Orbit. Kiss the rain

di Elayne_1812
(/viewuser.php?uid=45958)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Salve a tutti!
Ringrazio chi ha inserito questa raccolta tra le preferite, seguite, da ricordare e tutti i lettori. In particolare ringrazio chi ha commentato gli scorsi episodi: Jae_Hwa e MagicaAli.
Spero di non aver lasciato scempiaggini nel testo dato che la rilettura è avvenuta tra molteplici e sgradite interruzioni XD
Ricordo che i commenti sono sempre graditi!
Buona lettura!
 
Only for me
 
 
“It’s only us in this world
Only dance for me
Aren’t you happy if you see me always smiling?”
Shinee, Orgel
 
 
Le dita del piccolo Kibum scivolarono sui tasti del piano producendo note melodiche ad allegre. Subito, la musica si diffuse nella saletta riempiendo l’aria estiva che penetrava dalle finestre aperte. Era una giornata calda d’inizio estate e Haehwan risplendeva sotto i raggi del sole tra le colline verdeggianti puntellate di peschi. La luce dorata avvolgeva l’intera atmosfera conferendole un tono sognate, mentre il lampadario di cristallo che pendeva dal soffitto disperdeva sulle pareti ed i mobili ritagli arcobaleno.
Il principino sbirciò con la coda dell’occhio la sua umma per scoprirne la reazione. La donna, seduta sull’elegante divanetto al centro della sala, sorseggiava tranquillamente una tazza di tè e, con gli occhi socchiusi, ascoltava sorridente la musica.
Kibum sorrise raggiante e continuò a suonare.
Era davvero migliorato dopo le prime lezioni e la sua umma era sempre più soddisfatta, glielo leggeva in viso. Negli ultimi anni aveva imparato un sacco di cose e Kibum si sentiva un bambino di otto anni molto impegnato. Ormai leggeva e parlava fluentemente non solo la sua lingua, ma anche quella dei due regni vicini, andava a cavallo, suonava, cantava e stava apprendendo i rudimenti della scherma. Tutti i suoi precettori erano soddisfatti e così la sua umma. Quell’anno aveva fatto grandi progressi soprattutto con la sua abilità e, pian piano, stava imparando a controllarla e a sfruttarla. Umma diceva che era molto forte e questo era molto importante per il futuro di Chosun. Tutto ciò non aveva fatto altro che rendere Kibum molto fiero di sé stesso, portandolo a domandarsi se anche Heechul sarebbe stato fiero di lui. Teneva molto al giudizio del più grande. Anche Chul era forte e Kibum aveva osservato più volte ciò che era in grado di fare. Il suo fuoco era così bello, caldo, luminoso…in realtà a volte ne era intimorito, ma finché era il suo Chul a controllarlo non aveva nulla da temere, no?
Istintivamente, il pensiero del più grande lo portò a guardare le colline oltre le finestre. Ormai dovevano mancare poche ore al suo arrivo e Kibum non stava più nella pelle. Era dall’inizio della primavera che attendeva trepidante quel momento. A Soul si sentiva molto solo e a parte le lezioni d’ogni genere che scandivano la sua routine quotidiana aveva ben poche distrazioni, invece a Haehwan era tutto diverso.
Mentre le sue dita continuavano a muoversi sui tasti del piano, la sua mente pregustò il momento in cui avrebbe riabbracciato Heechul e, influenzata dai suoi stessi pensieri, la musica divenne più allegra.
Negli ultimi due anni Heechul era cresciuto molto, ormai aveva tredici anni, e Kibum doveva ammettere con un certo rammarico che a volte fatica a stargli dietro. Quando non erano soli Heechul era spesso formale con lui e questo a Kibum non piaceva per niente. Perché non potevano fare come sempre? Non era forse già circondato da un mucchio di persone che si rivolgevano a lui con formalità?
Al principe sfuggì uno sbuffò infastidito.
All’inizio era rimasto sconcertato ed aveva pensato che Heechul fosse arrabbiato con lui cosa che, ovviamente, l’aveva reso molto triste. Tuttavia la sua umma gli aveva spiegato che ormai Heechul era un piccolo lord e stava imparando a comportarsi come tale cosa che, aveva aggiunto, molto presto avrebbe dovuto fare anche lui.
-Perché? – aveva chiesto con una punta di stizza.
-Perché sei un principe. –
Era vero, lui era un principe! Indubbiamente doveva dare il buon esempio e Kibum aveva tutta l’intenzione di prendere a sua volta esempio da Heechul. Dopotutto il più grande era il suo modello. Chul sapeva fare un sacco di cose e ne sapeva altrettante, così Kibum ascoltava sempre con interesse ed entusiasmo ciò che l’altro gli diceva. Il principino era molto fiero del suo Chul e allo stesso tempo non voleva deluderlo.
Kibum annuì con vigore, poi le sue mani si bloccarono sui tasti e lui s’alzò di colpo, correndo verso la finestra per raggiungere il balcone.
-Kibum! –
Udì la sua umma chiamarlo con apprensione.
Attaccato alla balaustra di marmo, Kibum osservò con crescente entusiasmo una carrozza rossa percorrere il viale di Haehwan.
Heechul! gridò la sua mente, estasiata.
Saltellò sulle punte di piedi indicando il veicolo con un dito.
-Guarda umma, guarda! –
La madre l’aveva raggiunto e sorridendo indulgente gli aveva posato una mano sul capo.
-Non devi correre in questo modo, così farai spaventare la tua umma -, disse l’imperatrice con sorriso dolce.
Kibum smise di saltellare, ma un largo sorriso si dipinse sul suo viso.
-Umma c’è Chul! –
La donna sorrise accarezzandogli il capo. – Da bravo padrone di casa dovresti andare a salutarlo. -
Kibum non se lo face ripetere due volte e del tutto dimentico delle regole e delle infinite raccomandazioni corse lungo i corridoi e per le scale. Finalmente avrebbe passato tutta l’estate con Chul! Aveva così tante cosa da raccontargli e non dubitava del fatto che il più grande desiderasse fare altrettanto. I suoi piedi corsero veloci sui tappeti e sul pavimento di marmo e solo quando raggiunse l’ultima rampa di scale si bloccò di colpo.
Heechul stava imparando a diventare un lord e così anche lui. Certo Kibum non pretendeva di essere esperto quanto il più grande, ma doveva sforzarsi di essere un buon principe.
Forse correre non è opportuno, pensò mordicchiandosi un labbro.
Chul si stava impegnando molto e anche lui doveva farlo, non poteva di certo deludere le aspettative del più grande! Kibum ci teneva molto al giudizio di Heechul e la sua approvazione, nella sua mente di bambino, era fondamentale. La sola idea di recare disagio o dispiacere all’altro lo rattristava.
Kibum tossicò, si rassetto gli abiti di seta, raddrizzò i piedini, si pettino la frangia con le dita e si umettò le labbra. Osservò il suo riflesso nello specchio ovale appeso alla parete sul pianerottolo e si studiò attentamente. Indossava uno dei suoi abiti migliori che aveva scelto appositamente per l’occasione: un completo di seta azzurro con una camicetta leggera, bianca, dotata di un fiocco morbido sul colletto e un lieve accenno di merletto ai polsi, mentre le scarpette nuove erano di vernice nera con un fiocchetto di seta azzurro per non fare scappare. A Chul sarebbero piaciute di sicuro!
Continuò a fissare il suo riflesso smuovendo i capelli corvini per ricomporli a dovere e, alla fine, valutò di avere un aspetto presentabile. Sospirò sollevato ed alzando il mento posò delicatamente una mano sulla balaustra dorata delle scale.
Lo sguardo fisso sul salone d’ingresso del palazzo sotto di lui, attese. Il grande orologio dorato sul pianerottolo parve scandire il tempo in rintocchi tetri e lunghi che resero il principino molto nervoso. S’impose di non mordicchiarsi il labbro. Se si fosse rotto una pellicina ed avesse iniziato a sanguinare non avrebbe fatto bella figura!
Quando il portone s’aprì la gioia di Kibum aumentò. Quasi dimentico dei propri buoni propositi dovette afferrare saldamente la balaustra per imporsi di non correre incontro ad Heechul. Tuttavia, non riuscì a trattenere un grido di pura felicità.
-Chullll –
La visione del più grande gli fece per un attimo aprire la bocca a vuoto. Heechul era cresciuto ancora e sembrava davvero un lord, indossava un completo scarlatto con una leggera camicia bianca con molto merletto e le scarpe che indossava erano indubbiamente nuove a giudicare dalla loro lucentezza. Per quanto conservasse ancora le pinguedini di un bambino, la sua espressione era più matura ed i tratti più affusolati.
Non appena si sentì chiamare, Heechul alzò gli occhi per rivolgere al più piccolo un sorriso soddisfatto. Il viaggio da Busan era stato stressante e lui aveva atteso con impazienza di arrivare ad Haewan e rivedere Kibum. L’ultimo anno era stato molto tedioso per lui e solo la prospettiva di passare l’estate con Bumie era riuscita a rincuorarlo. Lontano da Busan si sentiva libero da tutte le paure e le preoccupazioni che l’avevano tormentato. Scosse il capo deciso per scacciare quei pensieri e concentrarsi unicamente sul più piccolo e sull’estate che avevano davanti.
Kibum scese le scale con passo controllato, facendo molta attenzione a mettere un piedino davanti all’altro senza sporcarsi le scarpette in modo da mostrarla con orgoglio al più grande. La sua manina, ora più sottile e meno cicciotta, scivolò lenta a leggera lungo la balaustra dorata accompagnando i suoi passi.
Non appena fu davanti a Heechul i suoi occhi s’illuminarono. Raddrizzò la schiena e reclinò il capo di lato in segno di saluto, proprio come la sua umma gli aveva insegnato.
-Benvenuto ad Haewan – disse Kibum.
Heechul lo guardò orgoglioso. Il suo Bumie era cresciuto, ma sembrava sempre una bambola perfetta e mentre scendeva le scale l’aveva osservato attentamente. Era sempre un bambino, certo, ma anche il più piccolo stava crescendo e Heechul si sentiva d’affermare con sicurezza che era splendido. Splendido e tutto per lui. Perché lui e Kibum sarebbero stati insieme per sempre.
Fidanzamento, quella parola attraversò la sua mente e la gustò come un dolce cioccolatino.
Sorrise radioso. Si portò una mano al petto e s’inchinò come voleva l’etichetta.
-E’ un onore, mio principe. -
 
 
 
Era un pomeriggio estremamente caldo ed afoso e nessun luogo del palazzo sembrava disposto a dar loro ristoro. Ogni stanza era troppo calda e nonostante si fossero distesi sui pavimenti di marmo alla ricerca di un po' di fresco a nulla erano valsi i loro sforzi, erano quindi usciti in giardino e giocare vicino al laghetto puntellato di fiori di loto. Nonostante non avessero trovato il refrigerio che speravano, la polla d’acqua aveva comunque dato loro modo di distrarsi. Ora, distesi al sole, avevano deciso di prendersi una pausa da una lotta di spruzzi e corse che, insieme, al caldo li aveva spossati.
Kibum allargò i palmi delle mani e sgranchì le dita dei piedi al sole.
Dopo una lotta di spruzzi e corse, lui e Heechul avevano deciso di prendersi una pausa e distendersi al sole. Avevano abbandonato le giacche di seta, le scarpe e sollevato i pantaloni sino alle ginocchia per godere appieno dell’acqua fresca e della sensazione della pelle nuda sull’erba.
Kibum si umettò le labbra, rilassato, e sorridendo ad occhi socchiusi si stirò come un micio al sole emettendo uno sbadiglio simile ad un miagolio. Era davvero un’estate meravigliosa, poiché lui e Chul avevano fatto un mucchio di cose ed altre ne avevano in programma. Chul hyung era sempre gentile con lui, gli lasciava le fette di torta più grandi, quando c’era il temporale gli permetteva sempre di dormire con lui e gl’insegnava a giocare a scacchi.
-E’ un gioco per grandi -, aveva detto Heechul, - ma io sono molto bravo, vuoi vedere? –
Kibum aveva annuito, entusiasta.
Quell’anno avevano anche fatto lunghe passeggiate a cavallo nei dintorni della residenza, si erano allenati insieme alla scherma e con le abilità.
Kibum aprì totalmente gli occhi. A dispetto delle sue aspettative Heechul non sembrava molto rilassato, al contrario fissava il vuoto con le mani dietro al capo ed aveva lo sguardo scuro e pensieroso.
Ecco, quella era l’unica nota negativa di quella splendida estate. Spesso accadeva che Heechul s’incupisse e in quei momenti Kibum non aveva idea di come comportarsi, dato che i suoi apporci finivano costantemente nel nulla. Il principino non aveva idea di cosa turbasse Heechul, ma riteneva che avesse a che fare con la sua umma. La umma di Heechul era molto pallida e tossiva spesso, sembrava debole e anche la sua umma, l’imperatrice, la guardava spesso con preoccupazione.
Kibum non sapeva cosa fare, non capiva e si sentiva inutile, tuttavia era certo che stesse per accadere qualcosa di spiacevole. Durante l’ennesima notte di temporale si era svegliato tremante e sudato tra le braccia di Chul. Aveva fatto un sogno orribile e benché non lo rammentasse nel dettaglio l’immagine di tentacoli neri e viscidi che s’insinuavano oltre i cancelli dorati di Haehwan per strisciare tra i roseti era rimasta molto vivida in lui. Per il resto della notte si era stretto al più grande in cerca di conforto e Chul l’aveva cullato tutto il tempo.
Rotolò su un fianco per avvicinarsi al più grande e lo fissò incurioso nel tentativo di leggerne l’espressione corrucciata.
-Chulie – disse.
Il più grande non rispose e rimase assorto.
Kibum rotolò ancora più vicino per appoggiare il mento sul petto del più grande.
-Chulie –, miagolò soffiandogli in viso.
Finalmente Heechul lo degnò della sua attenzione e gli concesse un lieve sorriso. Il viso di Kibum divenne radioso, felice di aver suscitato una reazione da parte dell’altro, anche se minima.
-A cosa pensi? – volle sapere.
-A niente -, fu la risposta evasiva dell’altro.
Kibum sbuffò e le sue labbra a cuore si contrassero in un bocciolo imbronciato. Gli stava di certo mentendo! Era piccolo, ma non stupido!
S’alzò in piedi e corse a prendere la palla che avevano abbandonato sul prato.
-Giochiamo -, disse.
Questa volta Heechul accolse con entusiasmo la sua richiesta e, in breve, ripreso i loro giochi scorrazzando sull’erba e nell’acqua bassa dello stagno e il giardino fu riempito dalle loro risate.
Kibum rubò la palla ad Heechul e lo provocò facendogli una linguaccia, consapevole del fatto che il più grande trovava sempre quell’espediente molto divertente. Infatti, Heechul accolse con cipiglio soddisfatto il suo colpo di testa e la sua stessa reazione non si fece attendere. Si fiondò sul più piccolo ed entrambi si ritrovarono a rotolarsi sull’erba. Non appena Heechul iniziò a fargli solletico Kibum scoppiò a ridere.
-Chullll il solletico noooo!!! –, si dimenò miagolando con vocina acuta.
Tuttavia a nulla valsero le sue proteste perché il più grande rincarò la dose, finché dei rumori proveniente dai cespugli non lo fecero rizzare in piedi sull’attenti. Heechul si guardò intorno circospetto ponendosi davanti al principe per fargli da scudo.
-Che cos’è Chul? –
Kibum si strinse dietro la schiena del più grande e nella sua mente tornarono ad affacciarsi gli orrendi tentacoli che aveva visto in sogno. Che ci fosse un terribile mostro oltre quei cespugli?
-Stai indietro, Bumie –
Kibum non aveva alcuna intenzioni di farsi avanti: Heechul l’avrebbe protetto!
-Forse è un animale -, disse Heechul, rilassandosi momentaneamente.
Kibum annuì, sempre con le manine strette alla camicia dell’altro. Sì, forse era solo un animale.
-Coniglio? – suggerì.
Quei batuffoli carini con le orecchie grandi si vedevano spesso saltellare nei giardini.
Prima che Heechul avesse il tempo di aprire bocca i cespugli si mossero con maggior vigore rivelando il loro temibile contenuto.
Kibum allentò la presa, sgranò gli occhi ed aprì la bocca a vuoto. Non era esattamente un coniglio, giacché stava su due gambe ed era privo di lunghe orecchie, tuttavia la sua espressione ricordava molto quella del roditore.
-Un bambino – sussurrò.
Per tutta risposta Heechul si parò davanti a lui con determinazione, ma Kbum scivolò via avvicinandosi cautamente al nuovo arrivato. A Soul non si vedevano molti bambini e l’unico che lui conosceva, anche se più grande, era Heechul e di conseguenza ai suoi occhi quel bambino spuntato dal nulla appariva come una strana creatura esotica.
-Stai indietro, Kibum, non lo conosciamo – disse Heechul, duro.
-A me non sembra pericoloso. –
Kibum fissò il bambino. Aveva l’aria assonata e tra uno sbadiglio e l’altro si stropicciava gli occhi incrostati dal sonno. Il principino valutò che doveva essere poco più grande di lui, ma più piccolo di Chul, e benché indossasse degli abiti pregiati erano macchiati di terra ed i suoi capelli ospitavano qualche foglia.
Dormiva tra i cespugli?, si domandò Kibum con sconcerto.
-Mi avete svegliato – disse il bambino in tutta tranquillità. –Potete giocare facendo meno rumore? –
Kibum reclinò il capo ed aprì la bocca a vuoto. Chi era?
Di nuovo, Heechul si frappose tra loro incrociando le braccia e squadrando il bambino con severità e diffidenza. Represse una smorfia.
-Hai delle foglie tra i capelli e sei sporco -, affermò infastidito.
Il bambino sbatté le palpebre, sbadigliò, si rassetto gli abiti e si tolse con le manine cicciotte le foglie dal capo.
-Stavo dormendo. –
Heechul arricciò le labbra, stizzito. -L’avevamo capito. –
-Mi avete svegliato. –
Heechul sbuffò. -Non mi pare che questa sia casa tua. –
Kibum guardò Heechul domandandosi perché fosse così scortese, dopotutto quel bambino voleva solo dormire in pace e loro l’avevano svegliato.
-Ci dispiace di averti svegliato -, disse sentendosi in dovere di scusarsi anche per la maleducazione del più grande.
Heechul arricciò il naso continuando a fissare il bambino con crescente fastidio. I suoi occhi saettavano dal nuovo arrivato a Kibum e le sue braccia conserte tormentavano la camicia all’altezza degli avambracci. Era molto irritato. Come osava quello sconosciuto mettersi tra lui, il suo Kibum ed i loro giochi? E perché Kibum sembrava tanto interessato a lui? Ciò lo infastidiva terribilmente. 
-Che cosa fai qui? – chiese Kibum.
Il bambino indicò il palazzo.
-Mio padre, lord Lee, è qui per parlare con l’imperatrice. –
-E di grazia -, fece Heechul stizzito, -perché mai tu ti aggiri tra i giardini? –
-Non mi aggiro -, il bambino fece spallucce, - dormivo. –
Represse uno sbadiglio.
Kibum sorrise trovandolo molto divertente e subito gli venne un’idea che giudicò splendida.
-Dato che sei sveglio potresti giocare con noi. –
Heechul s’irrigidì, mentre il suo viso s’arrossava sino alle punte delle orecchie e un tic nervoso iniziava a tormentargli l’occhio destro. Giocare con loro? Kibum era indubbiamente impazzito. Perché mai avrebbero dovuto giocare con qualcuno che trovava divertente dormire tra i cespugli?! E perché il suo Kibum sembrava così interessato? Arricciò le labbra. Dal momento in cui quel tizio era spuntato era riuscito a catalizzare la completa attenzione di Bumie su di lui. Forse desiderava portarglielo via? Di certo non glielo avrebbe permesso! Kibum era solo suo!
Il bambino fece scorrere lo sguardo ancora assonato su di loro e poi valutò attentamente la palla.
-I vostri giochi sembrano molto faticosi -, sbadigliò, - penso che mi siederò qui a guardarvi. –
-Così non è noioso? –
Il bambino scosse il capo e sorrise. -Affatto. -
I due si sorrisero ed Heechul fremette. Doveva assolutamente mettere un freno a quella situazione!
-Come ti chiami? -, domandò Kibum.
-Ji…-
Una voce oltre le siepi li raggiunse decretando la fine del loro breve scambio di battute.
-Signorino Lee! –
Il bambino drizzò la schiena e parve svegliarsi totalmente, sostituendo l’espressione assonata con una seria e pacata che poco s’addiceva a qualcuno che sino a pochi minuti prima si era dilettato a dormire tra i cespugli. Kibum giudicò quel cambiamento a dir poco sorprendente.
-Devo andare, è stato divertente. –
-Verrai ancora per giocare? -, domandò Kibum con apprensione.
Era davvero ingiusto; ora che aveva trovato un nuovo amico per lui e Chul questi doveva già andarsene! Non li aveva nemmeno guardati giocare! Il principino si sentì molto deluso.
Incamminandosi tra le siepi, il bambino gli rivolse un ampio sorriso allargando i palmi delle mani.
-Forse. -
Gli occhi ambrati di Heechul rimasero incollati alla schiena del bambino finché non sparì oltre le siepi e solo allora emise un sospiro di sollievo, ma non per questo avvertì il cuore più leggero. Fece una smorfia. Gelosia, ecco ciò che provava. Era geloso di Kibum ed il modo in cui il suo Bumie aveva osservato quell’altro non gli era piaciuto per niente. Non era forse solo suo? Non erano fidanzati? Kibum avrebbe dovuto voler giocare solo con lui, o forse non gli bastava più?
D’istinto, Heechul afferrò il polso del più piccolo.
-Ahi! Mi fai male, Chul -, scattò Kibum.
Heechul allentò la presa accorgendosi d’averlo stretto troppo.
-Perché volevi giocare con lui? – domandò scocciato.
Kibum sbatté le palpebre nel tentativo di dare un senso a quella frase che gli pareva tanto assurda.
-Non è più bello in tre? –
-No! –
Heechul pestò un piede per terra, mollo il braccio del più piccolo ed andò a sedersi imbronciato sulla riva del laghetto.
Kibum lo guardò interdetto ed i suoi occhi iniziarono a pizzicare. Tirò su col naso. Perché Chul era tanto scontroso? L’aveva forse offeso in qualche modo? Se era così non voleva!
Il principino si stropicciò le mani ed arricciò i piedi tra i fili d’erba, sentendosi in colpa. Non voleva rendere triste il più grande, il suo Chul non si meritava di certo una simile cattiveria da parte sua!
Si sedette vicino all’altro. 
-Io non ti basto? – domandò Heechul, tetro. –Non dovresti fidarti degli sconosciuti, sei troppo ingenuo. –
Kibum si strinse nelle spalle contrito e sull’orlo delle lacrime. Chul non era mai stato così duro e lui si sentì ferito.
Se è così arrabbiato ho fatto sicuramente qualcosa di brutto, pensò.
-Scusa, Chul. –
Passarono interminabili minuti di silenzio durante i quali il principino si chiese che cosa potesse fare affinché il più grande comprendesse che era seriamente pentito del suo comportamento.
Fu Heechul a rompere il silenzio con un sospiro rassegnato.
-Umma non sta bene. -
Nonostante il tono di Heechul, Kibum fu lieto di cambiare argomento.
-Raffreddore?-
Heechul scosse il capo, tirò su col naso e si strinse le gambe al petto.
Kibum si sentì a disagio, il più grande sembrava molto triste e preoccupato e questo lo spaventò. Nella sua visione Chul non aveva paura di niente e poteva proteggerlo da tutto e da tutti. Vederlo così gli fece capire, per la prima volta, che anche l’altro aveva paura. Il principe si sentì scoperto, come se uno scudo invalicabile che lo proteggeva si fosse appena crepato. Appoggiò una mano sulla spalla del più grande, mentre questi affondava il viso tra le ginocchia.
-No -, disse Heechul, - non è raffreddore. Lei…-
Heechul singhiozzò.
-Ha una brutta tosse con il sangue. –
Kibum si portò un indice alle labbra, picchiettandolo. In effetti aveva sentito la umma di Chul tossire spesso quell’estate e non era di certo una bella tosse. Kibum l’aveva trovata molto cattiva. Però era solo tosse, no?
-Ma guarirà, no? Ci sono le medicine. -
-Le medicine non funzionano -, rispose Heechul, tetro.
Kibum s’irrigidì e sgranò gli occhi.
-Non funzionano -, sussurrò a sua volta.
Kibum non seppe che altro dire e si limitò a farsi più vicino all’altro, trovando quella posizione molto strana. Di solito era Chul a rassicurarlo e a tenerlo stretto quando c’erano i temporali ora, invece, era il contrario e benché il cielo fosse limpido il principe comprese che vi erano ben altri temporali in arrivo. Fu percorso da un brivido.
Non riuscì a definirla in modo chiaro, ma ebbe la sensazione che qualcosa di sbagliato, e di cattivo stesse scivolando davvero oltre i cancelli dorati di quel piccolo mondo perfetto e tra loro, lui e Chul. Scacciò quella sensazione con vigore, rifiutandola totalmente. Nulla poteva valicare quei cancelli dorati. Erano lì, nel loro mondo, e al sicuro. L’uno per l’altro.
-Kibumie, non voglio rimanere da solo. -
Heehcul sollevò il capo e lo fissò con occhi ambrati e liquidi.
-Non voglio rimanere solo con appa. –
Kibum provò un moto di rabbia. Non aveva mai visto l’appa di Heechul, ma quell’uomo non gli piaceva perché Chul diventava sempre triste quando si parlava di lui e si toccava le braccia e le spalle in modo nervoso. Kibum sapeva di essere ancora piccolo, ma non per questo si reputava uno stupido e quando le notti di temporale dormivano insieme aveva visto delle macchie rosse e viola sul corpo dell’altro, proprio lì. Quell’uomo faceva male a Chul!
-Ho paura -, disse Heechul, - ti prego Bumie, tu non lasciarmi mai.-
Lasciarlo? Kibum sgranò occhi, sbigottito. Perché mai avrebbe dovuto lasciarlo? Lui e Chul erano una cosa sola e sarebbero rimasti insieme per sempre. Che cosa avrebbe mai potuto mettersi fra loro?
No, pensò Kibum, non c’è nulla in grado di separarci.
Perché entrambi erano soli, avevano solo l’altro e l’idea di rinunciare a quel legame faceva paura. Era un salto nel vuoto.
-Non devi avere paura Chul, io non ti lascerò mai. -
Tuttavia, Kibum non poteva ancora sapere che la paura possiede molteplici forme ed ha il potere di trasformare le persone. Solo il tempo gli avrebbe fatto comprendere che esistono paure profonde e sottili, impossibili da controllare e capaci di celarsi anche sotto la rosa più bella.
 
 
Spero che questo episodio vi sia piaciuto e colgo l’occasione per dirvi che la raccolta dovrebbe contarne ancora un paio dedicati a Diva&Diva. Una volta terminata la storia principale terrò in aggiornamento la raccolta con one shot riguardanti gli altri personaggi.
A presto!




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3682796