10. I resti del passato
I resti del passato
Il diario della mamma continuava così, raccontando come lei e papà passavano le giornate.
Papà era dolcissimo con la mamma, un vero gentiluomo, l'adorava,
ed il suo amore traspariva da ogni gesto e ogni parola, capivo
perfettamente perché si fosse innamorata di lui, e lui, dopo
tanto dolore, si meritava tutto l'amore che gli dava la mamma. Se
papà non fosse morto, se fossimo stati insieme tutti e tre, la
nostra vita sarebbe stata stupenda, piena d'amore e di felicità,
e se lo sarebbero meritato entrambi.
Dormivano insieme, spesso abbracciati, ma mio padre non osava di
più e mia madre non osava chiedergli perché; lei voleva
un figlio, si sentiva di aver'aspettato fin troppo, in più era
follemente innamorata di papà e realizzare questo suo desiderio
insieme a lui sarebbe stata una gioia infinita, lo diceva chiaramente
in alcune di queste pagine.
Nel secondo diario, in mezzo alle pagine romanticissime del loro amore,
trovai un episodio interessante... un po' amaro, diversamente dal
solito, ma la dimostrazione che le cose non sono mai solo bianche o
solo nere... in quel racconto conobbi quello che rimaneva del mostro
che era stato mio padre...
"28 Maggio 1898
Ero con Erik seduta sul divano, stavamo
scherzando fra di noi dopo una delle nostre bellissime lezioni di
canto. Lui aveva la schiena appoggiata al bracciolo del divano ed io mi
ero seduta in braccio a lui, con la testa appoggiata nell'incavo del
suo collo mentre giocavo con le sue mani nelle mie, parlavamo di un
libro che avevamo letto da poco, "Dracula", l'avevamo adorato e stavamo
discutendo sui personaggi quando all'improvviso qualcuno ha bussato
alla porta.
Sono andata ad aprire e nel frattempo Erik è andato a prendere
la maschera. Mi sono affacciata allo spioncino e dall'altra parte ho
visto un cliente fisso del locale dove lavoro, monsieur Stephan, un
uomo poco più grande di me, socio di un'importante banca di
Parigi; mi sono chiesta cosa fosse venuto a fare e chi gli avesse dato
il mio indirizzo, ma gli ho aperto la porta e l'ho salutato cordialmente
-Monsieur! Che cosa ci fate qui? E' un piacere vedervi!
-Buonasera madmoiselle, sono passato per farvi i miei complimenti per
lo spettacolo di ieri sera, ultimamente siete migliorata moltissimo!
Prendete, sono per voi
mi ha dato un mazzo di fiori bellissimo, coloratissimo e
profumatissimo, adoro i fiori, ho fatto un gran sorriso e poi ho
continuato
-Sono bellissimi monsieur! Vi ringrazio... ma prego entrate, accomodatevi, andate in salotto, io vado a prendere un vaso
lui è andato dove gli ho indicato ed io sono andata in cucina,
ho preso un vaso vuoto da un mobile, l'ho riempito d'acqua, ci ho messo
i fiori e poi sono uscita, in corridoio c'era Erik, gli ho fatto segno
di venire con me e siamo andati insieme in salotto, ho posato il vaso
sul tavolo e poi ho fatto gli onori di casa
-Monsieur Stephan, questo è l'uomo a cui devo il mio successo di quest'ultimo periodo...
ho detto mettendo le mani sulle spalle di Erik
-...vi presento monsieur Erik Gauthier...
poi mi sono rivolta ad Erik
-...Erik, lui è monsieur Stephan Dubois, un cliente del locale dove lavoro
-Piacere
hanno risposto contemporaneamente tendendosi la mano, quella di Erik rigorosamente guantata
-E' un piacere conoscervi monsieur, avete fatto un grande lavoro con la signorina Sofia, posso solo immaginare il vostro talento
-Vi ringrazio monsieur, è un piacere sapere che il mio lavoro porta frutti così apprezzati dal pubblico
-Ve lo meritate... Se mi permettete vorrei cogliere l'occasione per chiedere qualcosa alla signorina Sofia
Erik si è irrigidito, io non ho capito il perché di
questo gesto, monsieur Stephan mi si è avvicinato, mi ha preso
la mano e si è inginocchiato, ho capito perché Erik si
era irrigidito ed ho copiato la sua reazione
-...Madmoiselle, sono qui per chiedere la vostra mano. In questo
ultimo periodo ho capito che manca una donna nella mia vita e vorrei
che foste voi la donna che riempirà questo vuoto, con il vostro
viso, la vostra voce ed il vostro animo così dolci. Mi fareste
l'onore di diventare mia moglie?
non ho mai vissuto un momento più imbarazzante, Stephan mi
guardava speranzoso, ancora in ginocchio, Erik, in piedi, invece mi
guardava terrorizzato, entrambi erano in attesa di una mia parola; mi
sono fatta forza e, tirandolo su, ho risposto
-Monsieur, la vostra proposta mi lusinga molto, siete un brav uomo e
senz'altro un ottimo partito per chiunque... ma non posso accettare, il
mio cuore appartiene ad un altro uomo, la mia mano è già
stata promessa a lui...
e per un istante, d'istinto, ho guardato Erik ed ho tolto la mia mano da quella di stephan
-...Vi chiedo perdono se in qualche modo vi ho fatto credere di
ricambiare i vostri sentimenti, non era mia intenzione, anzi, mi avete
colto alla sprovvista a dire il vero
Stephan si è alzato in piedi, serio, Erik si era rilassato, le
parti si erano come invertite, ma quella strana calma è durata
poco, Stephan si è trasformato, ha preso il vaso con fiori
e l'ha buttato per terra ai miei piedi rompendolo in mille pezzi,
d'istinto Erik si è messo davanti a me per proteggermi
-Monsieur fatevi da parte! Questa non è la donna che pensate che
sia! Prenderà in giro anche voi! Fidatevi di me, è una
serpe silenziosa!
-Monsieur non vi posso permettere di parlare così di lei! E'
stata sincera con voi, vi ha chiesto perdono per avervi illuso, vi ha
detto che non aveva nessuna intenzione di farvi soffrire, non avete
alcun diritto di parlarle in questo modo! Non si merita di essere
trattata così da un uomo che due minuti fa diceva di amarla e di
voler' passare il resto della sua vita con lei!
la voce era alta, un po' agitata, ma controllata
-Chi siete voi per poter dire queste cose? Siete solo un insegnante di
canto! O forse no...no, siete l'uomo che lei dice di amare giusto? Non
mi sono sfuggiti i vostri sguardi, non sono cieco, si, siete voi! Ma
non vi vergognate? Così vecchio e ridicolo con quella maschera!
a quelle parole Erik ha serrato i pugni, stava cercando di trattenersi,
lo sapevo bene, sapevo bene di cosa era capace se portato al limite,
così mi sono avvicinata a lui e gli ho preso una mano fra le mie
-...Guardatevi... a che cosa serve poi quella maschera? A nascondere la
vostra identità o forse una deformità? Credete davvero
che vi amerebbe se fosse così? Povero illuso! Le donne sono
estremamente superficiali e lei non fa eccezione! E' solo una poco di
buono e voi solo un illuso!
a quel punto Erik ha perso ogni controllo, stava già sbottando
prima ma era riuscito a trattenersi, ma adesso Stephan stava attaccando
il suo orgoglio e lo stava facendo mettendo anche in dubbio la mia
onestà. Lo ha preso per il colletto della camicia, l'ha
sollevato da terra e l'ha attaccato al muro
-Provate a ripeterlo monsieur
ha detto a denti stretti; faceva paura, c'era una cattiveria nella sua
voce che mi ha lasciato spiazzata, riuscivo ad immaginare l'espressione
del suo viso nascosta sotto la maschera, terrificante al solo pensiero,
era freddo e deciso come un blocco di marmo, avrebbe spaventato anche
l'uomo più coraggioso del mondo con quella voce e con i suoi
modi.
Stephan ha puntato i piedi al muro per provare a non scivolare, Erik
allora con no scatto della mano ha lasciato la camicia e lo ha preso
per il collo senza farlo quasi muovere
-Rimangiate tutto quello che avete detto, subito!
Stephan era spaventatissimo, ma cercava di non darlo a vedere
-Voi non immaginate neppure cosa io sia capace di fare, fate quello che
vi dico, non voglio recare danno agli occhi di una donna per bene, ma,
se mi costringete, non mi farò troppi problemi
-I-io...n-non...
Erik ha stretto la presa intorno alla gola di Stephan e lui ha fatto
una smorfia di dolore e di paura, io ero impietrita, con le mani
davanti alla bocca e gli occhi sgranati, vedevo gli occhi di Erik
lampeggiare come fiaccole nel buio, una tigre ferita che tira fuori
tutta la sua rabbia ed il suo dolore, Stephan moriva di paura, come una
preda che sa già che sta per essere mangiata, ho visto in quel
momento quello che Erik era ai tempi della Persia ed ho avuto paura di
lui per la prima volta dopo moltissimo tempo, non posso negarlo. ma non
volevo che tornasse in quel vortice, stava già abbastanza male
per quello che aveva fatto in passato, i demoni dei suoi delitti
continuavano a perseguitarlo da così tanto tempo che ormai erano
diventati una parte di lui. Mi sono messa al suo fianco e gli ho preso
la mano che stringeva il collo di Stephan e l'ho guardato negli occhi
-Erik lascialo andare... lascialo, non ne vale la pena. Pensa a come
sei stato in passato... A me non interessa quello che pensa lui di me,
mi interessa quello che pensi tu, il resto non conta. Amore mio,
lascialo, fallo per me
il suo sguardo piano piano si era addolcito e la sua presa si era
allentata, Stephan, che era diventato quasi viola, respirò
profondamente e riprese un po' di colorito, Erik lo ha messo giù
-Non fatevi più vedere, ne' qui ne' da nessun'altra parte e non
osate parlare a nessuno di quello che è successo oggi, con
nessuno, voi non ci avete mai visto, non ci conoscete; mi raccomando
monsieur, posso essere il vostro peggior incubo... E ora sparite!
Stephan è uscito correndo dall'appartamento ed era così
spaventato che non credo avrà il coraggio di farsi di nuovo
vivo, io ho abbracciato Erik, che aveva cominciato a tremare come una
foglia per la tensione ed il calo d'adrenalina, siamo rimasti
così per un po', poi gli ho tolto la maschera e l'ho baciato
-Grazie...
Qualche settimana dopo io ed Erik festeggiavamo il nostro secondo anno
di fidanzamento, dormivamo insieme ogni notte quando tornavo da lavoro,
a volte veniva anche lui a sentirmi senza farsi vedere da nessuno, io
stessa non riuscivo mai a capire dove fosse, ma avvertivo la sua
presenza. Mi faceva piacere che venisse, soprattutto perché
altrimenti rimaneva sempre chiuso in casa senza vedere nessun'altro
oltre me; avevo provato tante volte a convincerlo a rivedere il
Persiano, ma non aveva mai voluto, a me però dispiaceva troppo
vederlo auto segregarsi in casa in quel modo, a volte mi sembrava di
avere un gatto selvatico in casa invece che un uomo. Così una
mattina, mentre Erik dormiva ancora, sono uscita di casa e sono andata
a parlare con il Persiano
-Monsieur, avrei bisogno di parlarvi un attimo
gli ho detto appena mi ha aperto la porta
-Ditemi pure madmoiselle
-Monsieur non sono stata sincera con voi negli ultimi tempi
-Riguardo cosa?
-Molte cose monsieur... ma ho dovuto farlo, per amore, è
difficile da spiegare così, è per questo che sono venuta
da voi questa mattina, vorrei che veniste a cena da me questa sera...
devo mostrarvi qualcosa
era chiaramente confuso
-Madmoiselle devo preoccuparmi?
-Oh no monsieur! Va tutto bene, ma credo che sia arrivato il momento di
affrontare certe cose per l'uomo che vive con me da due anni ormai
-Un uomo vive con voi? Non mi sono mai accorto di niente, ma cosa c'entro io con lui?
-C'entrate monsieur, ma lo vedrete questa sera, adesso ho urgenza di
andare a fare alcuni acquisti. Vi aspetto questa sera alle otto in punto
l'ho salutato e me ne sono andata.
Ho passato tutto il giorno fra le pulizie ed i fornelli, Erik mi
chiedeva in continuazione cosa stessi facendo ed io ogni volta gli
rispondevo semplicemente che era una sorpresa, alla fine si è
arreso e si è messo a suonare il pianoforte fino alle otto,
quando ormai era tutto pronto ed il Persiano stava bussando
-Chi è a quest'ora?
mi ha chiesto Erik
-Adesso lo vedrai
gli ho risposto abbracciandolo da dietro e dandogli un bacio sulla guancia, poi sono andata ad aprire
-Buonasera monsieur!
ho detto al Persiano dopo avergli aperto la porta
-Buonasera madmoiselle
aveva portato con sé una bottiglia di vino, ho sorriso, Erik lo adorava
-Venite, devo presentarvi qualcuno...
ho portato il Persiano in salotto, dove Erik stava fissando il tavolo
apparecchiato per tre persone, che aveva notato solo in quel momento.
Hanno avuto entrambi la stessa reazione: occhi sgranati, rigidità e silenzio assoluto
-Erik...
ha sussurrato il Persiano guardando prima lui e poi me, ho sorriso e
sono andata verso Erik, gli ho preso una mano e l'ho trascinato verso
il Persiano
-Erik, sei... sei davvero tu, sei vivo...
lo guardava come se stesse cercando di capire se fosse davvero lui o fosse solo un'allucinazione
-Come...
-Mi ha salvato Sofia, stavo venendo da te per raccontarti di Christine
e Raul prima di morire, per lasciarti quello che mi rimaneva di lei e
le mie ultime volontà...
-Sono contento di vederti Erik
lo ha interrotto il Persiano perché lui teneva lo sguardo basso,
infatti a quelle parole ha raddrizzato la schiena e lo ha guardato
negli occhi come se credesse di aver capito male
-So come è finita quella storia, Christine mi ha scritto, voleva
tue notizie e mi ha raccontato tutto, ti ho cercato, ma non ti ho
trovato... E pensare che ti ho sempre avuto sotto al naso per due anni!
E voi Sofia! Voi sapevate che lo stavo cercando...
-Mi ha chiesto lui di non dirvi niente monsieur, ho solo acconsentito
ad una sua richiesta, ma è arrivato il momento di affrontare il
passato una volta per tutte, così sono venuta a chiamarvi
-Daroga... le ho chiesto io di non dirti niente, non ha colpe
-Erik... perché non volevi vedermi?
-Non lo so neppure io a dire la verità... Forse, forse volevo
chiudere con quella parte del mio passato che riguarda anche te, da
Mazderan a Christine e ho pensato che non rivederti potesse aiutarmi a
dimenticare tutto
-Ha funzionato?
-No daroga... sai bene di cosa sono colpevole, niente può farmi dimenticare tutto il male che ho causato
-Mi sei mancato amico mio
ha detto il Persiano ed Erik e lo ha abbracciato, Erik era così
sorpreso che non ha reagito, io piangevo, mi sono commossa davanti a
quella scena, sembrava di vedere due fratelli riabbracciarsi dopo tanto
tempo, in effetti era proprio così.
La cena è trascorsa serenamente, io ed Erik abbiamo raccontato
dei nostri ultimi due anni insieme al Persiano e lui mi ha raccontato
alcuni episodi della sua vita, nessuno però riguardava Erik o i
servigi che aveva prestato allo Sha di Persia o sua figlia. E' stata
una serata fra amici come tanti ed è stata proprio quella la
cosa più bella, Erik dopo sembrava rinato, sapevo che ne aveva
bisogno.
Il Persiano se ne era andato, io avevo messo tutto in ordine ed ero
entrata in camera da letto con Erik; mi sono infilata sotto alle
coperte e gli ho voltato le spalle, lui mi ha abbracciato da dietro, mi
ha spostato i capelli e mi ha dato un bacio sul collo, mi sono girata
verso di lui e gli ho dato un bacio veloce sulle labbra
-E' stata una bellissima serata. Grazie angelo mio
mi ha detto, io gli ho avvolto le braccia intorno al collo e l'ho baciato ancora
-E di cosa amore? Ne avevi bisogno, ho solo fatto quello che sapevo essere meglio per te
lui mi ha baciato di nuovo
-Sei straordinaria! Nessun'altro avrebbe mai fatto tutto questo per me
-Perché nessuno potrebbe amarti come faccio io!
-Questo è sicuro, io stesso ancora non riesco a capire come sia possibile
-Non c'è un perché, è così e basta. Ci sono così tante cose che amo di te...
Siamo rimasti svegli quasi tutta la notte a parlare di noi e a
scambiarci carezze e baci, prima di addormentarmi ho pensato " Voglio
che tu sia il padre dei miei figli" poi ho ceduto e mi sono
addormentata fra le sue braccia.
Erik's POV
La
serata era stata stupenda, era difficile ammetterlo ma il daroga mi era
mancato molto, più di tutto però era la mia Sofia
a rendermi felice, non solo per tutto quello che faceva per me, ma
soprattutto per la gioia che vedevo nei suoi occhi quando mi guardava;
era felice per me, perché avevo trovato finalmente una sorta di
equilibrio nella mia vita -e lei ne era l'unica responsabile- e
perché ero con lei, mi rendevo perfettamente conto che la mia
presenza la rendeva felice e tutto questo non poteva che procurarmi
altra gioia, più di quanta credessi di poter provare.
Abbiamo passato la notte a parlare l'una tra le braccia dell'altro, poi
Sofia ha sussurrato qualcosa, mi sono avvicinato per capire che cosa
stesse dicendo
-Voglio che tu sia il padre dei miei figli
ho sentito un brivido di felicità e allo stesso tempo di terrore
salirmi lungo la schiena, quella era una cosa che non avevo mai neppure
osato sognare e allo stesso tempo il coronamento della mia
felicità con Sofia, sapevo che lei voleva diventare madre ma non
ne avevamo mai parlato davvero, sapevo anche che con lei volevo passare
il resto della mia vita e non volevo perdere altro tempo, ma una
questione rimaneva... come sarebbe stato un figlio mio? Potevo
rischiare di condannare mio figlio, sangue del mio sangue, ad una vita
come la mia? E Sofia? Dovevo vietarle di realizzare il sogno di una
vita? Come potevo? Non ho dormito per tutta la notte, adesso avevo
rivisto il daroga, sapevo che potevo andare da lui e chiedergli aiuto,
sarei andato la sera dopo mentre Sofia era a lavoro.
Le ho dato un bacio sulla fronte e sono rimasto tutta la notte a guardare il soffitto assorto nei miei pensieri.
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