Erano stati i suoi sedicenti amici a persuaderlo.
Lui non voleva, anzi non sapeva nemmeno perché lo aveva fatto.
Ricordava solo che Eugene gli stava spiegando qualcosa a proposito di
quanto alle ragazze piacessero le cose morbide, e Shino aveva aggiunto
un “anche agli uomini”, palpeggiando in aria un paio di immaginari seni
e prendendosi così uno scappellotto dal biondino.
Erano usciti insieme a lui dieci minuti prima dell’appuntamento con
Lafter e gli avevano fatto comprare quello stupido peluche che, a detta
di Shino, gli somigliava così tanto da sembrare “gemelli separati alla
nascita”.
Akihiro non era per nulla convinto, ma uscì dal negozio con una
busta di cartone color pesca. Faceva uno strano effetto su un omone
come lui, non vedeva l’ora di liberarsene.
Appena si incontrò al locale con la ragazza delle Turbine, la prima
cosa che fece fu appunto porgerle sbrigativo il sacchetto. Lafter
sembrò parecchio sorpresa e lo accettò. Akihiro sentì uno strano
vorticare alla bocca dello stomaco quando gli occhi verdi della ragazza
si illuminarono alla vista di quel grazioso orsetto di peluche
dall’espressione corrucciata e il fiocchetto – rosso, come la striscia
che portava sulla giacca di Tekkadan.
Lafter sorrise e non disse nulla – anche lei la pensava come Shino
–, ma soprattutto non chiese nulla, perché il suo cuore nuotava in un
mare burrascoso da quando aveva conosciuto quel ragazzo. Si limitò a
ringraziare, dicendo che era molto carino.
Akihiro, incredibilmente, prese la parola: «Ho scelto un orso perché
nel negozio mi hanno raccontato una cosa». Lei rimase in silenzio,
curiosa. Il ragazzo non era mai stato bravo con le parole, così ripeté
semplicemente quelle del commesso: «Gli orsi di peluche hanno gli occhi
aperti per vegliare su chi dorme», disse d’un fiato. «Le nostre
prossime battaglie le affronteremo separati, portalo sul tuo Mobile
Suite: due occhi in più possono farti comodo».
Lafter lo guardò spaesata, non riuscì a trattenersi e rise di nuovo,
portandosi una mano alla bocca per coprirla educatamente; accostò a sé
l’orsetto con l’avambraccio libero contro l’elegante tailleur che aveva
scelto di indossare per quella serata. “Lo farò”, gli assicurò.
Akihiro non conosceva l’amore, i suoi gesti erano del tutto privi di
malizia, e Lafter aveva dato il proprio cuore a Naze, scambiando
l’immensa gratitudine per qualcosa di più grande e intimo. I loro
sentimenti erano acerbi e confusi, ma Lafter, mentre stringeva quel
regalo, sentiva come se finalmente avesse trovato lo scoglio al quale
potersi aggrappare per non annegare, e Akihiro non poteva proprio
evitare di pensare che la voce della ragazza fosse il suono più bello
che avesse mai sentito. E lui avrebbe fatto di tutto per proteggere la
sua risata.