Synt - Prequel
fragolottina's time
ciao!
okay, ho dichiarato un po' in tutti i luoghi e in tutti i laghi che non
ho tempo di seguire un progetto complicato come L'INTERA SAGA DI
SYNT... ma come si fa a stare lontani da Synt???
mi sono detta che il prequel è molto più semplice - non c'è nemmeno Synt - ce la posso fare... no?!
ah... deboli di cuore? tenete duro... idratatevi spesso.
oh... ehm... per le altre... beh, ma non è che l'ho deciso io!
non è colpa mia se sono fatti così!
PROLOGO
Jamie percorse il viale che portava al cancello della scuola in silenzio.
Sua sorella si
era data parecchio da fare per far sì che rientrasse in quel
progetto di recupero per ragazzi problematici, quindi tre volte alla
settimana era obbligato a un lavoro socialmente utile. Faceva da
assistente a un insegnante di baseball in una scuola privata.
In definitiva
non era la cosa peggiore che gli potesse capitare, in estate passava
tanto tempo all’aria aperta circondato da ragazzi, facendo
attività fisica.
Si voltò
arrivando alla tasca più esterna del proprio zaino alla ricerca
di un ombrello, ma si fermò superate le colonne, sormontate da
un inquietante e sgradevole uccellaccio di pietra – il simbolo
della scuola, e osservò il ragazzino appoggiato al muretto
imbacuccato in guanti, sciarpa e cappello. Faceva freddo, ma non
così freddo.
«Che fai?» gli chiese.
Si strinse nelle spalle. «Aspetto mio fratello» rispose.
«Fra poco pioverà» disse. «Lo hai chiamato?»
Zach era il
ragazzino più cagionevole del mondo, usciva e entrava dagli
ospedali di continuo. Tutti i suoi compagni prendevano
l’influenza, mandavano giù un paio di analgesici ed erano
come nuovi, lui poteva morire per colpa di un’influenza.
«Ha detto che sta per arrivare.»
«Ho la macchina qua dietro, posso accompagnarti.»
«Meglio di no. Sean andrebbe fuori di testa.»
Jamie represse il solito, inutile brivido. «Perché?»
Lui si strinse nelle spalle. «Perché mi odia.»
Jamie
alzò gli occhi al cielo e gli si avvicinò. «Non ti
odia, è tuo fratello» lo rimproverò.
«È quasi mio fratello» lo corresse.
«È abbastanza tuo fratello» ribatté.
«Potrebbe essere di più mio fratello.»
Jamie
sospirò. «Dai, ti porto a casa» lo incoraggiò
allungando un braccio per spingerlo verso la sua macchina.
Lui si ritrasse
nemmeno lo stesse minacciando con un coltello. «Neanche per
sogno. L’unica persona che odia più di me sei tu! Ne
farebbe un caso di Stato…»
Jamie ridacchiò tra sé e sé. «Gli brucia ancora, eh?»
Zach rise. «Da matti.»
Una volta Jamie
aveva voluto l’ardire di battere niente popo’ di meno che
l’irreprensibile Sean Douquette in un uno contro uno a
pallacanestro. Era stato strano, di solito Jamie non si esponeva, ma
Sean aveva fatto talmente tanto il gradasso con la squadra della sua
scuola che a fine partita, quando ormai i giochi erano fatti e, neanche
a dirlo, la squadra di Sean aveva vinto, aveva chiesto al suo Mister di
poterli vendicare.
Un bel tipo, il
suo allenatore, aveva annusato cos’era dalla prima volta che lo
aveva visto palleggiare, ma in privato gli aveva spiegato che per il
suo bene non lo avrebbe mai fatto giocare nelle partite vere.
Jamie era d’accordo, non era esattamente un tipo in cerca di attenzioni.
Però trovava giusto che qualcuno gli dimostrasse che non era il più bravo del mondo.
Avrebbe perso. Aveva perso.
Una partita combattuta sicuramente.
Ma aveva perso.
E questa cosa non gli sarebbe mai andata giù.
Un macchinone
rosso si fermò rombando accanto a loro e Jamie lanciò
un’occhiata a Sean al suo interno, ai suoi vestiti firmati, ai
suoi occhiali costosi, al suo cellulare d’ultimo grido.
Aveva perso.
Perso.
Perso.
Perso.
«Ehilà!» lo salutò allegro, mentre Zach si
avvicinava al posto del passeggero congedandolo con un semplice
“Ciao, Jamie”.
Sean lo fissò da dietro gli occhiali da sole.
Jamie sognava il
momento in cui si sarebbero parlati, in cui tutte quelle cose che
rimanevano a galleggiare tra i loro silenzi, avrebbero avuto un voce.
Avrebbero gridato e…
Jamie scosse la
testa a volte gli sembrava che la sua mente fosse come una di quelle
lavagnette per bambini, bastava solo scuoterle e si sarebbero svuotate.
Sean rise un passo avanti a lui. «Scordatelo.»
Era
l’unico che conosceva a… beh, a essere come lui.
Cioè ne conosceva altri, ma lui era l’unico che…
vantava i suoi stessi benefici… perciò quell’uno
contro uno era stato tanto spettacolare per tutti.
Nessuno li aveva
mai visti, di solito si controllavano: più bravi della media,
meno bravi di quanto avrebbero potuto. Di solito bastava per farsi un
nome che gli altri studenti si sarebbero sussurrati tra i corridoi per
un paio di anni.
Quel giorno
però… Jamie rise tra sé, quel giorno era stato
talmente divertente. A che serviva provare a vincere se poteva vincere
così facilmente? A che serviva vincere se era così
scontato?
«Voglio la rivincita» gli aveva urlato dietro Sean rincorrendolo fino allo spogliatoio.
«Scordatelo» aveva risposto Jamie. «Dobbiamo fare i bravi bambini.»
Aveva raggiunto il suo armadietto e si era sfilato la maglia per sostituirla con una asciutta in fretta.
Aveva avuto paura.
Che lo cercassero.
Che avesse attirato troppo l’attenzione.
Che si ricordassero troppo di lui.
Voleva
allontanarsi di lì, voleva che tutti quelli che lo avevano visto
credessero che fosse soltanto il colpo di fortuna di un anonimo che
stava in panchina.
L’influenza di sua sorella lo avrebbe coperto fino a un certo punto.
Sean era molto più al sicuro di lui.
«Mi hai preso alla sprovvista, per questo hai vinto.»
Jamie gli aveva
lanciato un’occhiata di sottecchi. «Non potrei
semplicemente essere più bravo.»
E…
SBAM!
Era stato uno SBAM.
Non c’era stato altro modo per definirlo.
Forte come uno schiaffo.
All’improvviso le sue orecchie, i suoi occhi, la sua pelle si
erano trovati immersi in qualcosa di immenso e inaspettato.
E Jamie aveva preso fiato come se gli avessero tenuto la testa sott’acqua.
E Sean lo aveva
fissato con gli occhi così sgranati da sembrare terrorizzati e
forse lo erano stati e…
«No» aveva detto.
Come se una cosa come quella potesse obbedire alla sua volontà.
«Non lo
so» aveva ribattuto lui con enfasi, quasi piccato che archiviasse
la questione tanto in fretta.
«Scordatelo» lo aveva ammonito prima di andarsene.
Se Jamie lo avesse soltanto battuto a palla canestro probabilmente sarebbero diventati amici.
Solo che quella visione aveva un po’ incasinato tutto.
Perché in definitiva in quella visione Jamie aveva la lingua nella bocca di Sean.
Solo che non aveva fatto tutto lui.
A tenerlo premuto contro l’armadietto era Sean stesso.
HO DETTO CHE NON L'HO DECISO IO!!
non guardatemi in quel modo...
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