Wonderland

di PandoraHearts
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Ritorno

Il vento soffiava forte, scompigliandole i capelli ed alzandole di qualche centimetro il vestito, accarezzandole la pelle nuda con tocco lieve e gentile.
Il sole era alto nel cielo, accompagnato dalle sue leggere ancelle bianche, che non protestano agli ordini imposti dai venti, mutando il loro aspetto secondo i loro desideri. Il prato si espandeva a perdita d occhio, niente confini, nessuna fine, orizzonte frastagliato da montagne austere, bloccate nella loro compostezza, come spose antiche e raffinate. L'erba le solleticava le caviglie, l'odore dei fiori l'accompagnava insieme al cinguettio vivace degli usignoli, immaginandosi i temi delle loro discussioni frenetiche. Una totale e completa pace la dominava, si sentiva leggera e libera, senza più catene o vincoli ad ostacolarla.

Una visione talmente perfetta e luminosa da renderne difficoltosa la vista, quanto una menzogna pronunciata da un santo.
Un mero palcoscenico quell'incantevole paesaggio, il cielo nero e spoglio come le fronde degli alberi bruciati, il vento che man mano diventa tempesta, corpo sporco e vesti lacere.
Nessun sole le riscaldava la pelle, ma un mero anello d'eclissi irradiava con il suo fioco bagliore il luogo brullo e bicolore.
Questo era il suo vero volto.
Non aveva bisogno di altre bugie.
Il cuore così stanco.
La mente ormai a pezzi.

Si voltó, non era sola, ombre indistinte seguivano lo stesso itinerario di bugie. I suoi compagni intrappolati, sofferenti e soli.
Non aveva interesse a continuare a camminare, proseguendo per il nulla, doveva cercare una persona tra tutte quelle ombre. Il suo crudele lupo, che l'amava nonostante i suoi difetti, anche se lo dimostrava in modo malato e contorno. Due anime ferite le loro, in cerca di un luogo a cui tornare, da chiamare casa.

Non aveva più bisogno del ricordo ormai sbiadito di una guida senza più voce alcuna, senza aspetto preciso, ma solo una macchia bianca indistita. Il suo bel coniglietto mutilato dalla mente. Corse fin quasi a sentire i polmoni lacerarsi dall interno per colpa della fatica, i piedi le dolevano feriti da sassi e schegge, lasciava impronte insaguinate sulla terra di cenere, brulla e senza vita, come un ventre arido.
Iniziava a perdere lucidità per colpa della fatica, non sapeva neppure da quando procedeva a ritroso. Le gambe le cedetteró sotto il peso del corpo incapace di sostenerlo, abbandonandosi al gelo del suolo, mentre gli altri la superavano senza vederla occhi spiritati e vuoti, persi in orizzonti ad altri ignoti.

Una maledizione lacerante e subdola, la serenità.

*

Uno scricchiolio d'erba secca alle sue spalle per un istante l'avevano portata a sperare che fosse riuscito a liberarsi anche lui, ma anche senza riconoscere subito la figura un'orribile sensazione la invase.

"Forza Alice è ora di tornare a sognare, non fare la bambina cattiva!"

Sbarrò gli occhi, il corpo non si mosse, le lacrime le invasero le guancie aride come in uno sfogo di sensazioni contrastanti.
Sollievo, seguito dal terrore.
L'aveva rivisto finalmente il suo coniglio, ma allo stesso tempo non era lui.
Occhi scavati, due orbite vuote di un nero pece con due punti piantati al posto delle orbite di un rosso sangue. Sorriso malato costellato di zanne affilate e sottili, incrostate di sangue rappresso. Pelliccia scorticata e carni scoperte, aveva perso il suo candore, macchiata da un peccato a lei ignoto. Magari persino più d'uno, ma non ne era sicura. Vestiti imbrattati di melma e polvere, come un pupazzo dimenticato su una mensola e rovinato dal tempo. Le lacrime si troncano, le gambe tornano a muoversi e una smorfia di disgusto le si dipinge sul volto stanco.

No, non sarebbe diventata uguale a lui, ora aveva altre priorità che tornare nella sua stessa menzogna.





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