Vincente

di LI2908
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Bom, bom ,bom. Per ben tre volte. Prima le sonore risate dei bambini. Ora silenzio. Prima le voci dolci delle mamme che chiamavano i propri figli . Ora l'urlo straziante dei crolli delle case si mescolava ai pianti. Prima Faiza allattava la sua piccola Sahar. Ora la stringeva a sé in lacrime, sperando che questo inferno terrestre cessasse al più presto. Una lacrima le rigò le guance rosee cadendo con un tonfo smorzato sul suolo gelido . I suoi offuscati pensieri furono interrotti dalla rapida entrata del marito. Il rumore delle scarpe che battevano sulle scale in legno della cantina confortarono la donna . Era vivo. Anche oggi . Era affannato ,aveva corso come una lepre dopo aver chiuso il suo negozio di scarpe. Ogni giorno, puntualmente, si alzava per aprirlo . Non si rassegnava all'idea che degli estranei potessero impedirli di vivere la sua vita, la vita della sua famiglia ,la vita di un intero Paese ,no, lui non si arrendeva. Non gli importava che nessuno comprasse, il denaro scarseggiava, lo sapeva bene. Gli importava vedere la gente camminare in quelle vie fantasma , la gente che come lui non si faceva prendere dallo sconforto . Continuava a vivere la propria vita ,se solo si potesse definire realmente vita . Questa vita ormai era morte . La vita come la morte,il nulla,il nero . Il sapore dolce amaro della libertà era cessato ,ora esisteva solo il gusto guasto della prigionia..




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