia, che a quanto sembrava, avevano bisogno del nostro aiuto. Scansandomi, li lasciai subito entrare in casa, e cogliendomi alla sprovvista, Alisia cercò di abbracciarmi. “Grazie.” Soffiò poi al mio indirizzo, scivolando nel silenzio appena un attimo dopo. “Ragazzi, ma… che è successo?” non potei fare a meno di chiedere, confusa e stranita dalla loro presenza. “Avevamo paura, Rain, ecco tutto.” Confessò mia sorella, ad occhi bassi in segno di vergogna. Soffrendo a quella sola vista, feci per avvicinarmi, e cingendole un braccio attorno alle spalle, la rassicurai. Il suo viso era una maschera di tristezza e dolore, così grande che perfino Ilmion le si fece vicino, facendo quando fosse in suo potere per aiutarla. Come ben sapevo, l’amava, e vederla soffrire aveva un effetto devastante su di lui. Stando a quanto mi aveva raccontato, si era innamorato di lei per ciò che era, ma in special modo per il carattere e la bellezza dei suoi verdissimi occhi. Sconvolto almeno tanto quanto lei, le teneva saldamente la mano, e tremando, lei singhiozzava, non sapendo cosa dire.“Su, racconta, starai meglio.” La rassicurò Stefan, dando per l’ennesima volta prova d aver imparato molto dal mestiere del padre, medico stimato dalle genti dei due regni e anche eccellente psicologo. “Siamo… Siamo corsi qui non appena abbiamo potuto. “Vedete, ci è sembrato di vederli nel buio di ieri sera, e… e…” provò a spiegare Alisia, con la voce che tremava e le parole che faticavano ad uscire. Di lì a poco, lei iniziò a piangere, e fra un singhiozzo e l’altro, Ilmion le rimase vicino, sempre pronto a consolarla. “Vi capiamo, può bastare.” Risposi, facendo le veci degli altri e dandole modo di calmarsi. Tremava ancora, ma almeno i singhiozzi erano cessati. In breve, la notte scese, e con i nostri ospiti addormentati sul divano di casa, Stefan ed io andammo a letto a nostra volta. Com’ero ormai abituata a fare, aggiornai il mio diario andando alla ricerca di conforto, e poco prima di dormire, giunsi ad una conclusione. I problemi non mancavano, ma in una situazione di questo calibro, c’è solo una cosa da fare. Avevamo i nervi fragili, ed era vero, ma la chiave di tutto era concentrarci e provare, nonostante tutto, a mantenerli saldi.
 




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