Da
quanto cammino lungo questa strada? Non ne ho la più pallida idea, c’è una
ragazza dietro di me, sembra stia facendo la mia stessa strada, forse mi sta
seguendo, ogni tanto mi volto per controllare se c’è ancora, tiene i lunghi
capelli dorati sciolti e sfoggia un sorriso solare, che stia sorridendo a me?
Vado
sempre dritto, costeggio una sorta di luna park, è così familiare, come se
l’avessi visto più volte, anzi, come se vi fossi cresciuta. Ma come ho fatto a
raggiungere questo posto? Eppure, è come se sapessi di essere vicina a casa, ma
sono certa d’aver camminato molto.
-Allora, vogliamo tornare a casa o preferisci fare un giro? - Sirio
mi guarda con aria preoccupata, ho paura che stia pensando che sono già stanca,
stiamo pattinando da forse un oretta soltanto.
-Assolutamente un giro! - rispondo il più tonica possibile, mi
dispiace abbia così poca fiducia in me, in fondo io mi sto divertendo, spero
che per lui sia altrettanto -Quindi? Dove mi porti? - chiedo eccitata dato che
sembra essersi improvvisamente disperso nel suo mondo.
Attende un attimo prima di rispondere in cui lascia la bocca
semiaperta e punta con lo sguardo alla sua destra -Seguimi! - parte spedito
sulle otto rotelle, io non sono così in forma e devo impegnarmi per stare al
suo passo.
È
scoppiato un guazzabuglio generale, non capiamo per quale motivo le persone
stiano cercando di fuggire in preda alla disperazione, non mi ricordo nemmeno
perché sono qui, la fiera è distribuita su vari livelli, come una gigantesca
scala che va in discesa noi siamo all’entrata, la ragazza, lei è qui con me ed
ora sembra preoccupata, sembra dolce. -Se restiamo vicine ci potremo aiutare a
vicenda- attacco io.
-Volentieri-
mi risponde, sembra meno preoccupata ora.
Sento
qualcosa che non va, qualcosa di oscuro, negativo, incominciamo a correre
seguendo la massa.
-Ti avviso- finora siamo stati su una stradona senza marciapiede,
stiamo per arrivare al punto in cui questo comincia -Questa potrebbe essere
molto probabilmente la strada più brutta che tu abbia mai fatto con i pattini-
non ho gli occhiali, se non fosse che sono una talpa da entrambi gli occhi le
radici nascoste sotto bozzi nel cemento non sarebbero un problema, le
schiverei, se le notassi.
-Tranquillo ne ho viste di peggiori! - tento di minimizzare, ma
ammetto che questa strada è veramente una tortura, non ce la faccio già più, le
mie gambe iniziano a muoversi meccanicamente e sento le cosce come dei salami
indolenziti, cado in avanti all’improvviso sulle ginocchia, sono inciampata in
una radice, Sirio si gira immediatamente e viene verso di me -Ehi! Stai bene? -
Mi rialzo in un lampo prima che riesca ad avvicinarsi -Sono viva,
sono viva- faccio per darmi nuovamente la spinta per andare avanti, cado di
nuovo, sul ginocchio sinistro, sempre con meno eleganza, la fine della discesa
del marciapiede è di asfalto vecchissimo, sono inciampata in un buco, questa volta
Sirio è già di fianco a me prima che io possa dire ah! Mi aiuta a rialzarmi, un
auto deve uscire dal parcheggio dell’edificio alla mia destra, ci spostiamo in
fretta dietro a un camion a cui mi appoggio subito, ho distrutto i pantaloni,
per non parlare del ginocchio.
-Torniamo a casa- conclude Sirio.
Ecco uno
svincolo in una vietta isolata, ci separiamo dalla massa.
-Che
succede? Come mai hai quello in mano? - la ragazza sta indicando terrorizzata
l’arma da fuoco che mi sono resa conto solo ora di tenere stretta nella mano
destra, non le rispondo, come è possibile ciò?
Sono sicura di non averla mai tenuta in mano finora. Che sta succedendo?
-Nasconditi!
- mi grida. Non faccio in tempo a fare un passo che sento l’aria di fianco
all’orecchio tagliata da un proiettile, ora un esplosione, la ragazza si è già
dileguata, mi giro, una mano mi stringe il collo e mi solleva, un uomo, scuro,
vestito così elegante che se non avesse la pistola in quella mano ci
immaginerei una valigetta, mi sta fissando dritta nelle palle degli occhi con i
suoi occhi neri, intanto mi soffoca, lentamente sta alzando la mano in cui sta
la pistola, continua a fissarmi intanto inclina la testa di lato e fa una
smorfia di un misto fra sforzo, dolore, rabbia e disgusto, si porta la pistola
al mento
-Perdonami Sirio sono un danno- mi sto mettendo i suoi pantaloni, i
miei sono fradici, erano inzuppati di sangue, li ho dovuti lavare il prima
possibile per evitare che restasse la macchia.
-Per cosa? Capita, pigna- allunga una mano sui miei capelli e mi
arruffa la frangia.