Phoenix - The Secret Tzar's Daughter The dragon

di queenjane
(/viewuser.php?uid=758690)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


“Adesso devi andare davvero, Lupo,” enunciò Andres, dispiaciuto alla fine “Qui ci penso io”

 Staccai le mani, a malincuore, lo zarevic mi sorrise, alla fine lo avevo cambiato, era fradicio, ed era esausto, il mio tesoro, e tanto non dormiva.

Mi toccò il viso, i capelli come quando era piccolo, gli deposi un piccolo bacio all’angolo delle labbra, un gesto di affetto che voleva da anni e avevo sempre omesso, scostandomi quando tentava, che io non ero sua madre o una delle sue sorelle, e lui ribatteva che mi voleva bene come  loro.

 “Ora, zarevic, devo andare e tanto torno presto a scocciarti” si tese per ricambiare, lo lasciai fare, doveva sorridere, e  premetti il pugno sul cuore e scattai via sul serio, vietandomi di toccarlo ancora, che non sarei più andata .
Mi girai sulla porta e sorrisi a tutti e due “A presto..”


E tanto ero poco lontana, la schiena contro una parete, la testa sulle ginocchia e piangevo, uno sfogo necessario, pregando, mentre il calore si raffreddava, Dio che cretina.Cercavo la saggezza, il distacco, ero il lupo, il tormento e tanto con Alessio e i nostri fratelli non mi riusciva. E lo avevo tenuto sollevato, senza scostarmi o recedere, quello non contava.. Appunto..   


( Non te ne andare, resta.. )

“La chiamo lupo perché è agile e scattante come quella fiera, ha un fondo indomabile, selvatico. Non che sia sempre simpatica o altro, ..”Andres parlava piano in russo, sia lui che Alessio fissavano la porta dove era sparita Catherine con un vassoio tra le mani, a breve sarebbe arrivata la zarina e il rischio di fare saltare le coperture era troppo elevato. Nell’aria restava una traccia del suo profumo, leggera come una scia, arancia amara, sudore e lavanda, annotò Andres “Una volta ha indicato la zuccheriera, per il caffè, invece vi era dentro il sale. È a modo suo, molto, lo sapete meglio di me, una grande solitaria”Alessio sbattè due volte le palpebre, in segno di diniego, Andres ormai lo aveva inteso” NO? Sa stare da sola, vi è differenza, avete ragione, se può mantiene sempre la sua parola. Anzi, la mantiene sempre, come noi Fuentes, in fondo come me discende da una schiatta di combattenti. Ne riparliamo, certo, cercate di stare bene, quando avrete fiato, mi mancano le vostre chiacchiere incessanti, Altezza Imperiale, a presto”Bussarono alla porta, era lo Zar o chi per lui.
“..”lo abbracciò, poteva essere suo figlio, un gesto che osava solo allora. Un nome sorse dalla memoria, lo strazio di quei giorni lontani non finiva mai..


Xavier..Xavier dei Fuentes. In spagnolo, Xavier significa Casa .. Nuova Casa… tornava quando meno se lo aspettava.



“ A presto, Maestà, Altezza Imperiale” Si erse in tutta la sua statura, scattò sull’attenti, il saluto militare, era stato un soldato, per anni, le vecchie abitudini sempre affioravano. Ed anche il ragazzino era un soldato, che combatteva ben dure battaglie per sopravvivere,  cui andava ogni onore e rispetto,  e se ne andò.


“Sbagliate, piccolo principe, come vi chiama Catherine, lei come me è una grande solitaria, un lupo,sa amare ma teme che chiunque ami andrà incontro alla rovina..E per paura e orgoglio omettiamo di dire che amiamo, tranne che in rare occasioni” sussurrò piano, parlando per sé e tra sé.

Se suo figlio fosse sopravissuto sarebbe stato appena più grande dello zarevic, era nato nel 1901, come la sorella di Alessio, Anastasia .
Lo aveva chiamato Xavier, come aveva deciso con Isabel,come il principe suo padre, Xavier dei Fuentes, che riposava accanto a  sua madre e alla nonna paterna, nella cappella di famiglia dei Fuentes.
Fino alla fine del mondo.
Quella sera, dopo così tanto tempo che nemmeno lo ricordava, entrò in una chiesa e accese una candela.
“Pater Nostrum.. “e mi cercò, un bisogno cieco e disperato, uno sfogo di saturazione e energia nervosa, reciproco, facemmo l’amore, disperati e impotenti, poi lo mandai a cercare notizie, se stava bene, doveva stare bene. Vi era sua madre, l’emorragia era cessata, a posto.
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3681573