Up In The Air Chasing A Dream So Real

di lallipumbaa
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* PIccole avvertenze*
L'angolino del disagio sarà comunque presente alla fine, ma giusto per avvertirvi... preparate una dose di insulina.
Io ve l'ho detto. <3

 

 

Capitolo 7

Girl, you got the beat right, killin' in your Levis/High on your loving's got me buzzin' like a streetlight/It's still early out in Cali, baby, don't you wanna rally again/We'll find a road with no name, lay back in the slow lane/The sky is dropping Jupiter around us like some old train


Un paio di settimane dopo si trovarono tutti insieme un venerdì sera a mangiare giapponese al ristorante.
Jared guardava sconvolto Savannah che addentava un altro gunkan. “Sei una fogna.” Decretò, il suo tocchetto di sushi vegano ben saldo tra le bacchette ferme a mezz’aria. “Come fai a non ingrassare lo sai solo te.”
“Sport caro mio. Fit boxe e allenamento in sala. E poi mica mangio così sempre! È che il giapponese è buono!” rispose guardando amorevolmente l’ultima fetta di tonno crudo sul piatto di sashimi. La puntò con le bacchette, ma Shannon, seduto davanti a lei, fu più veloce. “Molla quella fetta, o giuro che ti eviro.” Lo minacciò.
“E faresti tutto ciò per una piccola fetta di tonno? Non proveresti mai le gioie della Shanaconda!” le disse facendo scoppiare a ridere l’intera tavolata.
“È finito l’idillio del “ti offro il mio cibo”?” rise Tomo, la sua ciotola di chirashi oramai mezza vuota.
“Non c’è mai stato quell’idillio: è un do ut des.” Specificò Savannah non staccando gli occhi dal batterista.
“Bè, tesoro, io qualcosa te l’ho offerta!” le rispose l’uomo guardandola diretta negli occhi, l’espressione “straccia-ovaie” stampata sulle labbra.
Vicki, seduta di fianco a lei, rideva di cuore. “Tesoro, io ci farei un pensierino!”
“Allora?! Ma tu dovresti stare dalla mia parte, non dalla sua!!” le disse la ragazza indicando Shannon che, ora sorridente, le faceva danzare la fetta di tonno davanti.

Si era creata una situazione strana.
Tutti sapevano che tra i due c’era qualcosa, non erano legati in una relazione, ma si comportavano come tale. Tomo e Jared in quel periodo di tempo avevano parlato parecchio insieme a Shannon, che confessò loro che non stava davvero né vedendo né sentendo altre donne. Tra gli impegni di entrambi (più dell’uomo che, a causa di prove, interviste, servizi fotografici era perennemente preso) riuscirono a vedersi poco, ma Emma aveva trovato quella sera di pausa per proporre a tutti una bella cena in un ristorante.

Era quasi l’una di notte, le due coppie di sposini se ne andarono, lasciando fuori dal ristorante Jared, Shannon e Savannah.
L’ultima sbadigliò sonoramente facendo ridere Jared.
“Ridi, ridi! Io non sono mica un animale notturno! Io la notte dormo! Soprattutto dopo una giornata stressante di lavoro.” rispose facendogli la linguaccia.
“Ah, la debolezza di voi esseri umani! La notte si crea! Oppure si va a caccia di prede!”
“A proposito di caccia di prede. Ho Debbie che mi rompe le palle chiedendo informazioni su di te dal Coachella.” Lo rimbrottò la ragazza. “Te la sei fatta, vero?”
“Ehm… Debbie? Debbie, Debbie, Debbie, Debbie, Debbie…” pensò Jared picchiettandosi l’indice sulle labbra.
“Bionda ossigenata, parecchio figa, alta, seno rifatto bene, occhi castani…” elencò lei incrociando le braccia.
Al cantante balenò in mente la figura “Ah!!! Debbie!!! Me la ricordo!! Sì! Sì, me la sono fatta. Non male la ragazza, ma lo sai, noi artisti siamo spiriti liberi!” si scusò lui facendo spallucce.
“E dopo questa io me ne vado a casa, così voi due potete andare a caccia di prede quanto volete!” esclamò Savannah spostandosi da loro due, le mani in alto. Con quella storia dello spirito libero il suo cervello si era risvegliato. I Leto sono spiriti liberi. Se l’era ripromessa di non incasinarsi con uno di loro, ma alla fine aveva mandato tutte le sue convinzioni all’aria nel giro di una serata. Dannato Shannon Leto.
Al diavolo tutte le belle parole che le aveva detto Jared qualche settimana prima.
Shannon fulminò il fratello vedendo il cambio repentino di umore e seguì la ragazza che si era già allontanata di qualche passo. “Ehy, come hai intenzione di andare a casa?” Le chiese, prendendola per le spalle.
“Shan… sono abbastanza grande da prendere un taxi da sola.” Sbuffò.
“Assolutamente no, e poi prima di andare a casa voglio portarti in un posto.” E si voltò verso il fratello “Ciao Bro! Buona caccia!”
Jared li salutò sorridendo felice e, preso il telefono, chiamò qualcuno.
Le circondò il collo col braccio, fece dietro front e la condusse verso una moto.
Savannah si bloccò. “E’ tua?”. Il cervello aveva sintonizzato l’attenzione verso la moto. Una Harley Davidson tutta nera col sedile in pelle chiara. “Po… Posso toccarla?” chiese con timore reverenziale. Aveva sempre desiderato una moto, ma non aveva mai avuto il tempo e il coraggio di imparare a guidarla.
“Tesoro, è la mia moto, puoi anche farci un giro se vuoi!” le disse sorridendo sornione, facendola voltare e guardarlo male.
“Sempre lì vai a parare?” lo rimproverò con molta poca serietà.
“E cosa ci vuoi fare… poi quei jeans ti fasciano talmente bene che mi suscitano pensieri impuri!” commentò sospirando facendola ridere.
Prese il casco e glielo porse. “Tieni, è ancora presto e io non ho alcuna intenzione di lasciarti andare.”
Savannah gli sorrise. “Agli ordini!”
E il premio a chi cambia idea veloce come un lampo va a…. SAVANNAH JONES!!!!!
Lo seguì, montando dietro di lui e tenendosi stretta alla sua vita. “Dove mi porti?” gli chiese dopo che accese la moto.
“Lo scoprirai tra un po’!” le rispose strizzando l’occhio.
La moto si spostò dal vialetto e la condusse sulla strada, diretto in un posto speciale.

Salirono sulle colline, la scritta di Hollywood illuminata sormontava il fianco di una di esse.
La aggirò, infilandosi in una strada che si inerpicava su una di esse, arrivando alla fine in uno spiazzo.
“Shannon… siamo dietro la scritta Hollywood?” gli chiese togliendosi il casco.
“Bingo signorina! Forza, smonta, così smonto anche io.”
Savannah scese dalla moto, recuperando la stabilità. Legarono i caschi al manubrio e si spostarono verso le monumentali lettere. “Sei mai stata qui?”
“No. Sono anni che vivo tra Los Angeles e Pasadena, ma non sono mai salita qui… soprattutto alle due di notte!”
Si sedettero tra due lettere, guardando il panorama sotto di loro. La città degli angeli si stagliava in tutta la sua grandezza. Luminosa come non mai e davanti ad essa il nero dell’oceano.
“Ho un’idea. Obbligo o verità. Tu puoi fare ogni tipo di domanda a me e io ne posso fare a te.” le propose.
Ci pensò qualche secondo prima di annuire. “Vai. Fammi qualsiasi domanda, Leto.”
“Data di nascita.”
“20 settembre 1983.”
“Allora sei nell’anno dei 34!” esclamò Shannon ridacchiando.
“Lascia stare, non ricordarmelo. Ogni anno mi sento sempre più vecchia! Turno mio! Ehm… colore preferito!”
“Oddio… non ne ho uno!”
“Sparane uno a caso!” rise alzando gli occhi verso il cielo pieno di stelle.
“Ehm… il nero! E il bianco!”
“Mi farò andar bene la risposta. Vai!”
“Cosa sai suonare oltre la chitarra?”
“Ehm… mia madre quando ero piccola mi ha fatto prendere lezioni di piano. Ora credo di ricordarmi come si suona solo Twinkle Twinkle Little Star!” rispose facendolo scoppiare a ridere “Però che so suonare decentemente c’è la chitarra, sia elettrica che classica, e il basso. Bene… il tuo tatuaggio sul collo. E’ in morse?”
“Bingo! La tua canzone preferita da suonare?”
“Oddio. Ce ne sono un paio che adoro suonare, ma quella che mi da più soddisfazione ha un rif facilissimo ed è potentissima: Ironman dei Black Sabbath.” Confessò sorridente. Quasi colpevole.
“Ascolti i Black Sabbath?!” le chiese sconvolto. Non sapeva come mai ma non se lo aspettava. Bè, da Savannah oramai aveva imparato ad aspettarsi di tutto, ma che ascoltasse quel tipo di musica… proprio no.
“Io ascolto di tutto! Se la canzone mi piace o mi trasmette qualcosa la ascolto a prescindere da chi la canti. A parte certi generi che proprio non mi piacciono, ascolto di tutto. Ma per i Black Sabbath devo ringraziare mio padre. Era un fan sfegatato di Ozzy!”
“Prima o poi riuscirò a sentirti suonare ancora la chitarra!” la minacciò, picchiettando il dito sulla sua spalla.
“Ah non se ne parla proprio!! Poi davanti a te che è il tuo lavoro! Proprio no!!” esclamò strabuzzando gli occhi per il terrore.
“E perché no? Mica ti mangio!” poi ci pensò su “Bè, lo farò, ma in altri ambiti.” Disse facendola sghignazzare.
“Ti ricordo che sei avanti di una domanda, quindi dopo te ne farò due. Comunque io non mi esibisco davanti a nessuno. Quella volta del matrimonio è stato un caso sporadico dato che era per Emma e me l’aveva chiesto specificatamente Tom. Io…” inspirò profondamente prima di lasciar andare il suo sfogo “…ho vergogna di tutto. Di parlare una lingua straniera davanti a qualcun altro. Di cantare a qualcun altro. Di suonare un qualsiasi strumento davanti a qualcun altro. Ho sempre odiato “esibire” le mie capacità. So che posso anche essere brava, ma ho vergogna e penso sempre che gli altri credano che mi stia pavoneggiando.” Lo guardò, vedendo che la fissava ammutolito. “Senti, lo so che è una cosa stupida soprattutto da dire ad un musicista che fa questo per mestiere, ma sono sempre stata una che si faceva i fatti propri e che stava nel proprio angolino, ed era molto confortevole.”
“Va bene, ma non esclude che prima o poi ce la farò. Ora tocca a te. Hai due domande!”
Savannah ci pensò su.
“Ok. Jared una volta mi ha detto che raramente ti sei innamorato. Perché? Se non vuoi rispondere puoi anche mandarmi al diavolo.”
Shannon spalancò gli occhi. “Wow. Bella domanda… bè… l’Amore con la A maiuscola è una cosa pericolosa. Può essere grande, come può essere terribile. Può elevarti come può distruggerti. Può anche cambiarti come persona. Forse ho sempre trovato qualcuno che non mi ha fatto elevare, o un amore che non fosse grande, oppure una per cui non valeva la pena cambiare come persona.” Rispose perso con lo sguardo sulla città.
“Ho un’altra domanda: perché io?” Era seria. Voleva saperlo. Erano settimane che la domanda le arrovellava il cervello.
Shannon si voltò verso di lei, rivolgendole lo stesso sguardo. “Perché tu? All’inizio era solo attrazione fisica. Ti ho vista così bella al matrimonio di Emma che il mio cervello non ha più capito nulla. Poi ho parlato con te e mi hai steso solo con le tue parole. Tu sei tu.”
Tu sei tu. Forse erano le parole più belle che qualcuno le avesse mai detto. Forse banali, sì. Ma erano sincere.
“Sei la normalità che mi manca, sei un punto fermo nella mia vita sregolata. Conosci perfettamente cosa ho passato. Dipendenze, il baratro, l’alcool. Ma non mi giudichi per nulla di questo. Sei… sei fantastica. E giuro, capisco che ti possa venire il diabete sentendomi dire una cosa simile e posso capirti ma non trovo altro modo per dirtelo, ma dovessimo scoprire che sei tu quella che potrebbe elevarmi come uomo, la cosa non mi stupirebbe.”
Savannah rimase senza parole per qualche secondo. “E’ la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai detto.”
“Tomo sarebbe fiero di me probabilmente.” Le disse sorridendo fiero della reazione di lei.
“E Jared ti piglierebbe per il culo a vita.” Aggiunse lei ridendo.
“Allora… io ho risposto al perché tu. Ora: perché io no?” le chiese ad un tratto.
“Tu no? Ehy, non limono con chiunque io!” lo accusò offendendosi leggermente.
Shannon sospirò, alzando gli occhi al cielo. Sempre a puntualizzare.
“Non ora! Intendevo perché ho fatto così fatica per convincerti ad uscire con me.”
“Bè… Quando vi ho conosciuti, anni fa, vista la vostra reputazione in fatto di donne mi sono ripromessa di non incasinarmi con un Leto. E’ per questo che con tuo fratello non ci sono stata. Però a lui, nonostante mi abbia rotto l’anima più di quanto hai insistito te, è stato più facile dire di no.” Rispose sincera. Era inutile dire bugie. Era il momento delle verità e stavano sviscerando tutti i loro pensieri.
Shannon sorrise, soddisfatto di quello che aveva sentito. Picchiò le mani sulle sue cosce ed esclamò “Bene! Visto che hai vergogna di esibirti in pubblico, sei sul palco più silenzioso dell’intera Los Angeles. Qui non ti sentirà nessuno. A parte me, ovviamente.” Le disse indicando lo spettacolo di luci che era la città di Los Angeles dall’alto.
“Dici poco!”
“Forza! In piedi!” la incitò alzandosi a sua volta.
“Certo, come in Rock of Ages. Sappi che non canterò Don’t Stop Believin’.” Lo fulminò incrociando le braccia.
“Puoi cantare qualsiasi cosa vuoi. Ma nulla a sfondo sessuale, altrimenti non rispondo di me!”
“Ah, peccato, stavo pensando a I Kissed A Girl di Katy Perry, ma la devo scartare allora!” rispose alzandosi, facendogli la linguaccia.
Shannon la tirò a sé, abbracciandola. “Te la mordo quella lingua!” la minacciò, sorridendo, lo sguardo abbassato sulla bocca di lei.
“Bè, prima di mordermela potresti baciarmi.” Gli propose con leggerezza, facendo spallucce.
“Sarebbe un’idea perfetta…” sussurrò prima di accettare fisicamente la proposta.
Quei baci lo tiravano scemo. Savannah aveva la sua stessa passione, la sua stessa fame. Lo sentiva. E sentiva un fuoco dentro di lei e voleva farlo avvampare a tutti i costi.
“Ora… Miss Jones, puoi cantare.” Le sussurrò quando si staccò da lei. Si allontanò di qualche passo, lasciandola da sola su un palco immaginario.
Si schiarì la voce e iniziò “Row, row, row your boat-”
“UNA CANZONE SERIA!” esclamò l’uomo mettendosi una mano in faccia, trattenendo una risata.
“Uffa, quanto sei noioso!!” si lamentò lei prima di passarsi nervosa le mani sui jeans.
Iniziò piano, con timore di farsi sentire. Era una canzone importante, non voleva che si spaventasse, ma era la prima che le era venuta in mente dopo tutto quello che le aveva detto.
What would I do without your smart mouth?
Drawing me in, and you kicking me out
You've got my head spinning, no kidding, I can't pin you down
What's going on in that beautiful mind
I'm on your magical mystery ride
And I'm so dizzy, don't know what hit me, but I'll be alright

Prese confidenza e si alienò, trovandosi nella sua bolla. Alzò il tono e si lasciò andare.
My head's under water
But I'm breathing fine
You're crazy and I'm out of my mind
'Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you
You're my end and my beginning
Even when I lose I'm winning
'Cause I give you all of me
And you give me all of you, oh oh

Aprì gli occhi. Bastava così. Non voleva spaventarlo oltre. Lo guardò.
Bè, non sembra terrorizzato.
“Sai, è la prima volta che una ragazza mi dedica una canzone d’amore.” Disse, per poi schiarirsi la gola.
Decisamente. Savannah era una sorpresa continua e doveva ammettere che con quella canzone gli aveva fatto venire un leggero pizzicorino alla gola.
“Sei un egocentrico! Chi te lo dice che l’ho dedicata a te? E poi mi hai interrotto sul più bello della mia prima canzone! Io volevo cantare Row Row Row Your Boat.” Si schermì lei incrociando le braccia.
Shannon rise.
Ultimamente si trovava molto più pesso a farlo. Gliel’avevano fatto notare tutti.
“Sav, non so te, ma riguardo a noi due me la sto facendo seriamente sotto.”
“Fidati, sei in buona compagnia.” Gli rispose circondandogli il collo con le braccia. “E volevo ricordarti una cosa… il ciclo mestruale, mediamente nelle donne, dura 5/6 giorni.”
Lo lasciò a fare i conti con i neuroni in piena sinapsi, sorridendo maliziosa quando lo vide spalancare gli occhi.
“Oh cazzo. Tu prima volevi tornare a casa? Tesoro, l’unica cosa che vedrai stanotte sarà il mio letto.” Le disse stringendo la presa sui suoi fianchi.

***********ANGOLINO DEL DISAGIO**********
E…. nulla. Siete tutti in crisi iperglicemica o siete ancora vivi? XD
Lo so, con questo capitolo sono andata oltre il limite consentito del glucosio, ma dovevano chiarirsi. Avevano troppe questioni aperte.
“All of me” di John Legend per me è forse una delle canzoni d’amore più belle che esistano. È una dichiarazione in tutto e per tutto. Per me è la versione cantata del “Tu sei tu” di Shannon.
Spero vi sia piaciuto, spero di non avervi stancato con tutto lo zucchero e spero di leggere cosa ne pensate! ;)
Un bacione <3 e al prossimo capitolo!
Lalli :3

 





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