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Titolo:
Una canzone per Wakamatsu
- Contest: Alternative Universe Contest -
I e d i z i o n e
- Pacchetto: Contesto star
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Challenge:
“It's time for
Tombola! Challenge”
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Prompt:
37
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Fandom:
Kuroko no basket
- Pairing: Aomine x Wakamatsu
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- Una
canzone per Wakamatsu
-
- The
time will come, when you'll have to rise
- Above
the best, improve yourself,
- Your
spirit never dies!
- Farewell,
I've gone, to take my throne
- Above,
don't weep for me
- Cuz
this will be the labor of my love
- (Warrior
– Imagine Dragons)
-
- I
diritti di Warrior
degli Imagine Dragons, non mi appartengono ma sono dei relativi
autori del brano e il testo è usato senza alcun fine di
lucro.
-
- Le
note di Warrior degli Imagine Dragons, che Aomine usava come
suoneria, sembravano quasi voler violentare la testa di Daiki ancora
assopito.
- “Chi
diavolo mi sta chiamando a quest’ora?”si chiese il
ragazzo dai
capelli blu mentre prendeva il cellulare, che la sera precedente
aveva poggiato sul comodino al lato del letto, per controllare chi
stesse disturbando il suo sonno.
- “La
prossima volta imposterò la modalità
aereo!”
- Non
aveva mai sopportato, nemmeno da bambino con la madre, essere
svegliato di mattina: era una cosa che odiava con tutto sé
stesso.
- “Non
rompetemi le scatole!”. Aveva passato tutta la nottata a
riscrivere
il testo di quella maledetta canzone chiude occhio solo verso cinque:
delle misere quattro ore non erano minimamente sufficiente per fargli
recuperare le energie.
- Il
cantante a fatica riuscì a leggere il nome sul display; la
sua vista
era troppo annebbiata e ci mise interi secondi per mettere a fuoco i
Kanji, ma appena gli occhi focalizzarono ogni ideogramma ecco che
comparse quel nome: Wakamatsu Kousuke.
- “Che
cosa vuole alle nove del mattino?”
- Cercò
d’immaginare i motivi per i quali lo stesso chiamando; di
certo, il
nipote del direttore della casa discografica, gli avrebbe fatto una
delle sue solite scenate, di quelle che gliel’avevano portato
in
antipatia fin da primo istante.
- “Non
t’impegni abbastanza”, “Devi prendere sul
serio il tuo lavoro”,
“Sei un cantante o uno scansafatiche?” o
“Bastardo, se salti di
nuovo le prove ti ammazzo!”: quelle erano solo alcune delle
tante
imprecazioni che era solito rivolgergli.
- A
cosa serviva l’impegno quando si possedeva una dote innata
come la
sua? Non aveva mai avuto bisogno di fare delle prove; lo dimostrava
la perfezione di ogni registrazione, in cui mai aveva commesso
nemmeno un misero errore o una stonatura, anzi, la sua voce era
perfetta in ogni situazione.
- Wakamatsu
avrebbe dovuto saperlo, no? D'altronde non era forse grazie alle sue
capacità se i suoi album e singoli rimanevano in vetta alle
classifiche dell’Oricon* per mesi interi? Quale altro
cantante
sarebbe stato capace di tali vendite? Avrebbe dovuto ringraziarlo e
venerarlo per i profitti che ottenevano grazie alle sue magnifiche
canzoni.
- «Pronto?».
- «Bastardo!».
- “Che
bel modo di cominciare la mattina: davvero fantastico!”. Come
avrebbe non potuto fare pensieri sarcastici su quella situazione?
Quale uomo sarebbe stato capace di accettare, che la prima frase
ascoltata, fossero simili insulti? Nessuno, Aomine compreso!.
- «Dove
diavolo è la canzone?» Se conosceva bene
Wakamatsu, il cantante era
certo che avrebbe continuato ad urlare per una buona mezzora.
«Ieri
sera era il termine di scadenza: quanto diamine capirai che noi non
possiamo perdere tempo con un tipo come teù?!».
- Se
c’era qualcosa che Daiki non riusciva ancora a realizzare,
non
erano tanto quelle scenate – aveva capito come fosse fatto
Kousuke
e sapeva che non gli sarebbe andato a genio – ma la cosa che
non
poteva concepire, era perché, fra tutte le persone del
mondo, si era
innamorato di un ragazzo dal carattere insopportabile come quello.
- Come
avrebbe potuto perdere la testa per il tipo di persona che
più
detestava? Era la domanda che si era posto ogni singolo giorno, da
quando aveva capito che genere di sentimenti nutrisse per il biondo.
- Alla
fine era arrivato all’unica conclusione possibile:
l’amore era
cieco, non esistevano altre spiegazioni plausibili!
- «Devo
ancora lavorarci».
- «Cosa?!
Dimmi che stai scherzando».
- In
effetti, Aomine, non gli aveva detto la verità: la canzone
cui si
stava riferendo, era terminata già da un pezzo.
- Con
quale faccia poteva mostrargli quel testo? Non l’avrebbe
fatto
nemmeno se fossero stati gli ultimi due abitanti della Terra.
- «Sai
quanto la casa discografica stia prendendo sul serio il tuo nuovo
album: è questo il ringraziamento per i nostri
sforzi?» Quanto
fiato aveva in gola per strillare in quel modo alle nove di mattina?
«Se vuoi diventare una vera celebrità, dovresti
muovere quelle
dannate chiappe!».
- «Sono
già una celebrità!» Aomine non ne
poteva già più, per questo
ricambiò Kousuke urlando allo stesso identico modo di
quest’ultimo.
«Quanti soldi vi ho già fatto guadagnare? Mi
sembra di ricordare
che prima che io stipulassi il contratto, non navigavate in buone
acque.» Non sapeva dire quante volte gli avesse rinfacciato
quella
faccenda: era solo grazie alle favolose vendite delle proprie
canzoni, se erano riusciti a ripagare tutti i debiti risolvendo
quella crisi finanziaria. «Te lo devo ricordare ancora,
Wakamatsu?»
- «Bastardo!
Il punto non è questo e lo sai anche tu!» Il
biondo rispondeva con
frasi del genere ogni volta che toccava l’argomento.
«Hai un
contratto e dovresti rispettarlo! Quindi l’unica cosa che
devi
fare, è metterti sotto e consegnarmi entro stasera la
canzone
d’amore, altrimenti ti quereleremo!».
- «Mi
stai minacciando Wakamatsu? Dopo tutti i guadagni?».
- «Guadagni?
se fossero solo quelli il problema avremmo già chiarito: sei
tu
quello che non si rende conto di cosa sia un contratto!»
- Certo
che lo sapeva, ma non voleva assolutamente presentargli una canzone
del genere: come poteva farglielo capire?
- «Hai
finito di urlare? Mi stai spaccando il timpano!».
- «Hai
capito quello che ho detto?».
- «Sì:
non rompere!».
- Tutta
quella situazione era una scocciature enorme: Come poteva ammettere
che la canzone scritta era dedicata a qualcuno come Wakamatsu?
Già
non riusciva a capire come se ne fosse innamorato, ma addirittura
dedicargli una canzone fu troppo anche per lui.
- Tutto
quello che provava era impresso parola per parola all’interno
del
testo, ogni Kanji, Hiragana, Katakana e persino furigana, non
facevano altro che parlare del suo amore.
- Si
avvicinò al foglio, poggiato ancora sopra la scrivania
rileggendo
quella strofa che fungeva da testimone dei suoi sentimenti e la
rilesse ad alta voce.
-
- Non
so cosa ci trovi in te
- Ti
amo
- non
so il perché
- Quest’amore
- È
l’unica certezza che ho
-
- Come
poteva permettere che una canzone simile potesse essere pubblicata?
Non era tanto per il testo in se: Aomine temeva che, una volta
ascoltato il futuro brano, Wakamatsu potesse comprendere i suoi
sentimenti e fare una delle sue solite scenate.
- Di
tutte le persone che c’erano in Giappone, perché
si era innamorato
proprio con ragazzo come quello? Il suo cuore sembrava impazzire ogni
volta che incrociava lo sguardo; aveva la sensazione che quei battiti
violenti un giorno o l’altro avrebbero anche potuto farlo
morire.
Alla fine era per colpa di quegli occhi se si era accorto cosa in
realtà provasse, quell’intensità gli
aveva finalmente chiarito
cosa in realtà nutriva.
- «Senti,
stasera verrò a casa tua: finisci la canzone altrimenti
sarai quello
che ti aspetterà!».
- «Ho
capito! Mi lasci stare?!».
- «Hai
capito?!».
- «Piantala!».
- In
quell’istante, Aomine era talmente esasperato che chiuse il
telefono in faccia a Wakamatsu. Non era più in grado di
sopportare
le sue urla, gli avevano anche fatto venire un terribile acufene
all’orecchio.
- “Ma
quanto cavolo urla ‘sto qui”, infilò il
mignolo all’interno
nell’orecchio, sperando che il ronzio potesse cessare,
“Prima o
poi mi farà diventare sordo sul serio”.
- Si
sedette vicino alla scrivania prendendo carta e penna.
- Daiki
aveva tutta l’intenzione di riscrivere la canzone ma, come
tutti i
tentavi della nottata precedente, ognuna di esse era una
dichiarazione d’amore che provava per il biondo.
- «Perché!»
Era talmente disperato che Aomine gettò tutto
all’aria.
- Ii
fogli, ognuno di essi, si sparpagliarono sul pavimento e la penna
cadde a terra rotolando fin sotto il letto. «Non posso
continuare
così!»
- Non
sarebbe mai stato in grado di scrivere una canzone, almeno non una in
cui non fossero esposti quei dannati sentimenti: “e che
diamine!
Non esiste solo Wakamatsu!”.
- Avrebbe
potuto immaginare una ragazza, anche fittizia, ma ogni volta si
ritrovava al punto di partenza.
- Il
cantante rimise tutti i fogli sulla scrivania e, dopo aver preso il
cellulare, scrisse: “Non ho nessuna intenzione di scrivere
una
canzone, chiama un Ghost Withers o un paroliere: io non intendo
perdere un minuto di più con una rottura come
questa!”.
- Sapeva
che con l’email inviata, si sarebbe scavato la forza da solo,
ma
desiderava solo mettere la parola fine con quella stupida canzone
d’amore.
-
- Due
ore dopo
-
- «Bastardo!».
- Solo
quando sentì le possenti urla di Wakamatsu, Aomine si rese
conto che
era finito con l’addormentarsi con la testa poggiata sulla
scrivania.
- Era
stato impossessato dal sonno e, non avendo chiuso occhio per quasi
tutta la notte, di certo se lo sarebbe dovuto aspettare.
- La
cosa che in quell’istante lo infastidiva, era il risveglio
identico
a quello precedente.
- “Cos’è
una maledizione?!”. imprecò fra sé e
sé il ragazzo dai capelli
blu.
- Daiki
sapeva fin dall’inizio che, il Kousuke, sarebbe venuto fino a
casa
sua, ma non immaginava affatto che quest’ultimo sarebbe
entrato
nell’appartamento: come aveva fatto?.
- C’era
solo una persona che avrebbe potuto fare una cosa del genere: Momoi
Satsuki, la sua manager.
- Gli
aveva dato la chiave di riserva: n’era assolutamente certo!
Giurò
a sé stesso che gliel’avrebbe fatta pagare in
qualche modo.
- Già
non sopportava affrontare Wakamatsu di per sé, figurarsi
all’interno
del suo monolocale.
- «Chi
ti credi essere? Tu non sei nessuno e possiamo benissimo fare a meno
di te!».
- Aomine
si voltò verso Wakamatsu incrociando quei dannati occhi che,
pur non
riuscendo a mascherare la furia in quello sguardo, erano talmente
magnifici da sentire lo stomaco contorcersi.
- In
quell’istante si sentiva quasi come un masochista
perché,
ragionandoci su, sembrava proprio quella l’origine del suo
amore:
se quello non era masochismo cos’altro poteva essere? Alla
fine si
era innamorato dell’unico ragazzo che trovava davvero
insopportabile.
- «Sono
la star della vostra casa discografica: ecco chi sono!»
- «Star?
Credi di essere davvero sul piedistallo?», Il volto del
biondo stava
diventando sempre più rabbioso, infatti, riusciva a
percepire la sua
furia attraverso tutti i pori di quel corpo. «Sei solo uno
scansafatiche: arrivi tardi alle prove, ti lamenti di continuo per
qualsiasi cosa, ci crei problemi su problemi: chi che chi sei un
cantante o un fannullone».
- Desiderava
farlo smettere di parlare; Daiki non sarebbe più riuscito a
sopportare quella voce, per questo motivo gli afferrò la
mascella
obbligandolo a tacere: «Chiudi quella bocca».
- Aomine
non sapeva dire in quell’istante cosa gli fosse preso, ma
come al
solito Wakamatsu era stato capace di fargli perdere le staffe e non
poteva trattenersi.
- I
suoi occhi erano carichi di quell’insopportabile rabbia, ma
allo
stesso tempo erano così incantevoli da non riuscire a
smettere di
osservarli.
- «Cosa
cavolo ti prende?»
- Cosa
cavolo gli prendeva? Davvero era capace di porgli una domanda
così
idiota? Era ovvio che fosse riuscito per l’ennesima volta a
fargli
saltare i nervi e quando ciò accadeva non era minimamente in
grado
di controllarsi. Il suo autocontrollo, infatti, se n’erano
appena
andato a puttane.
- Quanto
avrebbe voluto far male a Wakamatsu, fargliela pagare per tutte le
rotture che gli procurava e sinceramente se lo meritava, ma qualcosa
lo fermò.
- Furono
quelle iridi scure che, con una luce spettacolare, trasmettevano
quella furia intensa da fargli perdere coscienza di se.
- Non
poteva credere alla forza di quegli impeti: dio quanto avrebbe voluto
baciare quella labbra.
- Le
osservava incantato; aveva la sensazione che quella pelle morbida e
rosea, lo volesse attirare a se desiderando solo di ricevere un
appassionato bacio.
- Come
poteva resistere alla tentazione quando quella bocca era
così vicina
alla propria? Non era in grado di controllarsi e senza nemmeno
riuscire a trattenersi, gliene rubò uno cogliendo quella
piccola
opportunità.
- Non
poteva di certo considerarlo passionale o cosa, fu un solo
leggerissimo sfiorarsi di labbra ma, ad Aomine, bastò per
sentire la
sua mente completamente paralizzata. Ebbe la sensazione che la
fugacità di quell’attimo fosse durato tutta
l’eternità e quasi
non si rese conto che Wakamatsu lo scansò via.
- «Bastardo:
cosa diamine ti sei fumato?!» Solo quando vide il biondo
asciugarsi
le labbra con la manica, si capacitò quello che aveva appena
fatto.
- “Cosa
diamine ho combinato?!”. imprecò nella mente.
- «Perché
mi hai baciato: sei malato o cos’altro?!».
- Se
l’amore fosse stata una malattia, lui lo era eccome: Era
malato
follemente al punto da aver perso coscienza di sé.
- Si
era completamente tradito e sentiva che doveva inventarsi una scusa
all’istante sperando di non far venire a galla il suo reale
desiderio: «Ahahaha, mi serviva solo uno spunto per scrivere
la
canzone d’amore» Cosa cavolo aveva appena detto?
Non si era
nemmeno reso conto della frase pronunciata, ma sapeva che Wakamatsu
avrebbe finito con irritarsi ancora di più.
- «Te
lo do io lo spunto!», Non faticava ad immagine che il biondo
avrebbe
fatto qualcosa e non si stupì affatto quando lo
scaraventò con
forza contro la scrivania.
- «Ahi!»
urlò per la forza dell’urto.
- Il
cantante sapeva che da lì a poche ore si sarebbe formato un
enorme
livido attorno che avrebbe marchiato la sua spalla indolenzendolo per
intere giornate.
- «Questo
cos’è?» Solo quando Kousuke lo prese in
mano, si rese conto che
quello fosse il foglio di su cui aveva scritto la canzone che gli
aveva dedicato.
- Com’era
finito sotto i piedi del biondo? Probabilmente doveva essere dovuto
cadere durante la colluttazione.
- Quale
di loro doveva essere? In quel momento Daiki era paralizzato, al
pensiero che potesse leggere quelle canzoni e temeva una possibile
reazione del biondo.
- «Non
leggerla!» Orma il dado era tirato e Aomine aveva la brutta
sensazione che la su carriera sarebbe andata completamente in
pattume.
- «Tu,
bastardo!» Il biondo gli afferrò con forza la
maglia e lo strattonò
con forza verso di se. «Cosa diavolo c’è
nella tua testa? Questa
cosa sarebbe?»
- Ad
Aomine bastò solo osservare gli occhi di Wakamatsu per
intuire le
intenzioni: lo avrebbe interrogato chiedergli cose cui avrebbe
volentieri rifiutato di rispondere.
- «Se
stai cercando di prenderti della nostra agenzia, dimmelo
adesso!»
Eccolo che stava per cominciare, doveva prepararsi mentalmente ad
affrontare tali argomenti.
- Come
avrebbe fatto ad ammettere i suoi sentimenti? Da dove doveva
incominciare? Voleva mettere a fuoco ogni pensiero, ma la mossa
successiva del biondo lo spiazzò.
- «Dimmi
perché non l’hai consegnata!»
- «Ecco
vedi... io».
- «Aomine,
questa canzone è bellissima!».
- Com’era
possibile che non si fosse accorto che quella canzone era dedicata a
lui? Chiunque avrebbe realizzato la cosa e gli sembrava strano che
Wakamatsu non si fosse accorto di nulla, inoltre, il bacio di poco
prima avrebbe dovuto aprirgli gli occhi, no?
- Alla
fine Aomine tirò un enorme sospiro di sollievo: era salvo!
- Osservava
quasi incredulo il biondo piegare il foglio e riporlo nella tasca dei
Jeans. Era ancora incapace di credere di averla scampata, ma doveva
essere grato ad una qualche stella che gli aveva portato fortuna.
- «Questa
la porto con me e per il momento ti perdono tutto; se mi farai di
nuovo uno scherzo del genere, ti ammazzerò!», lo
vide avvicinarsi
al suo volto sentendo il cuore paralizzato dal trovarselo
così
vicino. «Solo un’ultima cosa…».
- Fu
un attimo, meraviglioso e succulento, quel bacio che arrivò
in
quell’istante fu forse il più meraviglioso della
sua vita. «Questo
è per vendicarmi di prima, bastardo!».
- Possibile
che con Wakamatsu c’erano delle speranze? Guardava i suoi
occhi, ma
non era minimamente in grado di decifrare il suo sguardo.
- «Ora
mettiti all’opera e trasforma questo testo in un successo,
altrimenti ti prendo a calci in culo».
- «Lo
sarà senza dubbio, vedrai».
- Non
riusciva a smettere di assaporare quelle labbra, baciandole ancora e
ancora con l’unica certezza di essere follemente innamorato
di quel
biondo.
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- Non
so cosa ci trovi in te
- Ti
amo
- Non
so il perché
- Ti
amo
- È
l’unica certezza che ho
- Wakamatsu…
- Fine!
- *è
un sito di statistiche di CD/DVD ecc
- *
Sono i tipi di caratteri giapponesi
-
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Note:
- Storia
partecipante a "It's time for Tombola! Challenge" con il
Prompt numero 37
- Storia
partecipante a “Alternative
Universe Contest - I e d i z i o n e” con il contesto star.
- L’idea
mi è venuta mentre guardavo “SEMINUDE ~document
of PHERO☆MEN~”,
il making of in allegato alla versione premium di Maginc Mirror.
- All’inizio
avrei voluto scrivere una song-fiction proprio di uno dei loro brani,
ma alla fine non essendo riuscita a trovare le canzoni, e ne ho
inventata una io.
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