Poesia In Un Sorriso

di MinLilleVerden
(/viewuser.php?uid=1023073)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


“A chi non teme i muri perché sa di poterli abbattere”
 
 
 

POESIA IN UN SORRISO

 
Prologo


«Siamo in ritardo» disse Melanie, raccogliendo i capelli castani in uno chignon. «Sono in ritardo» si corresse.
Candice la guardava con i suoi occhioni azzurri e curiosi, seduta sul lettino, con il suo pupazzo preferito tra le braccia al quale stava mordendo un orecchio.
«Candy, per favore, alzati, tra non meno di cinque minuti arriva Anne»
Così cominciò la ripresa del lavoro dopo una settimana di vacanza in California, dai genitori di Melanie. Lei faceva la fiorista ed amava il suo lavoro. L’unica difficoltà che le impediva di poter stare con la figlia era il dover rimanere tra i fiori tutta la giornata, dal mattino alla sera prima di cena, per questo era obbligata a chiamare Anne, una sua carissima amica, figlia di amici di famiglia, che passava le giornate con Candice.
Candice zampettò verso la madre che cominciò a toglierle il pigiama per poi vestirla.
«Anne dovrebbe essere qui a momenti» disse Melanie. «Dovrei vestirmi anche io, so di avere confidenza con lei ma mostrarmi in reggiseno e mutande di prima mattina forse non è il caso…»
Ma in quel momento, mentre Candice rideva e indicava la madre divertita, suonò il campanello. Melanie sospirò e nonostante non fosse esattamente vestita, per non far attendere l’amica andò ad accoglierla.
«Ah!» urlò la ragazza, richiudendo il più velocemente possibile la porta. Non era Anne, ma suo fratello, Edward. Un uomo alto e con due larghe spalle, abbronzato, con due grandi occhi verdi, i capelli scuri e, da come ricordava Melanie, anche abbastanza orgoglioso e puntiglioso.
«Che ci fai qui?» domandò Melanie con una mano sul cuore, presa alla sprovvista. Intanto la dolce Candice prese dal letto di sua madre i vestiti e glieli portò.
«Che accoglienza, Mel» commentò lui trattenendo una risata. Non aveva mai conosciuto davvero Melanie, ma l’aveva sempre trovata molto buffa. E anche sexy, nonostante le sue morbide forme che l’avevano sempre messa in imbarazzo davanti agli altri.
«Non chiamarmi Mel» borbottò indispettita la ragazza che, dopo essersi vestita e aver dato un bacio alla figlia, fece entrare Edward.
«Buongiorno ricciolino» disse raggiante, dando una carezza a Candice che sorrise, scuotendo i suoi ricci biondi. La prima volta che vide la bambina, al suo battesimo, fu come se avesse avuto un colpo di fulmine. Spesso la sua famiglia andava a trovare quella di Melanie, e ogni volta aveva l’occasione di passare del tempo con la piccola. Quando gli sorrideva, Edward sembrava impazzire di gioia.
Melanie aveva ancora uno sguardo di fuoco, ma non poteva non ammettere a sé stessa che la sua voce fosse davvero dolce e rassicurante.
«Buongiorno anche a te, Mel» aggiunse, ma notando i fumi che a breve le sarebbero usciti dalle orecchie, si corresse. «Melanie»
«Per quale motivo ci sei tu e non Anne?» domandò lei, andando a prendere le scarpe e la borsa.
«Beh, è molto dispiaciuta per non essere riuscita ad avvisarti, ma questa mattina presto ha ricevuto una e-mail tanto importante per un contratto di lavoro in una delle gallerie d’arte più famose di New York e dal momento che al bar io ci lavoro soltanto di sera, mi sono offerto per darti una mano» rispose Edward, cercando di mostrarsi il più naturale possibile. La verità era che era un po’ agitato ed insicuro, era stata Anne a proporgli di andare al suo posto ed era stato preso parecchio alla sprovvista. Adorava stare con i bambini, ma non aveva mai badato a una piccola di quasi quattro anni per una giornata intera.
Quando Melanie tornò in salotto dopo essersi sistemata in bagno il più veloce possibile, vide con sorpresa Edward seduto sul tappeto che ascoltava con un sorriso le storie dei pupazzi di Candice, che stava raccontando con enfasi e orgoglio.
«Anne cucinava per Candice. E la cena la preparava anche per me. E poi faceva qualche pulizia mentre la piccola dormiva. Candice ha bisogno di dormire un paio d’ore dopo pranzo e…» la ragazza cercava di dare a Edward la maggior parte delle informazioni possibili.
Lui si alzò e le andò vicino. Le parlò sottovoce, come se volesse che la conversazione restasse privata, come se Candice udendo avrebbe potuto recare disturbo.
«Anne mi ha spiegato tutto. Stai tranquilla. Candice e la tua casa sono in buone mani» sussurrò.
Melanie fece un profondo respiro, indietreggiando di un passo. Stare troppo vicino a quell’uomo la metteva un po’ in soggezione.
«D’accordo. Per favore. Candice è la cosa più importante che ho»
Edward sorrise dolcemente, mostrando le due fossette ai lati della bocca. Melanie restò per un secondo come incantata ad osservarlo e, dopo essersene resa conto, arrossì stupidamente e corse ad abbracciare la figlia.
«Fai la brava, mi raccomando»
«Sì mamma, lo sono» rispose lei, schioccando un sonoro bacio sulla guancia della madre.
«Ciao Edward. Per favore…» disse un’ultima volta.
«Stai tranquilla»
Prima di andare, Melanie le porse un pezzo di carta con scritto un numero di telefono. «Per qualsiasi cosa, chiamami»











N.d.a.
Benvenuti in questa mia prima storia! Spero che questa piccola introduzione vi abbia incuriosito almeno un po'.
Sono molto legata a questi personaggi, in particolare a Candice. Sono ovviamente inventati, ma la storia è ispirata ad un episodio accaduto realmente :)
A presto!
-Else




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3679629