Di cui quattro hanno tentato di uccidermi e una c'è riuscita

di MilesRedwing
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Tutte le sue ignobili, terrificanti, dolorose, lugubri, ributtanti, buie, nauseabonde, tutte le sue più grandi paure in un lungo susseguirsi di albe, tramonti, notti, giorni, settimane a sperare che una misera scialuppa arrivasse a tirarlo fuori, a cucirgli le ferite, a curargli l'orgoglio, l'odio e quel che rimaneva del suo un tempo gelido cuore. 

Unica anima ferma tra quella ciurma ansiosa in quel luogo dimenticato da qualunque cosa esistesse al di sopra di ogni altra e dalle altre cose al di sotto di essa, mentre tutti accorrevano verso di lei per cercare di fermarla, Jack Sparrow rimase dov'era, sul ponte di tribordo, immobile come una vecchia belva ferita in attesa della preda, a sperare con tutto se stesso che quella cima si spezzasse e che Elizabeth Swann finisse in quelle acque dannate e impenetrabili.

- Jack! È tutto reale, siamo qui - 

L'aveva guardata negli occhi restando di sasso - già, forse ora dei sassi capiva il senso - e lei aveva gettato sale e brusche maree sulla sua gola azzannata e dolente e il più astuto dei sette mari era rimasto senza parole. Il prezzo più amaro da pagare era forse proprio aver avuto tante donne e affrontare la solitudine in quell'inferno di stallo e noia sembrava miele dinanzi alla rottura della stessa, da parte di quell'assassina sotto le vesti di dama d'onore. Fu quel pomeriggio che si ricordò di quando aveva desiderato essere una donna lui stesso, una mattina, guardando sua madre agghindarsi per la serata alla locanda della Baia: si tramutava in una ammaliante strega e le arti oscure lo avevano sempre affascinato. Si, l'avrebbe volentieri affrontata come sua pari. L'avrebbe passata a fil di lama, contro lo stesso pennone a cui lo aveva incatenato, l'abrebbe condannata all'ultima scialuppa con lo stesso tremendo bacio e le avrebbe detto "ti amo" solo per farla annegare nella sua stessa menzogna. Perché era questa la peggiore tortura che Lizzie gli aveva inflitto: aveva costretto un disonesto a invocare il vero e aveva dannato la sua memoria. 

Sorrise ripensando all'ultima serpe che gli aveva riservato un trattamento simile: "Gliela venderesti volentieri, compare?". 

Una vocina nella sua testa s'insinuò piacevole e quel malevolo sorriso che per tante lune era rimasto a rovescio, si raddrizzò in una delle sue più taglienti curve, ma ahimè effettivamente la cima s'era già spezzata.

- No! - un rantolo gli scappò insolente, spingendolo a tapparsi la bocca con le proprie mani, mentre il gelido Hector si beffava di lui; lo scostò cingendogli le spalle in una stretta sin troppo da boia.

- Permesso. - si fece strada verso la malcapitata, in tempo per vederla soccorrere dal signor Turner.

Jack annuì alla fitta facendo scrocchiare le scapole e restò dov'era ad ammirare il quadretto melenso.

- C'è una speranza? - il ragazzo domandò alla dea del mare pietà per la sua bella in lacrime: l'amava nonostante il tradimento, l'amava nonostante le menzogne e l'agonia di libertà, perché sapeva che lui libero non lo sarebbe mai stato.

- Ormai è in pace - sentenziò quella, impietosa e spettrale; a Jack corse un brivido lungo la schiena, ripensando alle buffe corse su quel molo troppo tranquillo, appena un paio d'anni prima, mentre si divertiva a minacciare bambole di pizzo e un fabbro gli salvava il collo: quel ragazzo bramoso di vendetta sembrava un sogno dimenticato nella memoria di un uomo impazzito nel suo stesso armadio di scheletri. Che gli sarebbe toccata quella come sciocca e agonizzante fine?

- Elizabeth ... - fece per iniziare a negoziare, ma una gelida mano gli infiammò il polso marchiato a ferro, l'antica cicatrice iniziò a bruciargli come una bruciatura recente. Strillò un lamento soffocato mentre Tia Dalma gli impediva il passaggio e gli si bloccò la lingua dinanzi a una donna per la secondo volta nel giro di poche ore. 

- Attento, Jack Sparrow: contratterei poco le vite altrui in queste fredde acque - e rimarcò l'aggettivo con tono minaccioso, per poi sussurrargli come si fa con un amante: - non sei che un pedone come tutti loro oramai. - 

S'avviò poi a seguire Barbossa, ritirandosi nelle sue stanze.

Sparrow si lasciò cullare cadendo all'indietro sul parapetto, avvinghiandosi con tutte le forze alle vecchie assi di legno in un legame ormai quasi di luna di miele dopo tante maree mancate passate a sognarla.

- Almeno tu resta, per ora. - sussurrò alla Perla Nera, unica amante, bella, donna e consorte in quella losca avventura, aggiungendo ben attento a non farsi udire da spettro alcuno un timido - per favore -, in quel tono suadente che solo un amante sa come usare.

- Cosa? - Disse il ragazzo ancora lì davanti, rigirandosi un pugnale tra le mani.

Jack fu fortemente tentato di ripensare alle sue stesse trame.

- William - e gli si parò davanti minaccioso - ti devo uccidere un'altra volta, figliolo? -  strinse il manico del fioretto pronto a riportarlo alle sue vecchie glorie.

- Lo hai mai fatto? - beffardo quello puntò il pugnale sotto il suo polso, bloccando con la sinistra i suoi intenti diabolici.

- Aspetta almeno di esserne fuori , non siamo ancora liberi, no? - aggiunse, ringhiando astio verso il furtivo ladro del suo più grande tesoro e solo quando Jack ripose l'arma lo lasciò andare, cedendogli il passo

- Dopo di voi, capitano. - fece eco brandendo ancora la sua.

- No - fu la risposta del più maturo quasi in una supplica lamentosa. - Dopo di te, Sputafuoco. - 

E il rassegnato passò avanti mentre perfino Jack Sparrow, per la prima volta dopo molti anni, stava sul serio tremando di paura.





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