Oneshot contest
Fandom:
Haikyuu!
Titolo: Accade tutto in famiglia
Pairing:
KageHina (con lievi accenni di DaiSuga e/o forse di altre coppie, boh!)
Genere: Slice of
Life/Missing Moments/Sportivo/Introspettivo
Rating: Verde
Introduzione:
Hinata si accorge di alcuni atteggiamenti strani tra il suo capitano
e il senpai Sugawara. Cercando di scoprire cosa finirà per
travolgere con sé anche Kageyama.
Current
Moode: ...Fangirl? Yes, I think so...
Current
Listening: My Lucky Strike (Maroon 5) -perché cosa non
è il trash
cantato da Adam Levine? <3-
Avvertimenti
da parte dell'autrice: non so di cosa mi fossi drogata quando l'ho
scritta... l'unica droga che conosco è lo zucchero.
One
shot scritta per il “One-Shot Contest” indetto
dall'utente Nena
Hyuga.
Il tempo di seguire con lo sguardo i suoi due senpai e
Hinata si ritrova una pallonata dritta in faccia.
BAM!
La palla cade a terra, rimbalzando di qualche metro, lontana dai suoi
piedi e già avverte la minacciosa ombra di Kageyama
arrivargli vicino.
“Hinata! Idiota! Che combini? Occhi fissi sulla
palla!” Gli inveisce contro, ma Hinata non gli presta la
dovuta attenzione; si limita, invece, a inclinare lo sguardo
continuando a fissare i due senpai del terzo anno.
“Senti, Kageyama...” Sussurra incredulo.
“Anche tu noti qualcosa di strano tra il capitano e
Sugawara?”
Kageyama avverte un macigno cadergli direttamente sulla nuca.
“Che stai dicendo? Se hai tempo per pensare a cose come
queste utilizzalo per migliorare la tua ricezione nei
servizi!”
“No, è solo che...” Continua
imperterrito Hinata, noncurante di un pugno ormai alzato sopra la sua
testa.
Passi da gigante riecheggiano sul pavimento della palestra.
“Ehi, voi due, novellini! Ne dovete avere di coraggio per
mettervi a parlottare nel bel mezzo di un allenamento!”
Nemmeno l'occasione di girarsi che Tanaka-san si trova già
alle loro spalle e batte sulle loro schiene con il solito ghigno
fintamente minaccioso sulla faccia.
“Allora... sentiamo: che cosa vi tiene qui occupati a
confabulare? Eh?”
Sia Hinata che Kageyama deglutiscono all'unisono, per poi tentare di
allontanarsi; non prima che la risatina di Nishinoya li blocca dal loro
miserabile tentativo di fuga.
“Lasciali stare, Tanaka.” Asserisce il libero,
ghignando. “Pare che i nostri due novellini stiano tentando
di capire che legame ci sia tra la mamma e il papà della
Karasuno.”
“Mamma?” Esclama, stupito, Hinata.
“Papà?” Gli fa eco Kageyama nel medesimo
istante.
“Esatto! Mamma e papà!” Tanaka punta
loro contro gli indici in modo volutamente esagerato.
“Quindi, se non volete farli arrabbiare, vi consiglio di
tornare dentro al campo ad allenarvi.”
Un fugace sguardo di comune accordo viene scambiato tra il numero 9 e
il numero 10 della squadra: è Hinata a parlare per primo,
abbassando deliberatamente la voce per non farsi sentire dalle orecchie
lunghe di Tanaka.
“Pensi che ci stessero solo prendendo in giro?” Gli
chiede utilizzando una mano per coprirsi la bocca, ma Kageyama si
limita a rispondergli scrollando le spalle.
“Mmmh.” Prosegue il piccolo centrale della
Karasuno, senza ottenere alcuna risposta, strizzando gli occhi per la
concentrazione; Kageyama decide di ignorarlo, raccogliendo il pallone
da terra.
“Mmmh.” Continua Hinata grattandosi convulsamente
la testa con entrambe le mani, mentre si sforza di rimanere a occhi
chiusi per pensare; Kageyama dapprima lo fissa per poi convenire che
è meglio lasciarlo stare e lo fa strofinando il pallone
contro la maglia.
“Ahhhh! Più ci penso più non riesco a
cap...”
Questione di poco e Kageyama gli ha già tappato la bocca per
impedirgli di gridare in mezzo alla palestra come farebbe sempre.
“La smetti di essere così rumoroso?” Lo
rimprovera l'alzatore. “Vuoi far di nuovo arrabbiare Tanaka o
essere rimproverato dal capitano?”
Hinata annuisce spaventato - probabilmente a causa dello sguardo truce
di Kageyama - intanto che ciondola su e giù con la testa.
“Ecco, bravo.” Lo ammonisce Kageyama.
“Cerchiamo di non dare troppi grattacapi. Ci vediamo dopo gli
allenamenti e faremo qualcosa per quei tuoi pietosi
bagher.” Lo liquida correndo da tutt'altra parte, lasciando
da solo Hinata ad esaltarsi o a crucciarsi, che dir si voglia.
Un paio d'ore dopo - dopo innumerevoli pallonate ricevute sulla faccia,
sgridate infuriate da parte di Sawamura, tentativi di pace riusciti
stabiliti da Sugawara, innumerevoli inchini di scuse eseguiti da Asahi,
impeccabili rolling thunder di Nishinoya e un custode che si
è dovuto letteralmente scannare per pregarli di uscire dalla
palestra visto ormai l'orario - il capitano della Karasuno dichiara
terminata quella sessione di allenamento giornaliera.
Tuttavia Kageyama e Hinata hanno deciso di occupare il campetto dietro
la palestra per continuare i loro allenamenti, perché - a
detta del Re Tiranno - con quei bagher così deboli persino
un bambino riuscirebbe a fare breccia nella difesa di Hinata.
Certo, Hinata sarà anche migliorato parecchio da dopo la sua
adesione al club di pallavolo della Karasuno, ma per ora i suoi punti
di forza restano solo e ancora la sua velocità e i suoi
salti; Kageyama lo sa che deve tirare fuori ancora un sacco di
abilità da quel piccoletto: i prossimi tornei sono alle
porte, quindi non c'è tempo da sprecare in simili
sciocchezze come...
“Oooff!” Si lamenta Hinata massaggiandosi la
guancia, diventata rossa a causa di una pallonata. Kageyama lo guarda a
occhi sbarrati: stava andando tutto liscio finora e poi? La sua mente
ci mette meno di un secondo a capire.
“Idiota! Che cosa ti avrebbe distratto stavolta?”
Ma Hinata lo sta ignorando, rivolgendo il viso verso altra direzione:
una direzione dove il campo visivo mette a fuoco Sawamura e Sugawara
intenti a scherzare tra loro mentre si incamminano verso casa e lo
stanno persino facendo mano nella mano, incuranti di essere osservati
da lontano.
E stavolta il pugno, sulla testa di Hinata, ci arriva per davvero.
“Ouch!”
“Finiamola qui.” Dichiara Kageyama, irritato da
quella interruzione.
“Eh? Ma no, mi sono solo distratto un attimo. Non
capiterà più!”
“Chiariamo una cosa: non sprecherò il mio tempo
per uno che continua a distrarsi per un nonnulla! E adesso andiamocene
a casa!” Il tono di voce di Kageyama pare non ammettere
repliche, come al solito.
Ma Hinata non si muove di un millimetro; anzi, si gira dandogli le
spalle, raccogliendo la palla e abbassando il mento pensieroso.
“Sei davvero un re egoista.” Mormora a bassa voce,
ma udibile persino dalla distanza che Kageyama ha messo tra loro.
“Cosa?” Ringhia l'alzatore.
“Tutta la squadra è al corrente di qualcosa che
noi non sappiamo, ma a te frega solo della pallavolo e quindi,
sì, sei un re egoista.”
Kageyama vorrebbe non credere alle proprie orecchie e a quello che ha
appena sentito, tuttavia basta lo sguardo terrorizzato che Hinata gli
sta rivolgendo ora per capire che, da solo, Hinata ha appena realizzato
di aver calcato troppo il discorso.
Sospirando si porta una mano ai capelli, grattandosi la cute, indeciso
sul da farsi.
“Ok, va bene, ho capito. Allora cerchiamo di scoprire cosa
è questa storia del papà e della
mamma...”
Non fa nemmeno in tempo a finire la frase che Hinata gli sta
già lanciando un'occhiata sorpresa e interrogativa: non ci
vuole molto che Kageyama realizzi a cosa sta pensando.
“Si sta
davvero interessando a qualcosa che non sia la pallavolo?”
Non sa se esserne lusingato o meno.
“Però davvero non saprei a chi
chiedere.” Asserisce Tobio fingendo di distrarsi e guardando
altrove.
“Oh, ma ho già fatto!” Gli risponde
Hinata a muso ingenuo, colpendo Kageyama per la sua velocità
nel trovare una risposta.
“E..?” Lo incalza Kageyama, trepidante della
risposta: non se ne era accorto, a causa della velocità
naturale di Hinata nel fare cose, ma il suo compagno di squadra sta
reggendo il proprio cellulare in mano.
“Ho appena scritto a Kenma!”
“E gli hai scritto cosa?” Gli chiede domandandosi
quando diavolo l'avrebbe fatto se c'è riuscito sotto il suo
naso senza farsi accorgere di nulla.
“Gli ho chiesto se nella sua squadra ci sono due suoi
compagni che si atteggiano a mamma e papà; avendo degli
esempi da seguire ci verrà più facile capire cosa
Tanaka-san e Nishinoya-san intendano.”
Kageyama si sente sempre più confuso, ma la
curiosità sta prendendo così tanto il sopravvento
che nemmeno si è accorto di essersi avvicinato e aver
iniziato a sbirciare il display dello schermo dell'altro.
“Comunque ci vorrà tempo perché
risponda.”
“Oh, no! Di solito ha sempre il cellulare sotto
mano!” Esplicita Hinata e subito il suo dispositivo inizia a
vibrare mostrando la risposta da parte di Kozume.
“Se ci fosse
una mamma nella nostra squadra credo che quella sarebbe Yaku.”
Dopo aver letto la risposta Hinata e Kageyama prendono a fissarsi
studiandosi l'un l'altro.
“Non ti ha detto nulla insomma.” Constata Kageyama
rendendo ovvia l'evidenza.
“Aspetta! Fammi riprovare!” Gli risponde Hinata
ostinato, prendendo a digitare velocemente sulla tastiera.
“E se ci fosse un
papà chi sarebbe?”
“Mmm, Kuroo.
Forse.”
Sia Hinata che Kageyama strabuzzano gli occhi, provando a immaginare le
due persone coinvolte negli stessi atteggiamenti presenti in Dachi e
Sugawara.
“Impossibile.” Esclamano di comune accordo, ma
tentano lo stesso un ultimo tentativo.
“E fanno cose ambigue
tra di loro? Come scambiarsi occhiate durante gli allenamenti o tornare
a casa insieme mano nella mano?”
“Mai visto
nulla del genere."
“Sempre chiaro e conciso.” Sbadiglia Kageyama: era
sicuro che non avrebbero ottenuto uno straccio di risposta da quella
conversazione.
Di tutt'altro avviso è Hinata che continua a strofinarsi il
mento in cerca di una risposta.
“Ah!” Spalanca la bocca mentre colpisce con un
pugno il palmo della mano.
“Cosa?”
Hinata solleva l'indice davanti a sé.
“Possiamo chiedere al Grande Re!”
Non sa perché, ma a sentire quel nomignolo vede Kageyama
balzare indietro per poi abbassare il mento contro il petto e iniziare
a guardarsi nervosamente attorno.
“Non credo sia una buona idea.”
“E perché? Oikawa-san mi da sempre l'impressione
di sapere un mucchio di cose.”
Ma il volto dell'alzatore non accenna a distendersi; probabilmente
Hinata nemmeno si rende conto dell'effetto che il capitano della Seijoh
effettua su Kageyama: farsi aiutare da Oikawa-san, per poi ricevere una
continua e costante presa in giro fino a quando vivrà,
è decisamente fuori discussione.
“Fidati non è una buona idea e basta.”
Tronca il discorso l'alzatore junior della Karasuno e il tono di voce
utilizzato è sufficiente a far sì che Hinata
rabbrividisca e accantoni quella assurda idea.
Tuttavia la sua curiosità rimane prorompente, soprattutto
dopo esser sicuro di aver visto il capitano e Sugawara allontanarsi
mano nella mano: Hinata sa di non avere grandi esperienze nei rapporti
di squadra, poiché tutti sono al corrente che alle medie non
ne aveva una vera e propria, ma quello che percepisce tra Sawamura e
Sugawara è qualcosa che va ben oltre il rapporto che
dovrebbe esserci tra semplici compagni di squadra, o almeno
così crede.
Tuttavia, non avendo più motivi per trattenersi oltre,
Hinata e Kageyama decidono di smettere di allenarsi, visto l'orario
sarebbe anche ora, peccato che...
“Invece di sbattere la testa in questo modo perché
non andate a chiederlo ai diretti interessati?”
Le iridi castane di Hinata incontrano esterrefatte quelle blu di
Kageyama: entrambi si stanno chiedendo chi ha parlato, ma sanno che non
può essere stato né l'uno né l'altro.
Quando si girano in direzione della voce si scontrano con il metro e
novanta di altezza di Tsukishima che, accompagnato dall inseparabile
Yamaguchi, li sta squadrando dall'alto, annoiato come sempre e fresco
di doccia.
“Tsukishima!”
“Da quanto tempo sei qui?”
Tsukishima inclina lo sguardo seccato verso di loro.
“Praticamente dall'inizio.” Risponde secco e
Yamaguchi subito si sente in dovere di intromettersi nel discorso.
“Abbiamo sentito tutto da quando sei stato colpito con la
palla.”
Ed è allora che Hinata si sente illuminato da un esplicativo
raggio di sole: dopotutto Tsukishima è il novellino
più intelligente della Karasuno, quello con l'occhio
più lungo, che si accorge prima degli altri di determinate
cose. Quindi, forse...
“Ehi, Tsukishima!” Lo chiama a bassa voce,
avvicinandosi a lui, battendogli sullo stomaco con un gomito, manco
fossero amici di lunga data, e tenendo Kageyama alle dovute distanze.
“Scommetto che tu lo sai che cosa c'è tra
Sawamura-senpai e Sugawara-senpai, vero? Perché non me lo
dici?”
Prevedibilmente non ottiene alcuna risposta dato che Tsukishima non
risponde, ma si allontana da loro in silenzio, lasciando ottenere a
Hinata soltanto una battuta da parte di Yamaguchi.
Ma quando il piccoletto pensa che oramai non otterrà
più uno straccio di delucidazione vede la schiena di
Tsukishima arrestarsi.
“Ripeto: dovreste chiederlo ai diretti
interessati.” Tsukishima si volta appena indietro,
guardandolo di sbieco da sopra gli occhiali. "Non sono io a dovervi
dare spiegazioni in merito."
Il giorno seguente, quando Hinata apre le porte della palestra, si
rende conto di aver perso, anche quel giorno, la sua sfida mattutina
con Kageyama.
Dell'intera squadra loro due sono sempre i primi ad arrivare e sanno
che avranno a disposizione almeno una mezz'oretta prima che si
presentino anche gli altri compagni della Karasuno.
“Vieni a darmi una mano con la rete.” Gli ordina
Kageyama, lapidario già di prima mattina, e Hinata sa bene
che è meglio non contraddirlo fin da subito.
Tuttavia, quella mattina, non è come le altre
perché sa che c'è qualcosa su cui ha rimuginato
per tutta la notte: quando è tornato a casa ha continuato a
domandarsi a che tipo di rapporto possa esistere tra Sawamura e
Sugawara e i suoi viaggi mentali hanno completamente deviato direzione
fino a pensare come debba essere comportarsi così con
Kageyama e ricevere le medesime attenzioni da lui. Dopotutto, da quando
hanno aderito al club di pallavolo, sono diventati compagni di squadra
a tutti gli effetti, riuscendo persino a mettere da parte l'astio
iniziale in favore di un'intesa sempre più crescente, al
punto tale che, se gli chiedessero chi è un suo compagno, il
primo nome che gli verrebbe in mente di dire sarebbe proprio quello di
Tobio Kageyama.
Certamente si è chiesto anche il perché, ma,
niente da fare, lui rimane il primo della lista.
“Ok, ora agganciala a...” Kageyama non riesce a
terminare la frase perché improvvisamente si ritrova la mano
sinistra stretta nella destra di Hinata e non capisce perché
questi gli stia tenendo la mano così saldamente, ma, a
giudicare dal salto spaventato che ha fatto indietro e dalle scuse che
sta blaterando una dietro l'altra, sembra già aver afferrato
la situazione.
“Cosa..?” Lo tronca immediatamente e Hinata si
zittisce all'istante.
“No, è solo che... mi stavo
chiedendo...” Kageyama lo vede sfregare gli indici tra loro
con aria decisamente nervosa. “Se ti tengo la mano non senti
anche tu una sorta di Gwwwoooo! o Owwww!?”
“Ci stai pensando troppo.” Lo liquida Kageyama
portando Hinata a calmarsi e a rabbuiarsi.
“Eh?”
“Il rapporto tra Sawamura e Sugawara, la parole di Tanaka,
Nishinoya o Tsukishima... ci stai decisamente pensando
troppo.”
Il mento di Hinata si abbassa contro il petto, portando gli occhi a
fissare il pavimento.
“Forse... però, pensandoci, non mi dispiacerebbe
avere quel tipo di rapporto con te...”
Lo sguardo di Kageyama si distoglie da lui, tornando ad occuparsi della
rete rimasta ancora sganciata.
“Dobbiamo prepararci per il prossimo torneo, se vuoi
concentrarti su qualcosa fallo su quello.”
Cala un silenzio imbarazzato nella palestra: uno di quelli dove una
parola di troppo sarebbe osare - e il momento in sé
è già diventato così particolarmente
problematico -, al punto tale che Hinata si rende conto sia meglio dare
ascolto a Kageyama e preparare il campo prima che arrivino gli altri.
Tuttavia, non appena si gira di schiena per andare dal lato opposto
della rete, qualcosa lo blocca sul posto: è la mano di
Kageyama che lo ha afferrato di colpo, insieme a una espressione
spaventosamente indecifrabile sul volto.
“C-Cosa?” Ripete, terrorizzato da quel viso e dalle
mille paranoie che gli stanno attraversando la mente.
Di colpo Kageyama lo lascia andare finendo per diventare pensieroso.
“Niente, solo che... è piacevole.”
Mormora fissando ancora la propria mano, con la quale lo ha stretto,
mentre Hinata lo guarda attonito.
“La pallavolo che gioco con te è piacevole, essere
tuo compagno di squadra è piacevole, persino passarti la
palla è piacevole.” Kageyama si morde le labbra.
“Stare con te è piacevole.”
E ora gli occhi di Hinata sono uguali a quelli di un pesce palla.
“Ah, anche io!” Si sente in dovere di
puntualizzare, gesticolando esageratamente con le mani.
“Voglio dire, le tue alzate sono sempre così
perfette che non mi devo nemmeno preoccupare di guardare la palla;
prima non avevo nessuno che mi alzasse la palla in questo modo, ma ora
ho te. E ogni volta che la colpisco mi sembra di fare Boooomm! dentro
di me. E la cosa più bella è realizzare che a
fare punto siamo stati noi due insieme, e...” Grazie a quello
sproloquio Hinata si rende conto che Kageyama lo sta puntando
impassibile come sempre. “Mmm, è meglio tornare a
sistemare la rete, vero?”
Neanche aspetta una risposta che già si sta incamminando, di
nuovo, verso il lato opposto del campo.
“Stanno insieme.”
Uno o due passi ancora ed è l'ennesimo stop.
“Eh?”
Kageyama sposta il viso di lato, scrutando un punto lontano e distante
che non sia Hinata.
“Il capitano e Sugawara, intendo. Ho incontrato Suga-san ieri
sera alla fermata dell'autobus e gliel'ho chiesto. Stanno insieme.
Questo è il loro segreto noto a tutta la squadra.”
Rimembra Tobio, ricordando la fatica fatta per avere spiegazioni da
parte del senpai a causa della sua incapacità ad esprimersi.
Poi, quando i suoi occhi tornano a posarsi su Hinata, nota la sua
espressione esterrefatta e la bocca spalancata.
“Insieme? Intendi insieme insieme?”
Portando una gamba in avanti e un braccio piegato a pugno dritto
davanti a sé - e se avesse avuto una palla tra le mani,
forse, gliela avrebbe anche lanciata dritta in testa - Kageyama gli
ringhia contro.
“In che altro modo la intendi la parola insieme?”
Un balzo indietro porta Hinata a porre la dovuta distanza di sicurezza.
“Beh, è stata una rivelazione così
improvvisa, cioè...” L'esca della Karasuno si fa
pensierosa e inizia a scuotere vigorosamente la testa. “Chi
se lo aspettava che tra Sawamura e Sugawara ci fosse quella relazione?
E tu sei stato anche più veloce di me a scoprirlo,
e...”
Vede Kageyama portare entrambe le mani ai fianchi, guardandolo
dall'alto con la sua aria di sufficienza.
“Puoi dirlo di nuovo adesso?”
“Eh?”
Kageyama sbuffa al limite della pazienza, prendendosi giusto quei
secondi di concentrazione atti a far sì che anche un idiota
come Hinata possa capire.
“Avere quei atteggiamenti con me... puoi dirlo di nuovo
adesso?”
“Ci sarebbe qualcosa di male?”
La risposta arriva così pronta e repentina che Kageyama si
sente basito da quanto possa essere stata fulminea e chiedersi se
Hinata abbia colto davvero la palla al alzo è la prima cosa
a cui pensa.
E credeva di averlo solo pensato, ma la stramba posizione di difesa
assunta da Hinata sembra far intendere il contrario.
"Non è quello
che ti ho chiesto, dannazione!"
Hinata giurerebbe di sentirsi la rimbombante voce di Kageyama nelle
proprie orecchie e nel proprio cervello; ma, abbandonata la postura
difensiva, decide di farsi serio, assumendo quella serietà
che sembra attribuirsi solo quando scende in campo.
“Penso che... non mi dispiacerebbe.”
Terminata quella frase Hinata avverte le rotelle del proprio cervello
mettersi in funzione, incastrando gli ingranaggi, realizzando
ciò che forse avrebbe dovuto capire già da prima,
quando Kageyama gli ha reso noto che era piacevole.
Forse, e sottolinea mentalmente la parola forse, anche Kageyama prova
le sue stesse sensazioni quando giocano insieme a pallavolo; al punto
tale che frequentarsi, dentro o fuori la palestra, è
diventato parte di una routine giornaliera in cui entrambi si sentono
pienamente a loro agio.
“Aspetta! Tu..” Gli grida incredulo. “Tu
saresti d'accordo?” Quando avrebbero superato la soglia della
normale amicizia tra due compagni della medesima squadra, poi? Forse il
processo è stato così naturale da risultare
impercettibile da capire.
Lo vede portarsi una mano al collo, strofinandolo pensieroso e
imbarazzato.
“Penso che non mi dispiacerebbe.” Ripete
lentamente, imitando la stessa risposta data da Hinata pochi istanti
prima.
“Ma... ma... stare insieme vuol dire tenersi per mano,
abbracciarsi, baciarsi e forse qualcosa di più. Non sappiamo
nemmeno se tra noi potrebbe funzionare.” Hinata abbassa gli
occhi imbarazzato. “Davvero ti andrebbe bene?”
Sussurra quasi con imbarazzo ora che quella prospettiva potrebbe
diventare realtà.
La risposta giunge così veloce da lasciare Hinata senza
fiato.
“Non mi pare di essermi mai mostrato contrariato dalla
cosa.” Allude Kageyama, riportando alla luce tutte le volte
in cui tra di loro c'è stato uno scontro fisico, voluto o
meno, cercato o no.
Hinata lo guarda deglutendo; non sa spiegarsi perché, ma
questo Kageyama, così risoluto e calmo, è
decisamente più inquietante della sua versione perennemente
scontrosa; pur tuttavia sa di aver sempre invidiato quella
maturità con cui Kageyama ha sempre dato sfoggio
nell'affrontare situazioni completamente nuove, sebbene la sua parte
irrazionale e irascibile sia sempre lì per lì
pronta ad uscire fuori.
Gli viene persino in mente un qualcosa di improponibile, una sorta di
prova che aiuterebbe a concretizzare ciò che dentro di loro
stanno sentendo, tuttavia...
“Forse dovremmo iniziare con un bacio?”
Non ci crede nemmeno Hinata ad averlo detto sul serio, soprattutto
considerando quanto poco ci mette Kageyama a dare di matto: con lui
l'uso delle parole è sempre troppo!
Improvvisamente si sente stringere una spalla con forza, mentre l'ombra
alta 1.80 cm di Kageyama si eleva sopra di lui. Lo sguardo del moro,
perennemente accigliato e intimidatorio, è permeato da un
sorriso di sfida.
“Non ti sognare nemmeno di fuggire adesso.”
Ma Hinata non mostra alcun segno di cedimento; dopotutto non
è mai esistito un momento dove abbia fatto un passo indietro
verso una sfida lanciatagli da Kageyama: al contrario lo fissa nel
medesimo modo, sebbene dentro di sé avverte il cuore battere
a mille.
Decide di chiudere gli occhi per concedersi un aiuto - e chiudere gli
occhi gli è sempre stato d'aiuto, a ben pensarci - nel
frattempo che la mano, con cui Kageyama gli sta stringendo la spalla,
si sposta fino alla sua guancia, posandosi su essa completamente aperta
nella sua lunghezza, rivelandosi grande esattamente come ha sempre
pensato; deve esserlo per forza visto con quanta precisione riesce a
toccare una palla fino a dargli la direzione voluta.
Mentre continua a mantenere gli occhi chiusi avverte il fiato di
Kageyama posarsi vicino alle sue labbra, cosa che lo porta a
irrigidirsi ancora di più e a dischiudere la bocca
inconsciamente.
"Taci!"
"Non ho detto niente!" Si difende Hinata spalancando le palpebre: che
cosa ha fatto di male ora che non si è mosso nemmeno di un
millimetro? A guardarlo meglio, però, Kageyama sembra teso
esattamente come lo è lui, data l'espressione terribilmente
tesa che ha assunto il suo viso.
"Non me ne importa! Taci!" Ripete furibondo Kageyama e Hinata inizia a
muovere le braccia agitato, blaterando cose talmente incomprensibili
che nemmeno impegnandosi si riuscirebbero a tradurre.
La tensione del momento è talmente troppa che Kageyama lo
afferra per la maglietta e lo trascina a sé senza pensarci,
portandogli una mano sotto al mento per agevolarlo a sollevare il viso
e gli tappa la bocca. Non è esattamente il bacio che i due
si sarebbero immaginati come primo bacio, ma un contatto diretto tra
due labbra è pur sempre un bacio, no? Quando realizzano che
lo stanno davvero facendo, aprendo gli occhi all'unisono e trovandoseli
a pochi millimetri l'uno dall'altro, entrambi compiono un salto
indietro, increduli di ciò.
Hinata è il primo a portarsi due dita alle labbra per
toccarle perplesso e osservando Kageyama potrebbe dire persino lo
stesso.
"Un bacio! Quello era davvero un bacio? Cioè io e te ci
siamo davvero baciati?" Sproloquia esagitato e Kageyama non sembra da
meno, seppure a modo suo.
"Che cos'altro doveva essere, idiota?"
Hinata si porta le mani alle guance, scoprendole calde al solo ricordo
di quel breve contatto caldo e morbido. Certamente da adolescente qual
è si è sempre chiesto come sarebbe stato, ma di
certo non se lo immaginava così. Quando ritorna in
sé nota che Kageyama ha già ritrovato la sua
tipica compostezza invitandolo a riprendere la sistemazione della rete
e iniziando ad agganciarla al palo che dovrebbe sorreggerla. Tuttavia
Hinata avverte un senso di frustrazione dentro di sé, come
se avesse lasciato qualcosa a metà appena iniziato,
perciò solleva una mano verso una delle maniche della felpa
di Kageyama, stringendola tra il suo pugno per ottenere nuovamente la
sua attenzione.
"Ti va davvero bene così? Cioè..." Lo guarda
speranzoso, invitando Kageyama a capire senza doversi dilungare troppo
a parole e Kageyama lo studia attentamente per qualche secondo;
inclinando il mento si lascia andare ad un sospiro di esasperazione e
rassegnazione.
"Va bene." Risponde semplicemente e Hinata non riesce davvero a
crederci: quella mattina ha sfidato il fuoco fin troppe volte e ancora
è del tutto illeso.
Kageyama sembra comprendere benissimo cosa gli passa per la testa.
"Non guardarmi così. Quando ti metti in testa qualcosa
diventi così insistente che non c'è modo di
tenerti a freno fino a che non l'hai ottenuta. E poi immagino che anche
coi baci serve pratica prima che siano perfetti."
Hinata gli sorride contento, divertendosi al pensiero di quanto, per
Kageyama, tutto ruoti attorno alla pallavolo, ma d'altronde se lo
è voluto scegliere lui così, pertanto rimane di
nuovo immobile aspettando che Kageyama compia lo stesso identico gesto
di prima. Non sa se è rosso in faccia come immagina, non sa
quanto tempo Kageyama si è preso per osservarlo prima di
chinarsi nuovamente verso di lui, non sa che espressione stia facendo
in quel determinato momento, sa solo che le loro labbra sono tornate a
unirsi nuovamente e se prima il tocco era stato più feroce,
ma meno spinto, questo è decisamente più lento e
sensuale al punto tale che aprire la bocca è la prima cosa
che fa d'istinto permettendo così a Kageyama di insinuarsi
più a fondo, di esplorare la sua bocca con la lingua,
lasciando modo di toccargli le gengive e i denti.
Aprendo nuovamente gli occhi vede che quelli di Kageyama sono
già aperti e concentrati su quello che sta facendo: si sta
aiutando tenendogli ferma la testa con le mani e non accenna a smettere
di muovere la bocca fino a quando non è Hinata per primo a
staccarsi per riprendere fiato. Vorrebbe persino dirgli qualcosa, ma
Kageyama lo blocca posandogli una mano sul capo, scompigliandogli un
poco i capelli.
"Ne riparleremo dopo l'allenamento, ok?" Asserisce fissando l'orologio
a muro posto sulla parete vicino agli spalti: il tempo a loro
disposizione per restare da soli è terminato e presto gli
altri membri del club potrebbero fare la loro comparsa; ed è
davvero questione di pochi secondi prima che le porte della palestra
vengano spalancate da un Tanaka più sorridente che mai.
La palla vola in alto, lanciata a parabola sopra la testa di Hinata e
distante dalla rete, in una direzione studiata e voluta. Hinata salta
in aria, roteando il braccio destro all'indietro, per poi colpirla e
schiacciarla al di là della rete come una mina potente; nel
momento stesso in cui tocca terra subito si alza in volo per esultare
verso Suga-senpai.
"Wooooo!"
Sugawara si precipita subito da lui per schiacciargli un doppio cinque
altamente entusiasta; doppio cinque che viene ricambiato con lo stesso
trasporto e la stessa medesima forza e, alla fine, Hinata si ritrova
costretto a chinare il capo per lasciarselo accarezzare dalla mano del
senpai come è sua consuetudine fare.
"Allora? Come era quella alzata?" Gli domanda Sugawara mentre
scompiglia i capelli rossicci di Hinata, già arruffati di
suo.
"Era fantastica!" Gli risponde estasiato. "Era così morbida
e facile da colpire, ma al tempo stesso dovevo stare attento a prendere
bene la mira per non far schiantare la palla contro la parete."
L'ottimismo di Sugawara è un contagio per tutti, soprattutto
per Hinata che è tra i primi ad esserne affetto.
"Facciamo del nostro meglio alla prossima partita, ok? Così
da non deludere Kageyama." Gli confida Sugawara chinandosi un poco
verso di lui - contribuendo a far salire ulteriormente l'entusiasmo -
prima di liquidarlo con un colpetto di incoraggiamento sulla spalla per
poi raggiungere Sawamura e affiancarsi a lui. Hinata rimane a
osservarli in silenzio dopo aver raccolto la palla da terra: i due si
stanno scambiando parole e risatine tra di loro, impercettibili agli
altri a causa della loro lontananza dal campo.
Al di là del suo carattere irruento Hinata è uno
che sa osservare quando ci si mette d'impegno; qualcosa gli dice che
quel momento è uno di quei momenti e vorrebbe anche capirci
di più se Nishinoya non gli avesse saltato in groppa sulle
spalle, facendolo vacillare su due piedi.
"Allora, Shou-chan! Sei riuscito a capire il perché Daichi e
Sugawara vengono chiamati papà e mamma?" Gli domanda
guardandolo dritto negli occhi; Hinata abbassa il mento sulla palla,
ripensando a ciò che ha imparato da Kageyama e da
ciò che si sono scambiati prima che iniziassero gli
allenamenti. Certo, ha ancora la testa in confusione, ma ammette che
alcune cose ora gli appaiono più chiare e limpide di prima.
"Perché tra loro c'è un legame speciale, che va
oltre l'essere semplici compagni di squadra..." Asserisce guadagnandosi
le occhiate complici e soddisfatte da parte del libero.
"Però non mi è del tutto ancora chiaro come mai
li chiamate così."
"Papà e mamma sono dei soprannomi." Pronuncia Asahi dietro
di loro: l'asso della squadra deve aver sentito tutto quanto e ora sta
tentando di inserirsi timidamente nel discorso grattandosi i capelli
lievemente a disagio. "Dopotutto Daichi ha un carattere severo, ma
giusto come un papà; mentre Suga è l'unico che sa
come prenderlo e calmarlo, esattamente come una mamma. Per questo tutta
la squadra li chiama, affettuosamente, così."
Dopo aver liberato le spalle di Hinata, Nishinoya non può
fare a meno di saltare in groppa a quelle di Asahi.
"E allora di te cosa mi dici? Vuoi essere il fratellone della squadra
con questo tuo modo di fare?" Gli grida esaltato, mentre il povero
Asahi tenta di liberarsi da quella morsa, pregandolo come è
suo solito fare. Hinata ancora fatica a credere come sia possibile che
l'asso della loro squadra venga piegato da un ragazzo che, per giunta,
è persino più basso di lui. Guardandoli
attentamente si rende persino conto che anche loro due stanno sempre
attaccati; della serie: dove c'è Asahi c'è anche
Nishinoya, e viceversa. Rimuginando su questo avverte la bocca
corrucciarsi e il viso farsi pensieroso, gli sembra persino di avere un
deja-vu al giorno prima, ed è con la coda dell'occhio che
nota Tanaka, quasi al suo fianco, guardare il libero e l'asso
grattandosi il mento con aria soddisfatta.
"Da bravo zio della squadra quale sono non posso che approvare."
Mormora pieno di sé e le orecchie di Hinata ci mettono meno
di un secondo a tendersi e ad allungarsi verso quelle parole. Dentro di
sé inizia persino ad agitarsi.
"Aspetta! Ma allora cose
come queste sono facilissime da notare?"
D'istinto si gira indietro, dove qualcosa gli dice che
incrocerà lo sguardo severo e altero di Kageyama pronto a
rimproverargli l'ennesima distrazione.
"Kageyama!" Grida incredulo. "Tu pensi che..." Non riesce nemmeno a
terminare la frase che il palmo di quest'ultimo gli preme sulla bocca,
ammutolendo del tutto.
"Mpfh!"
"Dopo l'allenamento." Gli risponde Kageyama, risoluto come solo lui sa
essere durante un allenamento o una partita.
"Ma ancora non ho detto niente!" Si lamenta Hinata sottraendosi a quel
silenzio imposto balzando all'indietro; tuttavia per le gambe lunghe di
Kageyama è un gioco da ragazzi accorciare nuovamente la
distanza e portarsi ancora a un palmo dal suo naso. Stranamente Hinata
non ne ha paura stavolta e non può che dare la colpa alla
bocca di Kageyama e a come si è poggiata sulla sua
esattamente un'ora prima.
"Ne parleremo dopo l'allenamento, ho detto. Ora..."
"Interessante!"
Il moderato tono di voce usato da Daichi-san è sufficiente a
far sì che Kageyama tace e che entrambi spostino la loro
attenzione verso il loro capitano notando come la sua pacatezza sia in
realtà tradita da una vena in fronte pronta a gonfiarsi.
"Sono curioso anche io del motivo che vi distrae così tanto
oggi. Perché non me ne parlate? Non vorrete lasciare il
vostro capitano all'oscuro."
"C-capitano!" Tremano Hinata e Kageyama all'unisono, piegando le loro
schiene in segno di scuse; forse sono ancora in tempo ad evitare una
chissà quale punizione. Oltre le spalle di Daichi, Hinata
vede Sugawara parlargli sottovoce gesticolando frasi che non riesce a
comprendere.
Fortunatamente è Kageyama a inchinare il busto per primo,
blaterando una serie di scuse atte a far sì che il capitano
della Karasuno decida di quietarsi e allontanarsi; con la coda
dell'occhio Hinata vede il senpai Sugawara fare loro il segno della
vittoria e sorridere compiaciuto, e ora che il pericolo è
stato scampato non possono che afflosciarsi e tirare un sospiro di
sollievo.
"Kageyama?" Lo chiama Hinata dopo poco, mentre l'alzatore è
intento a strofinarsi la fronte per lavare via il sudore. Kageyama lo
guarda, ma non gli risponde: non lo dirà mai,
però si sente in soggezione poiché Hinata lo sta
fissando intensamente, come quando è concentrato
è su qualcosa.
"Dopo l'allenamento allora, ok?" Gli dice e senza aspettare risposta si
precipita da Asahi che pare lo stia chiamando in campo.
"Quante volte me lo vuoi far ripetere?" Risponde Kageyama pur sapendo
di non poter essere sentito, prima di raggiungere il senpai Sugawara e
allenarsi con lui nelle alzate.
|