Polvere rosa

di Windstorm96
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Ali delicate, sottili, screziate di rosa e nero, mandavano riflessi baluginanti in mezzo all’erba verde puntellata di fiori. Sembravano dipinte finemente da mani esperte, che non commettevano mai uno sbaglio; nessuna linea tremolante, né una sbavatura o un accostamento sgradevole.
Creature curiose, le farfalle. Tanto fragili ed effimere da poter essere spazzate via da un semplice alito di vento… eppure loro non se ne curano e continuano a vivere la loro vita ingiustamente breve volando di fiore in fiore, leggere e aggraziate, annunciando al mondo lo sbocciare di una nuova primavera.
A breve distanza, due occhi grandi di bambino le osservavano curiosi. Rei ammirava incantato quelle meravigliose damigelle che gli svolazzavano intorno, desiderando segretamente di poter trascorrere anche lui un’esistenza fatta di spensieratezza e libertà.
Non trascorse molto tempo, tuttavia, prima che quei profumati colori primaverili si estinguessero per lui, inghiottiti dalle pareti di cemento della cuccia dove Big Madam lo teneva. Non c’era niente di variopinto lì, niente di felice, niente di spensierato. C’era solo un grigiore carico di disperazione e sofferenza, cupa tinta di una vita che non sarebbe durata a lungo; come quella di una farfalla, ma senza fiori, senza leggerezza, senza un senso.
Aveva finito persino col dimenticare la sublime dolcezza del profumo di un fiore. Tutto ciò che ormai sentiva nelle narici era l’olezzo nauseante del sangue altrui, con il retrogusto amaro di un’innocenza che gli era stata strappata per sempre.
Passarono diversi anni prima che Rei potesse vedere di nuovo una farfalla. Naturalmente ne rimase incantato; aveva scordato che esistessero cose tanto belle. Cercò di catturarla, di prenderla con sé, deciso che sarebbe stata sua per sempre… ma quella non esitò a battere le ali e ad allontanarsi da lui.
Incapace di trovare in sé la forza o la volontà per inseguirla, paralizzato da un dolore lancinante che gli fioriva nel petto, Rei si sentì bruciare gli occhi, e non sapeva perché.
Rei amava la vita; la amava come la ama un bambino.
Eppure era come se quella, crudele, volesse allontanare spietatamente da lui ogni piccola gioia.
Non appena sembrava sfiorare la felicità, quella batteva le ali come una farfalla e fuggiva lontano.
Ma Rei amava la vita; la amava come un amante geloso.
 
 
Frammenti variopinti che rilucevano alle rosse fiamme del sole ormai al tramonto. Polvere rosa che gli macchiava le dita, occhi vuoti che fissavano la prima stella spuntata nel cielo.
Rei amava la vita, ma essa sembrava volersi allontanare da lui ad ogni costo.
Proprio come quella farfalla… un’altra cosa bella che lo aveva abbandonato e non sarebbe più ritornata.




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